Mia figlia, 21 anni, si è lasciata da oltre due anni, con il ragazzo con cui è stata fidanzata da qu
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Mia figlia, 21 anni, si è lasciata da oltre due anni, con il ragazzo con cui è stata fidanzata da quando aveva 16 anni circa.
Sembrava tutto perfetto quando stava con lui. Avevano una vita sociale normale per ragazzi della loro età ma da quando si sono lasciati non frequenta più coetanei. Sta a casa sempre.
Le sue uniche uscite sono per studio, (quando va all'università ma poche volte oramai perché ha quasi concluso con la laurea triennale), per commissioni varie o quando riesco ad organizzare una uscita con noi in famiglia o una breve vacanza.
A suo dire, con le ragazze del suo corso di studio non è stato possibile costruire una amicizia perché tutte di zone limitrofe distanti. Con le amiche di liceo aveva già smesso di frequentarsi ai tempi del fidanzamento.
Non so più come aiutarla. Temo la sua reazione ad essere troppo esplicita suggerendole di farsi aiutare.
Il suo comportamento in casa è normale, allegra e/o disponibile all'occorrenza.
Inizialmente proprio per il suo modo di essere serena ho pensato che si volesse dare un po' di tempo prima di ricominciare ad avere una vita normale per una ragazza della sua età ma adesso man mano che passano i mesi mi sento sempre più disperata per questa situazione.
Non mi ha mai spiegato il motivo di quella rottura amorosa e io ho paura a suggerirle un supporto psicologico.
Sto anche pensando di iniziare io un percorso per provare a capire come comportarmi con lei e magari riuscire a cambiare questa situazione che mi fa stare troppo male.
Non esco di casa nemmeno più io, specie quando capita che sua sorella non c'è, per non lasciarla sola ma oramai mi sembra solo una trappola in cui non si salva nessuno.
Sembrava tutto perfetto quando stava con lui. Avevano una vita sociale normale per ragazzi della loro età ma da quando si sono lasciati non frequenta più coetanei. Sta a casa sempre.
Le sue uniche uscite sono per studio, (quando va all'università ma poche volte oramai perché ha quasi concluso con la laurea triennale), per commissioni varie o quando riesco ad organizzare una uscita con noi in famiglia o una breve vacanza.
A suo dire, con le ragazze del suo corso di studio non è stato possibile costruire una amicizia perché tutte di zone limitrofe distanti. Con le amiche di liceo aveva già smesso di frequentarsi ai tempi del fidanzamento.
Non so più come aiutarla. Temo la sua reazione ad essere troppo esplicita suggerendole di farsi aiutare.
Il suo comportamento in casa è normale, allegra e/o disponibile all'occorrenza.
Inizialmente proprio per il suo modo di essere serena ho pensato che si volesse dare un po' di tempo prima di ricominciare ad avere una vita normale per una ragazza della sua età ma adesso man mano che passano i mesi mi sento sempre più disperata per questa situazione.
Non mi ha mai spiegato il motivo di quella rottura amorosa e io ho paura a suggerirle un supporto psicologico.
Sto anche pensando di iniziare io un percorso per provare a capire come comportarmi con lei e magari riuscire a cambiare questa situazione che mi fa stare troppo male.
Non esco di casa nemmeno più io, specie quando capita che sua sorella non c'è, per non lasciarla sola ma oramai mi sembra solo una trappola in cui non si salva nessuno.
Buongiorno,
mi dispiace per il momento di difficoltà che state attraversando: non mi esprimo per quanto riguarda la situazione di sua figlia in sé, in quanto non potendo lei parlare in prima persona, si possono solo fare delle generiche supposizioni.
Tuttavia se lei è così preoccupata per quello che la ragazza sta passando le suggerirei di vincere le sue paure e parlare con sua figlia apertamente della possibilità di farsi aiutare, magari confrontandosi anche con l'altra sua figlia che potrebbe darle man forte o comunque fornirle qualche suggerimento o punto di vista.
Cordialmente,
Dott. Giacomo Caiani
mi dispiace per il momento di difficoltà che state attraversando: non mi esprimo per quanto riguarda la situazione di sua figlia in sé, in quanto non potendo lei parlare in prima persona, si possono solo fare delle generiche supposizioni.
Tuttavia se lei è così preoccupata per quello che la ragazza sta passando le suggerirei di vincere le sue paure e parlare con sua figlia apertamente della possibilità di farsi aiutare, magari confrontandosi anche con l'altra sua figlia che potrebbe darle man forte o comunque fornirle qualche suggerimento o punto di vista.
Cordialmente,
Dott. Giacomo Caiani
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Gentile utente, immagino quanto debba essere angosciante per lei questa situazione. Spesso in queste situazioni è utile che si coinvolga tutto il nucleo familiare in un percorso psicologico. L'idea che tutta la famiglia possa farsi aiutare da uno specialista spesso ha come conseguenza quello di de-patologizzare chi soffre, facilitando così la presa in carico del problema. Per fare questo è necessario rivolgersi a un terapeuta che abbia un approccio sistemico-relazionale-familiare, poiché maggiormente abituato a gestire situazioni come quella che lei ha descritto. Questa potrebbe essere una strategia efficace. Spero che sia riuscito a esserle d'aiuto, resto a disposizione.
Dott. Paolo Di San Diego
Dott. Paolo Di San Diego
Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Santa Maria Capua Vetere
Buongiorno,
comprendo la sua preoccupazione e il peso che questa situazione sta avendo anche su di lei. È evidente il suo amore per sua figlia e il desiderio di aiutarla, ma al tempo stesso il timore di fare un passo che potrebbe essere percepito come invadente.
Sua figlia potrebbe attraversare un momento in cui il suo mondo interno richiede spazio e silenzio per elaborare ciò che ha vissuto. La fine di una relazione di lunga durata, specie in una fase cruciale come l’adolescenza e i primi anni della vita adulta, può lasciare un vuoto significativo. Questo potrebbe averla portata a una sorta di "ritiro", che però non sempre è negativo, seppur prolungato. Tuttavia, se questa chiusura la priva di esperienze importanti per la sua età o limita il suo benessere, potrebbe essere un segnale di un bisogno più profondo.
Il suo istinto di pensare a un supporto psicologico è molto valido. Iniziare lei un percorso potrebbe essere una scelta saggia, non solo per comprendere meglio come approcciarsi a sua figlia, ma anche per gestire il senso di impotenza che sta vivendo. Questo potrebbe aiutarla a trovare il giusto equilibrio tra la vicinanza e il rispetto per i tempi e i confini di sua figlia.
Nel frattempo, le consiglio di cercare un dialogo empatico e privo di giudizio. Potrebbe essere utile condividere con lei le sue emozioni in modo semplice e diretto, ad esempio dicendole che nota la sua tranquillità ma anche il suo isolamento e che questo la preoccupa, senza però fare pressione. Potrebbe anche proporre attività che possano interessarle, mostrando apertura senza forzature.
È importante ricordare che il cambiamento richiede tempo e spesso inizia con piccoli passi. L’amore e la pazienza che sta già dimostrando sono fondamentali, ma affiancarli con il supporto di un professionista può fare la differenza.
Rimango a disposizione se vuole approfondire o esplorare altre strategie per affrontare questa situazione.
Un caro saluto.
comprendo la sua preoccupazione e il peso che questa situazione sta avendo anche su di lei. È evidente il suo amore per sua figlia e il desiderio di aiutarla, ma al tempo stesso il timore di fare un passo che potrebbe essere percepito come invadente.
Sua figlia potrebbe attraversare un momento in cui il suo mondo interno richiede spazio e silenzio per elaborare ciò che ha vissuto. La fine di una relazione di lunga durata, specie in una fase cruciale come l’adolescenza e i primi anni della vita adulta, può lasciare un vuoto significativo. Questo potrebbe averla portata a una sorta di "ritiro", che però non sempre è negativo, seppur prolungato. Tuttavia, se questa chiusura la priva di esperienze importanti per la sua età o limita il suo benessere, potrebbe essere un segnale di un bisogno più profondo.
Il suo istinto di pensare a un supporto psicologico è molto valido. Iniziare lei un percorso potrebbe essere una scelta saggia, non solo per comprendere meglio come approcciarsi a sua figlia, ma anche per gestire il senso di impotenza che sta vivendo. Questo potrebbe aiutarla a trovare il giusto equilibrio tra la vicinanza e il rispetto per i tempi e i confini di sua figlia.
Nel frattempo, le consiglio di cercare un dialogo empatico e privo di giudizio. Potrebbe essere utile condividere con lei le sue emozioni in modo semplice e diretto, ad esempio dicendole che nota la sua tranquillità ma anche il suo isolamento e che questo la preoccupa, senza però fare pressione. Potrebbe anche proporre attività che possano interessarle, mostrando apertura senza forzature.
È importante ricordare che il cambiamento richiede tempo e spesso inizia con piccoli passi. L’amore e la pazienza che sta già dimostrando sono fondamentali, ma affiancarli con il supporto di un professionista può fare la differenza.
Rimango a disposizione se vuole approfondire o esplorare altre strategie per affrontare questa situazione.
Un caro saluto.
Buongiorno, l’età di sua figlia è molto delicata e non è insolito che possano presentarsi situazioni simili; l’idea di intraprendere un percorso di supporto genitoriale é ottima, potrebbe esserle utile per capire come poterla aiutare, dandole degli strumenti concreti che possano fare la differenza nel suo ruolo da genitore.
Non è scontato che in situazioni come queste i genitori captino i segnali giusti, e questo lei deve riconoscerselo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Angelita Vicino
Non è scontato che in situazioni come queste i genitori captino i segnali giusti, e questo lei deve riconoscerselo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Angelita Vicino
Gentilissima,
grazie per la sua condivisione. Potrebbe effettivamente essere che sua figlia risenta tristezza per questa separazione, anche perchè la relazione parrebbe essere stata lunga e in una fase di crescita, per cui l'allontanamento dal ragazzo potrebbe avere necessità di un tempo di adeguamento alla nuova situazione maggiore rispetto a una storia corta e ad un'età maggiormente matura. Le sue preoccupazioni sono totalmente lecite, è importante che lei le possa esteriorizzare anche con sua figlia. Una comunicazione è efficace per la trasparenza e la chiarezza del messaggio ed è importante che in casi di difficoltà vengano esteriorizzate le emozioni e sentimenti (tristezza per sua figlia e preoccupazione per lei). E' anche adeguato che lei possa suggerire un consulto con uno psicologo per sua figlia che permetterà di comprendere questo momento e le sue emozioni. Se lei, inoltre, ne sente il bisogno può sempre chiedere un supporto ad uno psicologo che possa aiutarla a comprendere come si sente e come vuole agire o anche come comunicare le sue preoccupazioni. Infatti, il confronto con un professionista permette di avere le idee più chiare e di conoscersi meglio e in ogni momento questo può essere utile per stare bene con se stessi.
Spero di averti dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esitare a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
grazie per la sua condivisione. Potrebbe effettivamente essere che sua figlia risenta tristezza per questa separazione, anche perchè la relazione parrebbe essere stata lunga e in una fase di crescita, per cui l'allontanamento dal ragazzo potrebbe avere necessità di un tempo di adeguamento alla nuova situazione maggiore rispetto a una storia corta e ad un'età maggiormente matura. Le sue preoccupazioni sono totalmente lecite, è importante che lei le possa esteriorizzare anche con sua figlia. Una comunicazione è efficace per la trasparenza e la chiarezza del messaggio ed è importante che in casi di difficoltà vengano esteriorizzate le emozioni e sentimenti (tristezza per sua figlia e preoccupazione per lei). E' anche adeguato che lei possa suggerire un consulto con uno psicologo per sua figlia che permetterà di comprendere questo momento e le sue emozioni. Se lei, inoltre, ne sente il bisogno può sempre chiedere un supporto ad uno psicologo che possa aiutarla a comprendere come si sente e come vuole agire o anche come comunicare le sue preoccupazioni. Infatti, il confronto con un professionista permette di avere le idee più chiare e di conoscersi meglio e in ogni momento questo può essere utile per stare bene con se stessi.
Spero di averti dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esitare a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
Capisco quanto questa situazione possa essere difficile e quanto la preoccupazione per il benessere di sua figlia le sta pesando. Da quanto descritto, sua figlia sembra essere chiusa in un isolamento sociale progressivo, e questo può essere legato a molteplici fattori, come il dolore della rottura, una difficoltà nel riorganizzare la propria vita sociale o magari una paura di rimettersi nuovamente in gioco.
È normale che, come madre, si sente impotente di fronte a questa situazione, ma è importante ricordare che non è sola e che ci sono strumenti e percorsi che possono aiutarla a gestire al meglio questa difficoltà. Il fatto che lei sta considerando di iniziare un percorso personale è un'ottima idea: il supporto psicologico può fornirle strategie utili per relazionarsi con sua figlia e per gestire il suo stesso stato emotivo.
Quanto a sua figlia, potrebbe essere utile affrontare il tema con delicatezza, magari spiegandole che la sua situazione, per quanto comprensibile, merita attenzione. Evitare di farla sentire giudicata o inadeguata è fondamentale, e farle capire che rivolgersi a uno specialista non è un segno di debolezza, ma un modo per prendersi cura di sé, potrebbe essere d'aiuto.
Le consiglio di considerare il supporto di uno psicologo per entrambi, sia per affrontare le difficoltà presenti, sia per prevenire che la situazione evolva in un disagio più profondo. Con il giusto aiuto, è possibile ristabilire un equilibrio e favorire un percorso di crescita e benessere per tutta la famiglia.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa
È normale che, come madre, si sente impotente di fronte a questa situazione, ma è importante ricordare che non è sola e che ci sono strumenti e percorsi che possono aiutarla a gestire al meglio questa difficoltà. Il fatto che lei sta considerando di iniziare un percorso personale è un'ottima idea: il supporto psicologico può fornirle strategie utili per relazionarsi con sua figlia e per gestire il suo stesso stato emotivo.
Quanto a sua figlia, potrebbe essere utile affrontare il tema con delicatezza, magari spiegandole che la sua situazione, per quanto comprensibile, merita attenzione. Evitare di farla sentire giudicata o inadeguata è fondamentale, e farle capire che rivolgersi a uno specialista non è un segno di debolezza, ma un modo per prendersi cura di sé, potrebbe essere d'aiuto.
Le consiglio di considerare il supporto di uno psicologo per entrambi, sia per affrontare le difficoltà presenti, sia per prevenire che la situazione evolva in un disagio più profondo. Con il giusto aiuto, è possibile ristabilire un equilibrio e favorire un percorso di crescita e benessere per tutta la famiglia.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa
Buongiorno,
il primo suggerimento è di provare a parlare con sua figlia, anche senza suggerire da subito l'idea di un percorso psicologico, per provare a conoscere il suo stato d'animo circa questa situazione. Potrebbe anche risultare che per il momento questa scarsa rete sociale non sia un gran problema per lei. Se invece raccontasse che ciò le genera sofferenza si potrebbe aprire alla possibilità di un consulto. Tuttavia, alcune volte, ciò che vediamo negli altri è filtrato dai nostri vissuti che fanno da cassa di risonanza, pertanto credo che potrebbe essere una buona idea, considerato come la cosa condiziona la sua quotidianità, provare ad iniziare un percorso lei stessa e soffermarsi in modo più profondo sulla grande sofferenza che questa situazione le comporta.
il primo suggerimento è di provare a parlare con sua figlia, anche senza suggerire da subito l'idea di un percorso psicologico, per provare a conoscere il suo stato d'animo circa questa situazione. Potrebbe anche risultare che per il momento questa scarsa rete sociale non sia un gran problema per lei. Se invece raccontasse che ciò le genera sofferenza si potrebbe aprire alla possibilità di un consulto. Tuttavia, alcune volte, ciò che vediamo negli altri è filtrato dai nostri vissuti che fanno da cassa di risonanza, pertanto credo che potrebbe essere una buona idea, considerato come la cosa condiziona la sua quotidianità, provare ad iniziare un percorso lei stessa e soffermarsi in modo più profondo sulla grande sofferenza che questa situazione le comporta.
Buongiorno,
Capisco il tuo malessere e il desiderio di voler aiutare tua figlia. La sua situazione potrebbe riflettere una difficoltà ad adattarsi a un cambiamento significativo, come la fine di una relazione che, purtroppo, non ha ricevuto il tempo di elaborare appieno. La tendenza a ritirarsi dalle relazioni sociali potrebbe essere una risposta difensiva per proteggersi dal dolore o dalla delusione. Tuttavia, un'azione esplicita come suggerire una terapia potrebbe sentirsi come un'imposizione per lei, visto che non ha parlato della rottura. Un primo passo potrebbe essere esplorare insieme la sua vita sociale, magari suggerendo attività o opportunità senza insistere troppo sulla psicoterapia, ma lasciandole lo spazio per esprimere le sue difficoltà.
Nel frattempo, lavorare su te stessa potrebbe essere utile per comprendere come non agire per “salvarla” ma per supportarla, senza aggiungere ulteriore pressione.
Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Capisco il tuo malessere e il desiderio di voler aiutare tua figlia. La sua situazione potrebbe riflettere una difficoltà ad adattarsi a un cambiamento significativo, come la fine di una relazione che, purtroppo, non ha ricevuto il tempo di elaborare appieno. La tendenza a ritirarsi dalle relazioni sociali potrebbe essere una risposta difensiva per proteggersi dal dolore o dalla delusione. Tuttavia, un'azione esplicita come suggerire una terapia potrebbe sentirsi come un'imposizione per lei, visto che non ha parlato della rottura. Un primo passo potrebbe essere esplorare insieme la sua vita sociale, magari suggerendo attività o opportunità senza insistere troppo sulla psicoterapia, ma lasciandole lo spazio per esprimere le sue difficoltà.
Nel frattempo, lavorare su te stessa potrebbe essere utile per comprendere come non agire per “salvarla” ma per supportarla, senza aggiungere ulteriore pressione.
Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Salve, potrebbe consigliarle un percorso psicologico. Potrebbe farle presente che vorebbe iniziarne uno anche lei così che sua figlia si sentisse compresa e non giudicata. Può consigliarle di vedere dei video su cosa significhi iniziare un percorso psicologico se la ragazza ha idee preconcette sull'argomento. Inoltre potrebbe consigliarle dei libri ed infine enfatizzare che prendersi cura della salute mentale è altrettanto importante di quella fisica per aiutarla a normalizzare la ricerca di aiuto psicologico.
Cordialmente, la Dott.ssa Sara Englaro
Cordialmente, la Dott.ssa Sara Englaro
Buongiorno,
comprendo profondamente la sua preoccupazione per la situazione di sua figlia e il dolore che prova nel vedere un giovane così pieno di potenziale rinchiudersi progressivamente in uno spazio sempre più ristretto, sia socialmente che emotivamente. Da quello che descrive, sua figlia sembra una persona sensibile e riflessiva, che potrebbe essersi adattata a una routine che le dà sicurezza ma che al contempo le sta privando delle esperienze e delle relazioni tipiche della sua età.
La sua preoccupazione è comprensibile, ma è altrettanto importante notare che sua figlia, all’interno di questa dinamica, sembra mantenere una certa serenità domestica. È allegra, disponibile, e apparentemente non manifesta segnali evidenti di sofferenza psicologica. Questo potrebbe indicare che non percepisce la sua situazione come un problema urgente o invalidante, e per questo potrebbe essere poco propensa ad accettare un suggerimento esplicito di cercare aiuto. La sua cautela, quindi, nel proporre un supporto psicologico direttamente a lei è del tutto comprensibile, ed è saggio procedere con delicatezza.
La sua idea di iniziare un percorso personale per comprendere come affrontare al meglio la situazione è un passo molto positivo. Parlare con un professionista potrebbe aiutarla non solo a gestire le sue emozioni di angoscia e frustrazione, ma anche a trovare modi per supportare sua figlia in maniera efficace e rispettosa dei suoi tempi e del suo spazio emotivo. Spesso, quando un genitore si sente intrappolato in questa sorta di "empasse", rivolgersi a un esperto permette di elaborare nuove prospettive e strategie che possono rompere quel senso di blocco.
Per quanto riguarda sua figlia, la sua chiusura sociale potrebbe essere legata a diversi fattori. La fine di una relazione importante, specie se vissuta in una fase formativa come l'adolescenza, può lasciare un segno profondo. Se a questo si aggiunge la mancanza di legami solidi con altre persone del suo ambiente, è possibile che abbia trovato più facile rifugiarsi in una routine familiare piuttosto che affrontare il rischio emotivo di costruire nuove relazioni. È importante tenere a mente che questo comportamento non è necessariamente "patologico", ma può essere una risposta di adattamento a ciò che ha vissuto.
Se le sembra appropriato, potrebbe provare a creare occasioni per parlare con sua figlia di come si sente rispetto alla sua vita attuale, senza giudizio o pressioni, ma con curiosità genuina. A volte, un dialogo sincero, basato sull’ascolto più che sul dare consigli, può aprire una porta per comprendere meglio cosa sta vivendo. Potrebbe anche proporle delle esperienze condivise che escano dalla routine, senza necessariamente legarle a un discorso di cambiamento.
In ogni caso, il fatto che lei stia osservando questa situazione con tanta attenzione e amore è già un elemento cruciale per poter costruire un percorso positivo, sia per sua figlia che per lei stessa. L'importante è non trascurare anche i suoi bisogni: sentirsi "intrappolata" nella preoccupazione può consumare molte energie emotive, e proprio per questo è fondamentale che anche lei si dia lo spazio per prendersi cura di sé. Solo così potrà essere il miglior supporto possibile per sua figlia.
Le auguro di trovare il giusto equilibrio e la serenità che sta cercando per lei e per sua figlia. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti o per accompagnarla, se ne sentisse il bisogno, in questo percorso.
Dott. Luca Vocino
comprendo profondamente la sua preoccupazione per la situazione di sua figlia e il dolore che prova nel vedere un giovane così pieno di potenziale rinchiudersi progressivamente in uno spazio sempre più ristretto, sia socialmente che emotivamente. Da quello che descrive, sua figlia sembra una persona sensibile e riflessiva, che potrebbe essersi adattata a una routine che le dà sicurezza ma che al contempo le sta privando delle esperienze e delle relazioni tipiche della sua età.
La sua preoccupazione è comprensibile, ma è altrettanto importante notare che sua figlia, all’interno di questa dinamica, sembra mantenere una certa serenità domestica. È allegra, disponibile, e apparentemente non manifesta segnali evidenti di sofferenza psicologica. Questo potrebbe indicare che non percepisce la sua situazione come un problema urgente o invalidante, e per questo potrebbe essere poco propensa ad accettare un suggerimento esplicito di cercare aiuto. La sua cautela, quindi, nel proporre un supporto psicologico direttamente a lei è del tutto comprensibile, ed è saggio procedere con delicatezza.
La sua idea di iniziare un percorso personale per comprendere come affrontare al meglio la situazione è un passo molto positivo. Parlare con un professionista potrebbe aiutarla non solo a gestire le sue emozioni di angoscia e frustrazione, ma anche a trovare modi per supportare sua figlia in maniera efficace e rispettosa dei suoi tempi e del suo spazio emotivo. Spesso, quando un genitore si sente intrappolato in questa sorta di "empasse", rivolgersi a un esperto permette di elaborare nuove prospettive e strategie che possono rompere quel senso di blocco.
Per quanto riguarda sua figlia, la sua chiusura sociale potrebbe essere legata a diversi fattori. La fine di una relazione importante, specie se vissuta in una fase formativa come l'adolescenza, può lasciare un segno profondo. Se a questo si aggiunge la mancanza di legami solidi con altre persone del suo ambiente, è possibile che abbia trovato più facile rifugiarsi in una routine familiare piuttosto che affrontare il rischio emotivo di costruire nuove relazioni. È importante tenere a mente che questo comportamento non è necessariamente "patologico", ma può essere una risposta di adattamento a ciò che ha vissuto.
Se le sembra appropriato, potrebbe provare a creare occasioni per parlare con sua figlia di come si sente rispetto alla sua vita attuale, senza giudizio o pressioni, ma con curiosità genuina. A volte, un dialogo sincero, basato sull’ascolto più che sul dare consigli, può aprire una porta per comprendere meglio cosa sta vivendo. Potrebbe anche proporle delle esperienze condivise che escano dalla routine, senza necessariamente legarle a un discorso di cambiamento.
In ogni caso, il fatto che lei stia osservando questa situazione con tanta attenzione e amore è già un elemento cruciale per poter costruire un percorso positivo, sia per sua figlia che per lei stessa. L'importante è non trascurare anche i suoi bisogni: sentirsi "intrappolata" nella preoccupazione può consumare molte energie emotive, e proprio per questo è fondamentale che anche lei si dia lo spazio per prendersi cura di sé. Solo così potrà essere il miglior supporto possibile per sua figlia.
Le auguro di trovare il giusto equilibrio e la serenità che sta cercando per lei e per sua figlia. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti o per accompagnarla, se ne sentisse il bisogno, in questo percorso.
Dott. Luca Vocino
Gent.ma utente,
la sua preoccupazione è evidente e denota la sua grande sensibilità ed empatia verso lo stato d'animo di sua figlia. La sua stessa valutazione di chiedere un supporto psicologico per affrontare questo periodo ed essere vicina a sua figlia nel modo migliore, è segno di profondo affetto e coinvolgimento.
Il ruolo di genitori, in queste situazioni, è quanto mai complesso e può diventare fonte di frustrazione e malessere psicologico. Dunque, l'aiuto psicologico potrebbe servire (sembra un paradosso) più a lei che a sua figlia. Una delle maggiori difficoltà, infatti, per un genitore di figli in giovane età è accettare che loro debbano fare il loro percorso di vita da soli, imparando a superare con le loro forze le difficoltà, imparando anche a chiedere aiuto se necessario, ma sentendo una motivazione personale nel farlo.
Sua figlia si sta affacciando alla vita vera e deve pian piano uscire da quella comfort-zone che, giustamente, la sua famiglia ha creato per lei. Anche le sicurezze che le dava il suo ex fidanzato appartengono a un periodo da adolescente che nulla a che vedere con la persona che sua figlia è adesso e che sarà nel prossimo futuro.
Senza dubbio, spaventa l'idea che i nostri figli debbano provvedere da soli ai loro problemi e superare tutte le insidie della vita, ma è la cosa più saggia che può fare un genitore. Questo non vuol dire, in nessun modo, che lei debba smettere di occuparsi di sua figlia, di esserle vicina e di aiutarla quando richiesto, ma è fondamentale che lei impari a fidarsi di lei e le lasci il tempo di capire cosa vuole fare della sua vita, in quale direzione vuole andare, chi vuole frequentare e come vuole occupare il suo tempo.
E' possibile che sua figlia senta, prima o poi, la necessità di chiedere a sua volta un supporto psicologico, ma deve essere una sua libera scelta e non un suggerimento, seppur fatto nei suoi interessi. E' bene chiarire che il percorso con uno psicologo non ha solo la finalità di risolvere problemi o trattare sindromi, ma può avere anche l'obiettivo di imparare a gestire meglio le proprie emozioni, a sapersi porre degli obiettivi e a scoprire le proprie potenzialità.
La fine della relazione sentimentale di sua figlia è un'esperienza di elaborazione che lei deve affrontare con i suoi tempi e se vorrà lei con l'aiuto di qualcuno. Ma sarà solo lei a deciderlo. Il suo compito è rimanere la madre amorevole e attenta che è, ma con il giusto rispetto e la fiducia per le risorse interiori che sua figlia possiede e che devono venir fuori proprio nel momento di difficoltà, per fare quello step di crescita personale che solo le esperienze della vita sanno determinare.
Le consiglio di aprire la sua mente a una prospettiva più ampia e positiva. Valuti per sé stessa la possibilità di una consulenza psicologica e lasci che sua figlia sappia prendere le decisioni migliori in autonomia, forse si stupirà di quanto sia già in grado di farlo.
Resto a sua disposizione per qualsiasi tipo di aiuto, anche online.
Vi auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
la sua preoccupazione è evidente e denota la sua grande sensibilità ed empatia verso lo stato d'animo di sua figlia. La sua stessa valutazione di chiedere un supporto psicologico per affrontare questo periodo ed essere vicina a sua figlia nel modo migliore, è segno di profondo affetto e coinvolgimento.
Il ruolo di genitori, in queste situazioni, è quanto mai complesso e può diventare fonte di frustrazione e malessere psicologico. Dunque, l'aiuto psicologico potrebbe servire (sembra un paradosso) più a lei che a sua figlia. Una delle maggiori difficoltà, infatti, per un genitore di figli in giovane età è accettare che loro debbano fare il loro percorso di vita da soli, imparando a superare con le loro forze le difficoltà, imparando anche a chiedere aiuto se necessario, ma sentendo una motivazione personale nel farlo.
Sua figlia si sta affacciando alla vita vera e deve pian piano uscire da quella comfort-zone che, giustamente, la sua famiglia ha creato per lei. Anche le sicurezze che le dava il suo ex fidanzato appartengono a un periodo da adolescente che nulla a che vedere con la persona che sua figlia è adesso e che sarà nel prossimo futuro.
Senza dubbio, spaventa l'idea che i nostri figli debbano provvedere da soli ai loro problemi e superare tutte le insidie della vita, ma è la cosa più saggia che può fare un genitore. Questo non vuol dire, in nessun modo, che lei debba smettere di occuparsi di sua figlia, di esserle vicina e di aiutarla quando richiesto, ma è fondamentale che lei impari a fidarsi di lei e le lasci il tempo di capire cosa vuole fare della sua vita, in quale direzione vuole andare, chi vuole frequentare e come vuole occupare il suo tempo.
E' possibile che sua figlia senta, prima o poi, la necessità di chiedere a sua volta un supporto psicologico, ma deve essere una sua libera scelta e non un suggerimento, seppur fatto nei suoi interessi. E' bene chiarire che il percorso con uno psicologo non ha solo la finalità di risolvere problemi o trattare sindromi, ma può avere anche l'obiettivo di imparare a gestire meglio le proprie emozioni, a sapersi porre degli obiettivi e a scoprire le proprie potenzialità.
La fine della relazione sentimentale di sua figlia è un'esperienza di elaborazione che lei deve affrontare con i suoi tempi e se vorrà lei con l'aiuto di qualcuno. Ma sarà solo lei a deciderlo. Il suo compito è rimanere la madre amorevole e attenta che è, ma con il giusto rispetto e la fiducia per le risorse interiori che sua figlia possiede e che devono venir fuori proprio nel momento di difficoltà, per fare quello step di crescita personale che solo le esperienze della vita sanno determinare.
Le consiglio di aprire la sua mente a una prospettiva più ampia e positiva. Valuti per sé stessa la possibilità di una consulenza psicologica e lasci che sua figlia sappia prendere le decisioni migliori in autonomia, forse si stupirà di quanto sia già in grado di farlo.
Resto a sua disposizione per qualsiasi tipo di aiuto, anche online.
Vi auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Ci sono genitori attenti che osservano i figli magari adulti o adolescenti, con attenzione.
Non si accontentano delle parole, cercano di guardarli, di essere presenti senza esagerare, con una modalità rispettosa riconoscendo l'età e le scelte del ragazzo-
Dalla mail inviata, mi sembra proprio un caso di questi, in cui il genitore si pone alla giusta vicinanza\distanza ma purtroppo questo non è sempre sufficiente ma certamente un importante punto di partenza.
Credo che cercare un dialogo aperto con la figlia, esprimere con garbo il suggerimento di un aiuto psicologico, siano comportamenti positivi e di aiuto anche se apparentemente la prima risposta può essere negativa e di rifiuto.
E' comunque importante sentire, scoprire di essere capiti e supportati.
E' una carezza anche se magari non subito accettata.
Maria Grazia Antinori, Roma
Non si accontentano delle parole, cercano di guardarli, di essere presenti senza esagerare, con una modalità rispettosa riconoscendo l'età e le scelte del ragazzo-
Dalla mail inviata, mi sembra proprio un caso di questi, in cui il genitore si pone alla giusta vicinanza\distanza ma purtroppo questo non è sempre sufficiente ma certamente un importante punto di partenza.
Credo che cercare un dialogo aperto con la figlia, esprimere con garbo il suggerimento di un aiuto psicologico, siano comportamenti positivi e di aiuto anche se apparentemente la prima risposta può essere negativa e di rifiuto.
E' comunque importante sentire, scoprire di essere capiti e supportati.
E' una carezza anche se magari non subito accettata.
Maria Grazia Antinori, Roma
Buongiorno, e grazie per la sua condivisione. La sua preoccupazione per sua figlia è del tutto comprensibile e dimostra il grande amore e la profonda cura che ha per lei. Da quanto descrive, sua figlia sembra vivere una situazione che, pur non manifestandosi in comportamenti allarmanti, potrebbe nascondere un senso di chiusura o difficoltà nell'elaborare alcune esperienze passate. La transizione dalla fine di una relazione significativa, specialmente se avvenuta in un momento di crescita personale come l'adolescenza, può incidere sul modo in cui si rapporta agli altri e al mondo.
Il fatto che in casa sia serena e collaborativa è un segnale positivo, ma la sua tendenza a isolarsi potrebbe indicare un bisogno di maggiore consapevolezza rispetto ai suoi sentimenti o alla propria situazione attuale. È altrettanto importante notare come anche lei, come genitore, stia vivendo un momento di difficoltà, provando un senso di impotenza e sacrificando le sue abitudini per cercare di proteggerla.
Sarebbe utile considerare l'idea di avvicinarsi delicatamente al tema di un supporto esterno, sottolineandone i benefici senza farla sentire giudicata o sotto pressione. Potrebbe dirle, ad esempio, che parlare con qualcuno potrebbe essere un modo per scoprire nuove prospettive o trovare strumenti per affrontare meglio alcune situazioni.
Nel frattempo, la sua idea di intraprendere un percorso personale è un'ottima strategia: non solo le darebbe supporto emotivo, ma potrebbe anche offrirle strumenti per comunicare con sua figlia in modo ancora più efficace.
Rivolgersi a un professionista, sia per lei che eventualmente per sua figlia, può essere un passo importante per ristabilire un equilibrio familiare e offrire a entrambe le opportunità di vivere questa fase con maggiore serenità e fiducia.
Il fatto che in casa sia serena e collaborativa è un segnale positivo, ma la sua tendenza a isolarsi potrebbe indicare un bisogno di maggiore consapevolezza rispetto ai suoi sentimenti o alla propria situazione attuale. È altrettanto importante notare come anche lei, come genitore, stia vivendo un momento di difficoltà, provando un senso di impotenza e sacrificando le sue abitudini per cercare di proteggerla.
Sarebbe utile considerare l'idea di avvicinarsi delicatamente al tema di un supporto esterno, sottolineandone i benefici senza farla sentire giudicata o sotto pressione. Potrebbe dirle, ad esempio, che parlare con qualcuno potrebbe essere un modo per scoprire nuove prospettive o trovare strumenti per affrontare meglio alcune situazioni.
Nel frattempo, la sua idea di intraprendere un percorso personale è un'ottima strategia: non solo le darebbe supporto emotivo, ma potrebbe anche offrirle strumenti per comunicare con sua figlia in modo ancora più efficace.
Rivolgersi a un professionista, sia per lei che eventualmente per sua figlia, può essere un passo importante per ristabilire un equilibrio familiare e offrire a entrambe le opportunità di vivere questa fase con maggiore serenità e fiducia.
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