Perchè la psicoterapia nel corso degli anni è diventata un'ossessione per me? Faccio psicoterapia a
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Perchè la psicoterapia nel corso degli anni è diventata un'ossessione per me?
Faccio psicoterapia affiancata ad una terapia farmacologica dal 2016, prima ero convinta si trattasse solo d'ansia, poi sono venuti fuori altri disturbi, tra cui "tratti borderline", disturbo evitante, doc, marcata depressione, tutti diagnosticati ovviamente. Nel corso di questi anni ho effettuato diverse psicoterapie, tra cui psicodinamica (4 anni), sistemico-relazionale(un paio di mesi), della gestalt(1 anno e mezzo), e l'ultima la cognitivo comportamentale (con oggi sono 9 mesi).
Ovviamente ho speso un mucchio di soldi...e questo aspetto inizia a pesarmi molto...perchè non vedo una reale fine, ma solo un appoggio per affrontare la vita di tutti i giorni dato che da sola non ce la faccio.
Mi sento senza speranza nonostante tutti mi dicano che le cose miglioreranno, io vivo questa vita dall'età di 13 anni, adesso ne ho 29, dove sono i miei "anni più belli"? E dove sono i miei "ricordi felici"?
Mia madre mi ha sempre detto, "Smettila di pensare al suicido, non pensi a come staremmo poi noi?"...
Faccio psicoterapia affiancata ad una terapia farmacologica dal 2016, prima ero convinta si trattasse solo d'ansia, poi sono venuti fuori altri disturbi, tra cui "tratti borderline", disturbo evitante, doc, marcata depressione, tutti diagnosticati ovviamente. Nel corso di questi anni ho effettuato diverse psicoterapie, tra cui psicodinamica (4 anni), sistemico-relazionale(un paio di mesi), della gestalt(1 anno e mezzo), e l'ultima la cognitivo comportamentale (con oggi sono 9 mesi).
Ovviamente ho speso un mucchio di soldi...e questo aspetto inizia a pesarmi molto...perchè non vedo una reale fine, ma solo un appoggio per affrontare la vita di tutti i giorni dato che da sola non ce la faccio.
Mi sento senza speranza nonostante tutti mi dicano che le cose miglioreranno, io vivo questa vita dall'età di 13 anni, adesso ne ho 29, dove sono i miei "anni più belli"? E dove sono i miei "ricordi felici"?
Mia madre mi ha sempre detto, "Smettila di pensare al suicido, non pensi a come staremmo poi noi?"...
Buongiorno, grazie per la sua condivisione.
Posso capire i dubbi che ha sulle terapie e sentirsi che queste non le stiano portando dei cambiamenti, che lei si aspetta, ma potrebbe iniziare a pensare che già il fatto di essere accompagnata ad affrontare la vita di tutti i giorni sono dei passi per stare meglio. Può essere stancante, anche, dovere affrontare le esperienze vissute e mollare, forse, sarebbe un sabotaggio, perchè lei non è le sue diagnosi è molto di più.
Un abbraccio
Posso capire i dubbi che ha sulle terapie e sentirsi che queste non le stiano portando dei cambiamenti, che lei si aspetta, ma potrebbe iniziare a pensare che già il fatto di essere accompagnata ad affrontare la vita di tutti i giorni sono dei passi per stare meglio. Può essere stancante, anche, dovere affrontare le esperienze vissute e mollare, forse, sarebbe un sabotaggio, perchè lei non è le sue diagnosi è molto di più.
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Buongiorno e grazie per la domanda. Dire "non ce la faccio da sola" potrebbe rappresentare un timore che, senza l'appoggio di qualcuno, potrebbero riattivarsi emozioni, sensazioni spiacevoli e dolorose che vengono ritenute ingestibili e intollerabili; per tale ragione, alcune difese, per proteggerla, ricercano l'appoggio di un esperto. Finchè tali emozioni vengono soffocate, inibite e non accettate, la paura di quanto possano essere pericolose rimane, così come i pensieri relativi ad essa. Ciò, tuttavia, può essere modificato e ricostruito, lasciando le difese un po' più tranquille in maniera tale da poter sperimentare emozioni che, anche se dolorose, come arrivano, se ne vaannoo. Le risorse le ha sicuramente, bisogna solo "tirar fuori" i suoi punti di forza, in maniera tale da acquisire potere su di Sè. I ricordi non possono essere cambiati, ma le influenze di questi ultimi sulla vita attuale possono essere modificate.
Se ha ulteriori domande, resto a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lo Re
Psicologa Psicoterapeuta cognitivo comportamentale
Torino e Asti
Consulenze online
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Dott.ssa Chiara Lo Re
Psicologa Psicoterapeuta cognitivo comportamentale
Torino e Asti
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Gentilissima Utente,
mi dispiace profondamente leggere delle Sue difficoltà e della Sua sofferenza e posso solo immaginare quanto sconforto e frustrazione possa provare, e vorrei condividere qualche ragionamento con Lei.
Identificare e comprendere un preciso quadro diagnostico, ovvero la natura del problema, è una condizione imprescindibile per poter imposare un lavoro terapeutico serio ed efficace. Se non ci è chiaro in che cornice si trovi la natura die nostri problemi è pressochè impossibile arrivare ad un cambiamento profondo e solido; come possiamo migliorare un qualcosa, senza neanche sapere cosa è che vogliamo cambiare.
Faccio questa riflessione per il semplice fatto che Lei ha nominato diverse categorie diagnostiche che possono essere in certi casi presenti simultaneamente, ma altre che rappresentano descrizione di problemi molto diversi tra loro, dunque avere chiaro innanzitutto quale sia la natura della Sua sofferenza penso sia fondamentale per evitare si possa lavorare a vuoto, in un senso sbagliato.
Mi lascia un profondo dispiacere leggere frasi come „...perchè non vedo una reale fine“ poichè potrebbe significare che i Colleghi a cui si è affidata fina ad oggi non la hanno saputa guidare nella definzione di precisi obbiettivi terapeutici da perseguire miratamente e con continuità, sfociando probabilmente in percorsi poco strutturati e fini a se stessi.
Le faccio i miei migliori auguri
Un caro saluto
Mauro Fadda
mi dispiace profondamente leggere delle Sue difficoltà e della Sua sofferenza e posso solo immaginare quanto sconforto e frustrazione possa provare, e vorrei condividere qualche ragionamento con Lei.
Identificare e comprendere un preciso quadro diagnostico, ovvero la natura del problema, è una condizione imprescindibile per poter imposare un lavoro terapeutico serio ed efficace. Se non ci è chiaro in che cornice si trovi la natura die nostri problemi è pressochè impossibile arrivare ad un cambiamento profondo e solido; come possiamo migliorare un qualcosa, senza neanche sapere cosa è che vogliamo cambiare.
Faccio questa riflessione per il semplice fatto che Lei ha nominato diverse categorie diagnostiche che possono essere in certi casi presenti simultaneamente, ma altre che rappresentano descrizione di problemi molto diversi tra loro, dunque avere chiaro innanzitutto quale sia la natura della Sua sofferenza penso sia fondamentale per evitare si possa lavorare a vuoto, in un senso sbagliato.
Mi lascia un profondo dispiacere leggere frasi come „...perchè non vedo una reale fine“ poichè potrebbe significare che i Colleghi a cui si è affidata fina ad oggi non la hanno saputa guidare nella definzione di precisi obbiettivi terapeutici da perseguire miratamente e con continuità, sfociando probabilmente in percorsi poco strutturati e fini a se stessi.
Le faccio i miei migliori auguri
Un caro saluto
Mauro Fadda
Gentilissima utente, mi sembra che lei si trovi da anni in una situazione in cui le siano state “appiccicate” una serie di etichette. Per etichette intendo dire le patologie che le hanno diagnosticato e che hanno preso le sembianze di vere e proprie malattie e, in aggiunta, dalle sue esperienze terapeutiche ha sperimentato che non se ne vanno nonostante le rassicurazioni di miglioramento. In più si aggiungono i sensi di colpa di cui fa esperienza all’interno della famiglia e che le mostrano quanto chi le è vicino sia preoccupato per lei ma anche per se stesso.
Immagino la fatica, forse sarebbe più appropriato dire angoscia, con cui lei deve fare i conti sistematicamente. La psicoterapia dovrebbe essere un processo in grado di aiutarla a diventare autonoma nelle scelte della vita e raggiungere il benessere desiderato ma questo non succede, anche se le viene restituito che le cose migliorano.
Con tutto il cuore le auguro di incontrare il o la professionista giusta con cui affrontare e risolvere le sue esigenze. Se sta ancora prendendo farmaci sarebbe molto utile che terapeuta e psichiatra creassero una rete in grado di rendere più efficace il trattamento del “prendersi cura di…”
Le faccio un grande in bocca al lupo e la saluto cordialmente.
Immagino la fatica, forse sarebbe più appropriato dire angoscia, con cui lei deve fare i conti sistematicamente. La psicoterapia dovrebbe essere un processo in grado di aiutarla a diventare autonoma nelle scelte della vita e raggiungere il benessere desiderato ma questo non succede, anche se le viene restituito che le cose migliorano.
Con tutto il cuore le auguro di incontrare il o la professionista giusta con cui affrontare e risolvere le sue esigenze. Se sta ancora prendendo farmaci sarebbe molto utile che terapeuta e psichiatra creassero una rete in grado di rendere più efficace il trattamento del “prendersi cura di…”
Le faccio un grande in bocca al lupo e la saluto cordialmente.
Gentilissima,
capisco la fatica e mi dispiace per lei.
C'è da chiedersi se questa instabilità relazionale attivatisi anche con i suoi terapeuti non possa però che alimentare il suo disagio; ne parli con il curante attuale.
Ringrazio
Cari saluti
capisco la fatica e mi dispiace per lei.
C'è da chiedersi se questa instabilità relazionale attivatisi anche con i suoi terapeuti non possa però che alimentare il suo disagio; ne parli con il curante attuale.
Ringrazio
Cari saluti
Cara, grazie per la condivisione. Siamo proprio sicure che da sola non ce la faccia? Provi, si dia la possibilità, sbagli, cambi le cose: l'esistenza è un movimento che ricade su se stesso. Cominci con il chiedersi cosa vorrebbe da un percorso di terapia e magari a condividerlo con il/la professionista con cui sta condividendo questo difficile momento. La psicoterapia non può diventare un'ossessione, dovrebbe essere un luogo certo di fatica ma anche di liberazione. Un caro saluto.
Gentile utente,
la sua esperienza racconta una sofferenza di lunga data, affrontata con tenacia attraverso vari percorsi terapeutici, e capisco quanto possa sentirsi scoraggiata di fronte a un miglioramento che sembra sempre parziale. Unendo il metodo sistemico-relazionale all’EMDR, è possibile esplorare in modo mirato alcuni vissuti emotivi e lavorare sia sulle relazioni che su ciò che appare ancora irrisolto, con l’obiettivo di ridurre il peso che queste esperienze esercitano nella sua vita quotidiana.
Comprendo anche il carico economico di questi anni di percorso e sono disponibile a valutare insieme una soluzione flessibile che le permetta di affrontare questo percorso senza ulteriore preoccupazione. Se lo desidera, possiamo organizzare un primo colloquio per approfondire il suo vissuto e capire come costruire un cammino su misura per lei, con il supporto di una metodologia integrata che rispetti la sua storia e le sue necessità.
Resto a disposizione, e le auguro di trovare il sostegno che merita.
Dott.ssa MIroddi
la sua esperienza racconta una sofferenza di lunga data, affrontata con tenacia attraverso vari percorsi terapeutici, e capisco quanto possa sentirsi scoraggiata di fronte a un miglioramento che sembra sempre parziale. Unendo il metodo sistemico-relazionale all’EMDR, è possibile esplorare in modo mirato alcuni vissuti emotivi e lavorare sia sulle relazioni che su ciò che appare ancora irrisolto, con l’obiettivo di ridurre il peso che queste esperienze esercitano nella sua vita quotidiana.
Comprendo anche il carico economico di questi anni di percorso e sono disponibile a valutare insieme una soluzione flessibile che le permetta di affrontare questo percorso senza ulteriore preoccupazione. Se lo desidera, possiamo organizzare un primo colloquio per approfondire il suo vissuto e capire come costruire un cammino su misura per lei, con il supporto di una metodologia integrata che rispetti la sua storia e le sue necessità.
Resto a disposizione, e le auguro di trovare il sostegno che merita.
Dott.ssa MIroddi
Più che un'ossessione potrebbe non essere riuscita a scioglere alcuni nodi fondamentali e quindi potrebbe avere preso la forma di un supporto psicologico e non una terapia vera e propria. Bisogna stare attentio anche agli aspetti di dipendenza che possono svilupparsi e che vanno gestiti.
Buonasera, capire come mai la psicoterapia possa essere diventata così centrale per lei è importante. Potrebbe essere che, vista la sua storia e il suo impegno terapeutico, la terapia sia diventata una sorta di “ancora” o di luogo sicuro.
Se percepisce la terapia come un luogo dove solo affrontare momenti di crisi quotidiana, potrebbe essere utile esplorare obiettivi specifici e concreti insieme alla terapeuta per trovare un equilibrio tra il sostegno nel presente e un progressivo sviluppo verso l'indipendenza emotiva.
Un caro saluto
Se percepisce la terapia come un luogo dove solo affrontare momenti di crisi quotidiana, potrebbe essere utile esplorare obiettivi specifici e concreti insieme alla terapeuta per trovare un equilibrio tra il sostegno nel presente e un progressivo sviluppo verso l'indipendenza emotiva.
Un caro saluto
Gentile utente, posso solo immaginare lo sconforto e la fatica che sente. Soffrire molto molto tempo fa sembrare e sentire che nulla funzioni, che nulla abbia effetto. Ma ogni percorso è in evoluzione. Sicuramente lei non è la stessa persona che era a 13 anni, questo non significa che il dolore non ci sia più ma è diverso. Un passo alla volta la scala si sale. Per fortuna la scala si può solo salire. é faticoso ma porta al progressivo cambiamento. Si guardi e si fidi delle piccole cose che cambiano in lei. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
salve la sua descrizione aiuta a capire la sua sofferenza in tutti questi anni e anche la sfiducia che nutre verso la psicoterapia nonostante le serva per sostenere i suoi stati d'animo.
E' vero pure che la psicoterapia aiuta anche a dare un senso storico alla sofferenza e dare un nuovo senso alla nostra esistenza aiutandola a trovare in se risorse o motivazioni che possono essere costruite e sostenute quando accade di aver nuove energie ad un certo punto della vita.
Pertanto, pur dovendo sostenere un impegno economico significativo, le consiglierei di proseguire magari rivolgendosi ad approcci che le sono sembrati piu efficace e piu efficaci rispetto alle sue attuali esigenze di domande.
Se vuole approfondire la questione sono a sua disposizione. ricevo a Roma nel quartiere Prati o effettuo colloqui Online.
cordialmente
_Carlo Benedetti Michelangeli
E' vero pure che la psicoterapia aiuta anche a dare un senso storico alla sofferenza e dare un nuovo senso alla nostra esistenza aiutandola a trovare in se risorse o motivazioni che possono essere costruite e sostenute quando accade di aver nuove energie ad un certo punto della vita.
Pertanto, pur dovendo sostenere un impegno economico significativo, le consiglierei di proseguire magari rivolgendosi ad approcci che le sono sembrati piu efficace e piu efficaci rispetto alle sue attuali esigenze di domande.
Se vuole approfondire la questione sono a sua disposizione. ricevo a Roma nel quartiere Prati o effettuo colloqui Online.
cordialmente
_Carlo Benedetti Michelangeli
Cara, sembra che in queste relazioni terapeutiche stia cercando la relazione con i suoi "anni più belli". Che cambiando terapeuta porti ognuno di loro a confrontarsi con la domanda "come staranno senza di me"? Forse con nessuno sono potuti ancora emergere questi "ricordi belli", e nessuno l'ha richiamata per dirle che erano belle le vostre sedute e gli mancano, le manca, tremendamente. Insomma: davvero non sembra essere emerso nulla di bello. C'è solo un costo, oggi come 16 anni fa, al limite della sostenibilità. È verissimo quello che dice, essere in relazione ha un costo. Il pensiero di non esporsi a questo prezzo non viene risolto dal pensiero del suicidio, e il suicidio stesso non solo è un palliativo, ma è l'ammissione del voler pagare il prezzo più alto. Sembra aver maturato la consapevolezza di tutto questo: nella relazione c'è qualcosa di incredibilmente bello, di unico e speciale. Qualcosa che fa sentire vivi. Se questi 16 anni sono serviti a questa maturazione sono stati ben spesi. Chissà se finalmente potrà ora essere disponibile a considerare anche i "ricordi belli" che ha creato in questi anni, e che la legano in modo così forte a questa "ossessione". Chissà che non sia ossessionata dal desiderio di ri-trovarli, di viverli e, finalmente, viversi: vivere con sé stessa. Con sé stessa: senza o con lo psicoterapeuta. Non sarebbe un'ossessione poi così inopportuna o sconveniente... Lei come sente queste parole?
Salve, capisco che i diversi percorsi di psicoterapia iniziati come un tentativo di affrontare specifiche difficoltà, siano diventati per te qualcosa di più complesso e, in parte, frustrante, ma non ciò non significa che il lavoro svolto in questi anni sia stato vano. Forse potrebbe essere utile esplorare con il tuo terapeuta attuale questa sensazione di "impasse" o di "ciclo infinito", cercando di capire se ci sono obiettivi specifici e realistici che possano essere raggiunti nel breve e nel medio termine, così da percepire la terapia non più come un supporto senza fine, ma come un processo con tappe concrete.
buoniorno, mi spiace molto per la sua situazione. Come mai ha sentito il bisogno di cambiare lo psicoterapeuta dopo ad esempio due mesi o sei? provi ad affrontare questo argonento con il suo terapeuta attuale, ad identificare dei chiari obiettivi e a farsi spiegare la strada che il terapeuta vuol seguire, se questo la farebbe star meglio sulle tempistiche. A volte un accompagnamento psicologico puo' essere utile, non per questo deve vedere il terapeuta assiduamente. Ne parli bene con chi la segue
tanti auguri
tanti auguri
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