Grazie a tutti x Le risposte.All'inizio della depressione prendevo eutimil ma senza risultati. A m
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Grazie a tutti x Le risposte.
All'inizio della depressione prendevo eutimil ma senza risultati. A maggio mi è stata prescritta la venlafaxina una al mattino e una alle due di pomeriggio una settimana fa circa sono scesa a una (quella del mattino). Può essere che accumulo ansia al mattino al lavoro è poi rilascio il pomeriggio? Mi rimangono difficili i vari cambiamenti anche di posti es. Lavoro-casa, casa-uscite, lavori di casa-il non fare niente insomma non riesco ad adattarmi alle varie situazioni, cambiamenti. Che inferno! Grazie x le eventuale risposte
All'inizio della depressione prendevo eutimil ma senza risultati. A maggio mi è stata prescritta la venlafaxina una al mattino e una alle due di pomeriggio una settimana fa circa sono scesa a una (quella del mattino). Può essere che accumulo ansia al mattino al lavoro è poi rilascio il pomeriggio? Mi rimangono difficili i vari cambiamenti anche di posti es. Lavoro-casa, casa-uscite, lavori di casa-il non fare niente insomma non riesco ad adattarmi alle varie situazioni, cambiamenti. Che inferno! Grazie x le eventuale risposte
Buonasera. Leggendo quanto ci scrive si può ipotizzare un'organizzazione di personalità fatta in un certo modo, che nel nucleo boicotta le sue esplorazioni e la sua libertà. Se mai fatto, un tentativo con la psicoterapia potrebbe essere d'aiuto
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Salve, innanzitutto il pensiero o intuizione "Può essere che accumulo ansia al mattino al lavoro è poi rilascio il pomeriggio" che ha avuto può essere giusta. Allora provi a verificare quanto ha ipotizzato e si sintonizzi di più a osservare il suo andamento giornaliero creandosi anche una tabella a doppia entrata giornaliera divisa nei tre momenti principali (mattina-pomeriggio-sera) a sua volta ogni momento se lo suddivida in sotto orari principali (ad es a. 7/10- 10/13) e scriva lo stato fisico in cui sente di essere. Così avrà modo di avere visivamente un andamento più reale della sua stanchezza psicofisica e vedere in quale momento della giornata inizia ad andare in stress. Inoltre aggiungo (qualora non l'avesse già fatto) di affiancare alla cura farmacologica un percorso terapeutico per meglio comprendere quali sono i nuclei che le creano agitazione e che la irrigidiscono.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti.
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Buona sera, credo che sia utile per lei riportare queste stesse domande ed osservazioni allo psichiatra che le ha somministrato questi farmaci in modo da poter fare delle modifiche accurate e nel frattempo la invito a considerare un percorso di psicoterapia in cui possa prendersi cura non solo farmacologicamente dei sintomi legati alla depressione ma anche delle cause prime.Quando si soffre di depressione è meglio fare un lavoro combinato. Cordiali saluti. Dott.ssa Melania Fanello
Salve, lei non ci parla della sua vita, non ci dice niente di lei, sono d'accordo con i miei colleghi che tutte le sue elaborazione, è giusto che lei le elabori con il suo psichiatra e stabilire con lui se il suo farmaco è giusto per lei e parlare anche della sua ansia. Inoltre una psicoterapia associarla con il farmaco le farebbe bene indagare perchè non riesce ad adattarsi ai cambiamenti che avvengono durante la giornata, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli
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Buonasera . Da quello che leggo si desume che lei affronti le sue lroblematiche ansiosa con la terapia farmacologica. I farmaci aiutano, e moltissimo, ma rimuovono i sintomi e non la causa di essi. Una psicoterapia individuale potrebbe aiutarla per comprendere a fondo le sue problematiche e permetterle una reale remissione delle stesse
Gentile Signora,
La riduzione della venlafaxina potrebbe essere stata prematura per cui non "copre" ansia quotidiana e di ciò parli con chi le ha prescritto il farmaco. Ma i sintomi possono essere opportunità / segnali della necessità di cambiare approccio alle diverse sfere della nostra vita ( lavoro, famiglia, relazioni etc). Per cui le consiglio di rivolgersi a psicoterapeuta: l' ansia ancora presente potrebbe essere il motore di un vero cambiamento. Mentre un'ansia eccessiva con depressione rende ovviamente impossibile il lavoro psicoterapeutico. Un saluto
La riduzione della venlafaxina potrebbe essere stata prematura per cui non "copre" ansia quotidiana e di ciò parli con chi le ha prescritto il farmaco. Ma i sintomi possono essere opportunità / segnali della necessità di cambiare approccio alle diverse sfere della nostra vita ( lavoro, famiglia, relazioni etc). Per cui le consiglio di rivolgersi a psicoterapeuta: l' ansia ancora presente potrebbe essere il motore di un vero cambiamento. Mentre un'ansia eccessiva con depressione rende ovviamente impossibile il lavoro psicoterapeutico. Un saluto
Buongiorno, perché ha ridotto il dosaggio della venlafaxina? L'ha fatto su consiglio del suo medico oppure di sua iniziativa? Per risponderle in modo preciso avrei bisogno di conoscere meglio la sua situazione clinica.
Resto a disposizione e la saluto cordialmente, Maurizio Luppi..
Resto a disposizione e la saluto cordialmente, Maurizio Luppi..
Buonasera. Ha fatto bene ad iniziare una terapia farmacologica nel momento in cui il sintomo era acuto. Il consiglio è quello di confrontarsi col suo psichiatra e valutare la possibilità di fare una psicoterapia che vada ade estrapolare il problema alla radice. Tante care cose. Dott.ssa Nausicaa Precenzano
Buongiorno, come alcune mie colleghe le hanno suggerito, credo che iniziare un percorso psicoterapico, è importante che abbia già individuato i momenti della giornata in cui sente maggiore ansia e le possibili cause. Vedrà che affidarsi ad un professionista e darsi uno spazio del genere le sarà di aiuto. Per ulteriori domande o chiarimenti resto a sua disposizione.
Buonasera, forse l'uso di farmaci non le e' sufficiente, come succede in molti casi. Provi a parlarne col suo medico e valuti la possibilita' di associare un percorso psicologico. Un caro saluto
Buongiorno, anche se può sembrare poco calzante, le chiedo di provare a impostare la sua giornata (e le sue attenzioni...) su quello che rende la sua vita felice, anziché su quello che glielo impedisce. Concentri i suoi sforzi sull'aumentare e valorizzare questa parte anziché sull'eliminare quello che la fa soffrire... Con una metafora: Se impiega tutto il tempo a preoccuparsi degli uccelli che mangiano i sementi del suo orto (per paura che lo rovinino), quando avrà il tempo di zappare, innaffiare, etc? E in questo caso, che probabilità ci sono che ne suo orto germogli quello che lei desiderava...? Un caro saluto
Buongiorno,
il supporto farmacologico che sta seguendo è importante ma le suggerisco, se non lo ha ancora fatto, di utilizzare anche una altra risorsa: la psicoterapia. Un bravo psicoterapeuta l'accompagnerà nell' affrontare le cause del problema e a trovare la vita d'uscita .
il supporto farmacologico che sta seguendo è importante ma le suggerisco, se non lo ha ancora fatto, di utilizzare anche una altra risorsa: la psicoterapia. Un bravo psicoterapeuta l'accompagnerà nell' affrontare le cause del problema e a trovare la vita d'uscita .
Salve, i suoi dubbi può scioglierli davvero solo lo psichiatra che le ha prescritto (anche ridotto?) la venlafaxina. Associ alla terapia farmacologica una psicoterapia, l’una senza l’altra rischiano di non dare un risultato duraturo.
Marta Calderaro
Marta Calderaro
Gentilissima,
non è per nulla semplice avere a che fare con la depressione, quindi per ogni sforzo che fa si faccia i complimenti!
Detto questo, io non sono un medico quindi lascio rispondere ai colleghi psichiatri nel merito della terapia farmacologica.
Mi permetto solo di suggerirle di valutare una terapia psicologica, perchè tutta la letteratura va nella direzione di integrare la terapia farmacologica e quella psicoterapica per massimizzare l'efficacia dell'intervento.
non è per nulla semplice avere a che fare con la depressione, quindi per ogni sforzo che fa si faccia i complimenti!
Detto questo, io non sono un medico quindi lascio rispondere ai colleghi psichiatri nel merito della terapia farmacologica.
Mi permetto solo di suggerirle di valutare una terapia psicologica, perchè tutta la letteratura va nella direzione di integrare la terapia farmacologica e quella psicoterapica per massimizzare l'efficacia dell'intervento.
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