Le condizioni come ad esempio la paranoia, abusi ecc. Che hanno spesso marcati livelli di sfiducia n

14 risposte
Le condizioni come ad esempio la paranoia, abusi ecc. Che hanno spesso marcati livelli di sfiducia nello psicoterapeuta in questi casi il paziente la sfiducia nello psicoterapeuta ovviamente la ritiene come legittima e quindi egosintonica? Cioè io sentii dire che chi non si fida di nessuno questa cosa non le provoca sofferenza ma anzi è una cosa egosintonica secondo colui che non si fida perché il mondo è pericoloso... In questi casi in psicoterapia se per funzionare ci vuole una solida alleanza terapeutica come si lavora in psicoterapia per far costruire una solida fiducia nonostante il disturbo al paziente? Ci sono dei protocolli?
Buongiorno, sono tutti aspetti di cui potrebbe beneficiare discutendone e affrontandoli direttamente con il terapeuta che la sta seguendo, potendo rappresentare essi stessi degli obiettivi del trattamento psicoterapico.
Cordiali saluti

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Gentile utente, la sfiducia verso l'altro può essere sia egositonica che egodistonica per il paziente. Ciò dipende da come il paziente riflette e sente la sfiducia. Se il paziente è egositonico con la sua sfiducia nell'altro sarà importante in terapia far emergere i consti dell'essere sempre sfiduciato verso l'altro, per poi elaborare il resto. Se questo si presenta anche con il terapeuta tale tema verrà esplorato in seduta. La fiducia è un elemento essenziale per la terapia ma essa può essere costruita. Nel caso in cui il paziente fosse egodistonico con tale sfiducia, ne percepisce già i costi, sarà parte del lavoro partire dall'orgine di tale sfiducia, comprenderne l'ultilità per il paziente e capire come modificare tale elemento. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Un terapeuta ha gli strumenti per poterla aiutare. La sfiducia o la egosintonia di una propria parte autosabotante può essere affrontata. Nel momento in cui sente una spinta o una motivazione a mettersi in gioco può essere compresa e curata.

La ricerca non va fatta tanto nei protocolli ma in caratteristiche che sono intrinseche della relazione terapeutica, l'empatia, la connessione, il comprendere dal suo volto o dalla sua postura se c'è qualcosa che ha pensato o sta provando che le fanno provare quelle sensazioni di sfiducia e affrontarle di volta in volta, per ottenere queste caratteristiche serve tempo che probabilmente spesso dovrà darsi lei con il dubbio legittimo di non sapere in che momento preciso arriveranno, un protocollo asettico non potrebbe permetterle questo, anzi forse creerebbe ancora più distanza.
Salve, la sfiducia o la sospettosita verso l’altro, se in linea con le attitudini del paziente vengono trattate mediante un percorso dialogico di trasformazione ed elaborazione.
Se il problema le appartenesse ne parli direttamente in seduta con il suo psicoterapeuta, potrà trarne grande fonte di consapevolezza.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Gentilissimo/a, credo che non esistano protocolli, ma che nella relazione debba passare tanta trasparenza, affidabilità, pazienza, empatia e la capacità del terapeuta di accogliere e riconoscere come legittime e comprensibili la sfiducia, la diffidenza della persona nella nuova relazione, visto la vita travagliata vissuta, come da lei esemplificata quando parlava di abusi.
Saluti
Liza Bottacin
Salve, la costruzione dell’alleanza terapeutica è un processo che racchiude diverse fasi dove è fondamentale il terapeuta accogliere questi vissuti di sfiducia e dargli un significato magari condividendoli proprio insieme al paziente. Quando il paziente sentirà che il luogo terapeutico sarà il suo posto sicuro questo potrà essere l’inizio di un lavoro molto fecondo.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, in condizioni come la paranoia o dopo abusi, la sfiducia nello psicoterapeuta può essere egosintonica, cioè vissuta come legittima dal paziente. In terapia, per costruire fiducia, il terapeuta procede lentamente, validando il vissuto del paziente e mantenendo un atteggiamento trasparente. Si stabiliscono piccoli obiettivi per rafforzare l'alleanza terapeutica e, in alcuni casi, si può considerare un supporto farmacologico per facilitare l'apertura del paziente.

Esistono diverse modalità per affrontare questa sfida e costruire gradualmente una fiducia:
Rispettare il Tempo del Paziente: In questi casi, il terapeuta deve rispettare i tempi del paziente senza forzare il processo. La fiducia può essere costruita solo con costanza e pazienza, e spesso il primo obiettivo è creare un ambiente sufficientemente sicuro in cui il paziente possa iniziare ad aprirsi, anche solo in piccole parti.

Validare l'Esperienza del Paziente: È importante che il terapeuta convalidi il vissuto del paziente, riconoscendo la sua percezione del mondo e la sua sofferenza, senza minimizzare o cercare di cambiare subito il suo modo di pensare. Questo può favorire un senso di comprensione reciproca e quindi aprire la strada a una maggiore fiducia.
Psicoterapia a Breve Termine con Supporto Farmacologico: In alcuni casi, un supporto farmacologico può essere utile per per facilitare l'apertura del paziente.

Rimango a disposizione per altre delucidazioni.
D.ssa Raileanu
Buongiorno, è molto interessante la questione che pone. La sfiducia, la sospettosità, fanno parte di noi ed hanno anche un significato ai fini della sopravvivenza. Quando sono patologici, anche a seguito di gravi episodi di vita, diventano una forma di difesa ma sono anche invalidanti per la persona, limitandogli vita pratica e di relazione. Uno psicoterapeuta raccogliendo la storia di vita ed entrando in relazione con il paziente coglie i suoi tratti e comunque li accoglie, così come accoglie le altra caratteristiche della persona. E' un processo lungo e delicato, la persona non si fida e non si affida all'inizio e potrebbe anche fermarsi qui. Se l'incontro tra le due persone riesce a portare dei frutti, sarà molto positivo per entrambi. Ma è un lavoro complesso e sfidante. Spero di averle risposto, cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
Buona sera, la sfiducia marcata nei confronti del terapeuta, che può essere egosintonica (cioè in linea con il sistema di credenze e percezioni del paziente), rappresenta una sfida significativa, soprattutto in casi di paranoia o di storie di abusi, dove la sfiducia verso gli altri, inclusi i professionisti, è vista come un meccanismo di difesa giustificato e necessario.
Per affrontare questa problematica e costruire un’alleanza terapeutica, esistono diversi approcci e protocolli, adattati alla situazione specifica del paziente. Uno di questi approcci potrebbe essere la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) che prevede interventi volti a migliorare le capacità interpersonali e ridurre la sfiducia. Ad esempio, nel caso di pazienti paranoidi, si lavora spesso sulla consapevolezza delle proprie emozioni, sui pensieri disfunzionali e sui comportamenti problematici, facendo leva su esperienze passate e sul qui e ora.
La così detta "alleanza terapeutica" non è semplicemente un fatto razionale: avere fiducia in qualcuno.
Si tratta di un processo che si muove prevalentemente su un piano inconscio, quello che possiamo percepire è una piccola parte che chiamiamo, per l'appunto, fiducia.
Gentilissimo, la possibilità di aver fiducia oppure l'incapacità di affidarsi sono elementi della modalità di relazionarsi con gli altri. Appartengono, quindi, anche alla relazione terapeutica.
Nel caso di esperienze fortemente traumatiche come un abuso o in condizioni come la paranoia la sfiduciam è egosintonica. Diventa, perciò, oggetto del lavoro terapeutico. A mio avviso non ci sono protocolli, ogni relazione terapeuta-paziente è una relazione unica. Si costruisce a poco a poco con l'aiuto del terapeuta che, empaticamenete, può riconoscere la sfiducia, accoglierla ed aiutare il paziente a comprenderne le origini e la motivazione per poterla elaborare.
Gentile utente, nel parlare di sintomi egosintonici vs egodistonici, accenna ad "abusi". In quest'ultima circostanza la prima difesa è non avere fiducia negli altri. Protocolli? direi di no, ma un paziente lavoro con un* psicoterapeut* con cui si senta a proprio agio.
In bocca a lupo per tutti
Dott.ssa Maria Romanelli
Gentile utente, pur considerando una marcata diffidenza che caratterizza il paziente, un bravo professionista e un lavoro terapeutico ben impostato, può portare i suoi frutti. Inoltre, bisognerebbe capire se si tratta di diffidenza o tendenza ad opporsi, entrambi aspetti che possono rappresentare una preziosa occasione per comprendere meglio il paziente ed entrare in con lui in relazione. Cordialmente, Dott.ssa Antonella Cramarossa

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.