Ho 33 anni, sono invalida anche se all'apparenza non si direbbe, ed ho una sorta di blocco emotivo c

17 risposte
Ho 33 anni, sono invalida anche se all'apparenza non si direbbe, ed ho una sorta di blocco emotivo che mi impedisce di lavorare. Nella vita ho avuto un posto di lavoro poche volte. Tutto questo mi logora dentro perché sento di non avere un posto nel mondo, di non stare contribuendo al benessere della società, ma anzi, mi sento una ladra a vivere con il sussidio per l'invalidità. Il mio disagio mi porta spesso anche a mentire: per sentirmi accettata, dico a tutti che lavoro. In passato avevo provato a dire la verità, ma la reazione della maggior parte delle persone è stata considerarmi come una che non ha voglia di fare niente. Nel tempo ho cercato di indagare sulle cause che mi portano ad avere questo blocco, e credo di averne trovata qualcuna. Ad esempio, sono nata con tanti sogni, ma non li ho mai perseguiti sino in fondo a causa dei problemi di salute. In più, il lavoro che vorrei fare non è convenzionale e molti neanche lo considerano un lavoro, oppure pensano che sia troppo difficile vivere di quello. A me però, il lavoro da dipendente è sempre stato stretto. Ho provato nel corso della mia vita a lavorare da dipendente, ma più cresco e più penso che quella non sia la mia strada. Oltretutto, quando ho lavorato da dipendente, ho dovuto cancellare i miei impegni sanitari, e questo lo trovo incompatibile con le mie esigenze. Ho provato anche a fare qualche preselezione per lavori riservati a categorie protette, ma o non raggiungevo il punteggio per accedere al concorso, o, nel caso di aziende private, mi veniva chiesto il motivo per il quale sono una categoria protetta e venivo scartata. Oggi, sto cercando di crearmi il mio lavoro così come lo desidero, da indipendente. Ma non riesco ad essere costante, col risultato che lavoro per raggiungere il mio obiettivo un giorno sì e dieci no. Naturalmente, ciò che sto cercando di fare, lo so solo io e pochissimi altri: in passato mi sono sentita giudicata e questo mi ha fatto sentire inadeguata, e adesso sento che più mi tengo stretti i miei progetti meno verrò influenzata da pareri non richiesti. Chiedo a voi esperti se per caso un percorso psicologico potrebbe aiutarmi ad acquisire gli strumenti che mi possono aiutare finalmente a perseguire i miei obbiettivi lavorativi, a liberarmi del giudizio altrui, ed indagare ulteriormente le motivazioni che mi portano a sentirmi fuori posto. Inoltre vi chiedo anche se, da queste poche righe, credete che in me possa esserci qualcosa di patologico. Grazie.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Buongiorno, mi sento di rimandarle sinteticamente due, parziali, risposte:
- Si, un percorso di terapia aiuta e credo sia un dono che ogni persona può scegliere di fare a se stessa per comprendersi ed eventualmente decidere di cambiare il corso della propria vita o aspetti che ritiene bloccanti o disfuzionali; la terapia può anche fornire strumenti e strategie.
- "qualcosa di patologico" è presente in ognuno di noi perché la condizione di sofferenza è insita nell'animo umano.
Un caro saluto e a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa
Gentilissima, una frase, più di tutto, si è imposta alla mia attenzione, ed è la seguente: "in passato mi sono sentita giudicata e questo mi ha fatto sentire inadeguata, e adesso sento che più mi tengo stretti i miei progetti meno verrò influenzata da pareri non richiesti". Credo che in essa siano presenti le traiettorie fondamentali su cui incardinare un lavoro psicologico che lei, anche se dubbiosa, sembra intenzionata a intraprendere. Tali traiettorie consistono, da una parte, negli eventi o nelle circostanze passate in cui si è sentita "giudicata" e "inadeguata" e, dall'altra, nel timore con cui convive oggi di doversi confrontare nuovamente a situazioni che possano farla sentire "ora come allora". Una psicoterapia la aiuterebbe molto a risolvere questi due nodi. Inoltre, lei parla in prima battuta di "blocco emotivo" legato alla sua invalidità, aspetto che meriterebbe senz'altro un approfondimento. Cosa significa lavorare, per lei? cosa significherebbe essere davvero indipendente e autonoma? Se riuscisse a lavorare senza sentirsi giudicata e inadeguata, che immagine di lei visualizza? Spero che possa aver inizio una riflessione trasformativa... Restando a sua disposizione, la saluto cordialmente
Buonasera! Le Sue righe sono foriere di spunti, riflessioni, pensieri. Sembra quasi che sia costretta a fare i conti con aspetti di Sé "in-validi" che hanno bisogno di ostacolare gli aspetti di Sé "validi", vitali, dotati di progettualità. Aspetti che sente di non poter condividere, con il triste risultato di sentirsi molto sola "ciò che sto cercando di fare, lo so solo io e pochissimi altri: in passato mi sono sentita giudicata e questo mi ha fatto sentire inadeguata, e adesso sento che più mi tengo stretti i miei progetti meno verrò influenzata da pareri non richiesti". Il contesto e lo strumento non mi consentono di andare oltre, ma ho l'impressione che sia un momento davvero prezioso per Lei. Una psicoterapia ben strutturata potrebbe essere l'occasione per avere uno spazio-tempo esclusivo, accogliente, neutrale (la capisco quando dice di essere stufa di consigli e pareri non richiesti). Una seconda mente che l'aiuti a ri-pensare se stessa e la sua storia per restituirle quel senso di continuità necessario per vivere sereni e coltivare i propri progetti con fiducia e speranza. In bocca al lupo per tutto
Buona serata cara utente, capisco il bisogno di riservatezza e mi spiace per questi suoi vissuti, non parla di sostegno familiare..le persone a lei più care l'hanno aiutata? l'hanno giudicata come gli altri? Certo la psicoterapia può aiutarla a fare tutte le cose che ha elencato, è un vestito cucito su misura, aldilà di qualsiasi diagnosi clinica che non riterrei corretta ne' possibile da fare con così pochi dati. Quello che emerge chiaramente è la sua fatica esistenziale, ma anche una grande tenacia a non mollare. Rimango a sua disposizione. Un grosso abbraccio.
Buongiorno, i suoi dubbi sono legittimi. Una psicoterapia è consigliata perché, se da una parte "guarisce" gli stati d'animo che non la fanno stare bene, dall'altro "educa" alla consapevolezza e alla conoscenza di sé. La conseguenza di questa "educazione" è che poi lei è in grado di fronteggiare tutto ciò che la vita ci riserva quotidianamente, in modo adeguato. Se non trova riscontro con lo psicoterapeuta che sta frequentando o dovesse frequentare, conviene cambiare. Ognuno ha un suo metodo di lavoro e non è detto che quel metodo vada bene per lei. A disposizione per qualsiasi chiarimento, la saluto cordialmente. dr.ssa Elena Santomartino, psicologa psicoterapeuta
Gentile utente, i "blocchi" di cui scrive sono molto più diffusi di quanto possa pensare. Credo che un percorso di psicoterapia possa aiutarla non solo a superarli ma anche ad avere più fiducia in se stessa e creare un sano confine fra ciò in cui crede e ciò che pensano gli altri. Trovare ciò che realmente si desidera e metterlo in pratica è il principio base per essere felici della propria vita.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente di mio dottore,
le confermo che un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla ad acquisire gli strumenti utili ai fini dei suoi obbiettivi lavorativi, liberandosi dal giudizio altrui, vivendo le sue scelte con maggior serenità. In questo non sembrerebbe esserci nulla di patologico.
Resto disponibile ad accogliere la sua richiesta di aiuto qualora volesse. Ricevo anche on-line.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente,
mi colpiesce la sua consapevolezza nel descriversi e nel riportare la sua storia. Tale consapevolezza è un sintomo di grande intelligenza emotiva, che sicuramente è uno aspetto fondamentale per riuscire ad intraprendere un persorso terapico che la potrebbe aiutare a ottenere una maggiore costanza nel perseguire risultati nel suo lavoro autonomo.
Cordialmente
Sara Chiara Pompili
Buon giorno. Credo che un percorso psicologico la aiuterebbe ad acquisire sicurezza in se stessa. Rispetto alla sua non costanza nel perseguire gli obiettivi le suggerisco di iniziare facendolo pochi minuti al giorno tutti i giorni, in modo da poter creare un'abitudine. Per quanto riguarda il lavoro non immagino perfettamente la sua condizione ma in genere li posso dire che serve tanto spirito di adattamento . Mi tengo a disposizione per qualsiasi esigenza . Cordiali saluti dottssa Agostini Maria Grazia.
Buonasera. Leggendo la sua condivisone credo possa esserle di aiuto consultare un professionista per valutare la possibilità di intraprendere un percorso psicologico attraverso il quale poter lavorare sul diritto alla propria libertà di essere autenticamente se stessa a prescindere da quello che è il giudizio altrui, e sulla capacità di potersi fidare sempre più di se stessa investendo le proprie energie nel realizzare le scelte personali. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Gentile Signora, da quanto racconta lei è vittima di un conflitto interiore che l'ha, finora, paralizzata nell'azione portandole sofferenza emotiva e frustrazione. Certamente un percorso psicoterapeutico l'aiuterebbe a chiarire i termini e le origini di tale conflitto, ponendo le basi per superarlo.
Non disperi, la vita è fatta di cambiamenti e lei potrebbe dare una svolta radicale alla sua esistenza affrontando le problematiche che la bloccano e decidendo finalmente se dedicarsi ad una libera professione o al lavoro dipendente. Le faccio i migliori auguri.
Gentilissima,
dalle sue parole ... in Lei non vedo nulla di " patologico", anzi è riuscita a descrivere con grande chiarezza, lucidità, spirito critico ed esaustività sia la sua situazione lavorativa che quella emotiva.
Sicuramente un buon percorso psicoterapeutico la aiuterà ad estrarre e mettere in gioco le risorse e le energie migliori per ripartire a ritrovare il suo " Posto nel mondo", il suo giusto spazio emotivo, relazionale e lavorativo appagante e significativo.
Bisogna scegliere! Scelga di essere efficace e determinata: chieda supporto ad uno specialista ...La aiuterà a ritrovare fiducia ed autostima per crearsi quel lavoro
" indipendente"...e non solo.
Dott.ssa Giuseppina Cavallo
Pieve di Cento ( Bo)
Vale sempre la pena di iniziare un percorso psicologico, sopratutto quando si vuole indagare un po' più a fondo il proprio mondo interiore per trovare connessioni con quanto sentiamo che ci succede fuori o quando purtroppo, a volte ci sentiamo inadeguati.
Resto disponibile per ulteriori dubbi.
Dott. Giacomo Ginestrone
Buongiorno, grazie della sua condivisione, molto realistica, consapevole, analitica. Partendo dalle sue domande: certo che le può essere utile un percorso psicoterapeutico, esattamente per le ragioni che lei stessa ha evidenziato. Per quanto riguarda la scelta del/lla terapeuta, mi sento di suggerirle di fare una scelta basata sul "come ci si sente". Faccia più di un colloquio conoscitivo e decida poi dove si è sentita accolta e non giudicata. Essendo "invalida" come lei dice, e così giovane, mi domando come mai un supporto psicologico non l'abbia ricevuto anche prima. Non deve essere stato semplice per lei affrontare il mondo sin da piccola. Comunque ora è adulta, tutto quello che ha vissuto finora sono esperienze che l'aiuteranno a impostare la sua vita lavorativa e non. La sua è una lettera in cui c'è molto "io", mi fa pensare che lei prenda decisioni molto da sola. Nel contesto terapeutico potrà sperimentare un "noi", la presenza dell'altro che non si sostituirà mai a lei ma la accompagnerà con discrezione e sostegno nell'esplorazione di se stessa. Rispetto alla sua domanda se c'è qualcosa di patologico: la sua lettera è scritta in un bellissimo italiano, è profonda, equilibrata. Come mai ci pone questa domanda? io direi che di patologico oggi c'è la società in cui viviamo, almeno per i valori che trasmette. Stia serena ed inizi la sua ricerca! Rimango a sua disposizione se lo desidera, cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
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Credo che potrebbe sicuramente aiutarla.
Molto spesso i blocchi derivano da dolori o avvenimenti del passato non elaborati...può essere che occupare una certa posizione lavorativa Le faccia rivivere inconsciamente situazioni del passato.
Riuscire a portare avanti Il Suo desiderio particolare,professionale,potrebbe essere una strada di libertà.
Però liberarsi del senso di giudizio dell' Altro richiede lavoro approfondito e tempo.
Buongiorno,

il percorso che descrive evidenzia un conflitto profondo tra i suoi desideri personali e le limitazioni che ha incontrato, anche legate alla sua condizione di salute. Un percorso psicologico potrebbe senza dubbio aiutarla ad esplorare meglio le sue motivazioni, liberarsi dai giudizi esterni e trovare strumenti utili per perseguire i suoi obiettivi, anche lavorativi. La sua difficoltà nel mantenere costanza, così come la sensazione di sentirsi fuori posto, potrebbero essere approfondite per capire meglio come affrontarle. Se desidera intraprendere un percorso di psicoterapia, anche orientato alle metodologie attive, potrebbe trovare un aiuto concreto per superare questi blocchi e raggiungere un equilibrio tra le sue esigenze personali e professionali.

Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.

Un saluto.
d.ssa Violeta Raileanu

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