Non riesco adaccettare il funzionamento della psicoterapia? Salve, vi scrive una ragazza che, com

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Non riesco adaccettare il funzionamento della psicoterapia?

Salve, vi scrive una ragazza che, come avrete già intuito dal titolo, ha già sperimentato su di sè la psicoterapia, ha capito in cosa consiste.

Avrò cercato un miliardo di volte su internet il significato del termine "psicoterapia", me lo sono fatta spiegare un centinaio di volte persino dalla mia terapeuta, perchè non capivo mai, nonostante leggessi e rileggessi il significato da più fonti, ancora adesso non sono proprio sicura di averlo capito, ma credo che il problema sta nell'accettare cos'è e come funzioni una psicoterapia.
Mi sento arrabbiata e delusa, lo so che non ha senso..però avrei tanto voluto che non fosse stato così, cioè speravo e anzi ne ero convinta ancor prima di incontrare per la prima volta uno psicologo, che la psicoterapia funzionasse come la medicina generale, tu vai lì e problema risolto o perlomeno ti si alleviava il dolore, la sofferenza....
Mai avrei immaginato che sarei stata peggio per affrontare una stupida paura (ansia sociale)...
È davvero difficile da mandare giù...
Avrei voluto fosse stato tutto più semplice e non ancora più complicato di quello che già era..
Spesso vado alla ricerca di risposte o di persone che sono come me, leggo le storie di chi ha superato o sta affrontando i miei stessi problemi, e ogni volta, non so per quale motivo, loro mi sembrano più coraggiosi e motivati nel risolvere questa condizione.
E sento che a me questa cosa manca....e mi fa paura...perchè so cosa vuol dire, significa che senza voglia di mettermi in gioco non concluderò nulla, mai..
Questo è un pensiero che è nato nel corso della psicoterapia che ho fatto nel corso degli anni.

Io ho capito qual è la causa dei miei problemi, tanti fattori mi hanno resa una persona insicura, ci sono nata timida purtroppo e questa cosa ha giocato a mio sfavore, il bullismo scolastico e non è stato sicuramente una delle cause principali, la paura del giudizio altrui, l'aver vissuto tante cose che non riesco a mandare giù e in psicoterapia sostanzialmente si cerca di accettare le brutte esperienze che in teoria dovrebbero renderti una persona forte, nel mio caso è accaduto il contrario.
Altra causa principale è la paura e la voglia di non crescere, perchè? È una domanda un pò stupida ma se proviamo a ricordarci di quando eravamo bambini, ecco che la risposta non tarda ad arrivare.
Ho avuto da sempre enormi difficoltà nel relazionarmi con l'altro, disagio, senso di inadeguatezza hanno da sempre fatto parte di me. Quando potevo evitavo tutte quelle situazioni sociali, le volte in cui sono stata costretta o mi autocostringevo (scuola, lavoro, "amici" ecc.) ho iniziato a stare davvero male, quindi se prima era semplice timidezza adesso si parla di ansia somatizzata, sintomi come sudorazioni fredde, borborigmi, meteorismo, nausea, sensazioni di freddo (anche d'estate) e qualche volta flatulenza, diciamo che contribuiscono alla mia resistenza psicologica.

Arrivo al punto, io sento di essere sbagliata, di non essere all'altezza di una psicoterapia, o di non sapermi comportare come un paziente, e quindi disposto a cambiare alcune cose di sè mettendo in pratica gli esercizi che gli si vengono assegnati. Ecco, io da questo punto di vista mi reputo una pessima paziente.
E qui arriviamo ad un altro tema per me importante e cioè il senso di colpa per la mia condizione.
Si, avete capito bene, io mi sento in colpa per come sono fatta, per come funziono, per le paure che provo, mi vergogno di me stessa, faccio fatica ad accettare tutto questo.
Alla fine le soluzioni le ho tra le mani, ma sono io a non accettarle, ai miei occhi appaiono difficili e molto dolorose.

Mi sento senza speranza, perchè ho capito che tutto dipende da me, è proprio questo il punto, mi conosco e so che non combinerò mai nulla di buono nella mia vita a causa del mio brutto carattere, e dal momento in cui nessuno può fare le cose al posto mio a maggior ragione forse nel mio caso la psicoterapia non mi è utile? Non lo so..
Non auguro a nessuno di sentirsi così persi...
Buongiorno, nel suo messaggio racconta vissuti importanti, riflessioni attente, domande in attesa di un senso. Personalmente non credo assolutamente che la psicoterapia sia fare “Tutto da soli”, anzi. Credo sia propria la possibilità di Appoggiarci momentaneamente a un altro che possa prendersi cura delle nostre fragilità mentre si lavora insieme per trovare un nuovo equilibrio al nostro mondo interno che è stato scosso da eventi difficili e fatica a stare in piedi. Tutte le parole con cui si racconta sembrano voler inviare un messaggio forte: non di rinuncia ma di sostegno.
Non si scoraggi, è una strada in salita ma pur sempre una strada, e porta in un luogo bellissimo. Il Sé e tutte le sue sfumature, quelle che già ha potuto scoprire e tutte quelle che l’attendono come risorse irrinunciabili. Un caro saluto Dottsa Elisa Galantini

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Cara Ragazza,
Il dolore che racconta è autentico e arriva in ogni sua sfumatura, ma quello della psicoterapia è un percorso tutt'altro che semplice, perché ciascuno di noi si trova a dover smantellare sistemi di funzionamento che si sono consolidati in tanti anni di vita. E' naturale chiedere a sé stessi un movimento, perché è espressione della voglia di star bene, ma bisogna fare attenzione a che questa richiesta che ci rivolgiamo non muti in una critica per i tempi di cui mostriamo di aver bisogno. E che variano da persona a persona, ciascuno è nel suo tempo. Parla di "compiti" che non è riuscita a portare a termine nelle terapie che ha seguito, ma questo diviene con grande velocità motivo di autocritica piuttosto che occasione di conoscere con ancora più limpidezza la natura del blocco che ha nelle situazioni sociali. Ha una storia difficile alle spalle, caratterizzata anche da bullismo, ed oggi sembra lei stessa a riproporre questo doloroso copione, unendosi al coro di chi l'ha fatta sentire vulnerabile e inadeguata. Sia accogliente con sé stessa, ha tutte le possibilità di venire a capo dei suoi problemi, a patto che porti tutte le sue perplessità nella relazione con il terapeuta, ed insieme impariate ad addolcire lo sguardo così severo che si rivolge. Un caro augurio di buona fortuna
Buongiorno, non esistono pazienti buoni o cattivi. Ognuno si fa portatore di una sofferenza come vuole, come può: se esistesse un paziente prototipico, non esisterebbe la terapia. Lasciamo alla medicina la cura del corpo meccanico, noi ci occupiamo del corpo abitato, che è cosa ben diversa.
Ciò che colpisce del suo racconto è la presenza di un vissuto di indegnità: non è una brava paziente, non è coraggiosa, è inadeguata, ha vergogna.
Chi vorrebbe riconoscesse queste sue mancanze?

Un caro saluto,

mg
Buongiorno, nelle parole che scrive emerge molta sofferenza. non esistono pazienti buoni o cattivi. Ciò che mi colpisce del suo racconto è che non si sente una bella persona, una persona senza potenzialità e risorse. In ogni persona ci sono delle risorse, basta cercarle e focalizzare l'attenzione su di esse, per attuare un cambiamento, che solo lei può ottenere!!! Nessuno può attuare un cambiamento al suo posto! Si ricordi sempre che un percorso terapeutico, anche se porta ad affrontare molti vissuti ed asperienze dolorose e l'unica modalità per migliorare se stessi ed avere una migliore qualità della vita!
Cordiali saluti. Resto a sua disposizione. Dottoressa Barbara Gizzi
Buonasera i vissuti che ci scrive sono pieni di tanti significati. Lei ha scoperto che la psicoterapia da sola non risolve i problemi. Ma già l’essersi messa in gioco e nella condizione di toccare emozioni profonde che le creano sofferenza è indice della sua volontà di star meglio. A me sembra che lei si trovi ad un punto del suo lavoro terapeutico in cui ha scoperto molti perché ma pochi come...come posso fare a star meglio, quali risorse ho per star meglio, quali sono i miei punti di forza, ecc. Probabilmente nella sua vita ha messo l’accento più su quello che non sa fare piuttosto che su quello che sa fare.
Credo che è nella relazione terapeutica che questi aspetti possono iniziare a prendere forma e a dare il senso alla necessità di dover toccare la sofferenza per poter star meglio.
Un caro saluto dott.ssa Anna Tomaciello
Bisogna avere pazienza e crederci. Mettersi in gioco e tanta tanta pazienza. Lei ci fa partecipi di sensazioni amare e pessimistiche sulle sue possibilità di pensarsi oltre la sofferenza del vivere. Perché un percorso psicoterapeutico funzioni bisogna volere il cambiamento, di prospettiva, di svolta. È un processo attivo dove il terapeuta è un allenatore e il paziente è disposto a rischiare di abbandonare vecchi schemi per avventurarsi in qualcosa di nuovo e diverso.
Quello che mi dispiace della sua lunga lettera è che ha deciso di arrendersi semplicemente perché l'esperienza vissuta non le ha dato i risultati sperati. Non esplicita perché, può capitare. Ma tenga presente che è lei la protagonista del cambiamento che vuole ottenere. La saluto con affetto. Dr.ssa Benvenuti
Bonasera, lei nella sua domanda si definisce così sbagliata poco adatta a seguire una psicoterapia. Molte volte dipende dal momento in cui intraprendiamo il percorso psicoterapeutico, forse in un altro momento sarebbe potuto andare meglio di come ha interagito con la sua psicoterapeuta. Inoltre anche un' altra tipo di terapia forse sarebbe andata meglio per lei, la terapia EMDR, dove con questo metodo particolare, con la stimolazione oculare, si elaborano i traumi che sono gli avvenimenti più importanti della nostra, ci pensi e cerchi di non scoraggiarsi, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli.
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Buongiorno. In realtà le difese al cambiamento possono dipendere da numerosi fattori, ma.nel suo caso, leggendola, mi pare ci sia un intrinseco sentimento di immutabilita'. Se scrive però, se cerca ancora, evidentemente sa che può farcela. Tuttavia non possono essere gli altri a fare il tifo se lei sente di essere non vincente. Possibile che sentirsi investita di fiducia anche da parte dei terapeuti peggiori le cose, proprio perché non si crea sintonizzazione con quella parte evitante che le dice: "tanto le cose non cambiano! ". Purtroppo se non si scioglie questo nodo l'esperienza terapeutica rischia di non decollare
Cara utente, dice di sentirsi "persa" e questo mi arriva subito leggendo le sue parole. Credo che scegliere di intraprendere un percorso di psicoterapia sia indice di coraggio, volontà di migliorare e capacità di mettersi in gioco. Caratteristiche che lei quindi possiede, però comprendo quanto sia difficile la psicoterapia e alcuni momenti lo sono ancora di più di altri e spesso sono proprio quelli in cui ci sentiamo più confusi e addolorati che danno il via ad un vero cambiamento. Ne parli con la sua terapeuta in modo sincero e limpido, di tutto ciò che le passa per la mente, anche ciò che non ritiene importante. Infine vorrei ricordarle che non deve fare tutto da sola, né ora né mai, la psicoterapeuta le prenderà la mano e l'accompagnerá anche in una fase così complessa.
Le auguro il meglio.
Dott.ssa Federica Leonardi
Salve,
l'accostamento tra medicina "generale" e psicoterapia viene spesso fatto. Spesso però alla medicina generale vengono ascritti successi istantanei ed immediati che non sembrano così aderenti alla realtà. Provi a immaginare quante persone combattono con gastriti da anni, con dolori osteoarticolari ecc.
Quello che secondo me ha senso focalizzare, nel suo caso, è il tipo di problema che vuole curare.
Ci sono molti tipi di terapie e capita spesso che i pazienti scelgano i terapeuti non per il settore specifico di intervento, bensì per la vicinanza alla propria abitazione - se vivono in grandi città - o per la fama riferita del collega, o per il passaparola di amici e conoscenti. Ciò comporta purtroppo dei misunderstandings in fatto di aspettative di cura, ovvero se come nel suo caso soffre di ansia sociale ed intraprende un percorso con un terapeuta non cognitivo, i tempi per il miglioramento potrebbero non essere così rapidi come se facesse una terapia cognitivo-comportamentale. Se viceversa volesse affrontare aspetti più profondi della sua esistenza, forse varrebbe la pena contattare uno specialista che lavora con le emozioni (terapie calde).
Per questo motivo è mia abitudine spendere sempre le prime due sedute per spiegare bene al paziente il tipo di terapia che gli propongo, in maniera tale che egli possa scegliere consapevolmente.
È vero che nessuno può fare le cose al posto nostro, ma è anche vero che nei momenti più difficili abbiamo bisogno di qualcuno che ci supporti e a volte ci guidi (senza sostituirsi a noi) perché da soli non ce la faremmo. Un po’ come le stampelle dopo un brutto infortunio, se vogliamo fare sempre un paragone con la medicina.
Mi spiace molto per la sua sofferenza e per il fatto che la psicoterapia passata non l’abbia aiutata come avrebbe voluto, purtroppo a volte può capitare. Ci può riprovare, non ha nulla da perdere. Anche io, come altri colleghi hanno già fatto, le consiglierei di discutere meglio con il futuro terapeuta che tipo di lavoro andreste a fare in base al suo modo di lavorare… non siamo tutti uguali nel nostro lavoro e non andiamo sempre bene per tutti!
Le auguro sinceramente di trovare la forza di riprovarci e di trovare qualcuno che la sappia supportare meglio.
Un caro saluto
Gentile utente. Rilevo che i traumi sono del passato, ma il forte dolore di rabbia e esasperazione, come emerge chiaramente dal suo scritto, è presente nel “qui e ora” dell’oggi, … e lei dimostra molta determinazione nello scegliere di affrontarlo malgrado la fatica che sta incontrando. Per quanto riguarda il tipo di percorso che lei ha intrapreso e la tecnica che le è stata proposta, e lei ha accettato, è uno strumento, una delle vie per raggiungere un obiettivo. Un aspetto importante che potrebbe esserle utile affrontare con il suo terapeuta è quello relativo alla “alleanza terapeutica”, ossia: mi sento coinvolta nella terapia? Mi sento di lavorare con il terapeuta discutendo obiettivi e compiti del percorso che sto/stiamo affrontando? Mi sento a mio agio in questo spazio? Sento di potermi aprire liberamente? Questi sono requisiti base per intraprendere un qualsiasi tipo di terapia, a prescindere dalla tecnica utilizzata o dall'orientamento del terapeuta.
Un cordiale saluto.
La ricchezza e abbondanza degli stati d'animo descritti rivelano la sua sofferenza. Cerchi un terapeuta con cui instaurare u a solida alleanza e se ciò è impossibile per lei attenda momenti migliori per iniziare un percorso serio di conoscenza di sé Auguri
Salve. è vero che l'inizio di una psicoterapia non coincide sempre con il miglioramento dei sintomi.
Ed è anche vero che ci sono momenti della vita in cui una esperienza psicoterapeutica sembra metterci di fronte solo e soltanto ai nostri limiti.
So per esperienza che sono sono fasi del percorso. Le sue considerazioni personali sono legittime e francamente sembra che siano costruite per renderla "impermeabile" ad ogni possibile cambiamento in direzione positiva. E devo anche dire che a volte l'idea che una psicoterapia possa "rendere" una persona più felice può spaventare. Lei sembra una persona che si è posta tante domande importanti su sé stessa e che si è anche dovuta spesso rispondere da sola. Mi piacerebbe poterle dire che alcune delle risposte che si è data sono francamente sbagliate. Spero che la terapia le faccia cambiare domande e risposte.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli. Psicologo e Psicoterapeuta.
Gentile utente di miodottore,
Provi a rileggere tutto di un fiato quello che ha scritto, e provi a prendere meno sul serio alcuni aspetti della propria vita. Molte sue esperienze, tra queste l' esser vittima di bullismo, sono cose capitate a molti. Ritengo che ciò che faccia la differenza nella vita e il non stagnarsi nelle piccole o grandi sofferenza che hanno caratterizzato il nostro passato. Tutto questo può rivelarsi un alibi, molto probabilmente, come le ha già detto lo specialista con cui fa psicoterapia, per non crescere. Entrare in relazione con gli altri vuol dire esser disposti anche un po' a denudare se stessi a svelare cose del proprio modo di essere di cui ci si vergogna. Crescere è proprio questo, buttarsi una cosa nonostante si abbia della paura. La differenza tra il bambino e la adulto in fondo è proprio questa. Lo psicoterapeuta è una persona che può accompagnarla per mano per un periodo della vita aiutandola nel fare questo, ma poi nel tempo deve metterci del suo. Deve cioè rinunciare all onnipotenza infantile della soddisfazione sempre e comunque. Le relazioni sociali possono renderci felici ma anche deludenti e profondamente dolorose. Forse e questo che nn vuole attraversare. Ma vivere è accettare che la vita è imperfetta, altrimenti il Nostro sarebbe un sopravvivere. Rifletta su questo, e approfondisca tutto col terapeuta. Vedrà che potrà gettare la luce su un futuro più florido. Può farcela, deve farcela.
Cordiali Saluti
Dott.Diego Ferrara
Non voglio ripetermi su quanto detto dai colleghi pienamente condivisibile.
Le voglio invece dare un consiglio insolito. Legga l'interpretazione analitica de "Il brutto anatroccolo" in Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estes. Pensavo a quel cigno mentre leggevo la sua "lettera".
Cara
Tanta sofferenza nasconde tanta ricchezza che aspetta solo di essere riconosciuta. Da
Chi? Da lei certo! Per potersi riconoscere credo abbia bisogno di potersi fidare e di sperimentarsi in una relazione di fiducia. Le sue risorse sono lì dietro la paura di crescere e di riconoscersi come persona degna d’amore.
Si dia la possibilità di proseguire il suo percorso con chi desidera ricordandosi che di fronte a se’ ha una persona che impara a conoscerla e che desidera confrontarsi con lei sui suoi obiettivi, sui suoi successi e sulle sue angosce. Andrà bene! Si dia il tempo.
Gentilissima, se non ha trovato beneficio da questa terapia, è inutile insistere. Provi a cercare un altro terapeuta. Forse non se la sentirà inizialmente di ricominciare a parlare della sua storia ad un' altra persona, ma è un passo necessario per prendersi in mano la responsabilità della propria felicità. Le alternative e le scelte per guarire e per sentirsi a proprio agio con se stessi e soprattutto con gli altri sono molte e lei ha sicuramente le capacità di fare la scelta giusta per se stessa.
Un caro saluto Dr.ssa Claudia Sposini
Carissima la psicoterapia e un percorso che ha l'obiettivo di portare il paziente ad ottenere un equilibrio più stabile, una buona conoscenza di limiti e risorse personali e una migliore capacità di affrontare e gestire i problemi. E chiaro che richiede una certa fatica e un po' di tempo, ma se e peggiorata così tanto c'è qualcosa che non va. Deve lavorare sull'autostima e sull'accettazione del limite. Trovi una persona che la faccia sentire accolta e al sicuro. A presto

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