oggi mi sento triste e sola. Non ho voglia di fare nulla, mi sento vuota e persa e non ho emozioni,

16 risposte
oggi mi sento triste e sola. Non ho voglia di fare nulla, mi sento vuota e persa e non ho emozioni, come se fossi anestetizzata da un qualcosa di doloroso che è in me, parlo del mio DCA. Mi annoio tantissimo e oltretutto mi sento insoddisfatta della ma vita, un mix di emozioni che ballano nel mio cuore . Vivo in un piccolo paesino di campagna, dove per spostarsi serve l'auto ma io non ho l'auto e non ho la patente. Mi sento in una gabbia. Però a volte penso e dico '' com'è possibile di odiare questa gabbia ma allo stesso tempo amarla ''?. Io una risposta la ho. Secondo me questa gabbia che all'inizio era realmente una gabbia di ferro non mi ha permesso di fare esperienze di vita concrete . Ora questa gabbia sta scomparendo ma io la voglio tenere ancora un po' perchè negli anni mi ha protetta e mi ha colmata . ora questa gabbia vuole andare via, vuole rompere le acque ma io la voglio con me ancora un po' ma allo stesso tempo vorrei lasciarla andare. non so mi sento molto confusa. Guarire e andare avanti o continuare ad usare il mio disturbo ? dipende da me ..... voi cosa mi consigliate ? io sono seguita da un centro asl per dca ma non mi trovo bene. vorrei fare una terapia privata ma non ho soldi . Sono triste cerco aiuto
Buongiorno e grazie per aver condiviso con noi la sua esperienza e la sua indecisione. Ritengo preziosa la metafora che ha utilizzato rispetto alla "gabbia". Questa gabbia è ancora di ferro oppure al momento attuale la percepisce come una gabbia d'oro, bella e protettiva dal mondo esterno? Un passo evolutivo fondamentale nel passaggio all'età adulta è proprio quello di uscire dolcemente, senza fretta e timori, da questa gabbia che lei descrive, per cogliere le opportunità che il mondo esterno offre. Può essere pauroso lasciare il proprio luogo sicuro, ma forse ne vale la pena scoprire cosa c'è al di là. Quali sono i vantaggi nel mantenere attiva la sua sintomatologia? E cosa succederebbe, invece, se il DCA non fosse presente nella sua vita? Andrebbe svolta un'analisi maggiormente approfondita. Le auguro di riuscire a trovare la sua strada, anche all'interno del percorso pubblico che sta svolgendo e rimango a disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Covri Annalisa.
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Salve, sono dispiaciuta per il suo dolore, trasmette molta tristezza e una sensazione di vuoto nella pancia. Da quello che scrive mi sembra che sia sulla strada di un possibile cambiamento: questa "gabbia" vuole andare via, ma sembra che una parte di lei sia spaventata all'idea di perdere quello che forse oggi vive come un pezzo di sé. Come se quella "gabbia" sia diventata una comfort zone, desolata e triste ma pur sempre conosciuta, che le fa vivere la sensazione di riempire quel vuoto, che forse però non si sente mai così colmo; come se questo disturbo, che a volte sembra “abbracciare”, possa essere l'unica soluzione.
Questa "gabbia" potrebbe essere una difesa che ha costruito per proteggersi, come se avesse cucito un “vestito” fatto su misura che in quel momento era della sua taglia, ma con il passare del tempo questo “vestito” potrebbe starle stretto. Quello che può fare, anche grazie al supporto psicologico, è aggiornare questo “abito”, senza buttare via l'altro, ma apportandogli delle modifiche, riponendo come in un cassetto la “stoffa” che ora le sta stretta e non le permette di sentirsi serena.
Mi sorge una domanda: da dove nasce il movimento che le sta facendo mettere in dubbio questo "vestito stretto"? Inoltre, provi a chiedersi cosa e perché non la soddisfa del luogo in cui è seguita. In alternativa le posso dirle che ci sono anche altri enti pubblici, come consultori o reparti ospedalieri di psicologia clinica, oppure piattaforme online dove può ricevere supporto.
Le auguro di trovare la strada che la possa far stare realmente bene e non darle l'illusione di benessere, e che riesca a trovare il luogo e la persona con cui sentirà di poter affrontare il percorso, rimango a sua disposizione.
Cari saluti dott.ssa Ilaria Scavuzzo
Buonasera gentile utente, le sue parole toccano il cuore, ognuno di noi ha una gabbia che si costruisce per difendersi e per trovare quel rifugio sicuro dalle difficoltà della vita, però bisogna trovare le chiavi per poter scegliere di cambiare la traiettoria dei propri desideri. Se non si trova bene nel circuito dell'asl a cui si è affidata, si dia la possibilità di intraprendere un percorso di psicoterapia, anche online, nei tempi e nei modi che lei riterrà più opportuno. La saluto con affetto e le ricordo che sono disponibile anche per terapie online
Salve, io credo che, per il suo caso, potrebbe essere utile intraprendere un percorso psicoterapeutico al fine di individuare le cause più profonde della sua problematica relazionale. Cordiali saluti
Buongiorno comprendo la sofferenza e le difficoltà legate allo svincolo, ma dovrebbe avere il coraggio di ampliare i suoi orizzonti e cercare di sviluppare una maggiore indipendenza anche attraverso i.mezzi e le possibilità rispetto al posto angusto in cui vive. Il DCA di cui dice essere affetta può essere un ulteriore elemento di dipendenza affettiva in cui si ritrova intrappolata. Prosegua con i colleghi che la stanno seguendo e cerchi di farsi aiutare a riprogrammare du vita. Certamente lei ha bisogno di essere sostenuta in cio".
Buongiorno,
intraprendere un percorso di psicoterapia potrebbe essere la strada giusta. Le darebbe la possibilità di accrescere la sua consapevolezza e magari di evolvere proprio come desidera.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno,
La ringrazio per sua condivisione e capisco la difficoltà che sta vivendo.
Utilizzare un disturbo come protezione non è la soluzione, si dia la possibilità di seguire anche un percorso personale al di fuori del centro DCA.
Io lavoro in tale ambito e se fosse necessario rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,
Dott.ssa Claudia Tagliapietra
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.

Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL
Buongiorno inizi a parlare del suo malessere con il centro che la segue,se cè un terapeuta a cui è stata affidata parli delle sue perplessità e difficoltà rispetto al percorso. Un caro saluto Rossella Chiusolo
Buongiorno

affronti e parli con trasparenza di come si sente con il/la terapeuta che la sta seguendo perchè quest'azione le permetterà di ascoltarsi, riconoscersi e definirsi affinchè possa riprendere in mano quella sicurezza nelle sue capacità e nella sua volontà di essere e di definirsi. Tale passaggio è fondamentale per affrontare un DCA ... se ha ulteriori domande o perplessità, non esiti a contattarmi.
dott.ssa Letizia Muzi
Il consiglio è quello di lavorare su di sè, questa richiesta di aiuto rappresenta comunque il suo malessere e la sua indisponibiltà a muoversi, quindi propone a noi di risolvere il suo scacco: "il percorso che mi offrono gratis non mi va bene, quello che vorrei non me lo posso permettere? cosa faccio?". Vuole un consiglio? faccia intanto con quello che ha e non stia troppo a lamentarsi di quello che non ha. Faccia delle cose per lei che possano innescare un cambiamento. Invece di lamentarsi di non avere la patente la prenda. In un modo o nell'altro dovrebbe lavorare su di sè in un percorso di psicoterapia. Ripeto, parta con quello che c'è.
Salve, la ringrazio per aver scritto.
Bene che possa già riconoscere l’ambivalenza che muove la sua sofferenza, tra il tenerla stretta e il mollarla. Un percorso di psicoterapia con un terapeuta da lei scelto potrebbe certamente essere prezioso per accogliere meglio la sua tristezza e accompagnarla in questo passaggio di crescita. Gli specialisti del suo territorio potrebbero orientarla verso centri privati con tariffe sostenibili che possono venirle in aiuto.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Di Costanzo
Buongiorno. Mi dispiace per la sua sofferenza, si percepisce il suo senso di solitudine.
Dentro di noi abbiamo diverse "parti", alcune sagge e adulte, altre "bambine", più vulnerabili e fragili, che possono essere impaurite dal mondo e al contempo volerlo esplorare. Le nostre parti litigano, e può succedere che quando si attiva il desiderio di cambiamento e di esplorazione, quest'ultimo venga soffocato dalla paura di entrare a contatto con qualcosa di sconosciuto e che percepiamo di non riuscire a controllare. E così il circolo vizioso si amplifica, cerchiamo di avere il controllo e soddisfazione su di noi attraverso (ad esempio) la non assunzione di cibo. È bene trovare un terapeuta che possa aiutarla ad uscire dal loop, trovando sicurezza in sé stessa, attivando le sue risorse e dando sfogo ai suoi desideri, relaziondosi al mondo in modo più flessibile, senza vivere con una sensazione di discontrollo e pericolo.
A parer mio, se è all'inizio della terapia in asl, potrebbe provare a continuarla qualche volta ancora; se pensa che possa nuocerle in qualche modo, potrebbe contattare associazioni sui DCA e/o chiedere un aiuto economico ai suoi cari, iniziando magari da una terapia di sole 2 volte al mese.
Per qualsiasi altro dubbio, resto a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lo Re
Psicologa Psicoterapeuta
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Buongiorno, quanto scrive in realtà comunica molte emozioni, sentimenti e pensieri collegati a queste emozioni: tristezza, senso di blocco, insicurezza, senso di vuoto, disorientamento, e molto altro, ma sembra si affacci, seppure con contraddizioni, il desiderio di cambiamento a cui si accompagna la percezione di difficoltà. Altri colleghi le hanno prospettato possibili vie d'uscita, a mio parere molto plausibili, sicuramente varrebbe la pena di provare a comunicare ai colleghi professionisti dell'ASL che la seguono il suo disagio e le sue perplessità rispetto al percorso che sta sperimentando con loro. Se non riuscisse comunque a intravvedere possibilità di fiducia certo può considerare seriamente la possibilità di intraprendere una psicoterapia in privato a tariffa calmierata, esiste davvero questa possibilità. Ma prima consideri che forse la sua ambivalenza rispetto al cambiamento, e cioè desiderarlo e temerlo allo stesso tempo, oppure avere aspettative eccessivamente idealizzanti, che vengono inevitabilmente frustrate, possono farle percepire inefficace il percorso che sta seguendo. Allo stesso tempo è indispensabile sentirsi a proprio agio e compresi con uno psicologo per avere dei risultati! Dunque penso che abbia avuto molti elementi su cui riflettere e la scelta è tutta sua, anche se mi sembra non abbia l'indipendenza economica e quindi le sue scelte devono essere condivise con le persone da cui dipende. Può valutare anche un primo colloquio di orientamento in privato a tariffa calmierata. Rimango a sua disposizione e le invio un caro saluto.
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Salve. Le parole cha ha usato per descriverci il suo malessere sono veramente rappresentative e indicano anche un livello di consapevolezza molto alto. Si vede che lei sta facendo già un percorso di terapia. Tuttavia scrive di non trovarsi bene... Poste le sue attuali impossibilità economiche ad intraprendere un nuovo percorso privato, credo che lei dovrebbe poter parlare con la specialista che la segue delle sue insoddisfazioni. Cos'è che non le piace della terapia che sta facendo? Ne parli al suo terapeuta. Spesso i pazienti temono di essere scortesi e poco gentili, tuttavia questo materiale può essere usato in terapia in modo costruttivo.
Saluti. Dott.ssa Michela Saviano
La ringrazio per aver condiviso le sue difficoltà, immagino possa non essere sempre un passo semplice. 
Riconosco che sta attraversando un momento difficile ed è giusto che sappia che ha diritto a chiedere aiuto ora che il percorso si fa tortuoso. Il disagio che sta sperimentando è significativo e merita tutta l'attenzione e la cura possibili.
Tra l’altro, la sua domanda ha un contenuto rilevante, è preziosa per amplificare delle riflessioni. Rispondere in questa modalità rischierebbe di semplificare troppo o banalizzare un’opportunità di conoscenza di sé.

La incoraggio vivamente a considerare un percorso psicologico. Un professionista qualificato può offrirle supporto e strumenti preziosi per affrontare e superare le difficoltà che sta vivendo. Fare questo passo può rappresentare un importante atto di amore e cura verso se stesso e il suo benessere.

Le invio un caro saluto, restando a disposizione.

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