Mio marito fa uso delle depakin 300 la mattina e 500 la sera da anni sarà 4 o 5 anni per problemi di

19 risposte
Mio marito fa uso delle depakin 300 la mattina e 500 la sera da anni sarà 4 o 5 anni per problemi di controllo del nervosismo, solo che visto che è vero che si è calmato molto e ai problemi personali e non reagisce molto meglio ma lui proprio per questo ha incominciato a smettere di prenderli, ha incominciato col sabato e domenica che non le prendeva, per poi riprendere xché io mi arrabbia o che gli dicevo che doveva sentire un medico prima, premessa uno psirerapeuta non lo vede più dal 2016, io non so che fare????
Sento molto la sua preoccupazione, purtroppo non è infrequente che le persone che soffrono di un disturbo così complesso come potrebbe essere un disturbo bipolare, smettano in autonomia di prendere i farmaci nel momento in cui sentono di stare meglio. Potrebbe, come coniuge, provare ad informare lo psichiatra che ha prescritto il farmaco oppure il MMG se vi conosce e soprattutto conosce la storia psichiatrica di suo marito.
La situazione per lei non è semplice e potrebbe diventare ancora più complessa, ha fatto bene a chiedere aiuto; provi ad attivare la rete dei curanti che si stanno occupando di suo marito.
I farmaci non dovrebbero mai essere sospesi in autonomia, potrebbe essere utile comprendere suo marito dicendogli che se sente di stare meglio è un bene ma per sospendere il farmaco è necessario fissare una visita con il medico per parlarne con lui e decidere come ridurre e finalmente sospendere il farmaco.
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Buongiorno signora,
una cosa opportuna da fare sarebbe contattare lo psichiatra che ha prescritto la cura farmacologica poiché, come immagino che lei già saprà, è fortemente sconsigliato smettere di prendere questo tipo di medicinale senza consiglio medico.
Suo marito probabilmente si sente meglio e vorrebbe smettere di assumere per questo il Depakin; la invito a cercare di farlo ragionare sul fatto che se è vero che i suoi comportamenti derivati da eccessivo nervosismo sono rientrati, sarà lo psichiatra stesso a scalare piano piano il dosaggio.
Probabilmente far ragionare suo marito non sarà facile su questo argomento, ma se riuscirete a trovare un accordo e a ragionare insieme sul da farsi, questo deve essere per entrambi un punto di partenza: anni fa prendere una decisione di comune accordo forse non sarebbe stato così facile, oggi invece si, ed è per questo che lo psichiatra sarà anche lui pronto ad ascoltare la richiesta di suo marito nel voler scalare il farmaco.
La ringrazio e le auguro una buona giornata
Gentile utente, per il controllo farmacologico sarebbe opportuno consultare uno psichiatra che possa spiegare l’importanza di seguire adeguatamente la prescrizione.
Se suo marito non riesce a riconoscere l’importanza di un supporto psicoterapeutico forse potrebbe pensare di farsi sostenere lei in questo spaccato così difficile della sua vita, che magari le rende c complicato gestire anche la semplice quotidianità. Un cordiale saluto Dott Elisa Galantini
Lei, purtroppo, non può fare nulla. Non ci si può fare carico dei problemi altrui per amore, senza specifiche competenze ed anche con le specifiche competenze, in ambito familiare, si fallisce sempre. Ognuno è responsabile soprattutto di se stesso, questo difficile è da capire, tendiamo a prenderci cura degli altri più che di noi. E' la sindrome di "io ti salverò"
Gentile signora, per il dosaggio farmacologico è necessario sentire il medico che ha prescritto la terapia.
Quello che può fare lei in questo momento credo sia pensare ad un professionista o associazione specifica che possa sostenerla, ascoltarla e consigliarla rispetto alla situazione con suo marito.
Spero di esserle stata d'aiuto
Dott.ssa Maria Lucia Dimaglie
Buonasera signora, percepisco la sua reale preoccupazione rispetto ad un problema oggettivo . Molto spesso pazienti con tale patologia, nel momento in cui avvertono di stare meglio, autonomamente riducono o smettono la cura prescritta dal medico di riferimento pensando di non averne più bisogno. Il mio consiglio é di contattare lo specialista che ha prescritto i farmaci a suo marito e spiegare la situazione e inoltre potrebbe cercare di parlare con suo marito facendogli comprendere che la strada della psicoterapia potrebbe decisamente aiutarlo.
Saluti
Gentilissima, capisco la sua preoccupazione e la situazione difficile in cui si trova.

Purtroppo, succede spesso che i pazienti affetti da determinate patologie decidano autonomamente di diminuire o interrompere del tutto l'assunzione dei farmaci.

La situazione è complessa e non può farsene carico da sola: sarebbe opportuno che contattasse l'equipe che ha in carico il caso di suo marito per metterli al corrente della situazione e capire come intendano muoversi. Qualora ciò non fosse possibile per qualsivoglia ragione, le suggerisco di rivolgersi al vostro medico di base per capire come bisognerebbe muoversi.

Spero di esserle stata d'aiuto
Gentile utente di miol dottore,

è opportuno che riuscisse a far contattare quanto prima lo pschiatra di riferimento da suo marito. E' molto pericoloso cambiare somministrazione del farmaco in totale autonomia'. In questi casi il rischio e rendere vano la terapia indicata. Prima che i sintomi possano riemergere con forza è strettamente consigliato prendere un nuovo apuntamento col medico. Consideri inoltre che suo marito potrebbe andare incontro ad uno scompenso peggiore anche in virtù di un' astinenza dal farmaco che potrebbe farsi sentire.
In bocca al lupo per tutto.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Parli di ciò al suo medico curante, lo inviti a contattare al più presto suo marito, cercando di responsabilizzarlo.
Buonasera! Non è insoliti che quando i pazienti stanno meglio smettano di prendere i farmaci. Lei può consultarsi con lo psichiatra che ha prescritto le medicine e chiede se può contattare suo marito. Quest'ultimo dovrebbe rendersi conto che se sta bene è perché ha seguito la cura.
Saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
nessun farmaco riesce a risolvere problemi di conflitti pscologigi , al di fuori di una psicoterapia con farmaco o affiancata da una psicorterapia, il farmaco può essere una forma di psicoterapia rapida ed efficae per togliere la "febbre" diceva un mio amico neurologo , m poi bisogna parlare , perchè lo stesso successo di questaterapia può avere effetti collaterali capaci di cronicizzare il disturbo
Certamente i problemi personali non vengono risolti da un farmaco che può al massimo stabilizzare l'umore.

Ogni volta che si lamenta lo responsabilizzi a rivolgersi a chi può supportarlo professionalmente. Senza insistenze e senza sostituirsi a un valido aiuto.

Saluti Dr. Gianpietro Rossi
Buongiorno, in generale chi segue una terapia farmacologica dovrebbe consultare il medico che gliel'ha prescritta per tutto ciò che riguarda dosaggi e tempistiche ma mi sembra di capire che suo marito ha deciso da solo di interrompere la cura. Le consiglio di contattare lo psichiatra che gli ha prescritto la cura o in alternativa il medico di base così da avere un confronto ma anche un supporto nell'affrontare la situazione che ha descritto e che tanto la preoccupa. In bocca al lupo, EnzaC
Buonasera, capisco la sua preoccupazione, con calma dovrebbe parlare con suo marito. Trovando le parole giuste ed i tempi adatti, spiegando i benefici che ha avuto dalla cura e che forse sta sbagliando interronpendola senza prima consultare il medico che inizialmente gliel'ha prescritta. In seguito la potrà scalare ma solo il medico gliela potrà indicare. Capisco che è difficile per lei intervenire, xchè succede molto frequentemente che chi ha questi disturbi, nel momento in cui avvertono i benefici non capiscono per quale motivo continuare a prendere il farmaco. Inoltre purtroppo il più delle volte dopo un pò di tempo i sintomi possono anche ricomparire. Per quanto riguarda la psicoterapia che stava eseguendo, è lui che deve sentire il bisogno di continuare la psicoterapia, certo sarebbe il caso che nuovamente riiniziasse le sedute, dato che ha anche sospeso i farmaci, cerchi di convincerlo, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli.
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Gentile utente, i farmaci vanno assunti secondo le prescrizioni mediche e, soprattutto per gli psicofarmaci, una loro assunzione discontinua, come quella che descrive, può avere effetti collaterali importanti. Suo marito dovrebbe quindi contattare il medico prescrivente per rivedere la terapia. Tuttavia, i rapporti interpersonali non si risolvono col farmaco: avete mai pensato ad una psicoterapia di coppia per capire e risolvere le dinamiche tra di voi? Potrebbe essere la soluzione ideale. Saluti
Gentile Utente, riguardo la terapia farmacologica è comunque opportuno che ne parliate con lo psichiatra. Sicuramente la psicoterapia sarebbe una risorsa per suo marito, ma se è contrario certamente non può costringerlo. Però potrebbe richiedere un supporto psicologico per lei vista la situazione faticosa che si trova a gestire.
Un cordiale saluto
Buona sera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Preferibilmente le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere un percorso di terapia anche in videochiamata WhatsApp. Cordiali saluti, Dott.ssa Beatrice Planas. Psicologa psicoterapeuta per consulenze online
Buongiorno signora, si rivolga allo psichiatra che ha prescritto i farmaci a suo marito. Purtroppo non è mai una cosa buona interrompere da soli certi farmaci, tantomeno diminuirli. Se dovesse decidere di farlo, lo comunichi a suo marito, esprimendogli la sua preoccupazione ed il fatto che l'interruzione improvvisa o lo scalaggio "fai da te" possono provocare l'effetto contrario a quello desiderato.
Cordiali saluti,
Rosella pettinari
Gentile utente parli con suo marito , gli spieghi che interrompere un farmaco fa male e cercate di andare insieme dallo psichiatra e trovare come continuare , il passo successivo da fare . Cordiali saluti

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