Gentilissimi, sono una figlia preoccupata per una madre, che non vuole farsi aiutare. Descrivo bre

17 risposte
Gentilissimi,
sono una figlia preoccupata per una madre, che non vuole farsi aiutare.
Descrivo brevemente.
Mia madre abitava in un paese, per un evento traumatico ha perso il fratello e non per cause naturali, quando lei aveva 35 anni più o meno.
Trasferita in una grande città, per iniziare una nuova vita. Alcuni problemi dei sui fratelli, l hanno portata a sviluppare una forma di orticaria per la quale è stata anche in ospedale, ormai passata.
La vita lavorativa e famiglia nostra (marito e 3 figlie) tutto bene.
Mio nonno si ammala ed ha 2 ictus, e poi purtroppo muore dopo un po' di anni.
La vita continua, fino al 2006 quando perde un nipote dell'età di 23 anni.
Lei sempre stata tutta d'un pezzo, forte e dallo sguardo duro che non chiede mai aiuto e non si sfoga con nessuno.
Passano gli anni in normalità.
Arriva il covid, sta chiusa in casa, non se lo prende mai per fortuna, nemmeno mio papà e nessuno della nostra famiglia.
Segue tutti gli aggiornamenti, usa tutti i DPI, insomma, ne esce.
Nel frattempo mia nonna (adesso ha 94 anni) inizia a peggiorare nella sua demenza. Mia mamma la chiama 5/6 volte al giorno poichè abitano lontano. Mia nonna non la riconosce ormai, quasi mai, nemmeno quelle poche volte in cui l ha vista di persona.
Lei inizia ad aver paura di tutto. Limita gli incontri con noi, con i suoi nipoti, con le persone. E sembra sempre timorosa. Perde la verve con cui l abbiamo sempre conosciuta. Mio padre non è molto di aiuto perchè è preoccupato e la vuole spronare, ma la sgrida a volte, perde la pazienza purtroppo.
Quando parliamo capisce di essere cambiata. I suoi occhi si riempiono di lacrime al minimo accenno alla questione fragilità.
Ha fatto visite geriatriche, psichiatriche. Dicono che è in linea con l'età, anche se sembra dimenticare tante cose.
Prende un medicinale consigliato dallo psichiatra, ma personalmente non sembra migliorare.
Noi figlie spingiamo per farle fare un percorso anche di psicoterapia oltre le medicine, ma lei risponde che "ce la posso fare da sola" .
Sono 3 anni che aspettiamo che ce la faccia da sola. Ma a noi sembra, invece, che stia peggiorando e vada sempre più giù.
Non sappiamo come approcciarci, come aiutarla. Abbiamo paura di perderla.
Grazie a chi vorrà risponderci.
Salve, la situazione è sicuramente molto complicate per le implicazioni emotive che si sono riflesse su sua madre. Forse la donna sempre forte ha raggiunto il suo limite di tolleranza rivelando tutto il suo lato umano. Potreste aiutarla prendendole un appuntamento con un terapeuta e accompagnarla/sostenerla, è vero che non si può forzare una persona ad effettuare un percorso ma così magari la aiutate a superare il blocco iniziale dovuto al suo orgoglio e/o alla convinzione di farcela da sola.

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Salve,

una psicoterapia funziona solo nei casi in cui il soggetto che la richiede sia fortemente motivato ad un cambiamento. La situazione che lei descrive appare assai complessa, allo stesso tempo suggerirei degli incontri di tipo familiare in quanto potrebbero sostenere voi tutti vista la situazione.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile signora comprendo la preoccupazione più che legittima per la sofferenza della mamma.
Ritengo utile un confronto con lo psichiatra che segue la signora per valutare gli sviluppi della situazione. Per una persona di una certa età l'idea dello psicologo può essere difficile da considerare: potete valutare l'idea di fare il percorso "accompagnandola" nella terapia, così che la mamma si senta sostenuta e confortata.
Sicuramente la psicoterapia è di grande aiuto in situazioni di fragilità emotiva. Raccontare il proprio vissuto ad un professionista favorisce la ricerca delle risorse per superare la sofferenza.
Auguri
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile Utente comprendo la sua preoccupazione e condivido i pareri dei colleghi. Per le persone più anziane, mi conceda il termine, è difficile prendere in considerazione la possibilità di iniziare una terapia e comunque credo che in questo caso sia sufficiente un supporto psicologico per affrontare le difficoltà e le paure della vita quotidiana che diventano insormontabili. Almeno all'inizio. Potrebbe prendere l'iniziativa e accompagnarla da un professionista e vedere che succede...
Resto a disposizione, Dott.ssa Marina Colangelo
Gentile, descrive un momento davvero delicato per sua madre e per lei che se ne fa portavoce; comprendo la profonda fatica di vedere un genitore soffrire e non riuscire ad aiutarlo.
Accedere ad un percorso di psicoterapia è già implicitamente un passo attraverso cui, in qualche modo, ammettere le proprie fragilità umane e, come lei ben racconta, non è un passaggio immediato. Sua madre sta affrontando la sua sofferenza a suo modo ed è importante che lei come figlia possa sostenerla, come sta facendo, senza giudicarla o forzarla a farlo diversamente; può accompagnarla a prendere in considerazione la possibilità di iniziare una psicoterapia, può indicarle come fare e a chi rivolgersi, sempre accettando e rispettando il fatto che però sua madre possa non essere pronta a farlo. Resto a disposizione. Dott.ssa Emanuela Inguscio
Salve! Per quello che racconta il vissuto di sua madre è stato attraversato per momenti traumatici, fare fronte a questo tipo di esperienze non è facile. In più, in questo periodo, che sta vivendo sua madre, sembrerebbe che abbia perso i suoi punti di rifermento, come è una madre, che non ha più memoria.
Sicuramente voi come famiglia vi sentite impotenti e frustrati, perché non sapete come aiutarla. La psicoterapia potrebbe aiutare se la persona vuole essere aiutata ma non è il caso di sua madre, personalmente inizierei proponendole un tipo di attività fisica, camminare, yoga, ginnastica dolce o in acqua, cercare che sia il corpo che si muova per poi, quando il corpo prenda un po' di vitalità, invitarla a fare un altro tipo di percorso.
Un abbraccio. Dott.ssa M. Eugenia Michel
Buongiorno Signora, è più che comprensibile la sua preoccupazione per la sua mamma che ha avuto una vita costellata di lutti e sofferenze, forse non del tutto elaborate. Per intraprendere una psicoterapia è necessaria la collaborazione della paziente, può sperare in un "aggancio" tentando la strategia da lei descritta. Le auguro di farcela.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno,

da come la racconta, ho l'impressione che sua madre sia stata una persona che ha sempre esternato una apparenza di grande forza e rigidità come se avesse creato una sorta di "armatura", essenziale per difendersi da tutti gli eventi traumatici che purtroppo ha dovuto affrontare, nel corso della vita. Spesso, capita che queste tipologie di persone "cadino" nella sintomatologia nel momento in cui si accorgono che questa armatura non basta più, e sono dunque preda di emozioni (come l'ansia, la paura, l'insicurezza! la passività!) che non riescono ovviamente a gestire adeguatamente, non avendo l'impressione di averle sperimentate mai prima di ora.
Sicuramente un percorso psicoterapico potrebbe essere utile a sua madre, detto ciò è anche fortemente probabile che quest'ultima rifiuti di iniziare, e sappiamo bene come non sia possibile né utile costringere nessuno in tal senso. le alternative che vedo sono dunque due: o accompagna sua mamma, standole vicino come supporto, ad imparare a stare nella passività, per esempio potreste iniziare con un'attività piacevole e rilassante in cui è escluso il "fare" e semplicemente si sta, quindi ci si riposa, si riflette, oppure, nel caso in cui la sintomatologia diventasse eccessivamente invalidante, proprio quest'ultima potrebbe diventare lo strumento per convincere sua madre ad andare in psicoterapia.

Sperando di esserle stata d'aiuto,

Dott.ssa Elisa Folliero
Salve, comprendo benissimo la vostra preoccupazione e il disorientamento che state vivendo vedendo le debolezze umane che tutti noi abbiamo e che alcuni celano per carattere, cultura ed educazione. Non si può forzare una persona al percorso terapeutico perché non avrebbe nessun risultato. Continuate nel tentativo di spingerla a questo passo dando alla signora affetto e comprensione perché sta vivendo un momento difficile. Non tutti chiedono aiuto con le parole e hanno grandi difficoltà nel riconoscere le proprie debolezze. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Cara figlia preoccupata,

Capisco le tue preoccupazioni riguardo a tua madre e alla difficile situazione che sta attraversando. È evidente che lei ha incontrato eventi traumatici nel corso della sua vita, e questi possono avere un impatto significativo sulla sua salute mentale e sul suo benessere emotivo.

È comprensibile che abbiate suggerito a vostra madre di considerare la psicoterapia oltre alle medicine, poiché un supporto professionale può essere di grande aiuto in situazioni come questa. Tuttavia, capiscono anche le sue resistenze e la volontà di voler affrontare le sfide da sola. Questo atteggiamento potrebbe derivare da una combinazione di fattori, tra cui la sua personalità, il suo carattere forte e la riluttanza a mostrarsi vulnerabile o chiedere aiuto.

Come psicoterapeuta, suggerirei di rispettare i suoi tempi ei suoi limiti, ma continuare a mostrare il vostro sostegno e la vostra disponibilità ad ascoltarla. Potreste cercare di avere una conversazione aperta ed empatica con lei, esprimendo le vostre preoccupazioni in modo calmo e amorevole. Rassicuratela che desiderate il suo benessere e che siete pronte ad ascoltarla senza giudicarla.

Potreste anche suggerirle di provare la psicoterapia per un breve periodo, solo per vedere come si sente al riguardo. Potrebbe essere utile trovare un terapeuta con cui si senta a suo agio e che rispetti il ​​suo desiderio di indipendenza, incoraggiandola a esplorare e comprendere meglio le emozioni che sta attraversando.

Inoltre, cercate di coinvolgere vostro padre e gli altri membri della famiglia in questo processo. Un supporto familiare unito può essere di grande aiuto per tua madre durante questo periodo di difficoltà.

Ricordate che, anche se le vostre intenzioni sono buone, non potete forzarla a prendere determinate decisioni. Ognuno ha i propri tempi e bisogna rispettarli. Tuttavia, il vostro affetto e la vostra presenza continua possono essere un supporto prezioso e potrebbero alla fine incoraggiarla a cercare l'aiuto di cui ha bisogno.

Se notate che la situazione continua a peggiorare e che la sua salute è seriamente compromessa, sarebbe importante coinvolgere un professionista per valutare meglio la situazione e prendere decisioni informate riguardo al suo benessere.

Vi auguro coraggio e spero che troviate un modo per aiutare vostra madre a superare questo momento difficile. Ricordate che, anche se la strada può sembrare difficile, con amore e comprensione potrete affrontare insieme queste sfide.

Dott.ssa Monica Borgogno
Buongiorno, mi spiace per la situazione che vive! Lei e le sue sorelle consigliere giustamente una psicoterapia, purtroppo a volte è ancora vista come una debolezza... provate ancora a convincerla che non ha nessun bisogno di "farcela da sola", è come fare 6 piani a piedi invece di prendere l'ascensore... provare a spiegarle che è un atto di forza quello di iniziare un percorso psicoterapeutico e non di debolezza. Chiedere aiuto è sempre un atto di consapevolezza e forza.
Le auguro di riuscire a fare muovere sua mamma verso l'aiuto di cui necessita.
Un caro saluto
Claudia m
Buongiorno! Sua madre va raggiunta lì dove si trova. Non sembra che una psicoterapia individuale sia accettabile, almeno per ora. Pensavo! Se si spostasse la fragilità dalla mamma al "sistema"? Pensa che mamma, papà e qualche figliolo accetterebbero la possibilità di fare una consultazione come famiglia che sta attraversandi un momento di difficoltà? Chissà che non possa aiutare la sua mamma a fare i primi passi in una situazione più protetta, equilibrata, in cui tutto possa apparire più equamente distribuito. Si tenga forte. In bocca al lupo
Buonasera Signora. Mi dispiace molto per la vostra situazione. Se sua madre non vuole intraprendere un percorso di psicoterapia non può farlo, è necessaria la collaborazione della persona. Forse potreste provare un percorso di psicoterapia familiare, se siete tutti d'accordo. Oppure come suggerisce una Collega qui prima di me, parlarne con lo psichiatra e vedere se potete "accompagnarla" in terapia. Forza, i miei più cordiali saluti. Paolo Mirri
Salve, comprendo le vostre preoccupazioni ma per affrontare una psicoterapia occorre sentirne fortemente l'esigenza ed essere pronti ad affrontare tutto ciò che ne consegue. Vi consiglio quindi di farvi aiutare voi a sostenere la situazione recandovi da un esperto che possa sostenervi nel seguire amorevolmente vostra madre anche quando ciò vi appare difficile e doloroso.
Gentile signora, comprendo la sua preoccupazione e il dispiacere per la situazione descritta. Tuttavia, il suo interessamento a sua madre, al punto di scrivere qui, è già una grande risorsa perché sta cercando di aprire un varco a questa situazione depressiva. La vita di sua madre è stata dura affettivamente, con perdite importanti. Quando sopraggiunge l'età, -lei non specifica quanti anni ha sua madre, ma sarà sicuramente grande, -certe risorse che ti hanno sostenuta, calano ed più difficile fronteggiare le perdite, i cambiamenti. Il deterioramento cognitivo della madre, il non essere riconosciuta fanno più male di quel che non si pensi. E’ un aspetto positivo che abbia accettato i farmaci (spesso si rifiutano anche quelli). Sull’aspetto psicologo/psicoterapeuta la questione non è facile perché la loro generazione non concepisce questa figura, è una professione poco credibile e genera diffidenza. Hanno parlato poco delle proprie cose con le persone vicine, figuriamoci se ora vanno a parlare con un/una estranea, per giunta più giovane di loro. E’ comprensibile questa mentalità perché questa figura professionale non c’era all’epoca e poi l’educazione ricevuta era “devi farcela da sola” “i panni sporchi si lavano in casa”. Le riporto tutto questo perché sono le parole che sento dire da alcuni pazienti anziani che seguo o dai loro figli quando lavoriamo sul supporto psicologico al caregiver. Premesso questo, alcuni tentativi si possono fare. Se lei non vuol lavorare direttamente, potrebbe lavorare l’ambiente per lei. Lei figlia, con suo padre sarebbe l’ideale, potrebbe rivolgersi ad uno/una psicoterapeuta esperta in ambito geriatrico e fare insieme un percorso di supporto al caregiver, anche on line. Particolare supporto ne avrebbe suo padre, che non ha strategie per affrontarla e il rimprovero è la peggio cosa. Ma difficilmente suo padre andrebbe da solo, invece con una figlia che fa la “regista” della situazione potrebbe essere. Si può costruire intorno a sua madre un ambiente emotivamente diverso, basato anche sul fare e non solo parlare per accoglierla in questa sua fragilità. Le do la mia disponibilità e la saluto cordialmente dott.ssa Silvia Ragni
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Buongiorno
Sua madre ha subito molte perdite ed eventi traumatici nel corso degli anni, e sembra che, nonostante sia stata sempre "forte", abbia accumulato un peso emotivo considerevole senza mai concedersi il tempo o lo spazio per elaborarlo. Questo può aver reso difficile per lei riconoscere le sue vulnerabilità e accettare un supporto esterno.

Il suo rifiuto di intraprendere una terapia potrebbe essere legato alla paura di mostrarsi debole o al fatto di non essere abituata a chiedere aiuto. Forse si sente come se "dovesse" essere forte, anche di fronte a queste difficoltà. Un approccio che potrebbe aiutarla potrebbe essere quello di fare piccoli passi. Ad esempio, potrebbe essere utile parlare con lei senza mai darle la sensazione che "debba" cambiare o che "debba" fare qualcosa per gli altri. Concentratevi sull'importanza del suo benessere per voi, in modo che percepisca la proposta della terapia come un atto d'amore da parte vostra, e non come una critica o un'indicazione di debolezza.

Inoltre, potete proporre attività leggere che possano avvicinarla a una forma di espressione emotiva, senza direttamente parlare di terapia: per esempio, partecipare a gruppi di supporto, fare yoga, meditazione, o qualsiasi altra attività che possa aiutarla a rilassarsi e a ritrovare una certa stabilità emotiva. A volte, iniziare da un'attività che non sembra direttamente legata al problema può aiutare a preparare il terreno per un eventuale percorso di psicoterapia.

Cercate di mantenere un contatto affettuoso e di sostegno, senza farla sentire pressata o giudicata. Anche piccoli momenti di connessione emotiva e rassicurazione da parte vostra possono aiutarla a sentirsi più sicura e a prendere in considerazione altre forme di supporto in futuro.
d.ssa Violeta Raileanu

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