Panico ed Emetofobia acuta Sono un ragazzo di 20 anni. Ho cominciato a soffrire di attacchi di pan

19 risposte
Panico ed Emetofobia acuta
Sono un ragazzo di 20 anni. Ho cominciato a soffrire di attacchi di panico due anni fa in concomitanza con lo sviluppo di una malattia da reflusso gastroesofageo. Inizialmente il panico era legato semplicente al mangiare con gli altri ma a casa non avevo problemi, poi è diventato più persistente e ha cominciato ad esserci anche a casa. Ormai dopo il percorso con vari psicologi ed essendo io stesso uno studente al secondo anno di psicologia ho capito molte cose del panico e di come agisce su di me. Ho avuto periodi più intensi e periodi più tranquilli, occasioni in cui sono riuscito a gestire gli attacchi e ho capito qual'è la strada verso la cura, l'affrontare le situazioni che provocano panico con tranquillità. Nonostante conosca la strada e non abbia mai preso farmaci qualcosa mi blocca. Visto che gli attacchi si manifestano sempre mentre mangio e non ho altre preoccupazioni che non siano l'attacco in sé, la mia paura è non riuscire a mangiare e quindi di conseguenza stare fisicamente male. La mia paura è dovuta al fatto che mentre l'attacco si presenta mi si blocca la gola, ho crampi lanciati e anche dopo pochi morsi di qualunque cibo mi salgono forti conati e spesso vomito. Questo ovviamente non fa che peggiorare il reflusso e creare un circolo vizioso in cui non capisco se è l'ansia che provoca il reflusso o il reflusso che provoca l'ansia. C'è stato un momento l'anno scorso in cui mi sono sentito come se non avessi mai avuto nulla ma dopo qualche mese ho avuto un altro attacco e non sono riuscito a gestirlo. Questo mi ha portato a stare a casa per giorni sforzandomi di mangiare ogni pasto e i sintomi del reflusso sono diminuiti in concomitanza all'ansia, ho solo mantenuto una tosse secca che nonostante non fossi in ansia avevo ad ogni pasto, ho anche smesso di bere caffè o mangiare pasti pesanti. Una reazione fisica così forte ai sintomi è normale o devo scavare più a fondo, ho fatto una gastroscopia due anni fa e i risultati dicevano che non avevo problemi organici quindi mi sono convinto che fosse tutto mentale, il problema potrebbe essere peggiorato? Come posso uscirne? Ho frequentato diversi terapeuti (Cognitivo comportamentali e breve strategici) e letto molto sul problema ma dopo anni non mi sento ancora sicuro nonostante penso di aver capito molto di più di prima sul problema, dovrei scavare più a fondo nel passato magari il vomito lo utilizzo come meccanismo di difesa. Non ho idea di come fare non ce la faccio più.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Gentile utente, la sua situazione è decisamente difficile e sono sicuro stia condizionando il suo periodo di vita attuale. Il fatto di studiare psicologia e di aver già avuto esperienze terapeutiche è un vantaggio per avere un buon atteggiamento rispetto alla risoluzione del problema. Anche aver escluso che si tratti di un problema fisiologico del sistema gastrointestinale, riduce lo spettro delle possibili cause. Mi sembra di capire che ci sia un concorso di due principali eventi: il reflusso e l'ansia derivante dalla preoccupazione che esso si verifichi. Cosa venga prima potrebbe essere una domanda inutile da porsi, nel senso che ormai si è generato un loop in cui l'ansia è causa e risultato della situazione relativa al mangiare e il reflusso è la manifestazione comportamentale che sta in mezzo. Ovviamente anche il non mangiare come comportamento di evitamento genera ansia perché il mangiare è essenziale e farlo dovrebbe essere fonte di benessere e non di disagio. Il problema così come si presenta non è nel suo passato, ma nel presente ed è lì che deve concentrarsi: sicuramente un approccio basato sulla consapevolezza interiore e sulla piena attenzione potrebbe esserle di grande aiuto. Sto parlando della Mindfulness, ne troverà grande giovamento. Si informi sulle pratiche Minduflness oppure chieda pure a me senza problemi. Attraverso questi esercizi di meditazione formale e informale (attività di tutti i giorni tra cui il mangiare) avrà accesso a un controllo migliore di tutta la sua vita sensoriale e soprattutto comincerà a combattere l'ansia da dentro, comprendendone i meccanismi interiori. La Psicologia Positiva è un altro approccio che potrebbe alzare il suo livello di benessere percepito e contrastare l'insorgenza dei sintomi ansiogeni, applicando schemi comportamentali e strategie che esaltano i suoi punti di forza e ristabiliscono equilibrio nella sua vita.
Se vuole rimango a disposizione per ulteriori informazioni e chiarimenti sull'argomento. Spero di esserle stato di aiuto, un caro saluto.
Dott. Antonio Cortese
Mi dispiace sentire che stai affrontando attacchi di panico e emetofobia acuta.
Prima di tutto, è positivo che tu abbia già cercato aiuto da diversi terapeuti e che tu abbia una conoscenza approfondita del tuo problema. Tuttavia, se stai ancora lottando con gli attacchi di panico e con l'emetofobia, potrebbe essere utile continuare a cercare supporto professionale. Potresti considerare di consultare uno psicologo specializzato nel trattamento dei disturbi d'ansia o un psicoterapeuta che utilizza approcci specifici per l'emetofobia.

Un approccio terapeutico che potrebbe essere utile per te è la terapia cognitivo-comportamentale (TCC). La TCC può aiutarti a identificare e modificare i pensieri negativi e le credenze disfunzionali legate all'ansia e all'emetofobia. Potrebbe anche essere utile lavorare sulla gestione dell'ansia attraverso tecniche di rilassamento, come la respirazione profonda e la consapevolezza.

Inoltre, potrebbe essere importante valutare se ci sono fattori di stress o eventi passati che potrebbero contribuire ai tuoi sintomi attuali. Un terapeuta esperto può aiutarti a esplorare queste possibili cause e a trovare modi per affrontarle in modo più efficace.

Ricorda che il processo di guarigione può richiedere tempo e pazienza, e può essere un percorso individuale per ciascun individuo. Cerca di essere gentile con te stesso mentre affronti questa sfida e cerca di focalizzarti sui progressi che fai lungo il cammino.

Ti consiglio vivamente di consultare un professionista della salute mentale, come uno psicologo o uno psicoterapeuta, per un supporto più specifico e personalizzato. Saranno in grado di valutare la tua situazione nel contesto completo e offrirti un piano di trattamento adatto alle tue esigenze.
Spero che la mia risposta le sia stata utile e le abbia fornito le informazioni di cui aveva bisogno.
Inoltre, se avesse ulteriori domande o desidera approfondire l'argomento in modo più dettagliato, la invito a contattarmi tramite chat privata. Sarà un piacere rispondere alle sue domande e fornirle ulteriori informazioni su ciò di cui ha bisogno.
Grazie ancora per aver condiviso la sua situazione, e spero di sentirla presto!
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Buonasera, potrebbe essere utile fare un percorso che l’aiuti a capire il suo sintomo e i suoi problemi in termini sistemici, di relazioni e quindi analizzare i suoi problemi nel qui ed ora con un terapeuta sistemico. È molto importante capire come mai questi sintomi si mantengono da così tanto tempo visto che ha escluso cause fisiche/mediche e uno psicologo potrebbe aiutarla a significare diversamente i suoi sintomi permettendole di trovare nuove strategie di intervento. Spero di aver risposto alla sua domanda. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, Dott.ssa Paola Oggioni
Gentile Utente comprendo la sofferenza e il disagio che sta vivendo in questo momento. Anche io le consiglio di provare con un altro professionista, perchè nonostante abbia già consultato dei colleghi, probabilmente non ha trovato la persona giusta per lei che la possa aiutare a focalizzare la problematica e soprattutto ad aiutarla a trovare delle strategie per fronteggiare l'ansia nella vita quotidiana. Come già sa uno degli elementi fondamentali del percorso terapeutico è proprio la relazione per questo ritengo utile per lei cercare il professionista più adatto.
Resto a disposizione, Dott.ssa Marina Colangelo
Buongiorno, l'indicazione è quella di continuare con una psicoterapia cognitivo-comportamentale in quanto trattamento d'elezione in tali casi. Con il/la terapeuta potrà lavorare sui suoi pensieri, emozioni e comportamenti in modo attivo e acquisire nuove strategie per la gestione dei sintomi. A disposizione. Dott.ssa Rachele Mommi
Buonasera, concordo con i colleghi nel consigliarti di rivolgerti a uno psicologo, perché probabilmente non hai trovato ancora la strada giusta per superare l'ansia legata al reflusso. Questo genera in te un continuo circolo vizioso che non ti porta a vivere serenamente l'alimentazione.
Resto a disposizione per qualunque ulteriore chiarimento, un caro saluto dottoressa Paola De Martino
Buon giorno, immagino la fatica di stare all'interno di queste dinamiche. Penso sia importante per lei poter avere uno spazio all'interno di un legame psicoterapeutico per affrontare e gestire i suoi vissuti interni ed integrare quegli aspetti mente-corpo di cui ha parlato. Avendo parlato lei stesso di "meccanismi di difesa" non le resta che provare una terapia analitica. Per ulteriori informazioni può contattarmi! A presto
Buongiorno, comprendo la difficoltà e la sofferenza ad essa associata. Condivido con i colleghi l'importanza di continuare un percorso psicoterapico che la possa aiutarla a individuare il significato della sintomatologia e che la supporti nel processo di cambiamento e di integrazione tra il mentale e il somatico.

Dott. Iacopo Curzi
Gentile utente, sono molto dispiaciuta per la situazione di sofferenza che descrive.
Continui con la terapia cognitivo-comportamentale in quanto risulta essere il trattamento più indicato per questo tipo di problematica.
Un caro saluto.
Dott.ssa Clarissa Russo
Mi dispiace sentire che sta attraversando un momento difficile con attacchi di panico e emetofobia acuta. Come psicologa professionista, posso offrire la mia esperienza professionale e supporto per aiutare a superare questi problemi.

È importante comprendere che il suo corpo sta reagendo in modo molto intenso ai sintomi del reflusso e dell'ansia, ma è altrettanto importante capire che non sei solo in questo. Molti individui lottano con disturbi simili e ci sono molte strategie che possono essere utilizzate per gestire e superare questi problemi.

Insieme, possiamo esplorare le cause profonde dei suoi attacchi di panico e dell'emetofobia acuta per aiutarla a sviluppare una comprensione più profonda delle tue paure e delle tue reazioni fisiche. Possiamo lavorare insieme per identificare le sue preoccupazioni specifiche legate al cibo e sviluppare strategie per affrontarle in modo efficace, come la gestione dello stress, la respirazione profonda e la meditazione.

Se le interessa lavorare con me ed avere un approccio diverso, rimango a disposizione. Sono qui per sostenerla e lavorare insieme per raggiungere i suoi obiettivi.
Gentile utente, capisco che deve essere molto difficile gestire questa situazione. Quello che mi sento di dirle è che questo tipo di attacchi di ansia si possono innescare in corrispondenza di situazioni che hanno una forte componente di vitalità e di dinamicità emotiva. Mangiare e stare con gli altri sono entrambi aspetti vitali e trasformativi. Ora, se guardiamo all'effetto che questi attacchi d'ansia provocano lei converrà con me che l'unica soluzione che sembra funzionare è quella dell'evitamento. Evitare situazioni sociali, evitare di mangiare con gli altri, ecc ecc. Il problema è chiaramente che una simile condotta porta all'isolamento e non risolve il problema. Ma perché non lo risolve? La prospettiva che vorrei suggerirle è quella di considerare gli aspetti emotivi e interiori che sono collegati a questi eventi scatenanti. In primo luogo quando l'ansia prende il posto del pensiero, la mente non pensa più ma si rivolge all'azione, e cerca sfogo comportamenti che il corpo "fa" o "dovrebbe fare" o "farà". A ben vedere l'unità di mente e corpo viene provvisoriamente spezzata. Il corpo da dei segnali che la mente non comprende, e la mente cerca soluzioni che il corpo non sa implementare. La vita emotiva in queste situazioni vive una sofferenza che non genera alcun apprendimento, nessun arricchimento.
Una soluzione deve prevedere che questa unità di mente-corpo-vita emotiva possa essere ristabilita quanto prima. Poi si tratterà di riscoprire il piacere di vivere le situazioni che si sono evitate cercando un modo nuovo di essere e di viverle.
Un cordiale saluto
Dr. Vecchi
Buongiorno gentile utente. Mi sento di dire che i sintomi ci parlano, ma capire di cosa non è sempre facile ed è qui che è utile affrontare la questione, in terapia, insieme ad un professionista. Tutte le psicoterapie sono strumenti validi, ma è la persona che ne fa richiesta, che può scegliere quali modello, tra i vari, sente più affine a lui. Se sente il bisogno di andare più a fondo, scelga il/la terapeuta che la aiuti in questo.
Cordialmente, dr.ssa M. Costantini.
Buongiorno, mi dispiace molto per la sua situazione. Comprendo quanto ciò che sta affrontando stia influendo negativamente su diversi contesti e ambiti della sua vita, peggiorandone la qualità. Credo che lei possa trarre giovamento da un consulto psicologico attraverso cui esplorare ed elaborare pensieri, vissuti emotivi, sensazioni fisiologiche e aspetti che rischiano di farla sentire bloccato in una sorta di circolo vizioso. Potrebbe inoltre così trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente difficili ed evitare che la situazione possa aggravarsi. Nonostante i precedenti tentativi a cui ha accennato, credo che un percorso terapeutico che le permetta di comprendere meglio le ragioni sottostanti la sua sintomatologia possa permetterle di raggiungere un maggiore benessere psicofisico. Credo che anche un consulto, rispetto a come si è evoluta la situazione, con il suo medico di base sia utile per eventualmente rivalutare eventuali componenti organiche. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, dott.ssa Cerri Eleonora
I sintomi che descrivi sono importanti e parlano di un disagio da rintracciare certamente nella tua storia. Visto che hai già sperimentato delle terapie "Cognitivo comportamentali e breve strategici" il mio consiglio è di cambiare approccio e prospettiva rispetto al tuo problema, andando a ricercare l'origine del tuo malessere con una terapia psicodinamica. Spesso sintomi come quelli che descrivi sono espressione diretta di un disagio profondo: lavorando su questo aspetto potrai non solo comprenderne l'origine psicologica ma soprattutto ritrovare il tuo benessere anche fisico. Un saluto
Gentile utente di mio dottore,

dai disturbi d'ansia è possibile guarire attraverso l'ausilio combinato della psicoterapia e della farmacoterapia. È molto importante che lei riesca ad affidarsi ad uno specialista affinché possa portare a termine il suo percorso terapeutico. Trovi lo specialista con cui più si possa sentire a proprio oggi, lasci perdere le letture o gli approcci di lavoro che utilizzano gli psicoterapeuti, piuttosto si concentri su quello che può mettere lei in termini di contributo.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Sono davvero dispiaciuto per la tua situazione e per il disagio che stai vivendo. Il tuo caso sembra complesso e coinvolge sia l'ansia che il reflusso gastroesofageo, quindi può essere utile considerare diverse prospettive per affrontare la situazione.

Consulta uno specialista del tratto gastrointestinale: Poiché hai già effettuato una gastroscopia che ha escluso problemi organici gravi, potresti considerare di consultare uno specialista del tratto gastrointestinale o un gastroenterologo per ulteriori valutazioni e trattamenti per il tuo reflusso gastroesofageo. L'ansia può influire sulle condizioni gastrointestinali, ma è importante escludere o trattare eventuali problemi fisici per ridurre il circolo vizioso tra ansia e sintomi fisici.
Terapia psicologica: Continuare la terapia con uno psicologo o uno psicoterapeuta potrebbe essere utile. Potresti anche valutare l'opzione di una terapia più approfondita, come la psicoterapia psicodinamica, per esplorare eventuali radici profonde dell'ansia e dei sintomi fisici.
Gestione dell'ansia: L'ansia sembra svolgere un ruolo significativo nella tua situazione. Considera la possibilità di concentrarti sulla gestione dell'ansia attraverso tecniche di rilassamento, mindfulness o meditazione. Un terapeuta specializzato in disturbi d'ansia potrebbe aiutarti a sviluppare strategie specifiche per affrontare l'ansia.
Supporto sociale: Parla con amici e familiari di ciò che stai affrontando. Avere una rete di supporto può essere cruciale durante momenti difficili.
Gruppo di supporto: Potresti cercare un gruppo di supporto locale o online per persone che affrontano problemi simili. Condividere le tue esperienze con altre persone che comprendono può essere molto benefico.
Alimentazione e stile di vita: Continua a prestare attenzione alla tua dieta e al tuo stile di vita. Riduci il consumo di cibi che scatenano il reflusso gastroesofageo, evita pasti abbondanti prima di dormire e cerca di mantenere un peso corporeo sano.
È importante ricordare che il percorso verso il benessere può richiedere tempo e pazienza. Non esitare a cercare supporto da parte di professionisti della salute sia per l'aspetto fisico che per quello mentale. Lavorare su entrambi gli aspetti può aiutarti a rompere il circolo vizioso tra ansia e sintomi fisici e a migliorare la tua qualità di vita. Se hai ulteriori domande o hai bisogno di ulteriori informazioni, non esitare a chiedere. Sono qui per aiutarti.
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere altre domande, o desiderasse ricevere ulteriori informazioni, non esiti e chiedere.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico.
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Gentile utente, grazie della condivisione. Intraprendere un percorso terapeutico costruendo alleanza terapeutica e fiducia con il professionista, è consigliabile per poi insieme indagare il suo contesto di apprendimento, la sua storia di vita e capire gradualmente il suo funzionamento collaborando con il terapeuta. Potrebbe riferire le sue perplessità anche al suo terapeuta qualora avesse ancora una terapia attiva. Il lavoro sul sintomo ansioso è importante, non solo per comprendere il ruolo dei pensieri quando si presenta un trigger che acuisce i sintomi somatici e cognitivi facilitando un interpretazione catastrofica, ma anche per lavorare sulla ristrutturazione cognitiva e su esperimenti comportamentali.
Il percorso in terapia potrebbe essere caratterizzato da alti e bassi, non sempre è lineare, ma è normale cercando di impegnarsi verso il cambiamento del proprio modo di funzionare.
Resto a disposizione anche online. Un cordiale saluto

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