Mi manca la mia psicoterapeuta, ma non posso più andarci, perchè io non riuacivo più a fidarmi di le

19 risposte
Mi manca la mia psicoterapeuta, ma non posso più andarci, perchè io non riuacivo più a fidarmi di lei nonostante continuavo le sedute. Così un giorno le dissi che non me la sentivo più di continuare con lei. Ho consultato altri terapeuti ma a pelle in nessuno di questi ho visto la stessa empatia che aveva la mia psicoterapeuta...
Allora l'ho ricontattata, pregandola di accettarmi di nuovo come paziente, ma dopo 4 anni di psicoterapia e di tentativi lei mi ha scritto questo: "(mio nome), nella vita le cose vanno anche accettate così come sono perché talvolta le cose non si possono cambiare o non possiamo farle andare come vogliamo. Hai preso una decisione di cui devi assumerti responsabilità e conseguenze. Io ho preso una mia decisione sulla base di una profonda riflessione e so che non posso aiutarti più di così. Inoltre non ti posso permettere di prendere e lasciare la terapia a tuo piacimento, andando e tornando. Questo è l'ultimo messaggio che ti scrivo. Dopo di che chiudo ogni canale con te."

Avevo iniziato questo percorso insieme a lei per la mia ansia sociale, alcune cose le ho affrontate altre no, perchè appunto ho paura.
Mi ero affezionata a lei come persona, forse troppo....è stata molto gentile nei miei confronti...io non ho nessuno come lei nella mia vita...è per questo che adesso sento la sua mancanza.....
Per la prima volta nella mia vita ero riuscita ad essere sincera con me stessa e con un'altra persona (la mia terapeuta), allo stesso tempo ho capito però che la verità non ti porta cose belle, anzi, al contrario rischia di peggiorare le cose.
Spesso mi arrabbiavo con lei, nei momenti in cui mi sentivo sola volevo che mi stesse vicina in qualche modo, volevo che mi aiutasse in un altro modo.......
Le sole chiacchierate mi aiutavano fino ad un certo punto, nei momenti in cui ero sola, a casa o altrove e mi veniva da piangere chi c'era con me? Nessuno.
Spesso le scrivevo su Whatsapp, ovviamente lei era daccordo perchè sapeva che questa cosa mi faceva sentire meno sola e che comunque faceva parte della terapia e che anzi la scrittura mi permetteva di comunicarle ciò che a voce non riuscivo a dirle.

Cosa ho imparato in tanti anni di psicoterapia?
Che è meglio non aver bisogno (materiale) di nessuno, solo in questo modo si può riuscire a stare bene.
Ci rimango male perchè alla fine i problemi sono rimasti a me, lei la sua esperienza se l'è fatta, i soldi li ha guadagnati, per lei ero solo un paziente come tutti gli altri, un numero, un compito......
Mi fa male tutto questo, sapere di non poter più comunicare con lei...
E non poter far altro che accettare tutto questo.
Gentile utente, i sentimenti e i pensieri che prova in questo momento sono comprensibili .. provi a pensare alle sue emozioni e pensieri negativi del momento e cosa vorrebbe da un'eventuale nuova terapia. Provi ad individuare gli ostacoli che ha avuto nella precedente terapia e provi ad analizzarli con un nuovo collega psicoterapeuta. Sebbene a volte sia doloroso lasciare andare è altrettanto bello darsi nuove opportunità partendo dall' analisi degli ostacoli passati. La collega probabilmente avrà agito per il bene di entrambe sicuramente e non per scopi economici o di indifferenza.
Spero di esserle stata utile
Dot..ssa Maria Lucia Dimaglie
psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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Gentile Signora dal suo racconto emerge chiare la presenza di un disagio e di una sofferenza. Il fatto che non è risuscita a riaprire un canale di collaborazione che altri psicoterapeuti non significa che tutto si conclude in questo modo. Ci sono molti professionisti con cui può valutare l'opportunità di riprendere la conoscenza delle sue dinamiche e dei suoi comportamenti. Di fatto c'era riuscita quindi è ancora possibile riaprire un canale, sicuramente diverso dal precedente ma pur sempre possibile. Un cordiale saluto
Gentile utente, é naturale e comprensibile il suo malessere, che emerge forte e chiaro attraverso le sue parole. Mi spiace che questa esperienza le provochi sfiducia nel percorso fatto fino ad ora e nella collega che l'ha seguita. Credo che la decisione sia stata ponderata attentamente e voluta per il suo bene. Questo evento può essere una preziosa occasione per riflettere sul suo vissuto e per affrontare alcune sue vulnerabilità che possono essere state elicitate proprio dalla situazione stessa. La invito quindi ad aprirsi proprio su questi aspetti con un altro terapeuta, che, seppur diverso dalla sua precedente, potrebbe imparare a scoprire e ad apprezzare.
Un saluto
Buonasera. Colgo una sorta di distruttivita' ,
che fa male a lei e a chi le sta intorno. Forse in disaccordo con i colleghi mi verrebbe da non proporle un 'sostituto' in questo momento. Credo sia più utile elaborare l'assenza vera. Solo così potrà passare dall'Io al Tu, e dal Tu al Noi .
Buonasera, l'esperienza che racconta può essere tanto dolorosa, quanto utile però. Si concentri sull'utilità di crescita che può avere per lei; accettare ad esempio le scelte che si prendono, giuste o sbagliate che siano. Credo che la sua terapeuta abbia voluto esprimere un ultimo ed importante gesto terapeutico nei suoi confronti, frutto di una riflessione accurata, come lei stessa dice. Ha parlato all'adulto che è in lei. Senza interessi personali. Decida con calma se vorrà parlare con un nuovo psicoterapeuta o se riesce ad aspettare e prendersi del tempo per lei.
Saluti,.
Dr. Cameriero Vittorio
Buongiorno, i suoi vissuti emotivi sono comprensibili e molto forti. Nel messaggio della psicoterapeuta sembrano esserci riferimenti di "lascia e prendi" anche del passato, non sta a me certo giudicare non conoscendo nemmeno i particolari della storia. Quello che posso dirle è che tutto questo dovrebbe trasformarlo in qualcosa di costruttivo e non distruttivo ... dovrebbe trovare più forza e fiducia innanzitutto in sé stessa e poi magari anche un appoggio nella vita di tutti i giorni: un'amica, un parente, un compagno... Si dia un pò di tempo per riflettere prima di cercare un'altra figura ma quando si renderà conto di essere pronta potrà iniziare un nuovo percorso senza ricercare la sua psicoterapeuta negli altri professionisti ma solo un altro professionista in grado di aiutarla.
Le auguro il meglio.
Se ha bisogno non esiti a contattarmi.
Dott.ssa Federica Leonardi
Buongiorno, la sua terapeuta con il suo messaggio le ha detto chiaramente che il vostro lavoro non può andare avanti poiché c'è probabilmente una parte di lei che si difende e " non riesce ad andare oltre". Nella relazione con lei decide da sola di interrompere o riprendere la terapia uscendo da una relazione a due dove insieme si cerca di capire cosa accade e dove si è bloccati. Tende a riproporre probabilmente i suoi schemi relazionali. Sarebbe utile per lei riconoscere ciò che le fa paura dell'intimità di una relazione, da dove viene questa paura, e lavorare per collaborare con le sue difese per trovarne altre più sane e adattive . Cordiali saluti dottoressa Adriana Casile
Gentile utente di mio dottore,

ho letto molto attentamente quanto da lei scritto e ritengo che l'interruzione della psicoterapia fosse stata ponderata bene dal suo terapueta. Può capitare che uno specialsta ritenga sia utile lasciare andare il paziente in quanto da una attenta valutazione si sia accorto che oltre quello che si è fatto non si poteva più fare in quel determinato momento. La vita è fatta di periodi diversi e non è escluso che un giorno possa riprendere il cammino, magari mediante l'ausilio di un altro terapetua e affrontare ulteriori step evolutivi. Non disperi.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gent. utente, penso che la risposta della sua ex terapeuta sia stata attentamente ponderata da circostanze e valutazioni che non conosciamo emerse durante il percorso terapeutico. Prima di iniziare un nuovo percorso le consiglio di riflettere con onestà sulle emozioni che la terapia le ha elicitato, per non giungere a quella mancanza di fiducia di cui parla. Cordiali saluti, dr.ssa Benvenuti
Gentile utente, un percorso inizia e si conclude. Ciò che ha imparato fa parte di lei stessa e tale rimane. Da come ne parla immagino ci siano dinamiche non elaborate che dovrebbe affrontare in un altro rapporto di cura. Non credo che lei sia stata solo un numero ma evidentemente la vostra alleanza terapeutica si era esaurita, almeno dal punto di vista di chi la seguiva.
Continui la psicoterapia con un altro o un'altra professionista.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Valeria Randisi
Salve, da come ha spiegato la dinamica credo che il trasfert che si sia creato nella relazione medico-paziente non sia stato ben affrontato e discusso.
Buona sera,
L'intensità del legame con la sua terapeuta si deduce dalle parole di sofferenza e angoscia con cui descrive la vostra separazione. Una separazione più volte agita ma che ora sembra costringerla a fermarsi a pensarla e a darvi un senso. Questa separazione va elaborata affinché non le resti il senso di qualcosa di irrimediabilmente distrutto dentro di lei (ad es. la fiducia di poter ricevere aiuto). Le suggerisco di intraprendere una nuova terapia dove poter affrontare questi temi. Saluti
Forse, "... non poter far altro che accettare tutto questo" (come lei scrive), potrebbe rappresentare un passaggio terapeutico: significherebbe stare con se stessa ed iniziare ad elaborare l'assenza dell'altro.
Saluti
Buongiorno,
Da ciò che scrive traspare quanto lei sia arrabbiata e delusa verso una persona su cuo aveva riposto fiducia e speranze.
Forse la dottoressa ha ritenuto di interrompere la terapia riflettendo sul fatto che non ci fosse la possibilità di avere ulteriori benefici da essa, allora sì avrebbe approfittato di lei, continuando la terapia. Sembra anche che lei avesse sviluppato una sorta di dipendenza da questa persona e ciò non è coerente con il ruolo che la dottoressa svolge, cercando di aiutarla anche a trovare una sua autonomia.
Forse è arrivato il momento di riflettere ed eventualmente, quando si sentirà pronta, di affidarsi alle cure di un'altra persona.
Certamente al momento per lei deve essere difficile affrontare ciò, si conceda del tempo.
Rimango a disposizione
Un caro saluto
Dott. Santo La Monica
Carissima utente, la rabbia che prova nei confronti della collega ha una radice profondo e antica in lei. Credo che la sua psicoterapeuta scrivendole quel messaggio l'abbia effettivamente fatta arrabbiare, ha pensato che potesse averlo fatto proprio per spingerla a cercare anche l'aiuto di altre persone? Ha pensato che dovremmo darci la possibilità di confidarci anche con altre persone? La collega le sottolinea di non riuscire a darle più di quanto non abbia fatto, non esclude il fatto che lei possa proseguire il suo percorso di consapevolezza personale anche in un altro modo o con un'altra persona. Un caro saluto e resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un caro saluto Floriana Guccione
Carissima, comprendo e legittimo la fatica del sentirsi mollata, abbandonata, che probabilmente ha radici antiche..questa terapia deve, da quanto scrive, averle dato la possibilità di fare un'esperienza relazionale riparativa importante. Forse ci sarebbe da lavorare su una presa di contatto con se stessa, che le consentirebbe poi di stare meglio anche senza la relazione terapeutica. Sottolineo il termine relazione terapeutica.. avrà un bagaglio pieno di risorse per affrontare anche altri tipi di relazione, adesso. Se resta troppo faticoso forse occorre tentare un'altra presa in carico ma con obiettivi e durata ben definiti nel tempo.
Gentile utente, mi pare di leggere uno sfogo per una situazione altamente sofferente, ma anche un attacco alla sua precedente terapeuta, un tentativo distruttivo di screditare il lavoro fatto con lei (e quindi screditare anche sè stessa). Mi pare di inferire che chiudere la terapia sia stato una decisione sua e che la sua terapeuta le abbia spiegato bene come mai non sarebbe stato d'aiuto iniziare nuovamente dopo detta interruzione: questa non ripresa dovrebbe farla riflettere sulla conseguenza delle sue azioni, sul prendersi le proprie responsabilità e non "buttarle" sugli altri, sul significato dell'entrare ed uscire dalle relazioni, sull'accettare limiti e confini che ogni relazione deve avere, sull'accettare l'altro.. Tutte tematiche che suppongo abbiate discusso in terapia. Considererei questa mail come un ultimo gesto terapeutico che la sua terapeuta ha fatto nei suoi confronti: lei stessa scrive che più di così non può fare per aiutarla, gesto sincero ben lontano dal suo vissuto "alla fine i problemi sono rimasti a me, lei la sua esperienza se l'è fatta, i soldi li ha guadagnati, per lei ero solo un paziente come tutti gli altri, un numero, un compito" . Non pensa che avrebbe pensato ai soldi e non al suo benessere riprendendola in terapia? Anche il definire la terapia come "sole chiacchierate" che la "aiutavano fino ad un certo punto" mi pare molto riduttivo e distruttivo, in netto contrasto con quando scrive che la terapeuta è sempre stata gentile nei suoi confronti e vi sentivate anche fuori dall'orario terapeutico "perchè sapeva che questa cosa mi faceva sentire meno sola e che comunque faceva parte della terapia e che anzi la scrittura mi permetteva di comunicarle ciò che a voce non riuscivo a dirle". Mi pare ci sia tanta rabbia ed ambivalenza, tanti sentimenti da chiarificare. Potrebbe farlo con un'altra psicoterapia, qualora da sola non riuscisse a fare chiarezza. Sicuramente, oltre al problema di sfiducia che lei stessa ha ben chiaro, ce n'è un altro di dipendenza da tenere a mente. Saluti
Buona sera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Preferibilmente le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere un percorso di terapia anche in videochiamata WhatsApp. Cordiali saluti, Dott.ssa Beatrice Planas. Psicologa psicoterapeuta per consulenze online
Gentile utente , le consiglio di prendersi del tempo per assimilare quanto è avvenuto nel suo percorso terapeutico e di aprirsi poi ad altre possibilità , ad altri iter terapeutici . in bocca al lupo

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