Gentilissimi, nonostante la mia tenera età.. di 45 anni soffro maledettamente la teatralità sul lav
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Gentilissimi,
nonostante la mia tenera età.. di 45 anni soffro maledettamente la teatralità sul lavoro nei rapporti sociali che poi si traduce in totale egoismo.
Mi spiego, non parlo dell'egoismo lavorativo ma di quello sociale, dei rapporti (anche extralavorativi) che si formano ma in cui vige l'unica regola che vede il rapporto esistere fin tanto che uno accetta (si adegua) al modo di fare dell'altro/a anche se questo a volte ti può ferire altre volte disgustare. Nel momento in cui il primo inizia a dire "esisto anche io" e inizia a mettere dei paletti per non rimanerci sempre male, automaticamente le strade si separano.
L'ho vissuto io ma vedo che sussistono tra tutti queste situazioni.
Assisto a colleghe che stanno sempre assieme, ridono, si frequentano anche fuori, una cambia ufficio e immediatamente viene dimenticata dall'altra, persino le cene dell'ufficio sono io ad includerla ma non "l'amica" coi cui non ha litigato ma semplicemente cambiato ufficio.
Assisto a quello che cambia ambiente dopo 10 anni di lavoro assieme e sentire il collega di turno con cui non ha mai avuto alcun litigio esclamare ma sai che ce ne frega che se n'è andato?
Assisto alla collega lamentarsi della mancata socializzazione (e pesantezza) ma se un collega pubblica una foto per condividere un proprio piacere personale, sentirla esclamare ma sai cosa ce ne frega di quello che fa quando va in vacanza!
Assisto a diversi colleghi invitarmi a cucinare qualche volta per loro (essendo una mia passione) per stare assieme ma in 7 anni nessuno mai si è sognato di invitarmi a casa loro.
Assisto al collega che dopo tre anni di lavoro assieme, ridere assieme, scherzare, condividere parte della propria vita, aiutarsi nei momenti più complicati, che tutti lo abbracciavano elogiandone la bella persona, dimenticato il giorno dopo il cambio di ufficio dalla stragrande maggioranza dell'ufficio..
ma più sentito poi? No.. ma potrebbe farlo anche lui. (e io che penso, ma scusa eravate voi a incensarlo non il contrario).
Assisto ai compagni di merende che frequentare pure le rispettive case, dementicarsi totalmente dal giorno dopo in cui uno dei due va via.
Assisto alla collega che va matta per me, che mi fa mille complimenti, sei una bellissima persona, sei uno dei pochi che si salva, mi abbraccia affettuosamente e la trovo anche una persona sincera, chiedermi desiderosa (anche in modo "affannoso") di essere contattata quando si organizza una cena ma poi vengo a sapere che con in paio di colleghi/e vengono a cena sotto casa mia, nessuno si degna di dirmi scendi vieni anche tu. Io comunque continuo a chiamarla.
Io personalmente, in altro ambiente lavorativo, ho legato tantissimo con un paio di loro (una dei due mi voleva un bene immenso ed era evidente) più perché erano loro a cercarmi di inserirmi nelle loro vite, conoscevo le famiglie, ci frequentavamo piacevolmente con stima e rispetto, sia al lavoro che fuori dal lavoro, solo perché stava finendo mio padre per un brutto male e chiesi loro di organizzare la solita birrata per farmi distrarre un paio di ore, loro che mi erano stati sempre vicino emotivamente in quel periodo, "non ottenendo" il via libera di una terza collega (me lo raccontò una terza persona presente, dispetti psicopatici..), da quel giorno non solo non ebbi più una risposta al mio invito ma sono spariti nel momento in cui chiesi come mai meritassi quel comportamento controtendente a quanto fatto vedere fino a quel momento, e ovviamente mortificato da tale atteggiamento alzai paletti prendendo la mia via deluso ( affermando il concetto di "esisto anche io"), loro non si sono più fatti sentire per poi tornare dopo quasi due anni di silenzio (eccetto per le condoglianze) senza alcun chiarimento, non dico le scuse, ma con un semplice e timido messaggio che sembrava chiedesse "andiamo oltre?". Ovviamente mi sembrava troppo poco.
Questa mia reazione secondo voi è stata così malsana?? Sono realmente io il problema dell'involuzione di questi rapporti?? Ho chiesto così tanto?? Siate diretti per favore..
Tornando all'oggi e più in generale, sembra come se TUTTI fossero pietosamente con la mano tesa nell "elemosinare" agli altri ma NESSUNO, nemmeno quelli/e che dicono di apprezzarti, disposti a tendere la mano per includere il prossimo.
Io lo soffro dannatamente questo comportamento.. provo disgusto psicofisico dell'assistere come in ambiente lavorativo si creassero rapporti che vivono solo finché si lavora assieme, come se non se ne potesse fare a meno di legare umanamente piuttosto di recarsi al lavoro, salutare, lavorare, distrarsi con una chiacchierata ma senza lanciarsi in rapporti consapevoli che finiscono il giorno dopo in cui le strade lavorative si dividono.
Che problema ho? Su cosa devo maturare? Sapreste darmi qualche spunto per lavorarci, o per capire come approcciarvi a questo egoismo o individualismo che si respira negli ambienti alvorativi o quanto meno saperla digerire con un sorriso?
Un po' come allo stadio sembra che tutto sia concesso, anche ciò che nella società non lo è.. così nei luoghi di lavoro sembra un teatro, forti legami che poi spariscono, amicizie che si sciolgono come neve al sole appena non si è più utili, rimanendo a mala pena il ciao come va quando ci si incontra per strada. Un teatro, una finzione.
nonostante la mia tenera età.. di 45 anni soffro maledettamente la teatralità sul lavoro nei rapporti sociali che poi si traduce in totale egoismo.
Mi spiego, non parlo dell'egoismo lavorativo ma di quello sociale, dei rapporti (anche extralavorativi) che si formano ma in cui vige l'unica regola che vede il rapporto esistere fin tanto che uno accetta (si adegua) al modo di fare dell'altro/a anche se questo a volte ti può ferire altre volte disgustare. Nel momento in cui il primo inizia a dire "esisto anche io" e inizia a mettere dei paletti per non rimanerci sempre male, automaticamente le strade si separano.
L'ho vissuto io ma vedo che sussistono tra tutti queste situazioni.
Assisto a colleghe che stanno sempre assieme, ridono, si frequentano anche fuori, una cambia ufficio e immediatamente viene dimenticata dall'altra, persino le cene dell'ufficio sono io ad includerla ma non "l'amica" coi cui non ha litigato ma semplicemente cambiato ufficio.
Assisto a quello che cambia ambiente dopo 10 anni di lavoro assieme e sentire il collega di turno con cui non ha mai avuto alcun litigio esclamare ma sai che ce ne frega che se n'è andato?
Assisto alla collega lamentarsi della mancata socializzazione (e pesantezza) ma se un collega pubblica una foto per condividere un proprio piacere personale, sentirla esclamare ma sai cosa ce ne frega di quello che fa quando va in vacanza!
Assisto a diversi colleghi invitarmi a cucinare qualche volta per loro (essendo una mia passione) per stare assieme ma in 7 anni nessuno mai si è sognato di invitarmi a casa loro.
Assisto al collega che dopo tre anni di lavoro assieme, ridere assieme, scherzare, condividere parte della propria vita, aiutarsi nei momenti più complicati, che tutti lo abbracciavano elogiandone la bella persona, dimenticato il giorno dopo il cambio di ufficio dalla stragrande maggioranza dell'ufficio..
ma più sentito poi? No.. ma potrebbe farlo anche lui. (e io che penso, ma scusa eravate voi a incensarlo non il contrario).
Assisto ai compagni di merende che frequentare pure le rispettive case, dementicarsi totalmente dal giorno dopo in cui uno dei due va via.
Assisto alla collega che va matta per me, che mi fa mille complimenti, sei una bellissima persona, sei uno dei pochi che si salva, mi abbraccia affettuosamente e la trovo anche una persona sincera, chiedermi desiderosa (anche in modo "affannoso") di essere contattata quando si organizza una cena ma poi vengo a sapere che con in paio di colleghi/e vengono a cena sotto casa mia, nessuno si degna di dirmi scendi vieni anche tu. Io comunque continuo a chiamarla.
Io personalmente, in altro ambiente lavorativo, ho legato tantissimo con un paio di loro (una dei due mi voleva un bene immenso ed era evidente) più perché erano loro a cercarmi di inserirmi nelle loro vite, conoscevo le famiglie, ci frequentavamo piacevolmente con stima e rispetto, sia al lavoro che fuori dal lavoro, solo perché stava finendo mio padre per un brutto male e chiesi loro di organizzare la solita birrata per farmi distrarre un paio di ore, loro che mi erano stati sempre vicino emotivamente in quel periodo, "non ottenendo" il via libera di una terza collega (me lo raccontò una terza persona presente, dispetti psicopatici..), da quel giorno non solo non ebbi più una risposta al mio invito ma sono spariti nel momento in cui chiesi come mai meritassi quel comportamento controtendente a quanto fatto vedere fino a quel momento, e ovviamente mortificato da tale atteggiamento alzai paletti prendendo la mia via deluso ( affermando il concetto di "esisto anche io"), loro non si sono più fatti sentire per poi tornare dopo quasi due anni di silenzio (eccetto per le condoglianze) senza alcun chiarimento, non dico le scuse, ma con un semplice e timido messaggio che sembrava chiedesse "andiamo oltre?". Ovviamente mi sembrava troppo poco.
Questa mia reazione secondo voi è stata così malsana?? Sono realmente io il problema dell'involuzione di questi rapporti?? Ho chiesto così tanto?? Siate diretti per favore..
Tornando all'oggi e più in generale, sembra come se TUTTI fossero pietosamente con la mano tesa nell "elemosinare" agli altri ma NESSUNO, nemmeno quelli/e che dicono di apprezzarti, disposti a tendere la mano per includere il prossimo.
Io lo soffro dannatamente questo comportamento.. provo disgusto psicofisico dell'assistere come in ambiente lavorativo si creassero rapporti che vivono solo finché si lavora assieme, come se non se ne potesse fare a meno di legare umanamente piuttosto di recarsi al lavoro, salutare, lavorare, distrarsi con una chiacchierata ma senza lanciarsi in rapporti consapevoli che finiscono il giorno dopo in cui le strade lavorative si dividono.
Che problema ho? Su cosa devo maturare? Sapreste darmi qualche spunto per lavorarci, o per capire come approcciarvi a questo egoismo o individualismo che si respira negli ambienti alvorativi o quanto meno saperla digerire con un sorriso?
Un po' come allo stadio sembra che tutto sia concesso, anche ciò che nella società non lo è.. così nei luoghi di lavoro sembra un teatro, forti legami che poi spariscono, amicizie che si sciolgono come neve al sole appena non si è più utili, rimanendo a mala pena il ciao come va quando ci si incontra per strada. Un teatro, una finzione.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
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Gentile utente, capisco che tu stia affrontando delle situazioni molto frustranti e dolorose nei tuoi rapporti sociali, sia sul lavoro che al di fuori. È comprensibile che queste esperienze ti abbiano portato a provare delusione e confusione riguardo ai rapporti umani e all'egoismo che sembra prevalere in molti contesti.
Vorrei sottolineare che i tuoi sentimenti sono legittimi e che non sei solo nel provare questo tipo di frustrazione. È difficile confrontarsi con un ambiente lavorativo o sociale che sembra basato sull'egoismo e sull'individualismo, soprattutto quando si è aperti a stabilire connessioni umane sincere e profonde. Quanto alla tua reazione alla situazione con i tuoi ex colleghi, è comprensibile che ti sentissi ferito e deluso dal loro comportamento contraddittorio. Hai il diritto di esprimere i tuoi sentimenti e di stabilire i tuoi limiti nei rapporti interpersonali. La tua reazione è stata una risposta naturale e umana alla delusione e alla mancanza di chiarezza da parte loro. Riguardo al problema più generale che hai descritto, credo che sia importante cercare un equilibrio tra la tua volontà di stabilire connessioni umane sincere e il rispetto per te stesso e i tuoi limiti. Non tutti sono disposti a impegnarsi in relazioni reciproche e significative, e questo è qualcosa che è necessario accettare, anche se può essere difficile da digerire. Potresti considerare di concentrarti su relazioni di qualità con persone che mostrano un vero interesse reciproco e rispetto per te. Questo potrebbe significare allontanarsi da ambienti tossici o da persone che non sono disposte a ricambiare il tuo affetto e il tuo impegno. Cerca di mantenere un atteggiamento aperto e positivo, ma al tempo stesso impara a proteggere la tua salute mentale e il tuo benessere stabilendo confini sani. Infine, potresti trarre beneficio da parlare di queste questioni con uno psicoterapeuta o uno psicologo Cognitivo-Comportamentale, che possono aiutarti a esplorare ulteriormente i tuoi sentimenti e ad affrontare i tuoi rapporti interpersonali in modo più efficace.
Un caro saluto,
Dott. Moro
Vorrei sottolineare che i tuoi sentimenti sono legittimi e che non sei solo nel provare questo tipo di frustrazione. È difficile confrontarsi con un ambiente lavorativo o sociale che sembra basato sull'egoismo e sull'individualismo, soprattutto quando si è aperti a stabilire connessioni umane sincere e profonde. Quanto alla tua reazione alla situazione con i tuoi ex colleghi, è comprensibile che ti sentissi ferito e deluso dal loro comportamento contraddittorio. Hai il diritto di esprimere i tuoi sentimenti e di stabilire i tuoi limiti nei rapporti interpersonali. La tua reazione è stata una risposta naturale e umana alla delusione e alla mancanza di chiarezza da parte loro. Riguardo al problema più generale che hai descritto, credo che sia importante cercare un equilibrio tra la tua volontà di stabilire connessioni umane sincere e il rispetto per te stesso e i tuoi limiti. Non tutti sono disposti a impegnarsi in relazioni reciproche e significative, e questo è qualcosa che è necessario accettare, anche se può essere difficile da digerire. Potresti considerare di concentrarti su relazioni di qualità con persone che mostrano un vero interesse reciproco e rispetto per te. Questo potrebbe significare allontanarsi da ambienti tossici o da persone che non sono disposte a ricambiare il tuo affetto e il tuo impegno. Cerca di mantenere un atteggiamento aperto e positivo, ma al tempo stesso impara a proteggere la tua salute mentale e il tuo benessere stabilendo confini sani. Infine, potresti trarre beneficio da parlare di queste questioni con uno psicoterapeuta o uno psicologo Cognitivo-Comportamentale, che possono aiutarti a esplorare ulteriormente i tuoi sentimenti e ad affrontare i tuoi rapporti interpersonali in modo più efficace.
Un caro saluto,
Dott. Moro
Salve,
Sta discredendo il Suo forte disagio di solitudine. Non si può essere amici di tutti, ma il fatto di chiedere aiuto è un buon grado di consapevolezza da parte Sua, che qualcosa si può migliorare.
Quando i rapporti non funzionano, sono i rapporti e non una singola persona. Ma proprio il cambiamento di un elemento scatena un cambiamento nell‘altro e nella stessa relazione.
Una terapia strutturale integrata, che Le chiarisca questi meccanismi e il contributo che Lei può dare, oltre a migliorare la Sua capacità di valutare le persone, La può far stare sicuramente meglio. Le faccio tanti auguri e rimango a Sua disposizione.
Cordiali saluti
Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
Sta discredendo il Suo forte disagio di solitudine. Non si può essere amici di tutti, ma il fatto di chiedere aiuto è un buon grado di consapevolezza da parte Sua, che qualcosa si può migliorare.
Quando i rapporti non funzionano, sono i rapporti e non una singola persona. Ma proprio il cambiamento di un elemento scatena un cambiamento nell‘altro e nella stessa relazione.
Una terapia strutturale integrata, che Le chiarisca questi meccanismi e il contributo che Lei può dare, oltre a migliorare la Sua capacità di valutare le persone, La può far stare sicuramente meglio. Le faccio tanti auguri e rimango a Sua disposizione.
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Gentile utente buongiorno.
La sua disamina dei fatti è davvero lucida e coerente. Sembra uno spaccato di vita all'interno di un ufficio qualunque, in cui regna il cinismo, l'egocentrismo, la concorrenza e l'opportunismo.
E' evidente come questa percezione che lei ha dell'ambiente lavorativo e dei colleghi, sia in forte contrasto con le sue esigenze dal punto di vista umano e sociale. Probabilmente, però, è talmente assuefatto a vedere il marcio e il negativo, che non riesce ad allargare la prospettiva e a cercare elementi positivi e relazioni umane che potrebbero rendere il suo lavoro più significativo.
Il supporto sociale è una delle caratteristiche rilevanti per dare valore al proprio lavoro, soprattutto in contesti di condivisione degli spazi lavorativi. Tuttavia, non è l'unica. Una professione potrebbe essere un tramite per vivere una vita ricca di altre soddisfazioni, di momenti di relazione e di attività realmente soddisfacenti. Ciò implica che, sul lavoro, concentrarsi sul proprio scopo, sulla propria efficienza e sul proprio avanzamento, in funzione di una vita migliore a 360°, potrebbe essere l'obiettivo più importante.
Questo non toglie, nel modo più assoluto, che vi siano opportunità di relazioni sociali importanti nel contesto lavorativo! Anzi, liberandosi dalle aspettative di trovare persone interessanti e intelligenti emotivamente parlando, si potrebbero selezionare con maggior cura i rapporti umani da voler approfondire, magari fuori dall'ufficio.
Altra nota importante, che diventa un consiglio, è di iniziare un percorso di crescita personale che le consenta di migliorare la sua accettazione e la sua disponibilità verso le differenze individuali. Esprimere empatia e compassione, essere inclini al perdono e alla gentilezza, sono doti che vanno affinate e su cui si possono creare spazi di condivisione ben più soddisfacenti e costruttivi.
Anche le dinamiche comunicative possono e devono diventare consapevoli. A volte esprimiamo le nostre, pur legittime, emozioni nel modo sbagliato, senza modulare il comportamento in funzione della risposta esterna, dell'altra persona soprattutto. Utilizzare il linguaggio in maniera attiva e costruttiva, senza la impellente necessità di giudicare e interpretare chi abbiamo di fronte, è un obiettivo che si può raggiungere con il training appropriato.
Potrebbe, dunque, considerare l'ipotesi e l'opportunità di seguire un percorso psicologico di questo tipo, orientato alla crescita personale e alla gestione emotiva, per elaborare il suo vissuto in modo nuovo e ricominciare (o cominciare) ad avere più fiducia nella società e nei suoi interpreti.
Spero di averla aiutata in qualche modo, e resto a sua disposizione per approfondire l'argomento.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
La sua disamina dei fatti è davvero lucida e coerente. Sembra uno spaccato di vita all'interno di un ufficio qualunque, in cui regna il cinismo, l'egocentrismo, la concorrenza e l'opportunismo.
E' evidente come questa percezione che lei ha dell'ambiente lavorativo e dei colleghi, sia in forte contrasto con le sue esigenze dal punto di vista umano e sociale. Probabilmente, però, è talmente assuefatto a vedere il marcio e il negativo, che non riesce ad allargare la prospettiva e a cercare elementi positivi e relazioni umane che potrebbero rendere il suo lavoro più significativo.
Il supporto sociale è una delle caratteristiche rilevanti per dare valore al proprio lavoro, soprattutto in contesti di condivisione degli spazi lavorativi. Tuttavia, non è l'unica. Una professione potrebbe essere un tramite per vivere una vita ricca di altre soddisfazioni, di momenti di relazione e di attività realmente soddisfacenti. Ciò implica che, sul lavoro, concentrarsi sul proprio scopo, sulla propria efficienza e sul proprio avanzamento, in funzione di una vita migliore a 360°, potrebbe essere l'obiettivo più importante.
Questo non toglie, nel modo più assoluto, che vi siano opportunità di relazioni sociali importanti nel contesto lavorativo! Anzi, liberandosi dalle aspettative di trovare persone interessanti e intelligenti emotivamente parlando, si potrebbero selezionare con maggior cura i rapporti umani da voler approfondire, magari fuori dall'ufficio.
Altra nota importante, che diventa un consiglio, è di iniziare un percorso di crescita personale che le consenta di migliorare la sua accettazione e la sua disponibilità verso le differenze individuali. Esprimere empatia e compassione, essere inclini al perdono e alla gentilezza, sono doti che vanno affinate e su cui si possono creare spazi di condivisione ben più soddisfacenti e costruttivi.
Anche le dinamiche comunicative possono e devono diventare consapevoli. A volte esprimiamo le nostre, pur legittime, emozioni nel modo sbagliato, senza modulare il comportamento in funzione della risposta esterna, dell'altra persona soprattutto. Utilizzare il linguaggio in maniera attiva e costruttiva, senza la impellente necessità di giudicare e interpretare chi abbiamo di fronte, è un obiettivo che si può raggiungere con il training appropriato.
Potrebbe, dunque, considerare l'ipotesi e l'opportunità di seguire un percorso psicologico di questo tipo, orientato alla crescita personale e alla gestione emotiva, per elaborare il suo vissuto in modo nuovo e ricominciare (o cominciare) ad avere più fiducia nella società e nei suoi interpreti.
Spero di averla aiutata in qualche modo, e resto a sua disposizione per approfondire l'argomento.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
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Buongiorno, la sua lunga comunicazione rende l’idea della necessità di parlare di questi vissuti in uno spazio adeguato, in cui possa essere accompagnato nell’esplorazione delle problematiche che descrive.
Cordiali saluti,
Giada Bruni
Cordiali saluti,
Giada Bruni
Salve,
sono veramente addolorata per ciò che sta vivendo, stante la sensibilità che le riconosco.
Sembrerebbe stia passando una fase di sfiducia interpersonale e basse aspettative in ambito delle relazioni interpersonali, a seguito di esperienze deludenti vissute recentemente direttamente e indirettamente, nel contesto lavorativo e amicale.
Se ha avvertito e avverte trascuratezza reciproca, opportunismo e scarsa disponibilità nei suoi confronti in un momento di grande bisogno, è verosimile che vi possa essere stato un aumento di barriere personali per proteggersi da ulteriori danni emotivi.
Con uno psicoterapeuta potrebbe indagare, comunque, se la "teatralità", l'egoismo che lei evidenzia poggi però, anche, su una sua personale visione del mondo, collegata ad esperienze primarie negative, stante che ciò potrebbe limitare la possibilità di sviluppare connessioni autentiche con l'altro.
Nel percorso, potrebbe, inoltre, riuscire a ricostruire fiducia nelle relazioni, riprocessare eventuali pensieri rigidi, nonché potenziare le abilità sociali e di comunicazione per stabilire relazioni più significative e autentiche che implicano di riuscire ad esprimere i propri pensieri, bisogni e emozioni in modo costruttivo, accogliendo comunque gli altrui limiti.
Rimango a sua disposizione
sono veramente addolorata per ciò che sta vivendo, stante la sensibilità che le riconosco.
Sembrerebbe stia passando una fase di sfiducia interpersonale e basse aspettative in ambito delle relazioni interpersonali, a seguito di esperienze deludenti vissute recentemente direttamente e indirettamente, nel contesto lavorativo e amicale.
Se ha avvertito e avverte trascuratezza reciproca, opportunismo e scarsa disponibilità nei suoi confronti in un momento di grande bisogno, è verosimile che vi possa essere stato un aumento di barriere personali per proteggersi da ulteriori danni emotivi.
Con uno psicoterapeuta potrebbe indagare, comunque, se la "teatralità", l'egoismo che lei evidenzia poggi però, anche, su una sua personale visione del mondo, collegata ad esperienze primarie negative, stante che ciò potrebbe limitare la possibilità di sviluppare connessioni autentiche con l'altro.
Nel percorso, potrebbe, inoltre, riuscire a ricostruire fiducia nelle relazioni, riprocessare eventuali pensieri rigidi, nonché potenziare le abilità sociali e di comunicazione per stabilire relazioni più significative e autentiche che implicano di riuscire ad esprimere i propri pensieri, bisogni e emozioni in modo costruttivo, accogliendo comunque gli altrui limiti.
Rimango a sua disposizione
La riflessione che accompagna il racconto dei suoi vissuti e le sue domande indicano la consapevolezza che quanto si chiede le permette di elaborare aspettative, delusioni, modalità legate all' ambiente lavorativo. Lei si interroga sulle caratteristiche di queste relazioni e su quale sia il suo ruolo. Le consiglio di confrontarsi con uno psicoterapeuta, con cui potrà fare chiarezza delle emozioni e dei pensieri che vive e che rischiano di ripetersi nel tempo, lasciando amarezza e delusione. Un approccio di Analisi Transazionale può aiutarla a far emergere il suo modo di porsi nei confronti dell'altro e i bisogni che lo animano, per trovare altre vie e rinforzare la sua capacità di essere Ok.
Forse necessita di una psicoterapia per riprendere fiducia in se stessa ed essere in grado di essere più chiara esprimendo il suo pensiero . Un saluto. Dott. Lina Isardi
Gentile Signora.
Sua descrizione troppo lunga. Buona serata.
VF.
Sua descrizione troppo lunga. Buona serata.
VF.
Gentile utente, mi spiace molto leggere quanto da lei descritto e i vissuti da lei sperimentati al riguardo.. il suo più che legittimo sfogo contiene differenti emozioni e bisogni, motivo per cui penso potrebbe trarre un reale beneficio dall'affrontare i differenti aspetti da lei fatti emergere, provando a trovare connessioni e ulteriori consapevolezze.
Ogni vissuto è legittimo perchè coerente alle premesse con cui ci poniamo nel mondo e in relazione agli altri, alle aspettative con cui inevitabilmente interagiamo e alle interpretazioni che tendiamo a costruire. Per questo ciò che può esserle utile è proprio uno spazio in cui esplorare in primis tutto ciò.
Resto a disposizione per qualsiasi ulteriore necessità. Un caro saluto, dottoressa Francesca Formaggio
Ogni vissuto è legittimo perchè coerente alle premesse con cui ci poniamo nel mondo e in relazione agli altri, alle aspettative con cui inevitabilmente interagiamo e alle interpretazioni che tendiamo a costruire. Per questo ciò che può esserle utile è proprio uno spazio in cui esplorare in primis tutto ciò.
Resto a disposizione per qualsiasi ulteriore necessità. Un caro saluto, dottoressa Francesca Formaggio
Gentile utente; mi dispiace sentire che stai vivendo queste sfide e frustrazioni nei tuoi rapporti lavorativi e sociali. Capisco quanto possano essere sconvolgenti e confondenti tali esperienze. Prima di tutto, è importante ricordare che le dinamiche e i comportamenti relazionali possono variare notevolmente da una persona all'altra e da un ambiente all'altro. Ciò che potresti considerare egoismo o individualismo potrebbe essere la norma in alcuni contesti lavorativi, ma non necessariamente in altri. È possibile che tu abbia una visione dei rapporti basata su valori e aspettative differenziati rispetto a quelli dei tuoi colleghi e che questo possa creare un senso di discrepanza o frustrazione. Potrebbe anche essere che i tuoi bisogni sociali siano diversi dagli altri e che questo possa influire sulla tua percezione delle relazioni.
Potresti riflettere sulle tue aspettative nei confronti dei rapporti sociali e lavorativi. Chiediti se le tue aspettative sono realistiche o se potrebbero essere adattate in modo da ridurre delusioni o frustrazioni. Cerca di comunicare in modo aperto ed empatico con i tuoi colleghi, facendo presente i tuoi bisogni e le tue aspettative. Cerca di coltivare interessi e attività al di fuori dell'ambiente lavorativo, in modo da ampliare le tue possibilità di interazione sociale. Partecipare a gruppi o comunità che condividono i tuoi stessi interessi potrebbe consentirti di incontrare persone con cui fare amicizia e condividere esperienze più autentiche. Potresti voler considerare la possibilità di parlare con uno psicologo o uno psicoterapeuta.
Dr. Roberto Prattichizzo
Potresti riflettere sulle tue aspettative nei confronti dei rapporti sociali e lavorativi. Chiediti se le tue aspettative sono realistiche o se potrebbero essere adattate in modo da ridurre delusioni o frustrazioni. Cerca di comunicare in modo aperto ed empatico con i tuoi colleghi, facendo presente i tuoi bisogni e le tue aspettative. Cerca di coltivare interessi e attività al di fuori dell'ambiente lavorativo, in modo da ampliare le tue possibilità di interazione sociale. Partecipare a gruppi o comunità che condividono i tuoi stessi interessi potrebbe consentirti di incontrare persone con cui fare amicizia e condividere esperienze più autentiche. Potresti voler considerare la possibilità di parlare con uno psicologo o uno psicoterapeuta.
Dr. Roberto Prattichizzo
Salve. Dalle sue parole mi sembra chiaro che lei abbia il desiderio di confrontarsi su ciò che le accade intorno (credo sia giusto). Trovare uno spazio adeguato con un professionista potrebbe aiutarla ad affrontare questi vissuti emotivo ( e soprattutto a capire cosa succede dentro di lei di fronte ad alcuni comportamenti). Forse potrebbe essere utile un consulto per lasciare spazio alle sue domande, e capire anche come mai alcuni comportamenti degli altri generano un vissuto doloroso così forte.
Salve, ho accolto "tutto d'un fiato" il suo sfogo e mi dispiaccio sinceramente per la situazione di malessere che sta vivendo.
Sarò diretta, come ha richiesto lei, consigliandole di provare a spostare per un attimo il focus di attenzione dagli altri e dai loro comportamenti verso se stesso, iniziando un dialogo interiore che potrebbe ulteriormente sviluppare e sostenere in sede di colloquio clinico: sono soddisfatto della mia vita personale e lavorativa? sono la persona che avrei voluto essere da bambino?
Come mi pongo IO nei confronti degli altri, come mi sento IO quando inizio un rapporto e con quali aspettative?
Non sempre la reciprocità e l'investimento nelle relazioni è equo e lei in questo sfogo lo ha ben rappresentato.
Tuttavia, la sicurezza e l'immagine che maturiamo di noi stessi può aiutarci nel filtrare meglio le dinamiche interpersonali che si creano ogni giorno.
Forse iniziare un percorso di sostegno per il SUO dialogo interiore la aiuterebbe a capire l'origine e l'intensità dei suoi bisogni di relazione attuali, dei vissuti, delle aspettative e dell'immagine di sè desiderata e desiderabile.
La saluto cordialmente, restando a disposizione.
Dott.ssa GM
Sarò diretta, come ha richiesto lei, consigliandole di provare a spostare per un attimo il focus di attenzione dagli altri e dai loro comportamenti verso se stesso, iniziando un dialogo interiore che potrebbe ulteriormente sviluppare e sostenere in sede di colloquio clinico: sono soddisfatto della mia vita personale e lavorativa? sono la persona che avrei voluto essere da bambino?
Come mi pongo IO nei confronti degli altri, come mi sento IO quando inizio un rapporto e con quali aspettative?
Non sempre la reciprocità e l'investimento nelle relazioni è equo e lei in questo sfogo lo ha ben rappresentato.
Tuttavia, la sicurezza e l'immagine che maturiamo di noi stessi può aiutarci nel filtrare meglio le dinamiche interpersonali che si creano ogni giorno.
Forse iniziare un percorso di sostegno per il SUO dialogo interiore la aiuterebbe a capire l'origine e l'intensità dei suoi bisogni di relazione attuali, dei vissuti, delle aspettative e dell'immagine di sè desiderata e desiderabile.
La saluto cordialmente, restando a disposizione.
Dott.ssa GM
Buongiorno,
sarò diretta come lei chiede.
Purtroppo la maggior parte delle persone, vive di rapporti così, conflittuali, seppur mascherati da teatrali sorrisi ed imbellettate amicizie.
se ne volesse parlare meglio, sono in ascolto.
Un caro saluto
sarò diretta come lei chiede.
Purtroppo la maggior parte delle persone, vive di rapporti così, conflittuali, seppur mascherati da teatrali sorrisi ed imbellettate amicizie.
se ne volesse parlare meglio, sono in ascolto.
Un caro saluto
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Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico.
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Buonasera, comprendo il senso di delusione e di sgomento che prova nell’ osservare la superficialita’ di certi rapporti interpersonali nell’ambito lavorativo. Purtroppo si tratta di rapporti dove le persone non si scelgono percio’ appena termina la frequentazione si interrompono. Non si tratta di vere amicizie ma di relazioni di circostanza, spesso opportunistiche e inautentiche. Bisognerebbe fare molta attenzione nella scelta delle proprie frequentazioni, tenendo presente che stabilire rapporti di vera amicizia e’ diventata una rarita’. Se questa realta’ le sembra cosi’ inaccettabile e Le procura cosi’ tanta sofferenza forse e’ arrivato il momento di parlarne con un professionista che l’aiuti ad investire emotivamente in poche vere e durevoli amicizie.
Sono disponibile per approfondimenti anche online. Un caro saluto! Dott.ssa Angela Fortini
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Ciao gentile utente, anzitutto grazie per aver condiviso con me e con i miei colleghi questo suo dispiacere nelle relazioni. Purtroppo ciò che è fuori dal nostro controllo, difficilmente possiamo gestirlo, ma soprattutto spesso tendiamo a guardare l'altro e non ciò che può risuonare in noi e come noi reagiamo all'azione dell'altro. Lei cosa mette in questa relazione? Che investimento emotivo fa in queste relazioni e cosa cerca da esse?
Gentile utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Mi sembra di capire che sta soffrendo molto per questa situazione.
Nel suo racconto si vedono molto gli altri, con le loro parole, comportamenti e emozioni. Faccio fatica a sentire dove è lei, le sue emozioni i suoi comportamenti. Le suggerisco di cercare uno spazio di psicoterapia affinché sia supportato nel capire cosa sente e desidera. Solo così potrà fare azioni concrete nei contesti che vive. Non potrà mai cambiare gli altri ma può impegnarsi per cambiare sé stesso.
Un caro saluto,
Dott.ssa Del Giudice Genoveffa
Nel suo racconto si vedono molto gli altri, con le loro parole, comportamenti e emozioni. Faccio fatica a sentire dove è lei, le sue emozioni i suoi comportamenti. Le suggerisco di cercare uno spazio di psicoterapia affinché sia supportato nel capire cosa sente e desidera. Solo così potrà fare azioni concrete nei contesti che vive. Non potrà mai cambiare gli altri ma può impegnarsi per cambiare sé stesso.
Un caro saluto,
Dott.ssa Del Giudice Genoveffa
. Sembra uno spaccato di vita all'interno di un ufficio qualunque, in cui regna il cinismo, l'egocentrismo, la concorrenza e l'opportunismo. E' evidente come questa percezione che lei ha dell'ambiente lavorativo e dei colleghi, sia in forte contrasto con le sue esigenze dal punto di vista umano e sociale. Probabilmente, però, è talmente assuefatto a vedere il marcio e il negativo, che non riesce ad allargare la prospettiva e a cercare elementi positivi e relazioni umane che potrebbero rendere il suo lavoro più significativo. Il supporto sociale è una delle caratteristiche rilevanti per dare valore al proprio lavoro, soprattutto in contesti di condivisione degli spazi lavorativi. Se ha avvertito e avverte trascuratezza reciproca, opportunismo e scarsa disponibilità nei suoi confronti in un momento di grande bisogno, è verosimile che vi possa essere stato un aumento di barriere personali per proteggersi da ulteriori danni emotivi. La sua sensibilità che accompagna il racconto dei suoi vissuti e le sue domande indicano la consapevolezza che quanto si chiede le permette di elaborare aspettative, delusioni, modalità legate all' ambiente lavorativo. Lei si interroga sulle caratteristiche di queste relazioni e su quale sia il suo ruolo.
Con uno psicologo potrebbe indagare, comunque, se la "teatralità", l'egoismo che lei evidenzia poggi però, anche, su una sua personale visione del mondo, collegata ad esperienze familiari infantili negative, tanto da sviluppare connessioni autentiche con l'altro. Nel percorso, potrebbe, inoltre, riuscire a ricostruire fiducia nelle relazioni, riprocessare eventuali pensieri rigidi, nonché potenziare le abilità sociali e di comunicazione per stabilire relazioni più significative e autentiche che implicano di riuscire ad esprimere i propri pensieri, bisogni e emozioni in modo costruttivo, accogliendo comunque gli altrui limiti. –
Questo non toglie, nel modo più assoluto, che vi siano opportunità di relazioni sociali importanti nel contesto lavorativo! Anzi, liberandosi dalle aspettative di trovare persone interessanti e intelligenti emotivamente parlando, si potrebbero selezionare con maggior cura i rapporti umani da voler approfondire, magari fuori dall'ufficio. Spero di averla aiutata in qualche modo, e resto a sua disposizione per approfondire l'argomento.
Rimango a sua disposizione dott.ssa Crisafulli Liliana
Con uno psicologo potrebbe indagare, comunque, se la "teatralità", l'egoismo che lei evidenzia poggi però, anche, su una sua personale visione del mondo, collegata ad esperienze familiari infantili negative, tanto da sviluppare connessioni autentiche con l'altro. Nel percorso, potrebbe, inoltre, riuscire a ricostruire fiducia nelle relazioni, riprocessare eventuali pensieri rigidi, nonché potenziare le abilità sociali e di comunicazione per stabilire relazioni più significative e autentiche che implicano di riuscire ad esprimere i propri pensieri, bisogni e emozioni in modo costruttivo, accogliendo comunque gli altrui limiti. –
Questo non toglie, nel modo più assoluto, che vi siano opportunità di relazioni sociali importanti nel contesto lavorativo! Anzi, liberandosi dalle aspettative di trovare persone interessanti e intelligenti emotivamente parlando, si potrebbero selezionare con maggior cura i rapporti umani da voler approfondire, magari fuori dall'ufficio. Spero di averla aiutata in qualche modo, e resto a sua disposizione per approfondire l'argomento.
Rimango a sua disposizione dott.ssa Crisafulli Liliana
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