Gentili Dottori, Avevo scritto già tempo fa riguardo alla mia depressione e al sentimento che nutro

15 risposte
Gentili Dottori,
Avevo scritto già tempo fa riguardo alla mia depressione e al sentimento che nutro per la specialista che mi segue. Avevo ricevuto da alcuni di voi risposte molto gentili, espresse con grande professionalità.
Io soffro di depressione maggiore da quasi 5 anni, scatenata da un problema lavorativo, mi ha poi travolto sotto ogni aspetto. Sono in cura con Anafranil presso il CSM di riferimento. Sono seguita da una psichiatra e da una psicologa. Una volta al mese circa. Per cui con la psicoterapeuta quando ci vediamo, difficilmente riprendiamo il filo del discorso. In realtà affrontiamo ciò che è successo nel mese..
Ripeto, le due specialiste si conoscono bene. Il lavoro oltretutto è d'equipe. Purtroppo oltre alla patologia, devo combattere con un sentimento molto forte che provo per la mia psichiatra. Sono ormai quattro anni. So che mi capirete, almeno voi. All'inizio abbiamo pensato al transfert. Ma è un sentimento diverso, forte e tenero. Provo spesso a dirmi che è immotivato, che la conosco superficialmente e non so niente di lei. Ma questo non è poi così strano. L'amore e l'attrazione nascono spesso così. Sono sposata, ho due figlie, ma è nato, verso una donna, senza sapere perché. È una questione chimica. Ogni volta mi emoziona sentire la sua voce da lontano, vederla passare. Vorrei solo abbracciarla, vorrei la sua amicizia, vorrei anche solo che mi parlasse come a una persona normale, non come alla "pazza di turno", paziente del centro.
Bene, una paio di anni fa ho chiesto e ottenuto di cambiare specialista. Volevo chiudere con questo sentimento "sbagliato". Ma essendo lo stesso csm comunque la vedevo. E alla fine mi mancava anche solo quell'ora ogni tanto in cui avevo il privilegio di parlare con lei. Così ho fatto finché non ho ripreso i colloqui con lei. Che comunque sono sempre professionali, niente di più. Sono molto molto timida.
Lei comunque lo sa. Gliel'ho fatto capire, mi ha risposto che è sbagliato, impossibile, che ci sono delle regole. Ma lo so bene!! È che non posso farci nulla..
Come da vostro suggerimento ne ho parlato alla terapeuta. La quale invece di prenderlo come spunto, ha tagliato corto dicendo le testuali parole: è sbagliato, è come se si fosse innamorata di un sacerdote. Non si può nemmeno pensare.
Come se fosse un abominio, come se fosse incestuoso, come se avessi detto un'eresia. Come se volesse "proteggere" la collega (molto più giovane di lei che ha 65 anni) da chissà quale male immondo. È solo affetto, sincero affetto. E non mi colpevolizzo più di tanto.
Allora mi sono chiesta se l'unica soluzione sia allontanarmi definitivamente da quel csm sperando mi accettino presso un altro centro per continuare ad essere seguita.
Purtroppo non mi sento in colpa (di quello no, di tutto il resto sì), è un sentimento vero, forte, resistente, dolce.
Questo si aggiunge al peso terribile della depressione la quale invece non genera altro che pensieri di morte.
Ovviamente non si può chiedere affetto a chi non ne prova.
Sarebbe meglio non vederla più, vero?
Ringrazio per l'attenzione, chiedo scusa se ho scritto sciocchezze.
Ciao, rivedi un attimo la terminologia ''pazza'' NON LO SEI!!!!!
ti tanquillizzo dicendo che in un rapporto terapeutico, spesso, accade che il paziente si '' innamori '' del terapeuta, ma non è un amore, spesso viene scambiato per questo , semplicemente inizi a legare con il professionista , perchè per te è l'unico/a che, finalmente, riesce a comprenderti e a capire le tue ansie e paure, allora credi di esserne innamorato.
però per deontologia professionale la terapeuta , capendo, questo dovrebbe inviarti ad un altro collega. a presto

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Gentilissimo,
sarebbe inutile azzardare diagnosi , senza una precisa anamnesi; considerato che e’ preso in carico da due colleghi, riporti le recenti reminiscenze che potrebbero essere dovute al lavoro che state attivando d che potrebbe produrre nuovi efficaci inneschi. Le auguro di proseguire in questo processo di scoperta di Se’
Gentile signora,
Mi colpisce innanzitutto la sua capacità espositiva che mi fa pensare a quanto lei abbia riflettuto sulla questione, indubbiamente scomoda, ma allo stesso tempo preziosa.
Le consiglio di indagarla nei modi e nei contesti adeguati, è una scintilla di consapevolezza che le auguro di non trascurare.

Cordiali saluti,

Giada Bruni
Buonasera,

Grazie per aver condiviso la sua esperienza con tanta sincerità. La situazione che descrive è complessa e dolorosa, intrecciando il peso della depressione con un sentimento intenso e non corrisposto. Questi vissuti meritano ascolto e comprensione, senza giudizio.

Il sentimento che prova per la psichiatra, pur nella sua intensità, sembra essere un tentativo di trovare conforto e sicurezza in una relazione che percepisce significativa. Questo è comune, soprattutto in percorsi di cura dove il legame terapeutico può attivare emozioni profonde e contraddittorie. Tuttavia, ciò non sminuisce la validità di quello che sente: l’affetto non è "sbagliato", ma va compreso e contestualizzato.

Il commento della sua terapeuta, che ha definito il sentimento "sbagliato", potrebbe averla fatta sentire respinta. Questo può accadere quando il tema del transfert, che in psicoterapia dovrebbe essere un'opportunità di esplorazione, non viene accolto con la delicatezza necessaria. In un approccio interazionista, l’attenzione non si concentrerebbe sull’etichettare il sentimento come giusto o sbagliato, ma sul capire cosa questo rappresenta per lei: il bisogno di essere vista, accettata, o di ricevere cura in un momento di vulnerabilità.

La scelta di allontanarsi dal CSM potrebbe essere una possibilità se sente che questo ambiente non le permette di lavorare su questi temi in modo costruttivo. Tuttavia, più che una questione di "luogo", potrebbe essere utile riflettere su quale tipo di relazione terapeutica la aiuti a sentirsi accolta e compresa.

Non è sola in questo percorso: il fatto che cerchi risposte e si interroghi su ciò che sente è una dimostrazione di forza. Accettare e comprendere questi sentimenti, piuttosto che combatterli, può essere un primo passo per alleviare il peso che porta con sé.

Un caro saluto,
Dott. Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Salve. Quel sentimento di cui parla (sicuramente dipende dai riferimenti teorici attraverso cui lo si osserva) forse potrebbe essere proprio quel famoso transfer. Un sentimento dolce di affetto, che nelle primissime trattazioni veniva descritto proprio come qualcosa di inaccettabile, inopportuno: niente altro che un inutile ostacolo e una resistenza da rimuovere. Molti approcci lo considerano (chiamandolo con vari nomi) proprio così. La questione tuttavia è come mai questo sentimento venga sollecitato dalla psichiatra (che a questo punto immagino medico specialista e non psicoterapeuta) e non dalla psicologa, la persona con cui in teoria si dovrebbe parlare delle proprie vicende più intime e affettive. Questo "amore", perché alla luce dell'affettività adulta è difficile dargli un altro nome anche se forse parla di qualcosa molto antecedente all'acquisizione della sessualità, sembra impossibile. Non perché glielo abbiano detto, ma per come lei lo intende e lo vive: ciò che le hanno detto non fa che rinforzare questa posizione. Per cui l'unica relazione che non ingenera pensieri di morte è meglio che muoia. In altre parole sembra accettare e condividere la possibilità che questo suo affetto, vivo e autentico, non possa essere espresso. Ma c'è una parte di lei che denuncia tutto ciò come "un'ingiustizia": lei vorrebbe poter lasciar vivere questa relazione che si specchia nella persona della psichiatra. Lo dice: non si sente in colpa per ciò che prova! Queste sono parole bellissime. Ma è una tragedia leggere la sua domanda conclusiva. Come se una parte di lei fosse così abituata a essere lasciata, abbandonata, rifiutata, tanto da rifiutare a sua volta, ritrovandosi terribilmente sola, in difficoltà, e tremendamente arrabbiata. Non ceda, la prego, a questa tentazione di riscattare il passato nel presente, perpetuando il passato. Non metta a tacere la forza che sente in lei: forse è il frutto di questi lunghi anni di terapia. Se non è corrisposta ne parli con la sua terapeuta, con la psichiatra se vuole, e cambi terapeuta se sente di non trovare corrispondenza. Sicuramente per accogliere il portato di ciò che qui esprime, una seduta al mese è davvero molto poco e non le permette di fare altro che cercare di rifare il punto. Non si può chiedere affetto a chi non ne prova, è verissimo. Come non si può versare il contenuto di una bottiglia in un solo bicchiere. Ma di questo affetto, di questo "contenuto" in cerca di un buon contenitore, cosa sente che ne vuol fare?
Credo che lei descriva ciò che è accaduto in terapia e che dunque sarebbe meglio che lei prendesse coraggio per parlarne con la sua terapeuta, sarà sicuramente più di aiuto, le auguro buona riuscita
Buonasera,
grazie per aver condiviso la sua esperienza in modo così aperto e sincero. Capisco quanto possa essere difficile affrontare questi sentimenti complessi e la depressione allo stesso tempo.
Transfert e Sentimenti: Il transfert, come ha già menzionato, è un fenomeno comune in terapia dove i pazienti sviluppano sentimenti forti per i loro terapeuti. Questo può accadere per vari motivi, tra cui il bisogno di sentirsi compresi e supportati. Tuttavia, quando i sentimenti sembrano andare oltre il transfert, come nel suo caso, è importante esplorarli ulteriormente con la sua terapeuta.
Comunicazione Aperta: anche se la risposta iniziale della sua terapeuta non è stata quella che sperava, è fondamentale continuare a comunicare apertamente con lei riguardo ai suoi sentimenti. Esporre i suoi sentimenti in modo chiaro e onesto può aiutare la sua terapeuta a comprendere meglio la sua situazione e a lavorare con lei su come gestire questi sentimenti.
Gestione della Depressione: continuare il trattamento per la depressione è essenziale. Affrontare i pensieri di morte e il malessere generale è cruciale, e un professionista può aiutarla a sviluppare strategie per gestire questi sentimenti.
Valutazione delle Opzioni: se ritiene che il contesto attuale del CSM non le stia fornendo il supporto di cui ha bisogno, potrebbe considerare l'idea di essere seguita in un altro centro. Tuttavia, è importante valutare questa decisione attentamente e discuterne con i suoi attuali professionisti per garantire una transizione senza intoppi e continuare a ricevere il miglior supporto possibile.
Supporto Emotivo: cercare il supporto di amici, familiari o gruppi di supporto può offrire ulteriore conforto. Condividere le sue esperienze con persone di fiducia può alleviare il peso emotivo e fornire nuove prospettive.
Ricordi che non è sola in questo percorso e che chiedere aiuto e supporto è un segno di forza. Merita di essere compresa e supportata nei suoi sentimenti e nelle sue difficoltà.
Resto a disposizione per qualsiasi ulteriore domanda o chiarimento.
Cordiali saluti.
Gentile signora,
da quello che lei scrive mi sembra che la sua psichiatra sia l’unica luce nella sua vita, perché colpevolizzarsi e allontanarsene? Lei lamenta il fatto che gli incontri di psicoterapia siano mensili e quindi non si riesce a riprendere il filo del discorso. Purtroppo nella situazione istituzionale non è possibile diversamente, la domanda è molto maggiore della disponibilità di personale. Potrebbe valutare di proseguire una cura con cadenza più ravvicinata con una o uno psicoanalista per saperne qualcosa in più sul suo desiderio di tenerezza, sull’affetto che prova per la psichiatra, per conoscere un po’ di più se stessa, la sua depressione. Se è ferma per una questione finanziaria può trovare un lavoro, anche umile non importa, è importante la meta. È importante nutrirsi di questa piccola luce che si è accesa nella sua vita per andare avanti. Della vita sono poche le cose importanti, i figli certo, ma ad un certo punto occorre lasciarli andare se non li si vuol rendere dipendenti e infelici. Ci resta il capire, capire quello che ci accade e accade sempre in relazione con altri: qualcosa accade perché entriamo in relazione con altri. Le auguro di cuore che questo nuovo legame che lei ha instaurato con la psichiatra possa portarla a uscire fuori dalla bolla depressiva ma occorre che lei trovi modo di parlarne con qualcuno che sia disposto ad ascoltarla liberamente.
Un caro saluto.
Maria C. Pinto
Gentile signora,
mi permetta di dirle che ha scritto con un coraggio e una profondità che meritano rispetto e attenzione. La situazione che descrive è complessa e, comprensibilmente, porta con sé emozioni intense e ambivalenti. Non vi sono sciocchezze nelle sue parole, ma solo un vissuto autentico che merita di essere esplorato senza giudizio.
Lei parla di un sentimento forte, tenero e sincero verso la sua psichiatra, che inizialmente è stato interpretato come un fenomeno di transfert. Questo è un aspetto significativo, perché il transfert è un elemento centrale in qualsiasi percorso terapeutico: può emergere come una forma di amore, di ammirazione o persino di dipendenza, in quanto la figura del terapeuta diventa portatrice di rappresentazioni affettive profonde legate alle relazioni primarie. Il transfert, però, non è "sbagliato", bensì una preziosa opportunità per esplorare dinamiche interne che si sono strutturate nel corso della sua vita. Quando però il transfert si trasforma in un sentimento che lei percepisce come "reale" e "resistente", ciò richiede un ulteriore spazio di riflessione, senza liquidarlo come qualcosa di moralmente inappropriato.
Capisco che la reazione della sua terapeuta possa averla fatta sentire incompresa o giudicata, ma mi chiedo: ha avuto modo di esprimere direttamente a lei questa sensazione? Spesso, dietro una risposta che sembra "tagliare corto", può esserci un’incapacità del terapeuta di affrontare un tema che tocca corde delicate, non solo per il paziente ma anche per il professionista. Il suo affetto per la psichiatra non è un "abominio", né un'eresia. È un dato che esiste, che va esplorato con curiosità e rispetto, non represso o cancellato.
Allontanarsi definitivamente da questo CSM potrebbe essere un’opzione, ma non è detto che sia la soluzione migliore. Il cambiamento di contesto non garantisce la risoluzione del sentimento; ciò che può aiutarla è comprendere meglio perché questo affetto è nato, cosa rappresenta per lei, e come può trasformare questa esperienza in qualcosa che non la faccia soffrire, ma la arricchisca.

Mi permetto di suggerirle alcuni spunti di riflessione:
Questo sentimento potrebbe essere legato a un bisogno profondo di essere vista, accolta o valorizzata?
In che modo la relazione con questa psichiatra risuona con altre relazioni significative della sua vita, passate o presenti?
Che cosa sente che questa donna rappresenta per lei, al di là del ruolo professionale?
La depressione che descrive, con i suoi pensieri di morte, aggiunge ulteriore peso emotivo a tutto questo. Forse questo affetto così intenso è anche una forma di lotta contro il vuoto e l'assenza di vitalità che la depressione porta con sé. Non è "sbagliato" desiderare calore umano, anzi, è una prova della sua capacità di sentire e di desiderare, anche nel mezzo di una sofferenza così pervasiva.
La invito, se le è possibile, a riportare questi pensieri alla sua terapeuta in modo aperto, chiedendo che questo spazio di riflessione venga davvero accolto, senza fretta di chiudere o giudicare. E se non si sentirà accolta in questa richiesta, potrebbe considerare un percorso psicoterapeutico individuale, anche al di fuori del contesto del CSM, con un professionista che possa accompagnarla nell'esplorare con maggiore continuità ciò che sta vivendo.
Le sono vicino in questa fatica e le riconosco la forza che sta dimostrando nel cercare di dare un senso a tutto questo. Rimango a disposizione, se volesse approfondire ulteriormente
Buongiorno, fin da piccoli abbiamo bisogno di nutrire un bisogno di tenerezza che ci rende umani. Le consiglio di approfondire in psicoterapia l'argomento. Cordiali saluti. Dott.ssa Marianna Zanardi.
Deve esserle costato molto esporsi in questo modo sia virtualmente che direttamente e mi dispiaccio di avere più domande da farle che risposte da darle. Secondo lei vale la pena approfondire le dinamiche sottese all'emergere di questo sentimento? Ad esempio capire cosa di questa persona la gratifica, stimola in lei la voglia di accudirla o sentirsi accudita da lei? Metterlo in luce potrebbe significare capire da quali valori e bisogni si è mossi, che tipo di persone vorremmo frequentare al di là della terapia.
Buonasera, intanto la esorterei a non svalutarsi pensando di scrivere sciocchezze, non è così. Però dovrebbe lavorare sulla sua autostima. Il problema è capire se il sentimento che prova, che non è segreto ed è quindi una cosa che esiste e di cui si può parlare, le impedisce di trarre beneficio dalla terapia. In questo caso, tra l'altro, non c'è nemmeno il rischio di inficiare la cura perchè non ha nessuna relazione con la prestazione che la psichiatra eroga, ovvero il monitoraggio sintomatico attraverso la terapia farmacologica. Sarebbe stato lecito chiedersi le stesse cose se il tutto fosse stato a carico della psicoterapeuta. Se posso permettermi, un appunto proprio su quest'ultima. Se vi vedete una volta al mese di fatto non è un percorso terapeutico ma consulenze spot, infatti come lei stessa dice, non riuscite a riprendere il filo del discorso.
Buonasera carissima,
parto dalla fine: prima di tutto lei non ha scritto sciocchezze, anzi ha raccontato una storia puramente umana e per quanto mi riguarda anche commovente. I suoi sentimenti sono la prova che in lei non c'è nulla di sbagliato, tutto in lei funziona alla perfezione. è assolutamente normale e anche bello provare attrazione per un professionista che si prende cura di noi ed è proprio la dimensione della cura, associata ai bisogni del paziente, che può favorire la nascita di un sentimento. Basandomi sulla sua descrizione, le consiglio di valutare se la sua psicoterapeuta sia in grado di accogliere e rispettare il suo sentimento, riproponendo nuovamente l'argomento, altrimenti cambiare terapeuta. Trovare un professionista che la sappia guidare verso una gestione e rielaborazione dei sentimenti che prova verso la sua psichiatra.
Con i migliori auguri,
Dott. Buffa
Gentile,

La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità le sue emozioni. Comprendo quanto possano essere forti e complesse le sensazioni che prova nei confronti della sua psichiatra. È possibile che questi sentimenti, pur avendo un aspetto affettivo, siano legati al bisogno di connessione e di cura in un periodo di sofferenza, e non necessariamente a un “trasfert” nel senso classico.

Il fatto che stia cercando di capire e affrontare queste emozioni è un passo importante. Non c'è motivo di colpevolizzarsi per ciò che prova; queste emozioni meritano di essere esplorate in un contesto terapeutico sicuro e senza giudizio. Mi dispiace che la risposta ricevuta dalla sua psicoterapeuta non l’abbia fatta sentire compresa e supportata come avrebbe desiderato.

Per quanto riguarda l’idea di cambiare centro, è comprensibile che possa sentirsi in conflitto. Se sente che la continuità con il CSM ostacoli il suo percorso, cercare un altro professionista potrebbe essere una valida opzione. L’importante è continuare a lavorare su se stessa con un supporto che la faccia sentire davvero capita.

La incoraggio a non abbandonare il suo percorso terapeutico, ma a trovare il contesto giusto per affrontare questi temi in modo sano.
Rimango a disposizione
Dott.ssa De Roni Silvia
Buongiorno,
Uno psichiatra non può intraprendere una relazione, se non di tipo professionale, con i propri pazienti. Questo per lei è un aspetto doloroso ma di cui dovrebbe riuscire a farsene una ragione. In merito alla psicoterapia, ritengo che sedute con una frequenza di una volta al mese sia troppo poco. Avrebbe bisogno di fare un lavoro più intenso che le garantisca sostegno e supporto con una certa continuità. Questo molto spesso è difficile che possa accadere all' interno di un servizio pubblico. Valuti la possibilità di affiancare alle cure farmacologiche un percorso di psicoterapia settimanale, vedrà che la sua qualità della vita col tempo potrebbe migliorare ulteriormente.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara

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