Ho 36 anni e a fine settembre saranno 4 anni in Germania e comincio decisamente a sentire il peso em

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Ho 36 anni e a fine settembre saranno 4 anni in Germania e comincio decisamente a sentire il peso emotivo di tutte le esperienze fatte fin'ora. Sono partita senza sapere una parola di tedesco, con un mio ex, tanti sogni e aspettative e progetti andati poi a farsi benedire per una serie di incompabilità. Lavoro per un anno in un customer service in Italiano ed Inglese in Homeoffice durante il secondo Covid, completamente da sola e in una nuova città. Dopo la fine del contratto mi rendo conto che solo con l'inglese qui non sarei mai andata lontano mi impegno quindi da sola ad imparare la lingua .Finito il perido Covid, estate 2021 conosco un ragazzo del posto con cui ho una relazione di due anni, tra tira e molla, alti altissimi e bassi incredibili, tra cui anche comportamenti violenti da parte sua) e provo diversi lavori (panetteria, addetta camere, barista, aiutocucina), tutte esperienze lavorative e personali fisicamente e mentalmente sfiancanti, grazie alle quali arrivo ad un B2 di in relativamente poco tempo .Mi lascio col mio ex a Luglio dell'anno scorso, sono a terra, perdo 10 kg in un mese. Due mesi dopo affronto un'operazione in ospedale da sola, altra esperienza in cui ho dovuto tirare fuori le palle, ma sono già in burnout totale da mesi e vado in depressione. Decido di prendermi un anno "sabbatico" di disoccupazione in cui decido di fare un corso di tedesco fino al C1. 9 mesi di corso e prendo il TELC, mi sento di nuovo confident, sicura di me, nel frattempo conosco una persona che mi motiva e mi ispira, nuovi amici, nuove situazioni, e sento che ricomincio a respirare.
Vi chiederete quindi, ok, qual'è il problema?
Sono stanca, stremata. Stanca di tradurre i miei pensieri, il mio essere, il mio passato, la mia essenza. Farli passare attraverso un filtro, un codice che per quanto io possa conoscere in maniera più che sufficiente, non è quello con cui sono nata. Ho cercato parecchie volte il termine "language burnout" su Google per provare a descrivere questa sensazione e mi ci sono rivista in pieno.
Non è tanto questa la cosa che più mi desta preoccupazione in realtà - riconosco di non essere una macchina - ciò che non riesco minimamente a comprendere è la totale assenza di compresione / empatia da parte delle persone qui. Non voglio assolutamente fare inutili generalizzazioni, per carità. Ma per quanto io abbia più volte provato a spiegare, sia al mio partner attuale che ai miei amici, di quanta fottuta energia mentale e fisica richieda l'uso quotidiano di una lingua non tua, nessuno degli interessati sembra veramente capire. Come se questo processo sia scontato, automatico, gratuito, a impatto zero sulla mia psiche...E ho scelto io di essere qui, assolutamente, mi prendo tutta la responsabilità... ma a volte vorrei solo una parola di incoraggiamento in più. Non dover sempre sentirmi meno, stupida nonostante parli già altre 3 lingue o in uno stato perenne di allerta nel capire se qualcuno mi sta per esempio prendendo in giro per il fatto che a volte non riesco a capire o rispondere ad una battuta o se è solo una paranoia mentale mia. Vorrei avere una pausa dalle micro umiliazioni di ogni giorno. Vorrei davvero potermi esprimere in tedesco con la stessa velocità, lo stesso carisma, lo stesso entusiasmo, la stessa cura con cui mi esprimo in Italiano, e sento che la strada è ancora decisamente lunga ma allo stesso tempo non ho più voglia di snaturarmi per andare bene all' ambiente che mi circonda, per sentirmi accettata, parte di qualcosa che alla fine, non riconosce un quarto del mio vero valore come persona. Ammetto che nelle ultime settimane mi sto isolando, la mia batteria sociale è al limite, nessuna voglia di queste dinamiche schiaccianti. Sto valutando l'idea di iniziare una terapia, non voglio nemmeno tornare a casa ad essere un peso per i miei genitori e rischiare di sentirmi una fallita. Non so nemmeno se qualcuno può davvero capire come mi sento.
Comprendo quanto possa essere estenuante vivere in un contesto culturale e linguistico diverso dal proprio, specialmente dopo aver investito così tanto sforzo e passione per adattarsi a una nuova vita. Quello che descrive, il "language burnout," è una condizione reale e comprensibile. La fatica di tradurre costantemente non solo parole, ma anche la propria essenza e il proprio vissuto, può pesare enormemente, e il fatto che le persone intorno a lei non riconoscano questa sfida rende la situazione ancora più difficile. La mancanza di empatia da parte di chi la circonda non invalida il suo sforzo, ma può farla sentire isolata, come se l'energia che spende per farsi comprendere e adattarsi non venisse apprezzata.

È importante ricordare che non è solo una questione di lingua, ma di identità, e il fatto che il tedesco non le permetta di esprimere la sua vera natura con la stessa fluidità e autenticità con cui si esprime in italiano non è segno di un suo limite, ma una difficoltà che chi non vive la stessa esperienza fatica a comprendere. Lei ha già dimostrato una forza incredibile superando molte difficoltà, inclusi il trauma della separazione, la solitudine e persino un'operazione, affrontando tutto con coraggio e determinazione.

In questo momento, però, sembra che la sua "batteria sociale" sia al limite, come ha ben descritto, e potrebbe essere il momento giusto per prendere una pausa, non dalla sua vita o dalle sue responsabilità, ma dalle aspettative che sente di dover sempre soddisfare. Valutare una terapia potrebbe essere un passo prezioso: non come segno di fallimento, ma come strumento per ricaricare e trovare un nuovo equilibrio, che le permetta di gestire meglio le pressioni che sta vivendo. Non c'è nulla di sbagliato nel chiedere aiuto per elaborare questi sentimenti di esaurimento e frustrazione.

È normale sentirsi svuotata emotivamente dopo tutto quello che ha attraversato, ma ciò non toglie nulla al suo valore, alla sua forza o al percorso che ha intrapreso. Sta vivendo qualcosa di profondamente complesso, ma non è sola in questo. Avere un supporto, qualcuno che possa ascoltare e aiutarla a mettere in ordine queste emozioni, potrebbe fare una grande differenza.

Resto a disposizione come terapeuta, qualora volesse esplorare questi sentimenti più a fondo.

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Salve, già alle prime battute delle sue parole era evidente che fosse in una condizione di burnout. Non credo che si tratti meramente di una dimensione linguistica.
L’eradicamento a cui è andata incontro ha probabilmente inciso molto sulla sua percezione del nuovo ambiente.
Per contro le faccio notare che nello spostamento lei ha portato dietro se stessa, con le sue potenzialità ed anche i suoi limiti.
Questi ultimi come non potrebbero spostare l’ago della bilancia verso il rosso?
Aggiungo che sotto stress non è infrequente sviluppare una attitudine paranoica, accade veramente spesso, per cui si preoccupi solo del disagio che le reca questa attitudine.
Le invio comunque una offerta di lavoro in psicoterapia con me e resto a disposizione.
Un saluto, dott.ssa Sandra Pertalli
Buongiorno gentile utente.
Mi sento di farle i più sinceri complimenti per il coraggio e la resilienza che traspaiono in ogni parola del suo racconto!
Quante volte avrebbe potuto mollare e non l'ha fatto! La grande maggioranza delle persone avrebbe ripreso un treno o un aereo in fretta e furia, ma lei no. Lei ha posto davanti a sé nuovi obiettivi di miglioramento personale, di crescita e di apprendimento. E con il suo racconto ci ha reso partecipi di tutto ciò che questo periodo della sua vita ha comportato in termini di difficoltà, di sofferenze, ma anche di gioie e di soddisfazioni, seppur circoscritte nel tempo. Quindi si può comprendere a pieno ciò che sta provando.

Tralasciando google e le sue generalizzazioni superficiali, posso dirle che la fatica mentale che lei prova nel dover parlare una lingua non sua in un paese non suo (con tradizione culturale comunque diversa, sebbene "occidentale") è un aspetto comune a molte persone che, per un motivo o per un altro, scelgono di trasferirsi.
Quattro anni possono sembrare un tempo lungo, ma sono in realtà molto brevi per immergersi completamente in una realtà linguistica del tutto nuova, arrivando per esempio a pensare in quella lingua oltre che parlarla correttamente.
Alla distanza linguistica si somma una distanza culturale, in cui l'intelligenza emotiva viene appresa in modi differenti, testimoniando anche il fatto che la manifestazione e la comprensione delle emozioni differisce notevolmente cambiando la latitudine (ahimè, generalizzare è sbagliato, ma più ci si allontana dall'equatore verso i poli più questa sembra essere una regola).

E' una forma di stress continua, cronica, che assorbe grandi quantità di energie nervose e si ripercuote sul benessere psicologico, ma anche fisico.
Sullo stress si può intervenire attraverso l'intervento psicologico. E questo è il mio primo sentito consiglio. Un approccio di Psicologia Positiva e di pratiche di Mindfulness potrebbe essere adatto alla sua situazione. L'aiuterebbe a trovare strategie opportune per smaltire gli effetti dello stress e prevenirli quando possibile, diventando consapevole dei meccanismi che lo innescano e quali sono le abitudini di vita che si possono gradualmente cambiare per andare incontro al benessere.

La Psicologia Positiva le consentirebbe anche di comprendere meglio le sue priorità, i suoi obiettivi, e cominciare a prendere piccole o grandi decisioni nella giusta direzione, senza che il peso del giudizio altrui sia un fattore limitante.
Lei ha dimostrato di essere molto ben predisposta al cambiamento e all'impegno necessario per attuarlo! Un percorso psicologico di questo tipo le darebbe un metodo efficace per assorbire tutti gli urti e le conseguenze dovute al cambiamento e come riuscire a sviluppare quella anti-fragilità di fronte alle difficoltà imprescindibili della vita. Non è escluso che attraverso un lavoro su sé stessa emergano nuove esigenze, nuovi bisogni rispetto a quando è partita per la Germania, riposizionando la sua bussola interiore verso nuove ambizioni, nuovi sogni. Oppure scoprire che è nel posto giusto e che l'esperienza accumulata in questi anni, da fattore di stress, si trasformi in straordinaria arma di resilienza e auto-efficacia.

Nei momenti di crisi, come quello che attualmente sta vivendo, le persone possono farsi le domande giuste e diradare la nebbia che offusca la mente stanca e affaticata dagli eventi. Un percorso psicologico di gestione dello stress e di crescita personale la potrà aiutare a rifiorire e a trovare finalmente armonia con il suo vissuto quotidiano, ovunque scelga di stare.

Mi scriva pure senza problemi per ulteriori informazioni, oppure mi contatti per una consulenza online. Sarei lieto di aiutarla in questa situazione.
Un caro saluto,
Dott. Antonio Cortese
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Buongiorno Signora, comprendo profondamente la difficoltà della situazione in cui si trova e mi spiace che sembri portare il peso di una solitudine esistenziale, comune in chi sceglie di trasferirsi in un altro Paese. La nostra lingua madre rappresenta tantissime cose per noi, è parte della nostra identità. È il modo nel quale impariamo a comunicare e sentire le emozioni, a raccontarci, ad entrare in relazione, la lingua attraverso la quale sogniamo, fantastichiamo sul futuro, persino nei silenzi apparenti stiamo in realtà pensando nella nostra lingua madre. Apprendere una lingua straniera, quindi, è un conto, farla propria e -mi permetta “la semplificazione”- iniziare a sentire e sognare anche in quella lingua è tutt’altro discorso. Ci vuole tempo, bisogna aprire uno spazio e fare largo alla sua “parte d’identità tedesca”. Cosa ha lei di tedesco? Quali parti della Germania risuonano in lei? A questo già complessissimo discorso si aggiungono i suoi racconti sul fatto che ha vissuto momenti molto duri: la pandemia in un nuovo Stato, una relazione violenta, situazioni lavorative di stress. Credo che, se ne ha le energie, sia il momento di prendersi cura del suo dolore in un percorso psicologico. Se vorrà, sono a disposizione anche online, Dott.ssa Eloisa Dasara
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentilissima, intanto complimenti per aver attraversato tutto questo che ci ha raccontato, con la pandemia, le relazioni andate in fumo, la vita all’estero senza parlare la lingua. E comunque le sue certificazioni le ha prese ed anche con successo. Ho vissuto tre anni in Germania, conosco la società tedesca, non ho imparato bene il tedesco come lei. Vivere all'estero è molto interessante, ma comporta uno sforzo mentale di imparare nuove regole sociali ed abitudini, traduzione continua che probabilmente passa solo dopo molti anni. In particolare per il tedesco. Ci sono altre lingue, come lo spagnolo, molto più facili per noi. Che sia stanca e che forse ha bisogno di fermarsi per comprendere, integrare tutte le scelte e le esperienze che ha fatto, anche per capire in che direzione andare, mi sembra naturale e ragionevole. I giudici di come lei si esprime saranno senz'altro i tedeschi, ma quello più severo è il suo giudice interno, implacabile. E la comprensione esterna , l’empatia forse la trova in parte con gli ex pat.
La sua valutazione della psicoterapia mi sembra la più adeguata al momento. Potersi prendere un tempo per dedicarsi a se stessa, i suoi vissuti, i processi interni e da lì ripartire per dove vuole stare, andare ecc. Una terapia in lingua italiana, o in presenza (non so in che città vive lei, ma al momento ci sono psicoterapeuti italiani che operano in Germania) o on line con terapeuta italiano/a. Sono disponibile, la saluto con cordialità “italiana”, dott.ssa Silvia Ragni
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Salve,

La sua esperienza è senza dubbio intensa e complessa, e i sentimenti di stanchezza e frustrazione sono comprensibili data la situazione. È importante riconoscere che l'adattamento a una nuova lingua e cultura può essere estremamente sfidante e può influire profondamente sul benessere psicologico. Considerando il suo attuale stato di esaurimento e il senso di isolamento, una terapia psicologica breve strategica potrebbe aiutarla a gestire meglio lo stress, migliorare la sua resilienza e recuperare un senso di equilibrio. Parlare con un professionista potrebbe offrirle supporto mirato e strategie pratiche per affrontare e superare questi sentimenti.

Cordiali saluti,
Dott. Michele Scala
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Trovo molto interessante e affascinante la prospettiva da cui sta affrontando il suo problema. Parla di un language-burnout che, senza tralasciare l'aspetto concreto della fatica a vivere in un altro Paese (e che sfida, la sua!), mi fa fantasticare a quale lingua si stia riferendo.
Questa lingua tedesca così dura e sfiancante è un suo diktat implacabile, che non sente ragioni, di continuare a combattere fino alla fine, a denti stretti, da soli, contro il non sentirsi mai un peso per gli altri? Il peso non è sempre un macigno che schiaccia: a volte è quello consolatorio di una mano sulla spalla.
Troppo facile e forse banale fare un paragone tra il rigore teutonico e le calde atmosfere mediterranee (che ormai vivono solo nel nostro immaginario), ma questi stereotipi mi aiutano a pensare che forse lei, dopo un lungo inverno, ora abbia voglia di un altro linguaggio fatto di calore, morbidezza, familiarità, che non riesce ad evitare sempre il fraintendimento ma che almeno lo accoglie e perdona, permette di riderci su, di comprendersi. Un linguaggio che può imparare a rivolgere a se stessa.
Senza dubbio lei è capace di combattere, lo ha già dimostrato soprattutto a se stessa. Ora può concedersi un po' di riposo e accogliere il suo bisogno. Le risorse per fare un bellissimo lavoro con un professionista si intravedono in quello che scrive. Le auguro di trovare quella comprensione che cerca.
Buongiorno Gentile Utente, capisco molto bene quanto sia difficile la situazione che sta vivendo. Trasferirsi all’estero e affrontare quotidianamente la barriera linguistica è una sfida enorme, soprattutto quando si è lontani dalla propria lingua madre e dalla cultura di origine. Il peso emotivo e lo sforzo costante di comunicare in una lingua non familiare possono essere davvero estenuanti.

Sembra che stia vivendo un tipo di “burnout linguistico”, un fenomeno comune per chi si trova in situazioni simili. Questo esaurimento mentale e fisico è del tutto comprensibile e non è un segno di debolezza. Le giornate piene di traduzioni, di cercare di esprimersi senza cadere in malintesi e di affrontare piccole umiliazioni quotidiane possono accumularsi e creare una sensazione di profonda stanchezza.

Inoltre, è particolarmente difficile quando chi ci circonda non sembra capire appieno quanto possa essere faticoso questo processo. La mancanza di empatia da parte degli altri può far sentire ulteriormente isolati, soprattutto se non hanno mai affrontato la stessa difficoltà. Questo può far sembrare che il suo sforzo sia considerato normale o addirittura invisibile agli occhi degli altri.

È importante che riconosca e accetti le sue emozioni e i suoi bisogni. Sentirsi esausti e isolati è un segnale che indica la necessità di prendersi una pausa e di trovare modi per recuperare energia e benessere. Prendersi cura di sé è fondamentale per affrontare il burnout.

Considerare l’inizio di una terapia potrebbe essere un passo positivo. Parlare con un terapeuta può aiutarla a esplorare queste sensazioni e a sviluppare strategie per gestire l’ansia e la frustrazione. Non è un segno di debolezza, ma una forma di auto-cura e di impegno verso il proprio benessere.

Ricordi anche di riconoscere i progressi che ha fatto finora. Raggiungere un livello C1 di tedesco e affrontare con successo varie esperienze lavorative sono risultati straordinari che dimostrano la sua resilienza e determinazione. Questi successi sono importanti e meritano di essere celebrati, nonostante le difficoltà.

Infine, potrebbe essere utile cercare connessioni con persone che hanno vissuto esperienze simili o partecipare a gruppi di supporto per espatriati. Avere una rete di comprensione e incoraggiamento può fare una grande differenza.

Le sue esperienze e i suoi sentimenti sono assolutamente validi e meritevoli di attenzione. Se il peso diventa troppo grande, cercare aiuto e supporto è un passo importante e positivo.

Per ulteriori consigli o per intraprendere un percorso di supporto psicologico resto a disposizione. Facendole i miei migliori auguri le porgo cordiali saluti,
Dott. Luca Vocino
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Gentilissima, la storia che ha qui condiviso descrive una donna davvero in gamba, che ha fatto moltissimo all’interno di un contesto nuovo, non famigliare, cercando di adattarsi e costruirsi giorno dopo giorno, senza mollare, sullo sfondo di una pandemia, di vecchie e nuove relazioni, contesti lavorativi diversi, lontananza dai riferimenti abituali. Ipotizzo che il non aver potuto beneficiare in questi anni di un supporto emotivo e relazionale rassicurante e costante abbia giocato il ruolo più importante, portandola a fare i conti da sola con numerose emozioni e sensazioni (quasi da “montagne russe”) derivanti da amori deludenti e, addirittura, violenti. Si deve essere chiesta davvero molto per superare tutti i “bassi” e le difficoltà di cui ha parlato, è stata davvero determinata. Mi arriva un vissuto di profonda solitudine e comprendo quanto sia stato e sia ancora faticoso per lei, considerato anche il gap linguistico. Si conceda di attraversare questo periodo di normale “esaurimento”, si dia tempo per ascoltarsi e sia gentile con se stessa: ha dimostrato di avere grinta e risorse da vendere! Adesso, forse, ci sono dei bisogni che in questi anni sono stati messi in modalità “silenziosa” che vanno accolti e soddisfatti. Se sta valutando una psicoterapia, qui può trovare ampia scelta di professionisti pronti e lieti di supportarla. Augurandole il meglio, la saluto cordialmente MP
Gentile utente, dopo un periodo di forte stress, in tempi di calma è plausibile che risenta degli stati d'animo negativi che ha avuto mesi o anni prima.
Condivido l'idea di intraprendere un percorso di supporto psicologico per metabolizzare ciò che ha raccontato.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
In un'altra lingua mancano le sfumature perciò è difficile dare colore, d'altra parte è una donna che non sarà una macchina ma perlomeno è stata molto determinata, se ne vuole parlare sono qui
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Gentile utente grazie per la condivisione di questo disagio. Essere italiani in un paese straniero oppure essere stranieri in Italia è una tematica che da sempre mi affascina e che spesso condivido con i miei pazienti in presenza oppure online per italiani all' estero. Un percorso di psicoterapia le sarà sicuramente utile per dipanare la matassa in cui si sente imbrigliata in questo momento. Cordialità dott. Gaetano Marino
Sembra che stia facendo davvero fatica a fare i conti con il peso di una lingua e di una cultura che le impediscono di sentirsi pienamente se stessa. Deve essere molto frustrante avvertire che il proprio potenziale non venga riconosciuto a causa di barriere linguistiche. Ancor più complesso e delicato è quando questo potenziale viene inibito dalla paura e dal senso di inadeguatezza. Mi chiedo: perché vede come un fallimento l’idea di tornare in Italia? Potrebbe essere utile partire da questa domanda per esplorare il significato che ha attribuito alla sua partenza, quattro anni fa, e come questo si sia trasformato nel tempo. Uno spazio di ascolto e riflessione potrebbe aiutarla a sciogliere questi nodi profondi, che meritano la sua cura.
Un caro saluto, Dott.ssa Francesca Romagnano
Buongiorno,
Talvolta lo stato di esaurimento, come quello che lei descrive, deriva da un periodo prolungato in cui si è imparato ad agire esclusivamente in modalità doversitica, in un certo senso, si potrebbe anche dire, si è appreso ad essere poco gentili con sé stessi. Il bisogno che ad oggi avverte di ricevere supporto o incoraggiamento da parte degli altri è comprensibile, d’altra parte sarebbe auspicabile, all’interno di un eventuale percorso di psicoterapia, che lei impari ad assumere questo ruolo nei confronti di se stessa, eventualmente indagando anche i motivi per cui ha, fino ad ora, prevalso lo spazio dedicato ai doveri, invece che all’area del piacere.

Sperando di esserle stata d’aiuto,

Dott.ssa Elisa Folliero
Gentile utente,
è chiaro che hai vissuto anni molto intensi, pieni di sfide sia a livello personale che professionale, e il fatto che tu sia ancora qui a raccontare la tua storia dimostra una grande forza interiore.
Riguardo alla tua stanchezza, ciò che descrivi come "language burnout" è una sensazione comprensibile e molto reale. Imparare e utilizzare quotidianamente una lingua che non è la tua può essere estenuante, non solo per la mente ma anche per l'identità personale. Le difficoltà che incontri non riflettono una tua mancanza di abilità, ma piuttosto la realtà di dover costantemente adattarti a un contesto che richiede energia mentale e emotiva in modo continuo.
Inoltre, la sensazione di non essere compresa dalle persone intorno a te, inclusi il partner e gli amici, può aggravare il peso che già senti. È importante riconoscere che il bisogno di empatia e supporto non è una debolezza, ma un aspetto umano fondamentale. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci capisca, che validi le nostre esperienze e che ci offra parole di incoraggiamento quando ci sentiamo sopraffatti.
Vorrei rassicurarti sul fatto che il tuo desiderio di esprimerti in tedesco con la stessa fluidità e intensità con cui lo fai in italiano è legittimo, ma non devi misurare il tuo valore come persona solo attraverso la tua capacità di adattarti a una lingua o a un ambiente. Il tuo valore è già intrinseco, indipendentemente da quanto riesci a tradurre di te stessa in un'altra lingua.
L'isolamento che descrivi è una risposta comprensibile alla tua "batteria sociale" scarica, e può essere il segnale che hai bisogno di tempo per rigenerarti. Se senti che il peso di queste emozioni sta diventando troppo grande da gestire da sola, intraprendere un percorso di terapia potrebbe essere un ottimo passo per ritrovare equilibrio e benessere. Non si tratta di "fallimento", ma di cura verso te stessa.
Infine, ricorda che non sei sola in queste sensazioni. Molti espatriati e persone che vivono in culture diverse dalla propria sperimentano queste difficoltà, anche se non sempre ne parlano apertamente. Concediti il diritto di prenderti il tempo e lo spazio per elaborare ciò che stai vivendo, senza sentirti in dovere di soddisfare sempre le aspettative altrui.
Un caro saluto,
Dott.ssa Pinella Chionna
Innanzitutto, La ringrazio per aver condiviso la Sua storia in modo così aperto e sincero. Capisco quanto sia difficile affrontare tutte queste sfide e quanto pesino le esperienze che ha vissuto negli ultimi quattro anni in Germania. Il termine che ha cercato, *language burnout*, descrive molto bene ciò che sta vivendo. Imparare e utilizzare costantemente una lingua che non è la propria richiede un enorme sforzo mentale, soprattutto quando si tenta di esprimere qualcosa di personale, emotivo o complesso. È del tutto normale sentirsi esausta dopo tutto questo tempo in cui deve tradurre non solo le parole, ma anche la Sua essenza.
Sentirsi dunque isolati dal punto di vista linguistico, anche quando si padroneggia bene una lingua, è qualcosa che molte persone che vivono all'estero sperimentano. Non è sola in questo. Il fatto che le persone intorno a Lei non comprendano appieno quanto sia impegnativo tradurre ogni giorno i Suoi pensieri e le Sue emozioni in un’altra lingua può aumentare il senso di solitudine e frustrazione. Lei ha il diritto di desiderare comprensione e incoraggiamento, e questa mancanza di empatia può far sembrare tutto ancora più pesante.
L'insicurezza che prova, la paura di essere derisa o non compresa, è un meccanismo che si sviluppa quando ci si sente costantemente sotto pressione per adattarsi. Ma il fatto che stia vivendo tutto questo, che parli più lingue e che sia riuscita a costruire una vita in un contesto tanto diverso e impegnativo, è una prova del Suo valore. **Non è stupida o meno valida** perché a volte non riesce a cogliere le battute o le sfumature di una lingua che non è la Sua. È umana, e sta facendo qualcosa che molte persone non sarebbero nemmeno in grado di immaginare.
Le Sue risorse sociali sono esaurite perché ha investito molto non solo nelle relazioni, ma anche nel cercare di farsi capire in una lingua che ancora non le permette di esprimere pienamente la Sua identità. La Sua idea di iniziare una terapia è un passo importante. Potrebbe offrirLe uno spazio sicuro in cui esplorare questi sentimenti senza dover tradurre o spiegare costantemente ciò che prova. Un terapeuta potrebbe aiutarLa a elaborare queste emozioni, a riconoscere il Suo valore intrinseco e a sviluppare strategie per affrontare la stanchezza emotiva derivante dal vivere in un contesto che spesso non rispecchia la Sua vera essenza.
Ha fatto enormi progressi, ha imparato una nuova lingua, ha affrontato difficoltà personali e lavorative, e si è rialzata dopo momenti davvero difficili.
Si prenda del tempo per riconoscere tutti i suoi progressi e per concedersi del riposo.

Dott.ssa Evelina Andreeva
Carissima dal suo racconto emerge la sua capacità di cavarsela da sola, di fare appello alle sue.sole forze perfino nell'affrontare un'operazione. Ha ottenuto molto ma è sfinita e vive nel timore di non riuscire a proseguire. Penso sia giunto il momento di porsi l'obiettivo più importante tra tutti: concedersi uno spazio di ascolto e supporto per migliorare il suo benessere. Il disagio che sente quando si esprime in una lingua che non è sua potrebbe essere il punto di partenza per ripercorrere le esperienze vissute senza il supporto emotivo di persone care. Un caro saluto. Sono disponibile per necessità. Dott.ssa Anna Verrino.
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Gentilissima,
comprendo completamente ciò che affermi, parlare in una lingua che non è la nostra è molto complesso, ancora più se la lingua in questione ha delle fisionomie (nella sintassi, nell'uso delle parole, nella traduzione) che non sono vicino alle proprie e che rende ancora più complesso il potersi esprimere con naturalezza e semplicità. Language Bornout effettivamente non è un disagio studiato o comprovato, ma se riconosci l'uso della lingua straniera come fonte di un bornout è possibilemente vero per te. E' effettivamente faticoso e brigoso, non solo la forza mentale ed economica per andare avanti nello studio di una lingua, ma anche il suo uso costante e quotidiano. A prescindere però possiamo pensare a qualcosa che ti permetta di non andare in bornout totale, di risanare e riposare la mente e il corpo dalle stanchezze della vita all'estero. Sicuramente una terapia può aiutare, mi raccomando in lingua madre, perché, nonostante possano esserci professionisti che conoscano l'italiano, la lingua è un modo espressivo di una cultura e di un mindset, apprenderla può aiutarci ad entrare in un altro mindset e altro mondo culturale, ma non per forza ci aiuta a comprendere il sentire di quel mondo. Nel frattempo della ricerca del tuo professionista adatto, iscriviti a qualche gruppo di italiani all'estero (su facebook spesso ci sono gruppi del tipo "Italiani a Lipsia") che può aiutarti ad alleggerire la tua pesantezza nell'espressione e comprensione da parte degli altri, ma comunque a mantenere attivo l'aspetto di socialità che è importante per prevenire bornout, depressione o altri disagi.
Spero di averti dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esitare a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
Buongiorno.
È chiaro che si sta confrontando con una serie di sfide complesse e profonde, dalle quali emerge un senso di stanchezza emotiva e mentale. L'adattamento a una nuova lingua e a una cultura diversa richiede una notevole energia e determinazione, e il suo riconoscere il burnout linguistico testimonia la fatica che questo percorso comporta. La sensazione di non essere compresa dai suoi interlocutori può rinforzare il senso di isolamento e di vulnerabilità, soprattutto in un momento in cui sta cercando di ricostruire la sua identità in un contesto non familiare. È naturale desiderare supporto e comprensione, e la mancanza di validazione da parte di chi la circonda può farla sentire invisibile e svalutata. La tensione tra il suo desiderio di appartenere a un nuovo ambiente e la necessità di rimanere fedeli a se stessa è una lotta comune in chi si trova lontano da casa. La scelta di intraprendere una terapia può rappresentare un passo importante per comprendere e affrontare meglio le sue emozioni, esplorando la sua storia e il suo valore intrinseco, al di là delle abilità linguistiche. Potrebbe esserle utile uno spazio in cui esprimere liberamente i suoi sentimenti, senza il timore di apparire meno all'altezza.
Non esiti a contattarmi se desidera approfondire questo tema o ricevere supporto in questo periodo di transizione.
Cordiali saluti, Dott.ssa Laura Lanocita

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