Mio marito sta andando da una psicologa perché non si trova più bene sul lavoro per rapporti conflit

20 risposte
Mio marito sta andando da una psicologa perché non si trova più bene sul lavoro per rapporti conflittuali con i colleghi. Nella prima visita gli ha consigliato di cambiare lavoro perché è un luogo tossico. Mi chiedo se non dovrebbe consigliare come affrontare un problema piuttosto che aggirarlo? E dopo solo 1 incontro, non è un po' presto?
Buongiorno,
anche se le sue perplessità rispetto a quanto suggerito della collega a suo marito possono in generale essere fondate, molto dipende da ciò che suo marito ha riportato in seduta: è possibile che ciò che è stato detto porti la collega a ravvisare una situazione critica.

Cordialmente
Dott. Giacomo Caiani

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Buona sera gentile utente. La domanda è molto generica e sarebbe anche negativo ridurre un incontro di un'ora con uno specialista con poche singole frasi. Tuttavia credo che i primi incontri siano solo conoscitivi e che l'abilità del terapeuta non consista nel dare consigli, ma analizzare insieme al paziente le sue risorse e i suoi limiti. Abbandonare dopo una seduta non è consigliabile, per questo consiglierei a suo marito di continuare ad esplorare questa relazione terapeutica e nel caso di cambiare dopo qualche seduta, se non dovesse sentirsi a suo agio con l'attuale terapeuta. Rimango a disposizione per ogni informazione.
Buonasera, sebbene ci fosse sicuramente una valutazione di fondo, senza dubbio prima di giungere a conclusioni affrettate come cambiare lavoro sarebbe importante capire a cosa sono legati questi rapporti conflittuali con i colleghi, come li vive suo marito ed eventualmente, tramite anche il supporto psicologico, valutare l'opzione di trovare o creare nuove risorse e strumenti per gestire la situazione. Un aspetto importante sarebbe anche approfondire il modo in cui suo marito se la vive, identificarne le motivazioni ed elaborarle proprio per evitare che di fronte a potenziali future altre difficoltà si inneschi subito e solo la scelta di aggirare il problema piuttosto che elaborarlo e affrontarlo. Se sentisse il bisogno di approfondire la questione resto a disposizione. Dott.ssa Ilaria Avallone
Buonasera. Generalmente la psicoterapia non dovrebbe essere un momento di consiglio, bensì un momento in cui il professionista aiuta la persona ad arrivare ad una decisione. Può esserci da parte del terapeuta un far notare delle specificità rispetto all'esperienza del paziente ma che non va a sostituirsi alla scelta che comunque è responsabilità della persona. Sicuramente si dovrebbe capire qual è la criticità e anche riflettendoci insieme e, successivamente, cercare di capire come potersi muovere: il terapeuta è, in questo, un facilitatore. Spero di aver risposto. Un cordiale saluto
Buonasera, di fronte ad una situazione spiacevole che crea malessere è importante individuarne le cause e le circostanze che conducono a tale condizione. Da qui è poi possibile lavorare sulle strategie che possono aiutare a ritrovare una condizione di benessere; utile, laddove sia possibile, lavorare sulla gestione dei conflitti.
Esistono però casi in cui la situazione non sia più sostenibile e diventi dannosa per la salute, potrebbe essere per questo motivo che si è parlato di luogo tossico.
Carissima spero suo marito sia riuscito ad affrontare il disagio ed elaborare strategie in risposta all'ambiente lavorativo. Solitamente il primo colloquio è conoscitivo e valutativo rispetto alla domanda di aiuto. Si possono formulare ipotesi di intervento e stabilire tempi e modi ma raramente si possono offrire soluzioni immediate alle problematiche. Un caro saluto spero di essere stata utile. Dott.ssa Anna Verrino
Salve, quanto viene riportato fuori dal setting può essere "interpretato", riletto dalla persona che lo riporta all'esterno. Sarebbe anche utile che la persona non riportasse quello che viene condiviso con il terapeuta, ma rimanesse riservato a quel contesto, in modo da evitare distorsioni o pareri da parte di altri familiari che non erano presenti ma basano le loro opinioni sul riportato. Lasci che suo marito faccia questa esperienza e decida lui se e come portarla avanti. Una sola seduta non dice molto. Cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni

Buonasera, capisco le sue perplessità e il desiderio di comprendere meglio il percorso che suo marito ha intrapreso. È naturale chiedersi quale sia l'approccio più adatto quando si affrontano situazioni difficili, come un ambiente di lavoro che appare complicato o addirittura tossico.

Suggerire un cambiamento di lavoro dopo un solo incontro può sembrare rapido, ma può anche essere una valutazione iniziale fatta per comprendere fino a che punto la situazione stia influenzando il benessere di suo marito. In molti casi, i primi colloqui servono proprio a inquadrare le difficoltà principali e a individuare le possibili strade da esplorare: una può essere la riflessione sul cambiamento, mentre un’altra può essere l’analisi delle modalità di gestione delle relazioni sul lavoro.

Nei prossimi incontri, suo marito avrà probabilmente la possibilità di lavorare su una comprensione più profonda di ciò che lo disturba e di valutare strategie pratiche per affrontare questi aspetti. La psicologa potrà esplorare insieme a lui se ci sono risorse personali e strumenti che possano essere utili per migliorare i rapporti con i colleghi o, se necessario, per considerare alternative lavorative più favorevoli al suo benessere.

In ogni caso, il percorso è sempre personalizzato e si adatta alle necessità della persona, dando spazio ai suoi dubbi e al suo bisogno di trovare serenità nella propria vita lavorativa.

Un caro saluto, Dr.ssa Marta Landolina
Salve, nella semplicità della descrizione può sembrare assai bizzarro. Non sappiamo cosa sia stato detto nel corso del colloquio e quindi è difficile interpretare la risposta rapida così "risolutiva" per risolvere la questione.
Probabilmente potrebbe essere una frase estrapolata da un discorso più articolato e quindi poco rappresentativo della complessità di un possibile ragionamento.
Avra modo suo marito , certamente, di approfondire gli aspetti più significativi del suo malessere lavorativo se solo di quersyo si parla o se è un avviso si di una sofferenza piu ampia.
Ci saranno altri incontri e quindi momenti di riflessione e ragionamento che lentamente andranno a cogliere i nodi del problema.
Rimango a sua disposizione nel caso volesse approfondire. Ricevo a Roma nel quartiere Prati e Con colloqui OnLine.
Cordialmente
Carlo Benedetti Michelangeli
Gentile utente, comprendo i suoi dubbi, ma le informazioni fornite non sono purtroppo sufficienti a darle un utile riscontro. Come già accennato dai colleghi, non sappiamo come sia andato questo incontro e non possiamo giudicare l'operato svolto.
Suo marito sarà sempre libero di rivolgersi altrove, qualora scegliesse di farlo, così come sarà sempre libero di cogliere o meno le sollecitazioni dell* collega in questione. Cordiali saluti, Dott.ssa Antonella Cramarossa
Gentile utente, solitamente di fronte a situazioni come quella descritta è utile svolgere un percorso di orientamento per comprendere, assieme al paziente, quali siano i punti di forza, le fragilità, nonché le eventuali altre opportunità lavorative. Sono percorsi generalmente brevi che richiedono non più di 10 incontri. Spero di essere stata utile. in bocca al lupo cordialmente Dott.ssa Fiorenza Scagnetto
Buongiorno, sicuramente è importante capire cosa nell'ambiente lavorativo ci mette a disagio e come affrontarlo, forse la collega ha posto il cambiamento del luogo di lavoro come una opzione possibile oltre a capire come affrontare situazioni conflittuali che ci mettono in difficoltà.
Gentilissima, sicuramente non possiamo sapere con esattezza cosa si sono detti, le modalità e come si è sviluppato il discorso. Ad ogni modo, è comprensibile che, un consiglio di questo tipo dato dopo un solo incontro, le abbia creato dei dubbi a riguardo. Se il marito concorda con lei e considera l'intervento della collega affrettato e poco consono, potrebbe consigliarli di parlarne direttamente con la psicologa, esponendo il suo disappunto a riguardo. Un buon professionista sicuramente accoglierà il dissenso del marito e opererà di conseguenza. Resto a disposizione, Dott.ssa Carlotta Cazzin
Buongiorno, comprendo perfettamente i suoi dubbi e mi sembra che abbia colto un punto essenziale. Quando ci si rivolge a un terapeuta, soprattutto in un momento di disagio legato al lavoro, come sta vivendo suo marito, si cerca sostegno, comprensione e strumenti per affrontare le difficoltà, non consigli frettolosi. Ogni individuo porta con sé una storia unica e delle dinamiche personali che richiedono una comprensione profonda da parte del terapeuta, e una prima seduta è principalmente un'occasione per stabilire una conoscenza reciproca e una base di fiducia. Suggerire di cambiare lavoro così presto, senza un’analisi dettagliata della situazione, può sembrare un’indicazione superficiale. Il ruolo del terapeuta non è quello di indicare soluzioni immediate, ma piuttosto di accompagnare la persona nel processo di esplorazione e comprensione dei suoi pensieri, emozioni e comportamenti, per aiutarla a trovare strumenti e strategie utili alla sua crescita e al suo benessere. In una terapia cognitivo-comportamentale, infatti, ci si concentra su come affrontare le sfide sviluppando abilità pratiche per riconoscere e gestire i pensieri disfunzionali, riducendo così lo stress e migliorando la gestione delle situazioni difficili. Prima di arrivare a decisioni drastiche, come lasciare il lavoro, sarebbe importante aiutare suo marito a esplorare le cause del malessere: se è legato solo ai colleghi, ad esempio, o se è presente un disagio più ampio, se ci sono aspetti che si potrebbero migliorare nei rapporti interpersonali o nell’autoefficacia lavorativa. Un terapeuta cognitivo-comportamentale si focalizzerebbe su queste aree, insegnando a suo marito a sviluppare abilità come l’assertività, la gestione dello stress, il pensiero flessibile e il problem solving. Queste competenze non solo gli sarebbero di grande aiuto nell’attuale contesto lavorativo, ma sarebbero anche applicabili in qualsiasi ambito futuro. Una buona terapia inizia con un percorso condiviso, senza fretta di dare risposte immediate, e con l’obiettivo di offrire gli strumenti per affrontare con successo le sfide che la vita ci pone. Resto a disposizione. Vi auguro ogni bene. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, pur essendo lecito farsi alcune domande avendo come priorità il benessere di suo marito, dobbiamo tenere a mente che non possiamo sapere con esattezza come si sono svolte le cose nella stanza di terapia. Da parte di suo marito potrebbero essere state presentate le dinamiche in maniera per lui molto dolorosa, tanto da aver spinto la collega a suggerire di andarsene. D'altra parte suo marito potrebbe aver interpretato come un suggerimento di andare via alcuni commenti che non necessariamente consideravano quella come l'unica possibilità. E' sicuramente molto complesso ma per quanto possa essere difficile bisogna provare ad aver fiducia sia in suo marito sia nell'operato della collega. Un saluto Dott.ssa Bonomi
Gentile utente, trovo strano che la collega abbia "consigliato" questa soluzione, poiché il nostro ruolo di psicologi non ci rende né consigliatori, né soluzionatori. Probabilmente è stato meglio esplorato il contesto e si sono approfondite le motivazioni che rendono suo marito poco sereno al lavoro e da lì si sarà presa in considerazione la possibilità di cambiare. Il che è possibile già dopo il primo incontro.
Rimango a disposizione. Un caro saluto
Buongiorno, capisco le sue considerazioni. Solitamente gli psicologi non sono tenuti a dare "consigli" ma ad aiutare la persona ad arrivare alle sue conclusioni. Quello che le ha riferito suo marito è più un consiglio della psicologa o una considerazione a cui è arrivato in seguito lui? Non essendo dentro la stanza di terapia con loro (giustamente) mancano diversi dettagli, quello su cui si può ragionare è come ha preso quest'affermazione suo marito e cosa pensa lui e se per lui è importante affrontare il luogo di lavoro è importante farlo ben presente alla sua psicologa. Poi insieme arriveranno alle varie conclusioni. Capisco la sua preoccupazione ed affrontare così direttamente e schematicamente come le ha riportato l'accaduto suo marito, anche a me sembra un po' prematuro in sede di primo colloquio, ma ribadisco, mancano tanti dati che hanno spinto la professionista a tale considerazione.
Salve, comprendo la sua riflessione, il collega ha probabilmente riscontrato degli elementi molto negativi in quel posto di lavoro ed ha preso in considerazione una scelta radicale. Noi non possiamo sapere quale sia stata la valutazione alla base di questo consiglio, ragion per cui la invito a confrontarsi con lui e risolvere i suoi dubbi.
Cordialmente, Dott.ssa Manzini
Gentile utente, grazie di condividere con noi il suo dubbio. Diciamo che la prima seduta dovrebbe essere conoscitiva, ma effettivamente non sappiamo come si è evoluta la conversazione che ha portato il terapeuta a dare questo consiglio. Ricordo comunque che il paziente può sempre comunicare i suoi effettivi bisogni e, se suo marito vuole continuare questo lavoro e affrontarlo, allora è buono comunicare al terapeuta che lo aiuterà in questo percorso. Resto a disposizione =)
Gentile, la sua osservazione è comprensibile. Le informazioni fornite sul percorso di suo marito sono davvero poche per esprimere un parere completo. Ogni terapeuta ha un approccio unico e potrebbe ritenere che il cambiamento sia la soluzione più opportuna in base alla situazione riportata. Spero sinceramente che questo percorso possa portare un beneficio significativo per lui. Un caro saluto

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