Non provo niente, la mia vita è noiosa da quando ho smesso di mettermi in pericolo in ogni modo

17 risposte
Non provo niente, la mia vita è noiosa da quando ho smesso di mettermi in pericolo in ogni modo. La gente mi annoia da quando ho smesso di monopolizzare tutte le mie conoscenze per trarne un qualche beneficio, per poi litigarci e buttarle via. Ora interpreto un ruolo sociale che non mi appartiene. Non è cambiato il mio status, ho solo iniziato a recitare la parte della persona media. Gli psicologi che ho consultato non hanno mai visualizzato né compreso il problema dunque non so più cosa fare. Grazie in anticipo.
Pensare di non essere se stessi, ma piuttosto recitare un ruolo.
Supporre di avere pieno potere sugli altri.
Considerare le persone come altamente noiose o poco interessanti.
Considerarsi superiori agli altri.
Sono tutte affermazioni importanti che hanno un alto costo, isolamento, vuoto.
Gli psicoterapeuti possono aiutare soltanto chi desidera essere aiutato.
Maria Grazia Antinori, Roma

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Salve, chissà cosa intende per persona media? E per status? Temi molto interessanti, che andrebbero contestualizzati. E questo prima/dopo com'è avvenuto? Il tema dell'identità è molto profondo, molto antico e non ti lascia mai, nel senso che corre parallelo con la vita. Gli psicologi non sono tutti uguali. Può riprovare, il falso sè e la caduta da essere speciale a essere comune hanno un grande perchè. Rimango a disposizione, cordialmente dott.ssa Silvia Ragni
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Buonasera, il suo sembra essere un racconto di sè un pò melanconico e che esprime una enorme sofferenza. Il mio consiglio è di rivolgersi ad un professionista esperto di questo tipo di sofferenza, magari uno psicoterapeuta che collabori anche con figure mediche specializzate affinchè si possa fare uno specifico lavoro di equipe.
Non si arrenda esistono terapie adatte anche al suo caso.
Salve,
Sembra che la sua esperienza la stia portando a vivere una sorta di distacco emotivo, una disconnessione dalla vita quotidiana che forse una volta riempiva attraverso comportamenti più estremi o auto-distruttivi. Il passaggio che ha fatto, dal mettere se stesso in situazioni di rischio e di conflitto, all'assumere un comportamento più conforme alle aspettative sociali, sembra aver portato con sé una sensazione di vuoto e di noia. Potrebbe essere che quelle esperienze intense e distruttive fossero un modo per sentire qualcosa, per riempire un vuoto interiore, e ora che ha deciso di cambiare rotta, si trova a fare i conti con una mancanza di significato nella sua vita.

Quello che descrive come "recitare la parte della persona media" potrebbe essere una maschera che ha adottato per adattarsi, ma che non riflette il suo vero io. Forse ciò che sta cercando non è tanto un comportamento estremo, ma una connessione autentica con se stesso e con gli altri. Quando ci allontaniamo da comportamenti auto-distruttivi, a volte emergono sentimenti di apatia o insoddisfazione, perché ci manca qualcosa di profondo, qualcosa che dia senso alla nostra esistenza.

Gli psicologi che ha consultato potrebbero non aver colto appieno la sua sofferenza o forse non è riuscito a trovare il giusto spazio per esplorare queste tematiche più in profondità. Tuttavia, il fatto che sia qui, cercando una risposta, indica che c’è ancora in lei un desiderio di capire e di ritrovare un senso di autenticità.

Forse potrebbe essere utile chiedersi: cosa desidera davvero? Quali sono le cose che le danno un senso di scopo, anche se piccoli frammenti? Spesso, la noia e la disconnessione nascono dal fatto che non stiamo vivendo in modo coerente con i nostri valori o che non ci stiamo permettendo di esplorare ciò che davvero ci appassiona.

Se si sente ancora bloccato e ha la volontà di esplorare queste domande più a fondo, potrei aiutarla ad avvicinarsi a una comprensione più chiara di sé stesso e di ciò che può darle un senso di vitalità e significato nella vita.
Gentile utente, come mai ha smesso di mettere in atto tali comportamenti? A per caso riscontrato dei costi che l'hanno fatta cambiare?
Come mai ha iniziato a recitare questo ruolo?
Da ciò che racconta sembra trasparire un'enorme malessere, che andrebbe approfondito ed indagato. Perdersi cura di questi pensieri così forti verso di sè e verso gli altri potrebbe essere importante.
Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buongiorno. Pensare di non essere se stessi, ma piuttosto recitare un ruolo, vivere la noia per non monopolizzare le persone vicine per i propri interessi... La sua è una condizione che esprime forte disagio e sofferenza, di distanza dagli altri e di un'assenza di una vera relazione interpersonale. Gli Psicologi o gli Psicoterapeuti possono utilizzare approcci differenti, e se pure nel suoi precedenti percorsi ritiene di essere rimasta delusa e di essersi sentita incompresa le consiglio di provare ancora, esplorando nuove strade, e di mettersi in gioco con coraggio e convinzione con la volontà di voler cambiare. se vorrà potrà contattarmi, sia studio o con un colloquio Online, per un approfondimento reciproco di conoscenza. cordialmente . Carlo Benedetti Michelangeli
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno gentile utente, la ringrazio per la sua condivisione. Ciò che lei descrive può essere un vissuto molto doloroso. Quando si verificano gli aspetti che lei ha descritto (ossia recitare un ruolo, cercare di monopolizzare le altre persone, sentire una grande noia) alla base ci sono ferite molto profonde e sofferenze legate alla propria infanzia. Non conosco ovviamente la sua storia, ma solitamente ci sono situazioni in cui i propri genitori durante l'infanzia non sono stati in grado di essere presenti emotivamente e non sono riusciti a far sentire apprezzato o valorizzato il proprio figlio / la propria figlia. Tutti gli aspetti di cui lei parla sono forme di difesa contro una grossa sofferenza. Si può lavorare su questi aspetti ma bisogna entrare in profondità dentro questi vissuti, e si necessita di un percorso terapeutico che non si fermi solo ai sintomi ma vada più nel profondo. Rimango a disposizione per domande o chiarimenti. Cordialmente, dott.ssa Chiara Tumminello.
La inviterei a consultare altri professionisti per cercare qualcuno che la comprenda. Mi faccia capire, esattamente lei di chi è alla ricerca?
Resto a disposizione.
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Gent.mo, riferisce diversi aspetti che andrebbero meglio approfonditi all’interno di una consultazione. Tuttavia, se ha contattato diversi specialisti ritenendo di non essere mai soddisfatto, bisogna considerare l’idea che sia all’opera anche qui una tendenza svalutativa e denigratoria di sé e dell’altro a cui accenna in queste righe. Se desidera farsi aiutare, ricontatti uno specialista. SG
Cara utente,

grazie per aver condiviso la tua storia e per la fiducia nel cercare un consiglio. La situazione che descrivi sembra estremamente complessa e carica di emozioni contrastanti. Da un lato, la tua fatica nel mantenere un equilibrio in una relazione che percepisci come tossica e che non ti fa più stare bene, dall’altro la preoccupazione per l’effetto che un cambiamento potrebbe avere sui tuoi figli.

Questo senso di blocco che descrivi, accompagnato da ansia e attacchi di panico, può essere il risultato di un accumulo di stress e frustrazione legati a dinamiche relazionali che ti fanno sentire intrappolata. La fatica a prendere una decisione è del tutto comprensibile, specialmente quando ci sono di mezzo anche i tuoi figli e la loro stabilità emotiva.

In casi come il tuo, può essere utile un percorso psicoterapeutico che ti aiuti a esplorare in profondità le tue emozioni, le tue paure e i tuoi bisogni. Nell’approccio cognitivo-comportamentale, che seguo, lavoriamo insieme per identificare i pensieri che alimentano il malessere, le credenze che possono mantenerti in questa situazione di stallo e le possibili alternative per uscirne. Lavorando su questi aspetti, potresti cominciare a vedere più chiaramente quali siano i passi da fare per recuperare il tuo benessere.

Un percorso psicoterapeutico può aiutarti anche a comprendere come gestire la relazione con il tuo partner e con i suoi figli, aiutandoti a trovare un modo per instaurare rapporti più sani e meno carichi di ansia. Questo potrebbe permetterti di recuperare una sensazione di controllo e serenità nella tua vita quotidiana. Inoltre, lavorando sulle emozioni legate alla tua attuale situazione, potresti riuscire a prendere decisioni che ti permettano di ritrovare te stessa e la tua direzione, senza sentirti schiacciata dalle circostanze.

Infine, ti incoraggerei a non sottovalutare l'importanza del supporto esterno. A volte, parlare con un professionista ti permette di vedere aspetti della tua vita da prospettive nuove, aiutandoti a trovare soluzioni che al momento sembrano impensabili
Buona sera gentile utente, meglio annoiato che in pericolo costante. Evidentemente, e per fortuna aggiungerei, sembra che qualcosa stia cambiando ma il suo cambiamento ha necessariamente bisogno di un supporto e di una guida. Non sono cose semplici quelle che lei ha evidenziato in queste poche righe. Ognuno dei sentimenti descritti contiene un mondo. La sua sfida sarà quella di conoscere questo mondo. Chissà se la accetterà.
Buona serata
Dott. Paolo Di San Diego
Gentile utente da quello che scrive la sua situazione è parecchio complicata. Non ha più la possibilità di mettersi in pericolo e questo non riesce a fare in modo che lei venga visto. Dia nuovamente la possibilità ad un percorso terapeutico di poterla supportarti in questo complesso percorso. Cordialità dott. Gaetano Marino
Buongiorno, mi spiace per la situazione che sta vivendo e penso che non dovrebbe arrendersi ad interprete della sua vita! Ritengo fondamentale per lei iniziare un percorso psicoterapeutico che vada a fondo del problema: perché lei aveva bisogno di monopolizzare tutte le sue conoscenze per poi "buttarle via"? E perché ora si è "arreso" ad un ruolo passivo? Sono le prime due domande che mi sono venute in mente ma che dovrebbe affrontare in un percorso psicologico, che vada a fondo del suo funzionamento relazionale e di come è nato dal suo percorso di vita.

Spero riesca a trovare le risposte che cerca,

Cordiali saluti,

Dr Emilio Selvini
Buongiorno,

la sensazione di vuoto che descrive, così come il disagio nel vivere una vita che sembra priva di stimoli e lontana da chi sente di essere realmente, è sicuramente difficile da affrontare. La sua riflessione su come interpretare un ruolo sociale che non sente proprio può indicare una sorta di scissione interna tra ciò che desidera essere e ciò che sta vivendo. Questo potrebbe essere il punto di partenza per una psicoterapia più profonda, che possa aiutarla a esplorare le sue emozioni, anche quelle più nascoste o scomode, e a ridefinire un senso di sé più autentico e soddisfacente.

Forse potrebbe beneficiare di un approccio più dinamico e coinvolgente, come le metodologie attive, che permettono di esplorare in modo più diretto e profondo le parti di sé che potrebbero essere state trascurate o bloccate.

Resto a disposizione se desidera ulteriori informazioni o chiarimenti.

Un saluto.
d.ssa Raileanu
Gentile utente. Il sentire di non provare niente e di provare noia forse parla di una vitalità e delle emozioni che esistono, sono vive e vorrebbero trovare uno spazio, se le sta stretto. Da quando ha smesso di mettersi in pericolo non prova più niente: non ha cambiato status, ha recitato una parte diversa. Sembra che la cosa più pericolosa possa essere entrare in rapporto con ciò che cerca di tenere a distanza dentro di lei, e che sia questo limitarsi a recitare una parte, che evidentemente non la rappresenta, che la annoia. Tutto ciò lei lo intuisce: in qualche modo lo sa. Le sue parole meritano di essere ascoltate. Da se stesso, attraverso chi potrà essere in grado di ascoltarle. In realtà si trova di fronte ad una grande opportunità.
Buon pomeriggio e ben lieta di conoscerla. L'apatia è una modalità comunicativa, sarebbe opportuno indagare cosa si cela dietro " al non provare nulla", spesso, ciò accade in quanto ci si difende rispetto all aver " provato tutto". Un tutto troppo intenso e doloroso che comporta un forte distacco e dissociazione. Si indossa la maschera dell'indifferenza come scudo, uno scudo che la illude di proteggerla ma che comporta un distacco dalla vita vera.
Sono a disposizione, saluti.

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