ho avuto una vita costellata di problemi che ho affrontato sempre da sola. A coronamento di una vita
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ho avuto una vita costellata di problemi che ho affrontato sempre da sola. A coronamento di una vita difficile, succede che 10 anni fa mia madre vedova, causa incidente, diventa invalida e resta in carrozzina e io, figlia unica, mi occupo di lei e nel frattempo porto avanti anche il mio lavoro full time. Sono stati anni molto duri, ho messo da parte la mia vita, ho rinunciato a tutto, non mi sono mai concessa una vacanza, neanche un fine settimana. I medici mi consigliavano di metterla in RSA , aveva sviluppato anche moltissime patologie, e che da sola non ce l'avrei fatta e mi sarei ammalata, ma non li ho ascoltati , nonostante non fosse stata certo la migliore delle madri, la mia coscienza me lo impediva, l'ho accudita e trattata come una regina, le compravo i cibi migliori gli ausili piu costosi, curavo tutti i dettagli in modo maniacale, vivevo per lei praticamente. Due anni fa e' morta ma...9 mesi prima di morire ha gettato la maschera e ha iniziato a volermi distruggere in modo palese. Era sopraggiunta un po' di demenza
senile ma anche i medici riconoscevano che, i suoi comportamenti distruttivi verso di me, erano creati ad hoc, ben pensati e organizzati e che quindi non potevano riferirsi alla sua -poca- demenza senile, ma era il suo carattere e infatti non ero nemmeno tanto sorpresa, solo amareggiata. Ad esempio mentre io ero in cucina a prepare il pranzo, lei chiamava i cc dicendo che la stavo 'massacrando di botte', aveva convinto il fisioterapista che la trascuravo e che non le davo da mangiare. Faceva i bisogni grossi nel pannolone e poi li spargeva nel letto - tanto ero io che pulivo- . Tutto il giorno urlava che la stavo massacrando di botte, affinche i vicini sentissero. Si strappava, a morsi, lembi di carne dalle braccia per dire che ero stata io a picchiarla Ovviamente tutti i suoi tentativi di rovinarmi non andavano a buon fine perche' erano tutte enormi ed evidenti falsita' , ma ogni volta dovevo giustificarmi con i carabinieri, con la cooperativa del fisioterapista e con tutt quelli che coinvolgeva telefonicamente. Gli assistenti sociali per fortuna erano dalla mia parte e intervenivano in mia difesa. Ed ero sempre piu stanca ed esasperata, sia fisicamente che mentalmente. Poi si mise a cercare qualcuno a cui intestare la sua casa per non doverla lasciare a me , altra mazzata per me. Mi odiava talmente tanto che e' arrivata al punto di chiedermi insistmente di ucciderla, per garantirsi che alla sua dipartita io sarei finita in galera o, nella migliore delle ipotesi, tormentata dai sensi di colpa. Due giorni prima di morire mi ha detto- non vali niente come donna-. Quando e' morta non ho versato una lacrima e ancora niente dopo due anni. Provavo solo una stanchezza infinita, incolmabile. Sono rimasta come sotto shock per lunghi mesi, forse lo sono ancora , sto facendo opera di rimozione, come se lei non fosse mai esistita. Arrivo ora al punto : sono sempre stata una persona molto, moltissimo empatica, orientata verso l'ascolto e il sostegno degli altri. Ho sempre avuto argomenti di incorggiamento per chi si confidava. Mi sono sempre preoccupata per tutti, una crocerossina in poche parole. Beh adesso - ho 58 anni- dopo aver passato tutto questo mi sento un'altra persona. Non sono piu empatica, se le persone si confidano mi annoio e non sono piu ispirata nell'argomentare. Praticamente non me ne frega piu' di niente di nessuno, a dire il vero nemmeno tanto di me stessa
senile ma anche i medici riconoscevano che, i suoi comportamenti distruttivi verso di me, erano creati ad hoc, ben pensati e organizzati e che quindi non potevano riferirsi alla sua -poca- demenza senile, ma era il suo carattere e infatti non ero nemmeno tanto sorpresa, solo amareggiata. Ad esempio mentre io ero in cucina a prepare il pranzo, lei chiamava i cc dicendo che la stavo 'massacrando di botte', aveva convinto il fisioterapista che la trascuravo e che non le davo da mangiare. Faceva i bisogni grossi nel pannolone e poi li spargeva nel letto - tanto ero io che pulivo- . Tutto il giorno urlava che la stavo massacrando di botte, affinche i vicini sentissero. Si strappava, a morsi, lembi di carne dalle braccia per dire che ero stata io a picchiarla Ovviamente tutti i suoi tentativi di rovinarmi non andavano a buon fine perche' erano tutte enormi ed evidenti falsita' , ma ogni volta dovevo giustificarmi con i carabinieri, con la cooperativa del fisioterapista e con tutt quelli che coinvolgeva telefonicamente. Gli assistenti sociali per fortuna erano dalla mia parte e intervenivano in mia difesa. Ed ero sempre piu stanca ed esasperata, sia fisicamente che mentalmente. Poi si mise a cercare qualcuno a cui intestare la sua casa per non doverla lasciare a me , altra mazzata per me. Mi odiava talmente tanto che e' arrivata al punto di chiedermi insistmente di ucciderla, per garantirsi che alla sua dipartita io sarei finita in galera o, nella migliore delle ipotesi, tormentata dai sensi di colpa. Due giorni prima di morire mi ha detto- non vali niente come donna-. Quando e' morta non ho versato una lacrima e ancora niente dopo due anni. Provavo solo una stanchezza infinita, incolmabile. Sono rimasta come sotto shock per lunghi mesi, forse lo sono ancora , sto facendo opera di rimozione, come se lei non fosse mai esistita. Arrivo ora al punto : sono sempre stata una persona molto, moltissimo empatica, orientata verso l'ascolto e il sostegno degli altri. Ho sempre avuto argomenti di incorggiamento per chi si confidava. Mi sono sempre preoccupata per tutti, una crocerossina in poche parole. Beh adesso - ho 58 anni- dopo aver passato tutto questo mi sento un'altra persona. Non sono piu empatica, se le persone si confidano mi annoio e non sono piu ispirata nell'argomentare. Praticamente non me ne frega piu' di niente di nessuno, a dire il vero nemmeno tanto di me stessa

Buongiorno,
è plausibile che l'essersi impegnata duramente e a lungo per una persona da cui sente di aver ricevuto solo odio sia stato per lei molto difficile e che ora si senta emotivamente svuotata sia nei confronti di sé stessa che delle altre persone, questo non significa che ciò che le è successo non si possa superare e lei non riesca a tornare ad avere un rapporto emotivo più profondo con chi le sta intorno.
Le suggerirei di approfondire questa e le sue altre esperienze di vita con un professionista
Coridalmente,
Dott. Giacomo Caiani
è plausibile che l'essersi impegnata duramente e a lungo per una persona da cui sente di aver ricevuto solo odio sia stato per lei molto difficile e che ora si senta emotivamente svuotata sia nei confronti di sé stessa che delle altre persone, questo non significa che ciò che le è successo non si possa superare e lei non riesca a tornare ad avere un rapporto emotivo più profondo con chi le sta intorno.
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La storia che racconta è profondamente toccante e porta con sé un vissuto di grande sacrificio, dolore e resistenza. È naturale che, dopo anni di lotta e privazioni, oggi si sente svuotata, distante dalle emozioni che prima la caratterizzavano. Quello che descrive – la perdita di empatia, il senso di distacco da sé stesso e dagli altri – potrebbe essere una reazione al trauma e all'esaurimento emotivo vissuto per troppo tempo. Quando si è costantemente sotto stress e si porta un peso così grande, il sistema emotivo può arrivare a una sorta di "spegnimento" per autodifesa.
Non è colpa sua e non significa che sia una persona diversa o "peggiore" rispetto a prima. È il risultato di anni di sofferenza e di un dolore che probabilmente non ha mai avuto il tempo e lo spazio di essere elaborato. Quello che ha vissuto è stato estenuante sia fisicamente che mentalmente, e ora il suo sistema emotivo potrebbe avere bisogno di tempo e di un aiuto per ritrovare un equilibrio.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista, che possa accompagnarla in questo percorso di elaborazione, aiutarla ad accogliere e accogliere le sue emozioni, e supportarla nel recupero di una nuova connessione con sé stessa e con il mondo che la circonda.
Cordiali saluti,
DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
Non è colpa sua e non significa che sia una persona diversa o "peggiore" rispetto a prima. È il risultato di anni di sofferenza e di un dolore che probabilmente non ha mai avuto il tempo e lo spazio di essere elaborato. Quello che ha vissuto è stato estenuante sia fisicamente che mentalmente, e ora il suo sistema emotivo potrebbe avere bisogno di tempo e di un aiuto per ritrovare un equilibrio.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista, che possa accompagnarla in questo percorso di elaborazione, aiutarla ad accogliere e accogliere le sue emozioni, e supportarla nel recupero di una nuova connessione con sé stessa e con il mondo che la circonda.
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DOTTORESSA SILVIA PARISI
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