Ho avuto un'adolescenza e inizio dell'età adulta difficili, con problemi a scuola sia a livello di r

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Ho avuto un'adolescenza e inizio dell'età adulta difficili, con problemi a scuola sia a livello di rendimento che mi hanno portato a non terminare le superiori (scoperto poi in età adulta ADHD) sia che di socializzazione (vittima di bullismo), una violenza sessuale che mi ha fatto ritirare dalla vita sociale e probabilmente cadere in depressione, problemi con la famiglia d'origine, ed infine una relazione tossica che mi ha portata all'esaurimento. Poi ho seguito un percorso di psicoterapia e ho iniziato a riprendere in mano la mia vita: mi sono trasferita e vivo da sola in un appartamento che ho comprato con un mutuo, ho trovato un lavoro stabile che mi piace, ho ripreso gli studi diplomandomi e iscrivendomi all'università, ho accettato i problemi che ha la mia famiglia d'origine e ho iniziato da qualche mese una relazione abbastanza sana che spero sia quella definitiva, lavorandoci un po' su. Ma da qualche tempo sto avendo problemi con dei nuovi capi al lavoro: mi chiedono cose che sono al di sopra del mio livello ma che faccio lo stesso cavandomela bene, e anziché apprezzare o comunque prendere atto della cosa, mi denigrano; mi danno permessi che poi mi annullano; mi stanno mettendo contro tutti i colleghi; se prendo dei giorni di malattia perché ho problemi di salute si arrabbiano, e adesso stanno cercando in tutti i modi di trovare un appiglio per farmi dei procedimenti disciplinari. Io soffro tutti i giorni per questo, vado a lavorare con l'ansia e col pensiero "chissà che mi combineranno oggi", in 6 mesi ho perso 10kg nonostante sia una persona che di suo mangia sostanzioso, faccio fatica a dormire e a volte anche a mangiare perché poi sto male con lo stomaco, dato che sono sempre un fascio di nervi, non rendo più come prima a casa, anzi proprio zero a volte perché mi butto giù e sto sul divano, e partner e famiglia non ne possono più di vedermi così. Ne ho parlato con Dottoressa di base e psicologa, ma mi hanno detto che non possono fare niente, che devo essere io a non pensarci, come se fosse facile. Oppure devo cambiare lavoro, come oltre a loro mi ha detto anche l'avvocato a cui ho chiesto parere dopo la lettera che mi ha notificato il datore per delle giornate a detta sua ingiustificate, dato che mi hanno annullato i permessi richiesti ma di cui ho ancora le prove. Ho chiesto sempre all'avvocato se potessi rivalermi sul datore per tutta questa situazione, che a me pare rientri proprio nel mobbing oltre che proprio un illecito, ma mi è stato consigliato di lasciar perdere e semplicemente rispondere alla lettera con le prove che ho. Io non ne posso più di sostenere questa situazione, non riesco a capacitarmi che una persona che non ha fatto nulla di male, che ha rispettato sempre tutto e tutti, venga presa di mira da gente che fa quello che gli pare senza avere ripercussioni di alcun genere, e spesso sto pensando che ci sia un'unica soluzione per risolvere tutto: chiudere definitivamente col mondo intero. Solo in quel modo non soffrirò più. E non darò più fastidio a nessuno.
Buonasera, mi dispiace profondamente leggere quanto dolore stia attraversando. La sua storia dimostra una forza straordinaria nel superare molte sfide: ha ricostruito la sua vita in modi significativi e ha ottenuto successi che richiedono una determinazione davvero notevole. Trovarsi ora in una situazione lavorativa così stressante e sentirsi circondata dall'ingiustizia può far vacillare anche le persone più resilienti, ed è comprensibile che stia soffrendo.

È naturale sentirsi sopraffatti e a corto di risorse in situazioni di mobbing o abusi di potere sul lavoro, perché questi attacchi minano il nostro senso di sicurezza e la nostra autostima. Non è però sola in questa battaglia: potrebbe essere utile cercare un supporto legale specializzato in mobbing, così come esplorare opzioni di cambiamento, non come una sconfitta, ma come una forma di protezione verso se stessa. Lei non merita di vivere con il peso di questa situazione e ci sono modi per ritrovare un equilibrio.

Le suggerisco di restare ancorata alle cose che ha costruito e alle persone che le vogliono bene. Potrebbe essere utile discutere in terapia strategie concrete per gestire l’ansia e il peso emotivo di questo ambiente tossico, per aiutarla a sentire che sta facendo passi avanti nella protezione del suo benessere.

Il suo valore non è determinato da come la trattano gli altri, e il suo percorso di crescita dimostra che merita di essere trattata con rispetto e dignità. Con pazienza e supporto, troverà una via per proteggersi da questa situazione e per ritrovare quella stabilità e serenità che ha faticosamente costruito.
Un caro saluto

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Mi dispiace molto leggere di quanto stai attraversando e ti ringrazio per aver condiviso una situazione così complessa e dolorosa. Sembra che tu abbia fatto enormi sforzi per ricostruire la tua vita dopo esperienze così difficili, ma questa nuova situazione lavorativa ti sta profondamente minando. L’ansia, i problemi di salute, la perdita di peso, le difficoltà a dormire e la fatica emotiva che descrivi sono segnali di quanto questo ambiente stia influendo negativamente sul tuo benessere.

L’idea di "chiudere con il mondo" è sicuramente un pensiero che nasce dal profondo dolore che stai vivendo, ma è importante ricordare che non sei sola. Quando ci si sente completamente sopraffatti, è fondamentale chiedere aiuto. Se non ti stai trovando a tuo agio con il supporto che hai ricevuto finora, può essere utile esplorare altre opzioni. In questo caso, potresti considerare di rivolgerti a un professionista che ti possa aiutare a gestire il trauma psicologico legato al mobbing e alla violenza che hai vissuto, oltre al carico emotivo che il lavoro ti sta causando.

Hai avuto un cammino difficile, ma la tua resilienza e i passi che hai fatto per riprenderti sono evidenti. Hai compiuto scelte coraggiose e importanti, come il trasferimento in una casa tua e l’avvio di una relazione sana. Questi sono segni di una forza interiore che è ancora lì, anche se ora ti sembra difficile vederla.

Riguardo al lavoro, il mobbing è una situazione che non va minimizzata e hai il diritto di proteggerti. Parlare con un avvocato esperto in diritto del lavoro, magari specializzato in mobbing, potrebbe aiutarti a chiarire meglio le azioni che puoi intraprendere per difenderti. La cosa più importante è non ignorare i segnali del tuo corpo e della tua mente, che ti stanno dicendo che questa situazione è insostenibile. Sii gentile con te stessa e ricorda che nessuno dovrebbe tollerare trattamenti ingiusti.

Inoltre, potresti esplorare altre forme di supporto psicologico, come un percorso di terapia focalizzato sulla gestione dello stress e delle emozioni, anche legate al lavoro, o valutare altre risorse come gruppi di supporto per chi sta vivendo situazioni di mobbing. Non sei da sola in questa lotta, e meritati di ricevere il sostegno che ti serve.

Se mai pensassi a una soluzione drastica, sappi che ci sono alternative che ti possono dare sollievo senza farlo a spese della tua vita. La tua vita ha un valore immenso, e c'è sempre una via d'uscita, anche se ora sembra difficile vederla. Non esitare a chiedere aiuto quando ne hai bisogno.
Buongionro, innanzi tutto le faccio i compplimenti per il percorso che ha descritto, non deve essere stato facile. Quindi come già ha potuto verificare sulla sua pelle non tutti i problemi sono irrisolvibili. Quello che sta succedendo ora potrebbe rievocarle il bullismo subito. Il mobbing non è altro che bullismo in un'altra forma. Però ci sono le leggi, i contratti e le prove. Lavori sulla comunicazione assertiva e raccolga tutte le prove che può, quando ne avrà a sufficienza potrà intentare una causa per mobbing. Nel frattempo si attivi nella ricerca di un altro lavoro che non si sa mai. Ma mai e poi mai deve permettere a queste persone di toglierle il sorriso, altrimenti sarà come dargliela vinta.
Mi dispiace molto sentire che ti stai trovando in una situazione così difficile e dolorosa. La tua storia riflette un lungo percorso di sofferenza, ma anche un grande impegno per cercare di risalire, affrontando e superando difficoltà enormi. La sensazione che descrivi, di essere intrappolata e impotente di fronte a un ambiente lavorativo che ti sta causando un grande stress emotivo e fisico, è comprensibilmente travolgente. Non è facile vivere una situazione del genere, soprattutto dopo che hai fatto così tanto per ricostruire te stessa.
Capisco che ti senta intrappolata e che possa sembrare che non ci siano soluzioni facili. La tua sensazione di impotenza di fronte a un sistema che non sembra prendersi cura del tuo benessere è legittima, così come il pensiero che l'unica via d'uscita sia chiudere tutto. Tuttavia, lascia che ti dica una cosa importante: questo momento difficile non definisce chi sei. Le difficoltà che stai affrontando ora non sono il risultato di qualcosa che tu abbia fatto di male, ma piuttosto l'esito di dinamiche esterne molto dolorose, sulle quali hai poco controllo.
Mi fa anche riflettere il fatto che tu stia pensando che "chiudere" sarebbe una soluzione. Questo tipo di pensiero, sebbene comprensibile dato il dolore che stai provando, è una manifestazione della sofferenza che stai vivendo, e non una soluzione reale. L’idea di non dare più fastidio a nessuno, di sparire, è una forma di disperazione che spesso nasce dal sentirsi soli e incompresi. Ma tu meriti di essere ascoltata e supportata, anche se il contesto in cui ti trovi ora sembra non offrire supporto.
Ti consiglio di prendere sul serio i segnali che il tuo corpo e la tua mente ti stanno dando. Potresti pensare di chiedere nuovamente un supporto psicoterapeutico, magari cercando qualcuno con esperienza in trauma o mobbing, per affrontare non solo gli effetti psicologici del tuo lavoro, ma anche il dolore che si lega agli eventi passati della tua vita. Un altro aspetto da considerare potrebbe essere quello di un supporto psichiatrico per monitorare eventuali segnali di depressione, che in momenti come questo può essere difficile da distinguere dal semplice stress o frustrazione.
Gentile utente di mio dottore,
la possibilità di cambiare lavoro va presa in considerazione, a maggior ragione se il contesto lavorativo all' interno del quale è inserito risulta essere poco sano; questo anche al fine di tutelare la propria salute mentale. Cominci a guardarsi intorno, chissà che con il tempo non possa trovare qualcosa di meglio, che possa gratificarla e magari farla stare più sereno.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Comprendo quanto sia pesante la situazione che sta vivendo e mi dispiace che stia minando la sua serenità e il suo benessere. Ha già dimostrato una straordinaria capacità di resilienza superando sfide molto difficili, costruendo con determinazione una vita indipendente e raggiungendo obiettivi importanti, come una carriera stabile e il ritorno agli studi. Anche se ora la situazione appare opprimente, credo che le risorse che ha già mostrato possano aiutarla anche in questo caso. Una terapia breve strategica potrebbe concentrarsi su alcuni obiettivi chiave: ridurre l’ansia anticipatoria, distaccarsi emotivamente dai comportamenti destabilizzanti dei superiori, e ritagliarsi piccoli momenti quotidiani di benessere, così da mantenere il controllo su ciò che può gestire direttamente. Coltivare queste pratiche, e al contempo documentare le dinamiche lavorative con un approccio distaccato, potrebbe restituirle il senso di equilibrio e serenità che merita, mantenendo la sua attenzione su ciò che è davvero in suo controllo.
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Gentile signora,
Ha affrontato tantissimi traumi nella sua vita, questo è purtroppo un altro ostacolo, ma non deve arretrare deve avere chiaro quali sono i motivi per i quali i suoi superiori si comportano così. Valuti con la collega che la segue se non riemerge un atteggiamento vittimistico che non le consente di reagire al meglio. Sicuramente con l'EMDR, potrebbe approfondire megli i suoi vissuti associati al contesto lavorativo, ma ciò per avere ancora più chiarezza delle dinamiche.
Mi dispiace per questa situazione, ma davvero mi permetto di invitarla a lasciare questo lavoro gestito in modo così malsano. Non vale la pena star male e farsi annientare dal lavoro e se lavora in un ambiente ostile può intanto cercarsi una soluzione alternativa e solo dopo continuare la sua battaglia contro questa azienda degli orrori.
Buongiorno, dalle sue parole si percepisce molta sofferenza, sicuramente ha una storia molto importante alle spalle che è riuscita a rielaborare e questo mi fa dire che è una persona con molte risorse. Comprendo che un ambiente di lavoro in cui non ci senta a proprio agio causi enorme affanno anche per il numero di ore che vi si trascorrono. Per quanto riguarda la causa per mobbing mi rimetto a quanto suggerito dall'avvocato in quanto più esperto in materia. Per quanto riguarda il lavoro, le due strade possibili sono effettivamente quelle indicate da psicologa e medico di base, o pensare ad un cambio di ambiente o lavorare per gestire meglio un situazione di grande stress (poiché non ha il potere di fare cambiare chi non sente l'esigenza di farlo, in questo caso il datore di lavoro). Entrambe le scelte necessiterebbero di un lavoro con la psicologa affinché lei possa decidere con consapevolezza e maggiore tranquillità quella che per lei è la direzione che sente più sua e che la faccia stare meglio.
Inoltre parlerei apertamente con la psicologa anche di questi pensieri così dolorosi da farle ipotizzare soluzioni estreme. Rimango a disposizione Dr.ssa Michela Campioli
La sua storia di vita è ricca di vissuti personali che meritano un'attenzione e cura. E' stata in grado di rendersi conto delle sue difficoltà, ha chiesto aiuto ed è riuscita, grazie alle sue risorse, di rialzarsi e rimettersi in gioco. Probabilmente anche questo attuale momento di vita richiede la sua stessa cura e attenzione. Ogni sintomo che lei descrive merita un'attenzione specifica in campo psicoterapeutico. La invito a rifletterci su e a richiedere un colloquio per comprendere al meglio come affrontare questo momento.
un saluto
Salve,

Capisco quanto sia difficile affrontare questa situazione, soprattutto dopo il percorso impegnativo e coraggioso che hai già compiuto. Sei riuscita a ricostruire la tua vita superando ostacoli enormi, ed è del tutto comprensibile che un ambiente di lavoro così ostile possa metterti a dura prova, facendoti sentire senza via d'uscita.

Questa sensazione di impotenza e di ingiustizia può essere schiacciante, ma è importante ricordare quanto tu abbia già dimostrato resilienza. Forse, considerare un supporto psicoterapeutico interazionista potrebbe aiutarti a esplorare non solo le emozioni intense che stai vivendo, ma anche a trovare modi per affrontare questa situazione in linea con il rispetto che meriti. Non sei sola in questo percorso, e il valore della tua vita è qualcosa di molto reale e prezioso.

Un caro saluto,
Dott. Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Buongiorno, ho letto il suo messaggio. Ha vissuto momenti veramente difficili e particolari.
Il mio consiglio è di iniziare una psicoterapia individuale o in presenza o online.
Mi rendo disponibile ad aiutarla.
Cordialmente
Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Buongiorno! Lei trasmette una dolorosa mancanza di speranza e posso solo immaginare quanto sia difficile la situazione. Nonostante i limiti del contesto e dello strumento, proverò a dare un piccolo contributo di pensiero. Descrive una storia relazionale difficile, in cui l’altro emerge come svalorizzante, abusante, minaccioso, inaffidabile. Deve essersi sentita e, forse, si sente ancora molto sola. La psicoterapia sembra averle dato la possibilità di sperimentare una relazione un po' diversa, una relazione in cui può esserci la reciprocità, la fiducia, lo scambio, il calore, la protezione. Posso farle qualche domanda (le consideri dei pensieri ad alta voce tra di noi)? La terapia è ancora in corso? In caso contrario, con quali modalità è stata portata a termine, la fine è stata condivisa oppure è stata una decisione unilaterale? È comprensibile che manchino dei pezzi, ma questo aspetto è molto importante, perché ho capito che le “nuove” difficoltà siano arrivate “dopo”. È come se stesse ri-vivendo un contesto relazionale (quello lavorativo possiamo considerarlo a ragion veduta anche un contesto fatto di relazioni) molto simile a quello descritto nelle prime sentite righe. È come se si sentisse immersa in un’atmosfera composta di svalutazione, di pericolo, di incertezza e di solitudine. Quanta solitudine nelle sue parole. Capisco che è difficile chiedere aiuto e dare fiducia all’altro, come darle torto. Forse si sarà anche un po' spaventata, allora, quando il/al terapeuta le ha offerto qualcosa di diverso come la disponibilità all’ascolto, l’accoglienza, la protezione, ma che potrebbe aver risuonato come il rischio di un’esposizione e di un intimità pericolosa, che riattiva antiche ferite, che ripropone esperienze dalle quali si cerca di rimanere protetti. Se il messaggio che sente essere destinato a lei è: “ARRANGIATI”… Lo faccia, si arrangi, ma lo faccia insieme a qualcuno. Trovi un terapeuta che le possa offrire un percorso molto ben strutturato e che, perché no, possa coltivare la speranza, finché lei non sarà pronta a farlo di nuovo da sola. Un dolore condiviso è un dolore a cui è stato estratto il dolore. In bocca al lupo
Buonasera,
la sua storia ripercorre, nelle modalità, quella di molte altre che hanno convissuto con l'ADHD non diagnosticato in tempo. La fatica nel vivere una vita comune la conosce solo chi realmente ha provato un malessere che sembra senza motivazione. Oggi mi dispiace sentire che, nonostante gli sforzi fatti per rialzarsi, il lavoro le stia creando grandi difficoltà. Credo che sia indispensabile riprendere un percorso di psicoterapia per mettere in atto delle strategie personali, emotive per far fronte a quello che racconta, il rischio è ricadere nel malessere e nella chiusura sociale. Si faccia forza e si rimetta in gioco per riprendersi la sua vita anche lavorativa.
Anna Maria Casale
Signora cara, il suo passato e la sua situazione personale non le permette di continuare a rimanere in un contesto che giudica tossico. Mi pare che l adattamento professionale sia ormai compromesso, con evidenti ripercussioni sul suo stato umorale… a questo punto valuti se sia conveniente per lei cambiare.
Potrebbe pensare di farsi supportare anche da uno Psicologo esperto in carrer counseling per un breve periodo, qualora il curante in carico non disponga di tale specializzazione.
Migliori saluti
Buongiorno mi dispiace per la frustrazione che sta accumulando e la situazione difficile che si trova a vivere. Un percorso di psicoterapia potrebbe in tali circostanze aiutarla a gestire meglio gli aspetti emotivi connessi alla situazione vissuta. Inoltre con il professionista scelto si potrebbe pensare di lavorare su uno stile comunicativo assertivo da usare all'interno del contesto lavorativo per cercare di attuare un cambiamento.
Buonasera, mi sembra che quelle critiche le arrivino dentro devastando il suo valore personale e la capacità di far fronte alle sue motivate giustificazioni. Ciò che mi chiedo è come mai non pensa di poter cambiare lavoro? Nel frattempo dovrebbe proseguire la terapia e rafforzare il senso di sé. Non è l'unica persona a ritrovarsi in simili situazioni e molte preferiscono andare avanti per via legali, lunghe e dispendiose. Si tuteli e difenda come sente sia meglio per lei, guardandosi intorno per un ambiente di lavoro più consono.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, i suoi dubbi sono legittimi. Una psicoterapia è consigliata perché, se da una parte "guarisce" gli stati d'animo che non la fanno stare bene, dall'altro "educa" alla consapevolezza e alla conoscenza di sé.
La conseguenza di questa "educazione" è che poi lei è in grado di fronteggiare tutto ciò che la vita ci riserva quotidianamente, in modo adeguato.
Se non trova riscontro con lo psicoterapeuta che sta frequentando o dovesse frequentare, conviene cambiare.
Ognuno ha un suo metodo di lavoro e non è detto che quel metodo vada bene per lei.
A disposizione per qualsiasi chiarimento, la saluto cordialmente.
dr.ssa Elena Santomartino, psicologa psicoterapeuta

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