Ho un figlio adolescente prossimo a compiere 18 anni. Da alcuni anni ha problemi di inclusione, soci

17 risposte
Ho un figlio adolescente prossimo a compiere 18 anni. Da alcuni anni ha problemi di inclusione, socializza molto poco, non parla con noi genitori ed ha scatti di ira se viene rimproverato. Il problema maggiore è che non ritiene necessario rivolgersi ad un professionista. Cosa si fa in questi casi. Potrebbe essere utile richiedere una visita a domicilio? ( in presenza non online!). Vorremmo chiedere qualche indicazione su uno specialista disponibile a valutare questo ragazzo a casa nostra, siamo a 7 km da Milano. Grazie per la risposta.
Salve, mi dispiace, comprendo quanto possa essere complicato per un genitore gestire una situazione del genere. Purtroppo obbligare qualcuno a fare un percorso di psicoterapia risulterebbe solamente controproducente. Ha provato a confrontarsi con suo figlio raccontandogli il suo vissuto emotivo?
Buona giornata.
Dott. Fiori

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Salve, Mi spiace molto per la situazione che descrive poiché posso comprendere le preoccupazioni di voi genitori. Ritengo innanzitutto che possa essere utile Un colloquio con voi genitori al fine di esplorare meglio la situazione che descrive con ulteriori dettagli. Inoltre, un consulto psicologico potrebbe esservi utile per identificare quei fattori che mantengono in atto la sintomatologia del ragazzo e che magari possono portare ad un conflitto tra voi. Inoltre vi sarebbe utile anche per identificare quali strategie poter mettere in atto. Io lavoro nel territorio Romano, pertanto non posso esservi utile Tuttavia qualora necessitiate di qualsiasi supporto Resto a disposizione, anche on-line.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera,credo che in questi casi sia utile che siano i genitori a chiedere una consulenza su come interagire con il ragazzo.Attraverso questi incontri potrete ricevere chiarimenti e modalità di approccio.È molto frequente che i giovani non vogliano andare da psicologo. Forse sarà necessario un percorso per fare in modo che gradualmente arrivi a questa scelta .Io lavoro a Milano.Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Buonasera sig.ra,
se vuole posso fare una consulenza, online, con lei o meglio ancora con voi genitori.
A volte per riuscire a far cambiare i figli occorre cambiar se stessi.
Un saluto cordiale
Dr.ssa Marzia Sellini
Buongiorno, è più opportuno iniziare con una consultazione con i genitori, in modo che sia possibile spiegare meglio ciò che accade, valutare la situazione e capire poi come eventualmente proseguire. SG
Credo che sia opportuno che innanzitutto la situazione venga descritta con maggiore precisione ad uno psico terapeuta attraverso 1 o più colloqui con i genitori al fine di poter ipotizzare una valutazione psico diagnostica ed individuare strategie per intervenire direttamente con il ragazzo o indirettamente attraverso i genitori. L'intervento del terapeuta a domicilio è da riservarsi a quelle situazioni molto gravi in cui non c'è possibilità per il paziente di recarsi nello studio o non si può offrire aiuto on line. Dai pochi dati che ho a disposizione si potrebbe ipotizzare la presenza di un disturbo d'ansia sociale, ma occorre una valutazione più approfondita. Nel frattempo potete ascoltare e provare a suggerire a lui, l'ascolto del Podcast Le Stranze della Paura, disponibile gratuitamente su Google, Spotify, Breakr, Pocket Cast e seguire la pagina Facebook Le Stanze della Paura Podcast. Troverete molte informazioni sui disturbi d'ansia, un episodio specifico sulla ansia sociale e strumenti di auto aiuto da utilizzare in situazioni di particolare tensione psico fisica. Buona giornata. Bruno Ramondetti
Può rivolgersi al centro “Il Minotauro” a Milano, specializzato in ritiro sociale, dipendenza da Internet e disagio adolescenziale. Si tratta di professionisti esperti e molto affidabili. Non escluderei anche una terapia familiare per affrontare tutti insieme questo momento di crisi.
dott.ssa De Tommasi
Gentile utente di mio dottore,

il malessere di suo figlio e i suoi sintomi sono ciò che generalmente spinge una famiglia a chiedere una psicoterapia.
Secondo noi psicoterapeuti sistemico-relazionali, sarebbe un grave errore osservare il soggetto singolo estrapolandolo dal suo contesto di vita, sempre che questo sia possibile farlo.
Ogni individuo, infatti, oltre ad avere una propria identità e personalità distinta, ha anche un ruolo specifico all'interno dei vari sistemi di cui fa parte, primo fra tutti il sistema familiare.
Per comprendere ciò che ha prodotto il malessere di suo figlio, dunque, è essenziale procedere all'osservazione dell’intero gruppo famiglia, dando particolare valore al tipo di interazioni che si creano tra tutti voi membri del sistema
Studiare la vostra famiglia nella sua totalità permetterebbe di individuare quali tipi di transazioni relazionali possono aver portato allo sviluppo dei problemi di suo figlio e che concorrono al suo mantenimento nel tempo. Spesso Il figlio sintomatico, o problematico se così si può dire è il portavoce della sofferenza che affligge l’intera famiglia.
L’espressione di alcuni sintomi psicopatologici molto spesso non sono altro che una richiesta di aiuto per sé e per la propria famiglia.
Contatti quanto prima uno specialista della sua zona prendendo un appuntamento per voi tutti, che possa prendere in carico la famiglia e non solo suo figlio, vedrà con il tempo potrete tutti trovare un nuovo equilibrio e riuscire a raggiungere il benessere che meritate.

Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Buongiorno, immagino quanto sia difficoltoso per voi genitori gestire una situazione del genere. Probabilmente potrebbe essere utile che siate voi stessi ad avere un rapporto di consulenza con uno psicologo così da presentare nello specifico la vostra problematica ed avere indicazioni su come procedere. Se vostro figlio rifiuta di seguire un percorso psicoterapeutico non è possibile obbligarlo se avete voi genitori più chiara la situazione e la modalità di approccio magari potrebbe cambiar idea. Io lavoro a Milano. Cordiali saluti
Gentile utente, la sua preoccupazione di genitore è assolutamente comprensibile e legittima.
Come già altri colleghi le hanno consigliato sarebbe opportuno prima esplorare la situazione in maniera dettagliata con voi genitori, ed in un secondo momento individuare la migliore strategia per un aggancio di vostro figlio.
Ciò che vostro figlio sta attraversando è una condizione che colpisce molti adolescenti della sua età.
Tuttavia se il ragazzo non è disposto ad affrontare un percorso non potete forzarlo, ed inoltre il percorso potrebbe anche non portare ad alcun risultato poichè lui non percepisce il bisogno di tale intervento.
Dunque potrebbe essere più utile, almeno in una prima fase, iniziare voi un percorso genitoriale e successivamente insieme al vostro psicologo/psicoterapeuta provare ad individuare l'approccio migliore per fargli cambiare idea.
Rimango a sua disposizione
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Salve, obbligare una persona per un percorso terapeutico comporterebbe ulteriori problemi. Le consiglio di consultare lei e suo marito uno psicologo in modo tale da comprendere come affrontare la situazione. Saluti. Professor Antonio Popolizio
Non credo porti buoni risultati nè a voi genitori nè a vostro figlio forzarlo a vedere un professionista, penso invece che aiuterebbe molto voi genitori ritagliarvi uno spazio di cura dove trovare le risorse migliori per risolvere questa tappa genitoriale...
Buongiorno.
Comprendo la vostra frustrazione e la sofferenza che state attraversando.
Il primo passo fondamentale in un percorso psicologico-psicoterapico però è la domanda, o almeno una richiesta d'aiuto, che provenga dal soggetto interessato. Mi pare di capire che in questo momento in vostro figlio non ci sia ed è tuttavia necessario un desiderio deciso per intraprendere un lavoro così complesso.
Sarebbe però facilitante che voi facciate un colloquio con un professionista e magari che intraprendiate voi un percorso, di coppia o anche singolarmente dipende: questo porterà certamente a un modificarsi delle dinamiche famigliari ed anche cambiamenti in vostro figlio, nel quale potrà magari nascere una domanda.

Resto a disposizione.
Cordialmente.
Greta Tovaglieri
Gentile utente, se suo figlio non riconosce il problema e/ non sente la necessità di un incontro con un professionista costringerlo a farlo potrebbe non risultare un'idea vincente. Le consiglio di cercare un dialogo maggiormente comprensivo con lui, per capire da dove nasce il disagio e di contattare un* psicoterapeuta per un incontro genitoriale: potrete così esporre la situazione senza coinvolgere vostro figlio e capire poi come procedere. Può trovare tanti terapeuti nella sua zona attraverso questo portale. Un caro saluto
Buongiorno, potrebbe essere utile se cominciate voi un percorso così da capire come muoversi. Scegliete uno psicoterapeuta che abbia specializzazione in ambito sistemico relazionale, così magari riuscite ad inserire anche vostro figlio per qualche seduta. Questo, sapendo che andate voi può essere maggiormente motivato a venire e poi se si sente a suo agio potrà continuare il suo percorso da solo.
Un abbraccio
Dott. Viola Barucci
Buongiorno,
purtroppo obbligare qualcuno ad intraprendere un percorso terapeutico, difficilmente aiuta. Anzi, potrebbe complicare la situazione.
Valutare la possibilità di richiedere un consulto genitoriale, senza coinvolgere vostro figlio, con uno psicoterapeuta, per focalizzare la situazione e capire come interagire e confrontarvi con lui, può indubbiamente esservi utile.
Cordialmente, EP

Buonasera, la situazione che descrive con suo figlio sembra essere complessa, ma la sua preoccupazione è del tutto comprensibile. Gli adolescenti attraversano fasi delicate in cui possono manifestare difficoltà nel relazionarsi con gli altri e con i genitori, tuttavia, i problemi che lei descrive, come scatti di ira e rifiuto di cercare aiuto, potrebbero indicare la presenza di disagi emotivi o comportamentali che meritano attenzione.

Una terapia breve strategica potrebbe essere utile in questi casi, poiché si concentra sul cambiamento rapido dei comportamenti disfunzionali e sull'inserimento di nuove modalità di gestione delle emozioni. Poiché suo figlio non sembra favorevole all'idea di intraprendere un percorso terapeutico, un’opzione potrebbe essere quella di consultare uno specialista che effettui una valutazione domiciliare, in modo che suo figlio si senta più a suo agio nell'ambiente familiare. Durante questa visita, il professionista potrebbe osservare meglio la dinamica familiare e, se necessario, proporre un intervento mirato, anche con un approccio più graduale, per farlo avvicinare alla terapia.

A Milano e nelle vicinanze ci sono diversi professionisti che effettuano valutazioni domiciliari. Le suggerisco di cercare psicologi o psicoterapeuti specializzati in adolescenza che possano adattarsi alle esigenze di suo figlio, in modo da affrontare insieme le difficoltà emotive e relazionali.

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