Premessa: la mia è semplice curiosità. Quali sono le cause della depressione post-parto? Forse l
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Premessa: la mia è semplice curiosità.
Quali sono le cause della depressione post-parto?
Forse le troppe illusioni? Si tende a parlare bene di ogni cosa, di solito le esperienze negative o i contro si nascondono. Perchè siamo abituati ad agire così?
Ripeto, solo curiosità, non sono incinta, non sono madre, non ho una madre che ha vissuto una situazione simile, lo specifico perchè di solito si da per scontato che chi pone una domanda qui debba per forza andare in terapia, solo domande che mi sono posta a cui spero, se vi va, di ricevere una risposta, vi ringrazio.
Quali sono le cause della depressione post-parto?
Forse le troppe illusioni? Si tende a parlare bene di ogni cosa, di solito le esperienze negative o i contro si nascondono. Perchè siamo abituati ad agire così?
Ripeto, solo curiosità, non sono incinta, non sono madre, non ho una madre che ha vissuto una situazione simile, lo specifico perchè di solito si da per scontato che chi pone una domanda qui debba per forza andare in terapia, solo domande che mi sono posta a cui spero, se vi va, di ricevere una risposta, vi ringrazio.
Gentile utente, dopo il parto la donna può sentirsi triste, irritabile, stanca. Se questo stato ha un picco nei tre-quattro giorni dopo il parto e dura solo quindici - venti giorni si parla di "baby blues" ed è dovuto agli sbalzi ormonali legati a questo evento.
Si parla invece di depressione post partum quando i sintomi esordiscono tra la sesta e dodicesima settimana dal parto e durano molto più tempo (almeno sei mesi) tanto da compromettere la qualità della vita su un piano famigliare, sociale, emotivo. In questi casi lo stato mentale della neo-mamma interferisce con le cure verso il proprio bambino. Diversi studi hanno evidenziato che viene a mancare la giusta interazione visiva col bambino e la giusta sintonizzazione con i suoi bisogni. Purtroppo si tende a pensare che la madre debba essere felice della sua maternità e tale aspettativa spinge la donna a sentirsi in colpa per non assecondare questo luogo comune. In psicoanalisi, invece, si parla di "madre sufficientemente buona" come colei che sa trovare un giusto compromesso tra i bisogni del bambino e i propri! In caso di depressione post partum può essere necessario un trattamento farmacologico. E' sempre utile associare una psicoterapia all'interno della quale la donna possa sentirsi libera di esprimere i suoi reali sentimenti, angosce e paure relative alla maternità in modo da riconoscerli ed elaborarli in un percorso di crescita personale. Non dimentichiamo che la nascita del figlio porta ad un cambiamento radicale della propria vita! Il neonato dipende totalmente dalla madre e cambiano anche gli equilibri della coppia genitoriale. E' importante che alla neo-mamma sia dato anche un aiuto concreto nella gestione dei figli in modo che abbia degli spazi per sé.
Infine si parla di psicosi puerperale quando la depressione post-partum è talmente grave da presentare allucinazioni e deliri e una totale incapacità di prendersi cura del neonato. In tali casi è necessario contattare uno psichiatra che attivi un'adeguata terapia farmacologica.
Si parla invece di depressione post partum quando i sintomi esordiscono tra la sesta e dodicesima settimana dal parto e durano molto più tempo (almeno sei mesi) tanto da compromettere la qualità della vita su un piano famigliare, sociale, emotivo. In questi casi lo stato mentale della neo-mamma interferisce con le cure verso il proprio bambino. Diversi studi hanno evidenziato che viene a mancare la giusta interazione visiva col bambino e la giusta sintonizzazione con i suoi bisogni. Purtroppo si tende a pensare che la madre debba essere felice della sua maternità e tale aspettativa spinge la donna a sentirsi in colpa per non assecondare questo luogo comune. In psicoanalisi, invece, si parla di "madre sufficientemente buona" come colei che sa trovare un giusto compromesso tra i bisogni del bambino e i propri! In caso di depressione post partum può essere necessario un trattamento farmacologico. E' sempre utile associare una psicoterapia all'interno della quale la donna possa sentirsi libera di esprimere i suoi reali sentimenti, angosce e paure relative alla maternità in modo da riconoscerli ed elaborarli in un percorso di crescita personale. Non dimentichiamo che la nascita del figlio porta ad un cambiamento radicale della propria vita! Il neonato dipende totalmente dalla madre e cambiano anche gli equilibri della coppia genitoriale. E' importante che alla neo-mamma sia dato anche un aiuto concreto nella gestione dei figli in modo che abbia degli spazi per sé.
Infine si parla di psicosi puerperale quando la depressione post-partum è talmente grave da presentare allucinazioni e deliri e una totale incapacità di prendersi cura del neonato. In tali casi è necessario contattare uno psichiatra che attivi un'adeguata terapia farmacologica.
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buongiorno caro utente, ha perfettamente ragione! per la nostra cultura siamo abituati a sottolineare solo il "bello" del diventare e dell'essere madre. Io sono convinta non solo da terapeuta ma anche da donna e madre, che se ci dicessero anche che ci si può sentire distrutte, arrabbiate ed esauste perché non si dorme e non si riesce più a fare un pasto sedute tranquille o una doccia per più di due minuti senza essere interrotti da un pianto o una chiamata, che se si allatta si è completamente dipendenti da un bimbo che i primi giorni si guarda ma a volte non si riconosce come nostro e nessuno dice neanche che allattare può fare molto male. aggiungi poi gli squilibri ormonali, i consigli non richiesti da parte di tutti che ti possono fare sentire inadeguata e il mix bomba è fatto. conta molto anche la predisposizione personale di ciascuna donna. spero di aver risposto alla tua curiosità, nel caso tu abbia altre domande mi contatti pure.
buone feste
Dr. ssa Oltolini
buone feste
Dr. ssa Oltolini
In primo luogo farei una premessa: la depressione post partum (che si presenta con un quadro sintomatologico diverso dalla psicosi post partum e da una semplice "malinconia" post partum), come tutti gli stati patologici, è opportuno che sia osservata e trattata attraverso un'ottica psicosomatica/somatopsichica e altamente personalizzata; da ciò ne deriva che ogni donna, pur presentando la stessa sintomatologia, ha un insieme di cause assolutamente individuali che dipendono dalla sua storia esistenziale, dalle modalità con cui si rapporta con se stessa e con gli altri, dalla sua costituzione, dallo stile di vita, dagli elementi atropologici-culturali che la caratterizzano. etc. E' chiaro che il parto e la conseguente maternità può sfociare in una Depressione Post Partum in un soggetto già di per sé fragile emotivamente; ciò a causa di modalità e stili di interazione con la realtà e con se stessi connotati, per esempio, da una o più delle seguenti caratteristiche: rigidità, automatismo, autoritarismo, carenza di autostima, ansia, conflittualità, eccessiva tensione, insicurezza, diffidenza, tristezza, dogmatismo, senso di colpa, stasi, rinuncia, chiusura autarchica e coazione a ripetere in ogni occasione significativa una sorta di copione sempre uguale. Non bisogna dimenticare le cause somato-psichiche, a esempio, un stress eccessivo dovuto a presenza di tossine, una alimentazione scarsa quantitativamente e qualitativamente, un metabolismo intra ed extra cellulare rallentato, problematiche endocrinologiche (molta attenzione alla tiroide!), un affaticamento cronico, disbiosi intestinale, carenze di tipo immunitario etc. Ecco le molte, intricate e possibili cause che possono sottendere una Depressione Post Partum. Cordiali saluti!
I colleghi hanno ben esposto gli aspetti descrittivi, le determinanti esterne e situazionali e ben ricordato che il sintomo non può scatenarsi se non nel contesto della struttura di personalità del soggetto, quando un evento esterno rompe gli equilibri dell'organizzazione di personalità, aggiungerei non sono in senso tipologico, di tratti di personalità, ma anche di livello evolutivo e organizzazione fantasmarica. Detto questo, già Freud nel 1915 in Lutto e Melanconia dimostrava come la depressione abbia sempre a che fare con una perdita d'oggetto, reale o inconscia, e che nella predisposizione alla depressione siano presenti discrete fissazioni orali e tendenza all'investimento narcisistico o ambivalente.
La nascita del bambino determina la perdita per la madre di un oggetto assolutamente fusionale, l'embrione, che è contemporaneamente investito in modo narcisistico e oggettuale. Se l'investimento narcisistico è prevalente, o se la donna fa fatica ad elaborare questa perdita per investire oggettualmente il bambino, si può dare depressione. Va detto che se l'investimento narcisistico non può essere sostituito da quello oggettuale, i genitori rischiano di relazionarsi soprattutto con il bambino ideale o immaginario (non sono stessa cosa) nella propria mente, investendo il bambino reale in maniera distorta. Inoltre la nascita di un figlio impone al genitore di riattivare i propri vissuti come figlio e bambino e le identificazioni con i propri genitori. Laddove questo vissuto e queste identificazioni siano conflittuali o dolorose, queste possono contribuire all'insorgere di problemi. Infine, la nascita del figlio impone al genitore di perdere per sempre il suo posto di figlio per accettare quello di figlio e genitore, "avanzando" per così dire nella catena delle generazioni; questo processo ci ricorda che non saremo giovani per sempre e ci obbliga a fare i conti con la nostra finitudine. Laddove tutto questo non sia sufficientemente elaborato può creare scompensi di tipo depressivo.
La nascita del bambino determina la perdita per la madre di un oggetto assolutamente fusionale, l'embrione, che è contemporaneamente investito in modo narcisistico e oggettuale. Se l'investimento narcisistico è prevalente, o se la donna fa fatica ad elaborare questa perdita per investire oggettualmente il bambino, si può dare depressione. Va detto che se l'investimento narcisistico non può essere sostituito da quello oggettuale, i genitori rischiano di relazionarsi soprattutto con il bambino ideale o immaginario (non sono stessa cosa) nella propria mente, investendo il bambino reale in maniera distorta. Inoltre la nascita di un figlio impone al genitore di riattivare i propri vissuti come figlio e bambino e le identificazioni con i propri genitori. Laddove questo vissuto e queste identificazioni siano conflittuali o dolorose, queste possono contribuire all'insorgere di problemi. Infine, la nascita del figlio impone al genitore di perdere per sempre il suo posto di figlio per accettare quello di figlio e genitore, "avanzando" per così dire nella catena delle generazioni; questo processo ci ricorda che non saremo giovani per sempre e ci obbliga a fare i conti con la nostra finitudine. Laddove tutto questo non sia sufficientemente elaborato può creare scompensi di tipo depressivo.
Buongiorno,
il parto rappresenta un evento potenzialmente critico nella vita di una persona ma, ognuno risponde a proprio modo. Non è tanto il momento in sè a suscitare una data risposta ma l'impatto che ha sulle nostre fragilità. Darei uno sguardo a queste, magari intraprendendo una psicoterapia.
Cordialmente
Dott.ssa Stefania Romanelli
il parto rappresenta un evento potenzialmente critico nella vita di una persona ma, ognuno risponde a proprio modo. Non è tanto il momento in sè a suscitare una data risposta ma l'impatto che ha sulle nostre fragilità. Darei uno sguardo a queste, magari intraprendendo una psicoterapia.
Cordialmente
Dott.ssa Stefania Romanelli
Nel parlare comune confondiamo il baby blues, un normale vissuto di stanchezza e depressivo, che segue il parto, con uno stato più cronico e patologico. La flessione fisiologica dell’umore della neomamma è data da un insieme di fattori ormonali, che hanno sbalzi potenti, fisiologici, di routine che cambiano (es sonno veglia) e psicologici, questi ultimi collegati al cambiamento e alle aspettative dell’essere mamma. Per questo ultimo motivo io consiglio di frequentare quando si riesce gruppi di mamme, perché è importante condividere le difficoltà, la fatica e vedere che non si è sola, tutte affrontano emozioni simili. I vissuti depressivi hanno un ruolo fondamentale nell’elaborare il cambiamento. Questo lo vediamo accadere dopo un passaggio esistenziale importante: un trasloco, il matrimonio, un cambio lavoro. Tutti eventi auspicati, dopo i quali ci possiamo sentire un po’ ‘depressi’, senza capire come mai, imputando ciò solo alla stanchezza. In realtà la depressione è anche, appunto, uno stato ‘fisiologico’ che aiuta a fare spazio al cambiamento. In questo caso non serve preoccuparsi, dopo poche settimane questo stato di trasforma in altro. Diventare genitore è indubbiamente un cambiamento esistenziale molto importante.
Un saluto,
Mara Gallo
Un saluto,
Mara Gallo
Buongiorno, l'esperienza del parto è una condizione potenzialmente traumatica non solo se associata ad eventi oggettivamente traumatici ma anche per il carico emozionale che lo accompagna, per lo stress, il timore del dolore fisico, preoccupazioni per il nascituro. La donna nei due tre giorni dopo il parto può manifestare il maternità Blues caratterizzato da crisi di pianto, irritabilità, ansia, insonnia, basso toni dell'umore e questi sono sintomi che dipendono dal fisiologico cambiamento ormonale. Queste donne hanno un rischio Maggiore di avere depressione post partum. Lo sviluppo della depressione dipende da fattori per parto. Infatti la gravidanza costringe ad una nuova rappresentazione di sé, acquisizione e padroneggiamento di nuovi comportamenti e abilità e l'accettazione di un cambiamento permanente. Molte ansie e paure sono legate alla transizione di ruolo da figlia madre. C'è inoltre un fattore culturale secondo cui il parto è talmente un evento naturale che la donna da madre deve sapere affrontare tutto, ma non è così. Il post parto è un momento di grande vulnerabilità e la donna va sostenuta ed accompagnata. Cordiali saluti dottoressa Adriana Casile
Gentile utente di mio dottore,
diverse sono le variabili che entrano in gioco con la nascita di un figlio. In primis c'è da considerare che con la nascita si concretizza la prima vera separazione tra madre e figlio, quest' ultimo deve cominciare ad esser percepito come un qualcosa di diverso da se e non più come parte di se. Per quanto possa sembrare una cosa normale tale separazione in realtá può esser vissuta da alcune donne come un qualcosa di molto doloroso. Altro aspetto di cui bisogna tenere conto, la donna che diviene madre, soprattutto quando si è alla prima gravidanza, per la prima volta deve fare i conti con un cambiamento della propria condizione sia fisica che psicologica. Fisica in quanto in diversi casi il corpo dopo una gravidanza si trasforma facendo divenire una giovane ragazza una donna a tutti gli effetti e questo spesso è uno shock, psicologica in quanto per la prima volta si fa i conti con una relazione in cui il piccolo è in una dimensione di dipendenza assoluta almeno per i primi anni e questo porta a dover far rinunce sempre più importanti e a ridurre i propri spazi vitali notevolmente. Tutte queste cose unite ad altri aspetti che sarebbe difficile poter descrivere qui con una semplice risposta possono contribuire alla evoluzione di una depressione post-partum. La letteratura su tale argomento è molto ampia e il feedback ricevuto sarà solo parziale rispetto alla vastità di altri elementi che pure andrebbero approfonditi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
diverse sono le variabili che entrano in gioco con la nascita di un figlio. In primis c'è da considerare che con la nascita si concretizza la prima vera separazione tra madre e figlio, quest' ultimo deve cominciare ad esser percepito come un qualcosa di diverso da se e non più come parte di se. Per quanto possa sembrare una cosa normale tale separazione in realtá può esser vissuta da alcune donne come un qualcosa di molto doloroso. Altro aspetto di cui bisogna tenere conto, la donna che diviene madre, soprattutto quando si è alla prima gravidanza, per la prima volta deve fare i conti con un cambiamento della propria condizione sia fisica che psicologica. Fisica in quanto in diversi casi il corpo dopo una gravidanza si trasforma facendo divenire una giovane ragazza una donna a tutti gli effetti e questo spesso è uno shock, psicologica in quanto per la prima volta si fa i conti con una relazione in cui il piccolo è in una dimensione di dipendenza assoluta almeno per i primi anni e questo porta a dover far rinunce sempre più importanti e a ridurre i propri spazi vitali notevolmente. Tutte queste cose unite ad altri aspetti che sarebbe difficile poter descrivere qui con una semplice risposta possono contribuire alla evoluzione di una depressione post-partum. La letteratura su tale argomento è molto ampia e il feedback ricevuto sarà solo parziale rispetto alla vastità di altri elementi che pure andrebbero approfonditi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente, la depressione post partum è causata da più fattori : ormonali, psicologico e di contesto. I primi sono facilmente intuibili. A quelli psicologici possono essere collegati più aspetti relativi al protetto vissuto di figlia, di neo mamma etc... Il contesto può essere un fattore di protezione quando la mamma è affiancata dall'aiuto del compagno e di altre persone nella gestione del bambino. Il ritrovarsi sola a gestire una creatura che non porta le istruzioni scritte sul retro, può accentuare il vissuto.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente, i motivi sono diversi e specifici da persona a persona. Si tratta di un complesso intreccio di fattori, di tipo fisico, ormonale, psicologico, psicodinamico e anche sociale e ambientale. Certamente i primi mesi dopo il parto sono estremamente delicati sotto qualsiasi punto di vista e ciascuna donna li vive con le proprie peculiarità e fragilità. Ma forse ciò che conta è che con l'aiuto adeguato è possibile gestire tale problematica e superarla. Un caro saluto
Buonasera, che bella domanda.. i colleghi hanno risposto esaustivamente.. Ma vorrei dare un piccolo contributo. La depressione post partum è da considerarsi patologica se dura troppo tempo e se troppo intensa. Una depressione è però naturale dopo il parto. E' meglio dire un'identificazione con il proprio bambino, uno stato in cui la madre si rivolge a lui e gli consente di esistere. Non c'è un bambino senza una madre, diceva Winnicott. Un cordiale saluto
Buongiorno. Innanzitutto vorrei dirle che il porre una domanda pur non essendo ne madre ne potenziale paziente è comunque un'ottima cosa. L'informazione e l'informarsi è utile e potrebbe esserlo anche per altre persone che magari leggendo si ritroveranno nei suoi dubbi.
Detto questo, l'esperienza del parto è sicuramente un drastico cambiamento della vita. Possiamo pensare di essere "progettati" per farlo ma nessuno ci insegna come. O meglio, esiste un periodo durante la gravidanza che cerca di informare e addestrare la futura coppia genitoriale al momento del parto e alle difficoltà successive. Ben vengano questi corsi. Sta di fatto però che, una volta rientrati a casa ci si ritrova da soli di fronte a difficoltà e timori che non si sono mai affrontati e sono improvvisamente diventati reali. Una nuova vita è impegnativa e stravolge gli equilibri. C'è bisogno di supporto, forza e, perchè no, un sacco di momenti di pianto liberatorio. Accadono imprevisti che ad altre persone non si sono verificati (es. fatica nell'allattamento), problematiche che sono assolutamente normali. Forse c'è bisogno di più propensione a chiedere aiuto (a professionisti e persone familiari) e a darne (partner e famiglia), e questo talvolta non accade.
Tutto questo ovviamente sommato alle riflessioni che hanno fatto anche i colleghi rispetto a sbalzi ormonali, ecc ecc.
Saluti!
Detto questo, l'esperienza del parto è sicuramente un drastico cambiamento della vita. Possiamo pensare di essere "progettati" per farlo ma nessuno ci insegna come. O meglio, esiste un periodo durante la gravidanza che cerca di informare e addestrare la futura coppia genitoriale al momento del parto e alle difficoltà successive. Ben vengano questi corsi. Sta di fatto però che, una volta rientrati a casa ci si ritrova da soli di fronte a difficoltà e timori che non si sono mai affrontati e sono improvvisamente diventati reali. Una nuova vita è impegnativa e stravolge gli equilibri. C'è bisogno di supporto, forza e, perchè no, un sacco di momenti di pianto liberatorio. Accadono imprevisti che ad altre persone non si sono verificati (es. fatica nell'allattamento), problematiche che sono assolutamente normali. Forse c'è bisogno di più propensione a chiedere aiuto (a professionisti e persone familiari) e a darne (partner e famiglia), e questo talvolta non accade.
Tutto questo ovviamente sommato alle riflessioni che hanno fatto anche i colleghi rispetto a sbalzi ormonali, ecc ecc.
Saluti!
Gent.le Utente,
la sua è una curiosità più che comprensibile vista la diffusione sempre più importante nella nostra società della depressione post-partum. I miei colleghi hanno già dato risposte piuttosto esaustive al suo quesito di base. C'è un aspetto delle sue considerazioni che mi ha colpita ovvero l'idea che chi diventa madre abbia delle aspettative su di sè, sulla propria gravidanza e sulla nascita del proprio bambino/a magari molto elevate e a volte utopistiche. La società in cui viviamo, purtroppo, non fa altro che chiederci ogni giorno di essere sempre performanti e di successo in tutti i campi della nostra vita, specialmente nella realizzazione familiare diventando un bravo genitore. Non vengono ammesse fragilità perchè ritenute sinonimo di debolezza quando, in realtà, è chi non ne ha mai manifestate o fa finta di non averle mai sperimentate ad avere una reale difficoltà. Quello che sto cercando di dirle, Gent.le utente, è che al di là delle nozioni teoriche sulla dpp già ampliamente esplicate dai miei colleghi, mi farebbe piacere condividere con lei una riflessione e cioè, quanto emozioni come la tristezza, la rabbia e il senso di colpa che una donna può sperimentare nella dpp siano vissuti come indicibili perchè "si pensa" o si da per scontato che una mamma debba essere solo felice per la nascita di suo figlio/a. Dovremmo quindi chiederci perchè stiamo andando sempre più verso una dimensione sociale in cui non vi è tolleranza alla frustrazione, ma solo ricerca spasmodica di sentimenti positivi e soprattutto del bisogno di palesarli ed esplicitarli agli altri per sembrare sempre perfetti e sempre all'altezza delle aspettative del mondo in cui siamo immersi. Concludo dicendo quindi che la dpp è un disturbo molto serio che non va sottovalutato e che ha a che fare con variabili psicosociali ben più profonde che meriterebbero di essere approfondite.
Un cordiale saluto
la sua è una curiosità più che comprensibile vista la diffusione sempre più importante nella nostra società della depressione post-partum. I miei colleghi hanno già dato risposte piuttosto esaustive al suo quesito di base. C'è un aspetto delle sue considerazioni che mi ha colpita ovvero l'idea che chi diventa madre abbia delle aspettative su di sè, sulla propria gravidanza e sulla nascita del proprio bambino/a magari molto elevate e a volte utopistiche. La società in cui viviamo, purtroppo, non fa altro che chiederci ogni giorno di essere sempre performanti e di successo in tutti i campi della nostra vita, specialmente nella realizzazione familiare diventando un bravo genitore. Non vengono ammesse fragilità perchè ritenute sinonimo di debolezza quando, in realtà, è chi non ne ha mai manifestate o fa finta di non averle mai sperimentate ad avere una reale difficoltà. Quello che sto cercando di dirle, Gent.le utente, è che al di là delle nozioni teoriche sulla dpp già ampliamente esplicate dai miei colleghi, mi farebbe piacere condividere con lei una riflessione e cioè, quanto emozioni come la tristezza, la rabbia e il senso di colpa che una donna può sperimentare nella dpp siano vissuti come indicibili perchè "si pensa" o si da per scontato che una mamma debba essere solo felice per la nascita di suo figlio/a. Dovremmo quindi chiederci perchè stiamo andando sempre più verso una dimensione sociale in cui non vi è tolleranza alla frustrazione, ma solo ricerca spasmodica di sentimenti positivi e soprattutto del bisogno di palesarli ed esplicitarli agli altri per sembrare sempre perfetti e sempre all'altezza delle aspettative del mondo in cui siamo immersi. Concludo dicendo quindi che la dpp è un disturbo molto serio che non va sottovalutato e che ha a che fare con variabili psicosociali ben più profonde che meriterebbero di essere approfondite.
Un cordiale saluto
Buongiorno. La depressione post-partum (DPP) è un disturbo dell’umore che colpisce, con diversi livelli di gravità, circa il 7-12% delle neo-mamme ed esordisce generalmente tra la 6° e la 12° settimana dopo il parto, manifestandosi per più di 2 settimane e interferendo con le attività della vita quotidiana. I sentimenti che si accompagnano a questa condizione sono quelli di tristezza, irritabilità, facilità al pianto, disturbi del sonno, preoccupazioni eccessive o disinteresse nei confronti del bambino, paura di danneggiare il bambino, vergogna, senso di colpa, ansietà o attacchi di panico, ideazione suicidaria. Il disturbo colpisce indirettamente anche i familiari della donna e interferisce con le abilità di quest’ultima nell’instaurare un buono scambio con il neonato, ostacolandone l’attaccamento. Come ha sottolineato Winnicott, famoso pediatra e psicoanalista britannico, ricevere risposte appropriate dalla madre aiuterà il bambino a sviluppare un senso di sè e una relazione di attaccamento sicuro che gli permetta di essere flessibile, curioso e socialmente competente.
Come sottolineato da alcuni colleghi che hanno risposto alla sua domanda, la depressione post partum va distinta dalla psicosi post partum o psicosi puerperale, disturbo raro e ben più grave, così come dai “baby blues” o “maternity blues”, disturbi di depressione transitoria e più lieve caratterizzati da tristezza, malinconia, inquietudine, irritabilità che possono manifestarsi nei giorni imminenti dopo il parto esaurendosi entro 10-15 giorni da esso.
L’esatta eziologia della depressione post partum è sconosciuta. Tuttavia rappresentano fattori di rischio la presenza di precedente depressione, precedenti episodi di depressione post partum o di baby blues, una familiarità alla depressione, stress significativi della vita (es: conflitti coniugali, assenza del partner, eventi stressanti nel corso dell’ultimo anno), mancanza di sostegno da parte del partner o da parte dei membri della famiglia, pregressi problemi ostetrici o esiti di essi, ambivalenza relativa alla gravidanza in corso. Il trattamento della depressione post partum prevede una psicoterapia affiancata da un eventuale supporto farmacologico.
Come lei ha evidenziato, nella nostra cultura la gravidanza e la maternità vengono intese come condizioni di benessere e positive tout court tanto che la donna che le vive diversamente può sentirsi in colpa e vergognarsi del proprio vissuto. Alla nascita del bambino, il mondo interno affettivo della donna può tuttavia non rispondere come la cultura sociale aveva suggerito o la donna aveva immaginato. Le parole di Winnicott ancora una volta ci sono d’aiuto nel ricordare che la maternità non è quel “santino” che spesso la cultura vuol far credere “Sarebbe d’aiuto chiarire alle madri che può capitare di non provare immediatamente amore per i propri figli o di non sentirsela di allattarli; oppure spiegare loro che amare è una faccenda complicata e non un semplice istinto”. Cordiali saluti. Dott.ssa Barbara Garofalo
Come sottolineato da alcuni colleghi che hanno risposto alla sua domanda, la depressione post partum va distinta dalla psicosi post partum o psicosi puerperale, disturbo raro e ben più grave, così come dai “baby blues” o “maternity blues”, disturbi di depressione transitoria e più lieve caratterizzati da tristezza, malinconia, inquietudine, irritabilità che possono manifestarsi nei giorni imminenti dopo il parto esaurendosi entro 10-15 giorni da esso.
L’esatta eziologia della depressione post partum è sconosciuta. Tuttavia rappresentano fattori di rischio la presenza di precedente depressione, precedenti episodi di depressione post partum o di baby blues, una familiarità alla depressione, stress significativi della vita (es: conflitti coniugali, assenza del partner, eventi stressanti nel corso dell’ultimo anno), mancanza di sostegno da parte del partner o da parte dei membri della famiglia, pregressi problemi ostetrici o esiti di essi, ambivalenza relativa alla gravidanza in corso. Il trattamento della depressione post partum prevede una psicoterapia affiancata da un eventuale supporto farmacologico.
Come lei ha evidenziato, nella nostra cultura la gravidanza e la maternità vengono intese come condizioni di benessere e positive tout court tanto che la donna che le vive diversamente può sentirsi in colpa e vergognarsi del proprio vissuto. Alla nascita del bambino, il mondo interno affettivo della donna può tuttavia non rispondere come la cultura sociale aveva suggerito o la donna aveva immaginato. Le parole di Winnicott ancora una volta ci sono d’aiuto nel ricordare che la maternità non è quel “santino” che spesso la cultura vuol far credere “Sarebbe d’aiuto chiarire alle madri che può capitare di non provare immediatamente amore per i propri figli o di non sentirsela di allattarli; oppure spiegare loro che amare è una faccenda complicata e non un semplice istinto”. Cordiali saluti. Dott.ssa Barbara Garofalo
Buongiorno Gentile utente di MioDottore,
grazie per la domanda che permetto una riflessione su tema molto importante.
I Colleghi hanno ben spiegato l'interazione di più fattori nel determinare uno stato di alterazione nel tono dell'umore. Con un eventuale intervento di psicoterapia si lavora su queste dinamiche, sulla comprensione della storia personale.
A disposizione se necessario
Dott.ssa Meloni Federica Maura
grazie per la domanda che permetto una riflessione su tema molto importante.
I Colleghi hanno ben spiegato l'interazione di più fattori nel determinare uno stato di alterazione nel tono dell'umore. Con un eventuale intervento di psicoterapia si lavora su queste dinamiche, sulla comprensione della storia personale.
A disposizione se necessario
Dott.ssa Meloni Federica Maura
Salve. le rispondo perché mi piace chi ha curiosità. La curiosità è un motore di cambiamento, di novità e di ricerca. Il parto è un evento rilevante nelle vite delle persone, di norma stabilisce un "prima" e un "dopo" irreversibile. In questo passaggio evolutivo, individuale, relazionale e familiare si assiste ad una profonda riorganizzazione di diversi piani (affettivi, di significato, di identità, di coppia, lavorativi, di vita). Ogni evento che si configura in questo modo porta con sé una significativa risposta emotiva che può avere diverse sfumature e andamenti anche contrastanti (dolore, gioia, tristezza, rabbia, nostalgia, entusiasmo). Per qualche parte di noi è come un lutto, nel senso che è necessario salutare per sempre aspetti che non saranno più come prima e bisognerà accogliere nuove dimensioni. In questa chiave di lettura, potrebbe avere senso la depressione post partum, che di norma può essere affrontata e superata. Spero di averle dato qualche spunto. Saluti.
Buona sera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Preferibilmente le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere un percorso di terapia anche in videochiamata WhatsApp. Cordiali saluti, Dott.ssa Beatrice Planas. Psicologa psicoterapeuta per consulenze online
Salve, i colleghi hanno ben esposto le caratteristiche di tale disturbo. mi viene da aggiungere che ogni donna ha la sua storia ed importante analizzare caso per caso. La nascita di un figlio scatena una miriade di vissuti che vale sempre la pena analizzare e approfondire.
Buona giornata,
Rosella Pettinari
Buona giornata,
Rosella Pettinari
Buonasera, grazie per la domanda. Un argomento che amo particolarmente e che conosco bene non solo come mamma ma come professionista. La gravidanza è per ogni donna una fase caratterizzata da cambiamenti grandissimi sia fisici che psicologici e quindi può generare una "crisi". Se esistono fattori familiari, sociali, psicologici od ormonali predisponenti può esserci la depressione post partum. Per prevenirla si può: seguire un corso preparto che ci dà maggiori consapevolezze e sicurezze, creare intorno a noi una rete di supporto pratico(spesa, pulizie a casa) e psicologico. Inoltre bisognerebbe chiedere aiuto in alcuni momenti se proprio ci sembra di non farcela.
Dott.ssa Federica Leonardi
Dott.ssa Federica Leonardi
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