Gentilissimi, sono una figlia preoccupata per una madre, che non vuole farsi aiutare. Descrivo bre
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risposte
Gentilissimi,
sono una figlia preoccupata per una madre, che non vuole farsi aiutare.
Descrivo brevemente.
Mia madre abitava in un paese, per un evento traumatico ha perso il fratello e non per cause naturali, quando lei aveva 35 anni più o meno.
Trasferita un una grande città, per iniziare una nuova vita. Alcuni problemi dei sui fratelli, l hanno portata a sviluppare una forma di orticaria per la quale è stata anche in ospedale, ormai passata.
La vita lavorativa tutto ok, famiglia nostra (marito e 3 figlie) tutto bene.
Mio nonno si ammala ed ha 2 ictus, e poi purtroppo muore dopo un po' di anni.
La vita continua, fino al 2009 quando perde un nipote dell'età di 23 anni.
Lei sempre tutta d'un pezzo, forte e dallo sguardo duro che non chiede mai aiuto e non si sfoga con nessuno.
Passano gli anni in normalità.
Arriva il covid, sta chiusa in casa, non se lo prende mai per fortuna, nemmeno mio papà e nessuno della nostra famiglia.
Segue tutti gli aggiornamenti, usa tutti i DPI, insomma ne esce.
Nel frattempo mia nonna (adesso ha 94 anni) inizia a peggiorare nella sua demenza. Mia mamma la chiama 5/6 volte al giorno poichè abitano lontano. Mia nonna non la riconosce ormai, quasi mai, nemmeno quelle poche volte in cui l ha vista di persona.
Lei inizia ad aver paura di tutto. Limita gli incontri con noi, con i suoi nipoti, con le persone. E sembra sempre timorosa. Perde la verve con cui l abbiamo sempre conosciuta. Mio padre non è molto di aiuto perchè è preoccupato e la vuole spronare, ma la sgrida a volte, perde la pazienza purtroppo.
Ha fatto visite geriatriche, psichiatriche. Dicono che è in linea con l'età, anche se sembra dimenticare tante cose.
Prende un medicinale consigliato dallo psichiatra, ma personalmente non sembra migliorare.
Noi figlie spingiamo per farle fare un percorso anche di psicoterapia oltre le medicine, ma lei risponde che "ce la posso fare da sola" .
Sono 3 anni che aspettiamo che ce la faccia da sola. Ma a noi sembra invece, che stia peggiorando e vada sempre più giù.
Non sappiamo come approcciarci, come aiutarla. Abbiamo paura di perderla.
Grazie a chi vorrà risponderci.
sono una figlia preoccupata per una madre, che non vuole farsi aiutare.
Descrivo brevemente.
Mia madre abitava in un paese, per un evento traumatico ha perso il fratello e non per cause naturali, quando lei aveva 35 anni più o meno.
Trasferita un una grande città, per iniziare una nuova vita. Alcuni problemi dei sui fratelli, l hanno portata a sviluppare una forma di orticaria per la quale è stata anche in ospedale, ormai passata.
La vita lavorativa tutto ok, famiglia nostra (marito e 3 figlie) tutto bene.
Mio nonno si ammala ed ha 2 ictus, e poi purtroppo muore dopo un po' di anni.
La vita continua, fino al 2009 quando perde un nipote dell'età di 23 anni.
Lei sempre tutta d'un pezzo, forte e dallo sguardo duro che non chiede mai aiuto e non si sfoga con nessuno.
Passano gli anni in normalità.
Arriva il covid, sta chiusa in casa, non se lo prende mai per fortuna, nemmeno mio papà e nessuno della nostra famiglia.
Segue tutti gli aggiornamenti, usa tutti i DPI, insomma ne esce.
Nel frattempo mia nonna (adesso ha 94 anni) inizia a peggiorare nella sua demenza. Mia mamma la chiama 5/6 volte al giorno poichè abitano lontano. Mia nonna non la riconosce ormai, quasi mai, nemmeno quelle poche volte in cui l ha vista di persona.
Lei inizia ad aver paura di tutto. Limita gli incontri con noi, con i suoi nipoti, con le persone. E sembra sempre timorosa. Perde la verve con cui l abbiamo sempre conosciuta. Mio padre non è molto di aiuto perchè è preoccupato e la vuole spronare, ma la sgrida a volte, perde la pazienza purtroppo.
Ha fatto visite geriatriche, psichiatriche. Dicono che è in linea con l'età, anche se sembra dimenticare tante cose.
Prende un medicinale consigliato dallo psichiatra, ma personalmente non sembra migliorare.
Noi figlie spingiamo per farle fare un percorso anche di psicoterapia oltre le medicine, ma lei risponde che "ce la posso fare da sola" .
Sono 3 anni che aspettiamo che ce la faccia da sola. Ma a noi sembra invece, che stia peggiorando e vada sempre più giù.
Non sappiamo come approcciarci, come aiutarla. Abbiamo paura di perderla.
Grazie a chi vorrà risponderci.
Buonasera, è bello avere delle figlie attente e premurose.
Da quello che leggo la vostra mamma ha vissuto molti eventi traumatici che in qualche modo l'hanno segnata e le hanno insegnato " a farcela da sola" ; per motivi che non conosco non si è potuta concedere di farsi aiutare quindi come si fa ad accettarlo ora? E' quello che ha imparato in una vita, non ha sperimentato altre modalità, non sa com'è farsi aiutare.
Un percorso di psicoterapia sarebbe indicato, come dite voi, come mai non viene suggerito e soprattutto supportato dallo psichiatra? Potrebbe essere rischioso come figlie suggerire cosa fare, forse controproducente e provocare sofferenza anche in voi, perché non provate ad accoglierla e sostenerla nel suo cammino?
Auguro a voi e vostra mamma il meglio,
Dott.ssa Stefania Caltieri
Da quello che leggo la vostra mamma ha vissuto molti eventi traumatici che in qualche modo l'hanno segnata e le hanno insegnato " a farcela da sola" ; per motivi che non conosco non si è potuta concedere di farsi aiutare quindi come si fa ad accettarlo ora? E' quello che ha imparato in una vita, non ha sperimentato altre modalità, non sa com'è farsi aiutare.
Un percorso di psicoterapia sarebbe indicato, come dite voi, come mai non viene suggerito e soprattutto supportato dallo psichiatra? Potrebbe essere rischioso come figlie suggerire cosa fare, forse controproducente e provocare sofferenza anche in voi, perché non provate ad accoglierla e sostenerla nel suo cammino?
Auguro a voi e vostra mamma il meglio,
Dott.ssa Stefania Caltieri
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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, e grazie per aver condiviso la sua storia.
Nella mia esperienza quando un paziente si sente spinto a cominciare un percorso di terapia da un familiare, questo percorso, quando anche comincia, ha vita piuttosto breve.
Questo accade perché manca una motivazione autentica da parte di chi il percorso lo deve fare..
La cosa migliore, soprattutto se lo psichiatra che ha in cura sua mamma è riuscito a costruire un rapporto di fiducia, e che sia questo dottore a lavorare per promuovere una domanda di terapia.
Come figlia la cosa che mi sento di suggerirle è di supportarla in tutti i modi che le sono possibili e di sostenerla.
In bocca ala lupo
Dott.ssa S. L.
Nella mia esperienza quando un paziente si sente spinto a cominciare un percorso di terapia da un familiare, questo percorso, quando anche comincia, ha vita piuttosto breve.
Questo accade perché manca una motivazione autentica da parte di chi il percorso lo deve fare..
La cosa migliore, soprattutto se lo psichiatra che ha in cura sua mamma è riuscito a costruire un rapporto di fiducia, e che sia questo dottore a lavorare per promuovere una domanda di terapia.
Come figlia la cosa che mi sento di suggerirle è di supportarla in tutti i modi che le sono possibili e di sostenerla.
In bocca ala lupo
Dott.ssa S. L.
Buongiorno. Mi dispiace per la preoccupazione che ha (e avete tutti in famiglia) per sua madre e per il suo stato di salute. È difficile convincere qualcuno a fare un percorso di psicoterapia se non ne sente personalmente la motivazione; sarebbe però possibile, se ne sentisse la necessità, che lei stessa si rivolga ad un/a professionista per approfondire ed esplorare i vissuti che questa situazione sta generando in lei e nel resto della famiglia ed avere uno spazio di ascolto e di supporto attraverso il quale poter fare maggiore chiarezza, comprendere più a fondo la situazione ed individuare le soluzioni possibili attraverso le quali poter dare un sostegno positivo e costruttivo a sua madre. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Descrive una situazione molto dolorosa, per tutti. Purtroppo non si può obbligare nessuno ad accettare aiuto, per quanto sia frustrante. Le consiglio innanzitutto di prendersi cura della propria, di sofferenza, per gestire questa situazione. Se foste tutti disponibili, probabilmente un approccio con un collega che si occupi di terapia familiare potrebbe essere una valida opportunità. Non é escluso che, oltre a star meglio voi, si possa aprire qualche spiraglio per la mamma, vedendo da vicino quanto un sostegno possa aiutare. A quel punto potreste provare a riproporle un colloquio con un professionista. Una strada alternativa potrebbe essere concentrarvi su un aspetto molto piccolo e molto specifico per cui la mamma pottebbe essere disponibile a parlare con un professionista, ma mi rendo conto che parliamo in modo forse troppo generico per poter dare un contributo più significativo.
Dr. ssa Barbara Civera
Dr. ssa Barbara Civera
Buonasera,
In base alle mie esperienze cliniche e alle mie conoscenze psicologiche, le posso consigliare una strategia che, in molti casi, si rivela essere risolutiva: proponga a sua madre e anche a suo padre, una consulenza psicologica a cui sarete presenti anche voi figlie, quindi una seduta familiare.
Ciò risulta efficace perché la persona in difficoltà (in questo caso sua madre) non si sente il paziente designato, ma percepisce che tutta la famiglia è in difficoltà, quindi non si sente giudicata o condannata a portare il peso della sofferenza da sola.
In bocca al lupo!
In base alle mie esperienze cliniche e alle mie conoscenze psicologiche, le posso consigliare una strategia che, in molti casi, si rivela essere risolutiva: proponga a sua madre e anche a suo padre, una consulenza psicologica a cui sarete presenti anche voi figlie, quindi una seduta familiare.
Ciò risulta efficace perché la persona in difficoltà (in questo caso sua madre) non si sente il paziente designato, ma percepisce che tutta la famiglia è in difficoltà, quindi non si sente giudicata o condannata a portare il peso della sofferenza da sola.
In bocca al lupo!
Gentilissima, mi spiace per tutto quello che avete dovuto passare e per le sofferenze che ancora vi portate dentro. La vita è stata talmente dura con sua madre che pensa di non aver bisogno dell' aiuto di nessuno o, semplicemente, che nessuno la possa aiutare. Quello che può fare è starle vicino, magari dicendole che è dispiaciuta per tutto quello che ha passato e che immagina quanto sia stata dura per lei. Condivida con sua madre quelle che sono state e sono anche le sue difficoltà e il dispiacere che prova per tutto ciò che è successo.
Una terapia familiare potrebbe essere una buona soluzione, ogni evento che riguardi una persona alla quale si vuol bene colpisce tutti quelli che le stanno attorno, lavorarci tutti assieme permetterebbe a tutti voi di condividere il dolore e le difficoltà, sua madre si sentirebbe meno al centro dell'attenzione e meno sola.
I miei migliori auguri a tutti voi
dott.ssa Miculian
Una terapia familiare potrebbe essere una buona soluzione, ogni evento che riguardi una persona alla quale si vuol bene colpisce tutti quelli che le stanno attorno, lavorarci tutti assieme permetterebbe a tutti voi di condividere il dolore e le difficoltà, sua madre si sentirebbe meno al centro dell'attenzione e meno sola.
I miei migliori auguri a tutti voi
dott.ssa Miculian
Buongiorno,
sono leggittime le sue preoccupazioni, ma allo stesso tempo è molto difficile in genere che un paziente inizi una psicoterapia senza avere la motivazione a volerla fare. Dovrebbe esser un bisogno, una esigenza che sua madre vorrebbe assecondare e non per il fatto che qualcuno glielo imponga. Resto disponibile nel caso le cose dovessero cambiare.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
sono leggittime le sue preoccupazioni, ma allo stesso tempo è molto difficile in genere che un paziente inizi una psicoterapia senza avere la motivazione a volerla fare. Dovrebbe esser un bisogno, una esigenza che sua madre vorrebbe assecondare e non per il fatto che qualcuno glielo imponga. Resto disponibile nel caso le cose dovessero cambiare.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno. Dopo tanti eventi traumatici, il crollo deve essere interpretato come fisiologico.
Quello che posso dirle è che se sua madre si rifiuta di intraprendere un percorso psicoterapico personale, esiste anche la possibilità di un intervento psicoterapico di tipo sistemico indiretto, attraverso i familiari (aiutare per aiutare),
Ci pensi.
Rimango a disposizione.
dott.ssa Nadja Pagliaro
Quello che posso dirle è che se sua madre si rifiuta di intraprendere un percorso psicoterapico personale, esiste anche la possibilità di un intervento psicoterapico di tipo sistemico indiretto, attraverso i familiari (aiutare per aiutare),
Ci pensi.
Rimango a disposizione.
dott.ssa Nadja Pagliaro
Gentilissima, grazie per aver condiviso il suo disagio. La mia esperienza clinica mi insegna che un terapia che nasce senza una domanda difficilmente può svilupparsi. Da quanto lei racconta la mamma ha sempre affrontato tutto da sola senza appoggiarsi a qualcuno e questo è il suo modo di relazionarsi. Il cambiamento da voi auspicato appare perciò difficile da realizzare. Mi sento di suggerirle di chiedere per lei stessa un aiuto finalizzato anche ad una maggiore chiarezza su come affrontare la situazione familiare.
Gentile Utente, mi rincresce la sua situazione e comprendo la difficoltà nel persuadere sua madre a iniziare un percorso terapeutico. Attualmente Le suggerisco una terapia individuale che la aiuti a superare il dolore e le complicanze dovute a questa situazione con sua madre, Sono sicura che analizzandosi con una persona competente si sblocherrano anche alcune situazioni familiari. Resto a Sua disposizione per qualsivoglia eventuale integrazione e/o chiarimento e mi è gradita l'occasione per inviarLe i miei più cordiali saluti.
Salve, comprendo benissimo la sua preoccupazione visto che parliamo di sua madre. Il giusto tentativo di portarla verso una terapia psicologica è assolutamente condivisibile ma non potete fare molto se la signora ha una resistenza. Le consiglio di parlare con lei, di aprire modalità di comunicazione diverse da quelle tentate oggi con l'obbiettivo di provare almeno un colloquio senza impegno con uno psicologo. Generalmente un primo contatto matura vantaggi importanti e spinge le persone verso una terapia. Non demorda . Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buongiorno,
premesso che un percorso di psicoterapia non può prescindere dalla motivazione del paziente, credo che in questo caso sia molto importante andare incontro alla paziente. Sua madre è stata molto provata dalla vita ed ora ha assunto un atteggiamento di chiusura, una ricerca di confini "sicuri". Farla uscire di casa per recarsi da un terapeuta potrebbe essere addirittura una violenza per lei intollerabile. Tentare con delle sedute on line potrebbe essere un consiglio, ma immagino che l'età non giochi a favore di una siffatta soluzione. Provi a parlarle e cerchi di capire in che misura potrebbe sentirsi motivata e non forzi la sua confort zone, i risultati potrebbero portare ad un ulteriore peggioramento, le faccia però sentire tutto il suo affetto, la sua presenza, sempre e non le palesi troppo le sue preoccupazioni (comprensibilissime) perché acuirebbe il suo disagio.
premesso che un percorso di psicoterapia non può prescindere dalla motivazione del paziente, credo che in questo caso sia molto importante andare incontro alla paziente. Sua madre è stata molto provata dalla vita ed ora ha assunto un atteggiamento di chiusura, una ricerca di confini "sicuri". Farla uscire di casa per recarsi da un terapeuta potrebbe essere addirittura una violenza per lei intollerabile. Tentare con delle sedute on line potrebbe essere un consiglio, ma immagino che l'età non giochi a favore di una siffatta soluzione. Provi a parlarle e cerchi di capire in che misura potrebbe sentirsi motivata e non forzi la sua confort zone, i risultati potrebbero portare ad un ulteriore peggioramento, le faccia però sentire tutto il suo affetto, la sua presenza, sempre e non le palesi troppo le sue preoccupazioni (comprensibilissime) perché acuirebbe il suo disagio.
Buona giornata gentile utente, la ringrazio per aver condiviso la sua problematica. Quello che mi sento di dire è di suggerire una terapia familiare, dove ci siete tutti ( sua madre, suo padre e le sue sorelle) in questo modo, sua madre non si sente attaccata e sarà più disponibile al cambiamento.
Gentile utente, è bello leggere con quanta premura lei si prende cura di sua madre. Come è stato consigliato dai colleghi è complicato convincere una persona, specialmente un familiare ad iniziare un percorso di terapia in quanto la scelta è strettamente personale e deriva da un bisogno e da una motivazione che l'individuo sente dentro di sè.
In questo caso può solo accompagnare sua madre nelle sue scelte e non sottovalutare anche per lei l'importanza e la valenza che un supporto psicologico può avere nella sua situazione.
Un caro saluto
Dott.ssa Veronica Guidi
In questo caso può solo accompagnare sua madre nelle sue scelte e non sottovalutare anche per lei l'importanza e la valenza che un supporto psicologico può avere nella sua situazione.
Un caro saluto
Dott.ssa Veronica Guidi
Comprendo la sua preoccupazione per sua madre e la difficoltà nel vederla affrontare queste sfide da sola. È evidente che sua madre abbia attraversato molti eventi traumatici nella sua vita, e ora sembra che stia affrontando difficoltà emotive e comportamentali. È incoraggiante che Lei e le Sue sorelle stiate cercando di aiutarla e che abbiate già cercato supporto medico e psichiatrico. Tuttavia, sembra che sua madre sia riluttante ad accettare ulteriore supporto. In questa situazione, potrebbe essere utile coinvolgere un terapeuta che possa guidarla attraverso un percorso di terapia strategica breve, focalizzata sull'identificazione e sulla gestione dei suoi pensieri, delle sue emozioni e dei suoi comportamenti. Questo tipo di terapia potrebbe fornirle gli strumenti necessari per affrontare i suoi problemi in modo efficace e per trovare il supporto di cui ha bisogno. Resto a disposizione per ulteriori suggerimenti o supporto che potreste aver bisogno. Cordiali Saluti
Buongiorno. Comprendo quanto sia difficile quando si ha una persona cara, specialmente un genitore, che sta perdendo la propria forza e vitalità senza poter fare molto per aiutarla.
Vostra madre ha attraversato molti eventi traumatici nella sua vita e sembra che la pandemia e la malattia di vostra nonna abbiano accentuato la sua paura e il suo isolamento. Spesso le persone che si sono sempre considerate "forti" e autosufficienti hanno difficoltà a chiedere aiuto o a mostrare vulnerabilità. La sua risposta, "ce la posso fare da sola", è una manifestazione di quel desiderio di mantenere il controllo e di non voler mostrare debolezza.
Il primo passo potrebbe essere quello di cambiare l'approccio con cui vi rivolgete a lei. Invece di spingerla verso una terapia, potrebbe essere più utile offrirle il vostro supporto in modi che non si sentano minacciosi o impositivi. Potreste provare a parlarle del suo benessere senza focalizzarvi sull'idea che "ha bisogno di aiuto", ma piuttosto sul fatto che merita di sentirsi meglio e che la terapia è solo un modo per prendersi cura di sé. Potreste anche proporle di fare attività insieme, come camminate, yoga, o altre cose che potrebbero aiutarla a sentirsi meglio in modo più leggero e informale.
È importante che continuiate a esserle vicino, mostrandole amore e comprensione, senza pressarla troppo. Potrebbe essere utile anche parlare con lo psichiatra che la segue, per capire se ci sono modi per adattare la terapia farmacologica, o se ci sono suggerimenti per coinvolgere vostra madre in un percorso terapeutico senza farla sentire giudicata.
Un'altra possibilità potrebbe essere quella di iniziare un percorso di supporto per voi stesse come figlie, per comprendere meglio come gestire la situazione e come sostenere vostra madre nel miglior modo possibile. A volte, avere un punto di vista esterno può aiutare a vedere nuovi modi di affrontare situazioni che sembrano insormontabili.
d.ssa Raileanu
Vostra madre ha attraversato molti eventi traumatici nella sua vita e sembra che la pandemia e la malattia di vostra nonna abbiano accentuato la sua paura e il suo isolamento. Spesso le persone che si sono sempre considerate "forti" e autosufficienti hanno difficoltà a chiedere aiuto o a mostrare vulnerabilità. La sua risposta, "ce la posso fare da sola", è una manifestazione di quel desiderio di mantenere il controllo e di non voler mostrare debolezza.
Il primo passo potrebbe essere quello di cambiare l'approccio con cui vi rivolgete a lei. Invece di spingerla verso una terapia, potrebbe essere più utile offrirle il vostro supporto in modi che non si sentano minacciosi o impositivi. Potreste provare a parlarle del suo benessere senza focalizzarvi sull'idea che "ha bisogno di aiuto", ma piuttosto sul fatto che merita di sentirsi meglio e che la terapia è solo un modo per prendersi cura di sé. Potreste anche proporle di fare attività insieme, come camminate, yoga, o altre cose che potrebbero aiutarla a sentirsi meglio in modo più leggero e informale.
È importante che continuiate a esserle vicino, mostrandole amore e comprensione, senza pressarla troppo. Potrebbe essere utile anche parlare con lo psichiatra che la segue, per capire se ci sono modi per adattare la terapia farmacologica, o se ci sono suggerimenti per coinvolgere vostra madre in un percorso terapeutico senza farla sentire giudicata.
Un'altra possibilità potrebbe essere quella di iniziare un percorso di supporto per voi stesse come figlie, per comprendere meglio come gestire la situazione e come sostenere vostra madre nel miglior modo possibile. A volte, avere un punto di vista esterno può aiutare a vedere nuovi modi di affrontare situazioni che sembrano insormontabili.
d.ssa Raileanu
Buonasera, ho già risposto precedentemente, SR
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