intervento ai turbinati
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vorrei sapere la differenza tra laser co2 e laser a diodi per intervento ai turbinati, in quanto su diverse riviste mediche è consigliato l'intervento con laser a diodi perché va veramente a fondo a differenza del co2
grazie Carmine Larosa
grazie Carmine Larosa
Gentile Sig. Larosa,
la riduzione del volume dei turbinati è il requisito essenziale per “fare spazio” al passaggio di aria all'interno del naso.
L’efficacia di qualsiasi tecnica che si prefigge lo scopo di ottenere questo risultato, si basa in estrema sintesi su due pilastri fondamentali:
1) Sulla potenza dello strumento impiegato che determina il collasso e l’eliminazione del tessuto indesiderato;
2) Sulla possibilità di trattare il turbinato in tutta la sua lunghezza, dalla narice fino alla parte più posteriore, nascosta nella ristretta cavità nasale
il tutto naturalmente preservando la funzione termoregolatrice della mucosa nasale.
Con queste premesse possiamo comprendere meglio che caratteristiche deve avere il laser migliore per ottenere il risultato voluto. Andiamo a vederle:
Sia il laser a diodi che il laser CO2 sono due ottimi laser, sicuramente i più evoluti. Le loro differenze si basano sulla diversa lunghezza d’onda dell’impulso emesso e sulla diversa modalità di conduzione dell’impulso laser. Entrambe queste caratteristiche hanno come conseguenza un diverso effetto esercitato sul turbinato. L’azione ottimale deve trattare il turbinato per tutta la sua lunghezza preservando le cellule superficiali e riducendo al contempo il volume interno del turbinato stesso.
Il laser a diodi ha una lunghezza d’onda (λ=940 nm) che determina una azione in profondità ma anche una azione distruttiva sulle importanti cellule superficiali del turbinato, che vanno invece preservate.
Il laser CO2, estremamente potente ma con una lunghezza d’onda diversa (λ=10600 nm), ha una azione molto più precisa e mirata che sotto la giuda del chirurgo viene indirizzata nel tessuto bersaglio senza diffusione indesiderata del danno termico che andrebbe a compromettere inevitabilmente le cellule superficiali.
E’ solo con il laser CO2 quindi che il chirurgo può trattare l’area voluta del turbinato che corrisponde alla superficie mediale (quella verso il setto nasale) che si presenta molto ricca della parte elastica (responsabile dell’ingrossamento del turbinato) e molto povera di cellule ciliate e mucipare che svolgono le importanti funzioni del turbinato. In altre parole il laser CO2 colpisce esclusivamente il bersaglio del chirurgo che può così trattare la parte del turbinato responsabile dell’ostruzione senza danneggiare la mucosa nasale e in ogni caso è la stessa lunghezza d’onda del laser CO2 che protegge le cellule più importanti.
Viceversa il laser a diodi porta all’effetto collaterale di danneggiare anche la parte non colpita direttamente dal raggio laser.
Inoltre nelle ristrettezze della fessura nasale solo il laser CO2, per la particolare forma del manipolo, riesce a trattare tutto il turbinato, dalla parte più esterna, quella verso la narice, alla parte più lontana, quella verso la gola, perché il raggio laser esce dal manipolo perpendicolarmente alla direzione dell’introduzione dello strumento nel naso. Il turbinato viene quindi trattato nello stesso identico modo dalla parte più esterna alla parte più profonda. Questa possibilità è del tutto preclusa a tutti gli altri laser, compreso quello a diodi, che venendo condotti mediante fibra ottica non riescono materialmente a raggiungere la parte più lontana del turbinato che si trova in fondo ad una fessura ristretta.
Per comprendere meglio si potrebbe paragonare il naso ad un corridoio riscaldato dai turbinati. All’inizio e alla fine di questo corridoio ci sono due porte che devono essere entrambe aperte per consentire un flusso di aria in entrata e in uscita. Aprirne solo una lasciando chiusa l’altra equivale a tenerle chiuse entrambe. Quindi il laser più efficace deve essere in grado di aprire entrambe le porte. Questa possibilità è consentita solo al laser CO2 che essendo un raggio di luce e uscendo perpendicolarmente al manipolo rispetto alla sua direzione di entrata nel naso, può trattare la testa del turbinato (la prima porta) e la coda (la porta in fondo al corridoio) nello stesso identico modo. Diversamente è preclusa al laser a diodi che essendo un laser a contatto, può trattare agevolmente la testa del turbinato (la prima porta) ma non può trattare la coda (la porta in fondo a corridoio) rendendo inutile la parziale canalizzazione del naso così ottenuta.
Per i motivi suddetti, e cioè:
1) per l’azione più mirata e sotto il controllo del chirurgo,
2) per la possibilità di trattare tutto il turbinato
il laser CO2 è senz’altro la tecnica più evoluta e più efficace per ridurre il volume dei turbinati preservandone la loro funzione.
Cordiali saluti, Alberto Rocco
la riduzione del volume dei turbinati è il requisito essenziale per “fare spazio” al passaggio di aria all'interno del naso.
L’efficacia di qualsiasi tecnica che si prefigge lo scopo di ottenere questo risultato, si basa in estrema sintesi su due pilastri fondamentali:
1) Sulla potenza dello strumento impiegato che determina il collasso e l’eliminazione del tessuto indesiderato;
2) Sulla possibilità di trattare il turbinato in tutta la sua lunghezza, dalla narice fino alla parte più posteriore, nascosta nella ristretta cavità nasale
il tutto naturalmente preservando la funzione termoregolatrice della mucosa nasale.
Con queste premesse possiamo comprendere meglio che caratteristiche deve avere il laser migliore per ottenere il risultato voluto. Andiamo a vederle:
Sia il laser a diodi che il laser CO2 sono due ottimi laser, sicuramente i più evoluti. Le loro differenze si basano sulla diversa lunghezza d’onda dell’impulso emesso e sulla diversa modalità di conduzione dell’impulso laser. Entrambe queste caratteristiche hanno come conseguenza un diverso effetto esercitato sul turbinato. L’azione ottimale deve trattare il turbinato per tutta la sua lunghezza preservando le cellule superficiali e riducendo al contempo il volume interno del turbinato stesso.
Il laser a diodi ha una lunghezza d’onda (λ=940 nm) che determina una azione in profondità ma anche una azione distruttiva sulle importanti cellule superficiali del turbinato, che vanno invece preservate.
Il laser CO2, estremamente potente ma con una lunghezza d’onda diversa (λ=10600 nm), ha una azione molto più precisa e mirata che sotto la giuda del chirurgo viene indirizzata nel tessuto bersaglio senza diffusione indesiderata del danno termico che andrebbe a compromettere inevitabilmente le cellule superficiali.
E’ solo con il laser CO2 quindi che il chirurgo può trattare l’area voluta del turbinato che corrisponde alla superficie mediale (quella verso il setto nasale) che si presenta molto ricca della parte elastica (responsabile dell’ingrossamento del turbinato) e molto povera di cellule ciliate e mucipare che svolgono le importanti funzioni del turbinato. In altre parole il laser CO2 colpisce esclusivamente il bersaglio del chirurgo che può così trattare la parte del turbinato responsabile dell’ostruzione senza danneggiare la mucosa nasale e in ogni caso è la stessa lunghezza d’onda del laser CO2 che protegge le cellule più importanti.
Viceversa il laser a diodi porta all’effetto collaterale di danneggiare anche la parte non colpita direttamente dal raggio laser.
Inoltre nelle ristrettezze della fessura nasale solo il laser CO2, per la particolare forma del manipolo, riesce a trattare tutto il turbinato, dalla parte più esterna, quella verso la narice, alla parte più lontana, quella verso la gola, perché il raggio laser esce dal manipolo perpendicolarmente alla direzione dell’introduzione dello strumento nel naso. Il turbinato viene quindi trattato nello stesso identico modo dalla parte più esterna alla parte più profonda. Questa possibilità è del tutto preclusa a tutti gli altri laser, compreso quello a diodi, che venendo condotti mediante fibra ottica non riescono materialmente a raggiungere la parte più lontana del turbinato che si trova in fondo ad una fessura ristretta.
Per comprendere meglio si potrebbe paragonare il naso ad un corridoio riscaldato dai turbinati. All’inizio e alla fine di questo corridoio ci sono due porte che devono essere entrambe aperte per consentire un flusso di aria in entrata e in uscita. Aprirne solo una lasciando chiusa l’altra equivale a tenerle chiuse entrambe. Quindi il laser più efficace deve essere in grado di aprire entrambe le porte. Questa possibilità è consentita solo al laser CO2 che essendo un raggio di luce e uscendo perpendicolarmente al manipolo rispetto alla sua direzione di entrata nel naso, può trattare la testa del turbinato (la prima porta) e la coda (la porta in fondo al corridoio) nello stesso identico modo. Diversamente è preclusa al laser a diodi che essendo un laser a contatto, può trattare agevolmente la testa del turbinato (la prima porta) ma non può trattare la coda (la porta in fondo a corridoio) rendendo inutile la parziale canalizzazione del naso così ottenuta.
Per i motivi suddetti, e cioè:
1) per l’azione più mirata e sotto il controllo del chirurgo,
2) per la possibilità di trattare tutto il turbinato
il laser CO2 è senz’altro la tecnica più evoluta e più efficace per ridurre il volume dei turbinati preservandone la loro funzione.
Cordiali saluti, Alberto Rocco
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