Mi spiegate perché quando lavoro, sto bene; mentre quando non lavoro, quindi quando sto a casa, iniz
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Mi spiegate perché quando lavoro, sto bene; mentre quando non lavoro, quindi quando sto a casa, inizio a stare tanto male.
Come se la testa, iniziasse a pensare a tante cose , poi inizio a prendere qualche farmaco per dormire.
Perché mi succede questo?
Non é che ho delle cose dentro di me che non ho risolto….?
Grazie
Come se la testa, iniziasse a pensare a tante cose , poi inizio a prendere qualche farmaco per dormire.
Perché mi succede questo?
Non é che ho delle cose dentro di me che non ho risolto….?
Grazie
Buongiorno,
Le informazioni non sono moltissime , per cui non è possibile dare una spiegazione particolarmente esaustiva, è però probabile che mentre si trova al lavoro la sua concentrazione è su quello che sta facendo e questo le permette di non pensare a cose che la preoccupano o in generale non focalizzarsi su un suo malessere, mentre quando è a casa si sente male perché questo non avviene.
Le suggerirei di approfondire il suo disagio con un professionista.
Cordiali Saluti
Dott. Giacomo Caiani
Le informazioni non sono moltissime , per cui non è possibile dare una spiegazione particolarmente esaustiva, è però probabile che mentre si trova al lavoro la sua concentrazione è su quello che sta facendo e questo le permette di non pensare a cose che la preoccupano o in generale non focalizzarsi su un suo malessere, mentre quando è a casa si sente male perché questo non avviene.
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Salve, le sue tre righe sono molto essenziali, servirebbero molte altre informazioni (tipo come va la sua vita privata), comunque provo a risponderle. Sembrerebbe che il lavoro, mentre lo fa, assorbe completamente il suo pensiero, attenzione, emozione. Che succede quando torna a casa? Chi c'è o chi non c'è? Lì per qualche motivo qualcosa si "risveglia" nella sua mente ed inizia il malessere. Che lei sopisce con i farmaci per dormire. Sarebbe molto utile che lei chiedesse una consulenza ad uno/una psicologa in modo da andare insieme a "visitare" i suoi vissuti, comprendere che cosa le vogliono dire. E' importante che lei possa stare bene sempre e non solo al lavoro. La saluto cordialmente e rimango a disposizione, dott.ssa Silvia Ragni
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Salve gentile utente.
L'equilibrio tra vita lavorativa e extra-lavorativa è molto importante. Sebbene, una persona possa trovare grande soddisfazione nell'attività professionale e vivere attraverso di essa emozioni positive e un sentimento di realizzazione, è altrettanto importante comprendere che bisogna vivere con qualità anche le restanti ore del giorno.
E' possibile che lei debba riflettere su come attualmente passa il suo tempo libero e cosa la porta ad avere questi lunghi e pesanti momenti di riflessione e di pensieri intrusivi. La mente per sua natura, pensa e vaga quando non la si tiene impegnata con qualcosa di più rilevante nel momento presente. Questo può causare stanchezza mentale, ansie e preoccupazioni, nervosismo, disturbando tra le altre cose l'avvicinamento al sonno che, invece, richiede rilassamento e bisogno di ristoro fisico.
Ci sono diversi approcci psicologici che potrebbero aiutarla a vivere con maggiore consapevolezza e un atteggiamento positivo la sua vita extra-lavorativa. Per esempio, la Psicologia Positiva e la Mindfulness sono molto efficaci nei percorsi di crescita personale e di ricerca delle emozioni positive, nonché nella padronanza dei pensieri e nel radicarsi più facilmente al momento presente.
Più che guardare al suo passato, credo che lei abbia bisogno di riprogrammare correttamente il suo presente, giorno per giorno, settimana per settimana. I contenuti dei suoi pensieri vanno certamente osservati e compresi, ma è indispensabile differenziare ciò che è utile elaborare ai fini di una maggiore saggezza, da ciò che è invece ripetitivo, intrusivo e svantaggioso.
Se lo desidera posso spiegarle meglio come potrebbe svolgersi un percorso psicologico di questo tipo, anche tramite consulenza online.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
L'equilibrio tra vita lavorativa e extra-lavorativa è molto importante. Sebbene, una persona possa trovare grande soddisfazione nell'attività professionale e vivere attraverso di essa emozioni positive e un sentimento di realizzazione, è altrettanto importante comprendere che bisogna vivere con qualità anche le restanti ore del giorno.
E' possibile che lei debba riflettere su come attualmente passa il suo tempo libero e cosa la porta ad avere questi lunghi e pesanti momenti di riflessione e di pensieri intrusivi. La mente per sua natura, pensa e vaga quando non la si tiene impegnata con qualcosa di più rilevante nel momento presente. Questo può causare stanchezza mentale, ansie e preoccupazioni, nervosismo, disturbando tra le altre cose l'avvicinamento al sonno che, invece, richiede rilassamento e bisogno di ristoro fisico.
Ci sono diversi approcci psicologici che potrebbero aiutarla a vivere con maggiore consapevolezza e un atteggiamento positivo la sua vita extra-lavorativa. Per esempio, la Psicologia Positiva e la Mindfulness sono molto efficaci nei percorsi di crescita personale e di ricerca delle emozioni positive, nonché nella padronanza dei pensieri e nel radicarsi più facilmente al momento presente.
Più che guardare al suo passato, credo che lei abbia bisogno di riprogrammare correttamente il suo presente, giorno per giorno, settimana per settimana. I contenuti dei suoi pensieri vanno certamente osservati e compresi, ma è indispensabile differenziare ciò che è utile elaborare ai fini di una maggiore saggezza, da ciò che è invece ripetitivo, intrusivo e svantaggioso.
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Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
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Buongiorno, da quanto descrive, è possibile che quando sta lavorando la sua mente sia concentrata su compiti e obiettivi specifici, il che può distrarla dalle preoccupazioni. A casa, senza queste distrazioni, è probabile che la mente inizi a vagare e soffermarsi su pensieri e preoccupazioni che durante il lavoro tende ad evitare. Non credo che questo significhi necessariamente che ci siano problemi irrisolti, ma potrebbe indicare il bisogno di sviluppare strategie per gestire i pensieri intrusivi e l’ansia quando non è impegnata in attività strutturate. La terapia cognitivo-comportamentale può essere utile in questo senso, poiché insegna tecniche per interrompere il ciclo del rimuginio e migliorare la consapevolezza e il controllo sui propri pensieri e emozioni, aiutandola a rilassarsi anche quando non è occupata con il lavoro. Un caro saluto.
Salve, da quello che scrive sembrerebbe che oltre al lavoro non si dedica ad altre attività, come se la sua vita fosse scandita tra la casa e il lavoro. Forse ha creato la sua identità attorno alla sua professione, senza sviluppare interamente la sua personalità anche in altri ambiti. Ciò potrebbe comportare una percezione di vuoto e di inutilità quando si trova al di fuori dell'ambiente lavorativo dove invece sente di avere un posto e un ruolo specifico.
Sarebbe utile esplorare queste ed altre tematiche all'interno di un percorso psicologico che l'aiuti a dare un senso più profondo e completo alla sua vita.
Un caro saluto
Dott.ssa Simona Di Napoli
Sarebbe utile esplorare queste ed altre tematiche all'interno di un percorso psicologico che l'aiuti a dare un senso più profondo e completo alla sua vita.
Un caro saluto
Dott.ssa Simona Di Napoli
Buongiorno, le consiglio di approfondire maggiormente queste sensazioni in un percorso psicologico. Rimango a disposizione per qualunque chiarimento. Dott.ssa Veronica Savio
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, probabilmente deve come porsi degli interrogativi diversi...come mai non può concedersi di fermarsi? cosa accadrebbe se se lo concedesse realmente? Cosa accade quando sta a casa e cosa o chi rappresenta per lei? Il lavoro probabilmente è diventato la via di fuga ai pensieri/situazioni che le creano malessere. Sarebbe sicuramente utile per lei approfondire il tutto chiedendo una consulenza psicologica per poter esplorare ciò che sta vivendo e il suo vissuto. Cordialmente Dott.ssa Antonietta Tammaro
Gentile utente, mi dispiace tanto per ciò che ha raccontato. Le cause possono essere diverse, le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico per vedere le emozioni connesse alla 'noia' o comunque ai momenti nei quali non lavora.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
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Gentile utente, mi spiace molto per la situazione che ha riportato. Da quello che scrive, è possibile che il lavoro per lei sia un'attività molto soddisfacente che le permette di distrarsi da altro che invece ritrova quando torna a casa. In ogni caso sarebbe opportuno argomentare rispetto alla natura dei suoi pensieri e alla sua storia di vita e ritagliarsi uno spazio di ascolto per sè potrebbe esserle utile. Le consiglio quindi di rivolgersi a un professionista per riuscire a contestualizzare ciò che vive e migliorare il suo benessere e la qualità della sua vita. Resto a disposizione e la saluto
Caro utente, credo che un percorso con un professionista possa esserle d'aiuto per approfondire meglio ciò che vive (Cosa intende dire che sta tanto male quando sta a casa? A cosa le capita di pensare?) e cosa sta succedendo in lei. Rimango a disposizione, Dott.ssa Elisa Rizzotti
Buona sera. Sono righe dense, ma le informazioni sono molto poche. Possibilmente il lavoro è diventato un'evasione da situazioni e problemi che sta evitando o non vuole affrontare, ma che stanno cominciando a fare pressione. Oppure il lavoro è diventata una dimensione rigida e fagocitante... Si possono fare tantissime ipotesi, ma rimangono tali senza un approfondimento.
Un caro saluto
Un caro saluto
Gentile utente grazie per la condivisione di questo suo disagio. Dal suo racconto sembra che lei abbia concentrato la sua vita sul lavoro. Non scrive altro oltre al lavoro. Le consiglio di iniziare un percorso terapeutico, dove, inizierà a ritagliarsi uno spazio per sé e dove prenderà consapevolezza di ciò che l' ha spinta sino ad oggi ad occuparsi esclusivamente di lavoro. Cordialità dott. Gaetano Marino
Salve, così raccontato il tutto risulta frammentario e non vi sono i margini per una risposta articolata.
La sua osservazione è peraltro verificabile e perché ciò accada potrebbe scegliere di intraprendere un percorso di psicoterapia.
Lì potrebbe analizzare in modo più dettagliato i suoi contenuti non noti.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
La sua osservazione è peraltro verificabile e perché ciò accada potrebbe scegliere di intraprendere un percorso di psicoterapia.
Lì potrebbe analizzare in modo più dettagliato i suoi contenuti non noti.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Buongiorno, sarebbe opportuno indagare meglio il suo vissuto per comprendere quale sia l'origine di questo malessere. Qualora fosse pronto per approfondire, rimango disponibile e può contattarmi tranquillamente.
Cordialmente, Dott.ssa Eleonora Cipriani
Cordialmente, Dott.ssa Eleonora Cipriani
Buongiorno gentile Utente, la sua domanda tocca un aspetto molto interessante e comune in molte persone. Quello che descrive, ovvero il sentirsi bene quando è impegnata nel lavoro ma provare disagio e ansia quando è a casa o non ha attività strutturate, può indicare che il lavoro funge da distrazione dai suoi pensieri e dalle emozioni più profonde.
Quando è impegnata, la mente è concentrata su compiti e responsabilità, lasciando meno spazio per riflettere su eventuali preoccupazioni o insoddisfazioni personali. Tuttavia, quando si trova in uno stato di quiete o ha più tempo libero, emergono pensieri ed emozioni che potrebbe aver "accantonato" o non affrontato pienamente.
Questo potrebbe effettivamente indicare che ci sono questioni irrisolte o conflitti interiori che si manifestano nel momento in cui la mente è meno occupata. Il fatto che avverta il bisogno di prendere farmaci per dormire potrebbe essere un segnale che l'ansia o lo stress aumentano quando non ha distrazioni.
Una possibile spiegazione è che il lavoro le offre una sorta di fuga o un modo per evitare di confrontarsi con emozioni o situazioni difficili che, invece, emergono quando si trova a casa, in un ambiente più tranquillo. Questo può succedere se ci sono aspetti della sua vita personale che non sente di aver affrontato o elaborato del tutto.
Sarebbe utile esplorare cosa emerge in questi momenti di pausa: quali pensieri ricorrenti affiorano? Ci sono preoccupazioni, paure o sentimenti che tende a evitare? Che sensazioni ed emozioni sono predominanti durante questi pensieri? Affrontare questi temi con l'aiuto di un professionista potrebbe aiutarla a comprenderli meglio e a trovare modi più efficaci per gestirli.
Se ha l'impressione che ci siano cose irrisolte dentro di sé, parlarne con uno psicologo potrebbe permetterle di fare chiarezza e di trovare nuove strategie per affrontare il disagio che prova nei momenti di calma. Questo approccio le permetterebbe di ridurre la necessità di "riempire" ogni momento con il lavoro o di ricorrere a farmaci per dormire, migliorando il suo benessere generale.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori consigli o di intraprendere un percorso di supporto psicologico resto a disposizione. Augurandole di superare al più presto questo momento di difficoltà le porgo cordiali saluti.
Dott. Luca Vocino
Quando è impegnata, la mente è concentrata su compiti e responsabilità, lasciando meno spazio per riflettere su eventuali preoccupazioni o insoddisfazioni personali. Tuttavia, quando si trova in uno stato di quiete o ha più tempo libero, emergono pensieri ed emozioni che potrebbe aver "accantonato" o non affrontato pienamente.
Questo potrebbe effettivamente indicare che ci sono questioni irrisolte o conflitti interiori che si manifestano nel momento in cui la mente è meno occupata. Il fatto che avverta il bisogno di prendere farmaci per dormire potrebbe essere un segnale che l'ansia o lo stress aumentano quando non ha distrazioni.
Una possibile spiegazione è che il lavoro le offre una sorta di fuga o un modo per evitare di confrontarsi con emozioni o situazioni difficili che, invece, emergono quando si trova a casa, in un ambiente più tranquillo. Questo può succedere se ci sono aspetti della sua vita personale che non sente di aver affrontato o elaborato del tutto.
Sarebbe utile esplorare cosa emerge in questi momenti di pausa: quali pensieri ricorrenti affiorano? Ci sono preoccupazioni, paure o sentimenti che tende a evitare? Che sensazioni ed emozioni sono predominanti durante questi pensieri? Affrontare questi temi con l'aiuto di un professionista potrebbe aiutarla a comprenderli meglio e a trovare modi più efficaci per gestirli.
Se ha l'impressione che ci siano cose irrisolte dentro di sé, parlarne con uno psicologo potrebbe permetterle di fare chiarezza e di trovare nuove strategie per affrontare il disagio che prova nei momenti di calma. Questo approccio le permetterebbe di ridurre la necessità di "riempire" ogni momento con il lavoro o di ricorrere a farmaci per dormire, migliorando il suo benessere generale.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori consigli o di intraprendere un percorso di supporto psicologico resto a disposizione. Augurandole di superare al più presto questo momento di difficoltà le porgo cordiali saluti.
Dott. Luca Vocino
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Salve, con i pochi elementi a disposizione è difficile esprimersi ma sarebbe interessante approfondire l'origine di questo malessere che si presenta quando è a casa. Cosa rappresenta per lei la casa, il fermarsi, il fare spazio ai pensieri e da cosa è dovuto tutto questo. Ecco, questo approfondimento lo può fare in terapia, in un contesto adeguato, supportivo e di contenimento. Le suggerisco di intraprendere un percorso prima possibile, l'aiuterà a stare meglio. In bocca al lupo. Dott.ssa Simona Annunziata
Gentile utente, ritengo che per lei sarebbe importante trovare uno spazio in cui esplorare questi pensieri e le emozioni ad essi connesse. Ci sono diversi motivi che potrebbero essere causa di questa situazione ed è difficile rispondere basandosi su una breve descrizione. Le suggerisco quindi di intraprendere un percorso di supporto per indagare questo malessere e per ritrovare uno stato di serenità anche al di fuori del contesto lavorativo. Rimango a disposizione e la saluto, Dott.ssa Giorgia Purisiol
Buongiorno,
da quello che racconta potrebbe essere perchè mentre lavora è concentrata su quello che sta facendo e "non ha tempo per pensare". Quando, invece, è a casa è ferma e le tornano i pensieri. La mia è solo un'ipotesi, perchè non ha fornito molte informazioni. Sarebbe interessante capire che pensieri sono, come mai le tornano solo quando si ferma. Per fare questo le consiglio di iniziare un percorso con uno psicologo.
Cordialmente
Dott.ssa Irene Ragaini
da quello che racconta potrebbe essere perchè mentre lavora è concentrata su quello che sta facendo e "non ha tempo per pensare". Quando, invece, è a casa è ferma e le tornano i pensieri. La mia è solo un'ipotesi, perchè non ha fornito molte informazioni. Sarebbe interessante capire che pensieri sono, come mai le tornano solo quando si ferma. Per fare questo le consiglio di iniziare un percorso con uno psicologo.
Cordialmente
Dott.ssa Irene Ragaini
Buongiorno, le informazioni che condivide sono molto importanti ed è comprensibile quanto possa essere complesso descrivere ciò che sta provando. Tuttavia, trovo molto interessante la domanda che si pone.
Sembra che durante il lavoro i suoi pensieri siano interamente concentrati sull’attività stessa, ma cosa succede quando torna a casa? Che valore attribuisce al suo ambiente domestico?
Rispondere a queste domande potrebbe aiutarla a sviluppare una consapevolezza più profonda, permettendole di affrontare con serenità i pensieri che emergono quando la mente si distacca dagli impegni lavorativi.
Le suggerisco di intraprendere un percorso con un* specialista che possa esserle di supporto in questo processo delicato.
Un caro saluto, Dott.ssa Federica Tilotta
Sembra che durante il lavoro i suoi pensieri siano interamente concentrati sull’attività stessa, ma cosa succede quando torna a casa? Che valore attribuisce al suo ambiente domestico?
Rispondere a queste domande potrebbe aiutarla a sviluppare una consapevolezza più profonda, permettendole di affrontare con serenità i pensieri che emergono quando la mente si distacca dagli impegni lavorativi.
Le suggerisco di intraprendere un percorso con un* specialista che possa esserle di supporto in questo processo delicato.
Un caro saluto, Dott.ssa Federica Tilotta
Gentile Utente,
la situazione che descrive è comune a molte persone e potrebbe essere legata a diversi fattori. Quando si è impegnati nel lavoro, la mente è concentrata su compiti specifici, sulle responsabilità e sulle scadenze, e questo può funzionare come una sorta di "distrazione" rispetto ai pensieri e alle emozioni più profonde. In altre parole, il lavoro può diventare una sorta di rifugio, un modo per evitare di confrontarsi con aspetti della propria vita personale che magari provocano disagio o sofferenza.
Quando invece si è a casa, in un contesto più tranquillo e meno strutturato, la mente ha lo spazio per vagare, e può cominciare a emergere quel "rumore di fondo" fatto di pensieri, preoccupazioni o emozioni irrisolte. Questo potrebbe spiegare perché, quando non è impegnato, si trova a pensare a tante cose e a sentirsi male.
Il suo sospetto di avere qualcosa "dentro di sé" che non ha risolto è molto plausibile. È possibile che ci siano conflitti interiori, preoccupazioni o emozioni represse che non sono state affrontate in modo adeguato. Questi elementi possono emergere nei momenti di quiete, portando a un senso di malessere e alla necessità di "spegnere" questi pensieri, anche attraverso l'uso di farmaci per dormire.
Affrontare questi aspetti potrebbe aiutarla a vivere i momenti di quiete in modo più sereno. Un percorso di riflessione su di sé, eventualmente supportato da un professionista, potrebbe essere utile per comprendere meglio cosa c’è alla base di questi pensieri e trovare delle strategie per affrontarli in modo più costruttivo, senza dover dipendere esclusivamente dal lavoro o dai farmaci per sentirsi meglio.
Un caro saluto,
Dott.ssa Pinella Chionna
la situazione che descrive è comune a molte persone e potrebbe essere legata a diversi fattori. Quando si è impegnati nel lavoro, la mente è concentrata su compiti specifici, sulle responsabilità e sulle scadenze, e questo può funzionare come una sorta di "distrazione" rispetto ai pensieri e alle emozioni più profonde. In altre parole, il lavoro può diventare una sorta di rifugio, un modo per evitare di confrontarsi con aspetti della propria vita personale che magari provocano disagio o sofferenza.
Quando invece si è a casa, in un contesto più tranquillo e meno strutturato, la mente ha lo spazio per vagare, e può cominciare a emergere quel "rumore di fondo" fatto di pensieri, preoccupazioni o emozioni irrisolte. Questo potrebbe spiegare perché, quando non è impegnato, si trova a pensare a tante cose e a sentirsi male.
Il suo sospetto di avere qualcosa "dentro di sé" che non ha risolto è molto plausibile. È possibile che ci siano conflitti interiori, preoccupazioni o emozioni represse che non sono state affrontate in modo adeguato. Questi elementi possono emergere nei momenti di quiete, portando a un senso di malessere e alla necessità di "spegnere" questi pensieri, anche attraverso l'uso di farmaci per dormire.
Affrontare questi aspetti potrebbe aiutarla a vivere i momenti di quiete in modo più sereno. Un percorso di riflessione su di sé, eventualmente supportato da un professionista, potrebbe essere utile per comprendere meglio cosa c’è alla base di questi pensieri e trovare delle strategie per affrontarli in modo più costruttivo, senza dover dipendere esclusivamente dal lavoro o dai farmaci per sentirsi meglio.
Un caro saluto,
Dott.ssa Pinella Chionna
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