Figlio aggressivo
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risposte
Mio figlio ha avuto i problemmi di aggressività a scuola ed in casa durante lo scorso anno. Durante l'estate la sua aggressività si è ridotta. Con l'inizio del nuovo anno scolastico ho paura che possa ricomminciare con la sua aggressività. Come posso aiutarlo? Grazie
salve, se può esserle utile posso riservarle uno spazio di consulenza garatuita, può prenotare un incontro su questa piattaforma e ne parleremo vis a vis. un saluto
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Gentile interlocutore, dalla sua domanda non posso indurre molti elementi che potrebbero essere utili per formulare un'ipotesi su questo tipo di comportamento. Da quello che lei riferisce, sembrerebbe che il problema sia circoscritto all'ambiente scolastico. È corretto che lei si ponga il problema, perché non bisogna mai trascurare i segnali che ci mandano i nostri figli quando qualche loro comportamento si discosta da quelli abituali. Le consiglio di consultare uno psicologo che possa individuare l'origine del comportamento ed, eventualmente, prendere le necessarie misure per correggerlo. In genere, queste cose, se prese sul nascere, si risolvono con facilità. Spero di esserle stata utile, resto a sua disposizione.
dietro un comportamento aggressivo probabilmente si celano dei vissuti di insicurezza. Potrebbe essere utile esplorare meglio gli stati emotivi per aiutarlo a crescere nella capacità di leggersi meglio e di esprimersi con più consapevolezza e sicurezza all'esterno. Se i comportamenti persistono potrebbe essere il caso di rivolgersi da uno specialista intervenendo in modo preventivo, efficace e in tempi più contenuti rispetto ad un intervento futuro con dei tratti più consolidati.
Gentile utente,
ho troppe poche informazioni per poterle rispondere. Quanti anni ha suo figlio? che classe fa? come si manifesta la sua aggressività? ci sono stati dei cambiamenti importanti in concomitanza o nei dintorni degli eventi aggressivi (cambio scuola, insegnanti, compagni, separazioni, lutti in famiglia etc)? cosa è cambiato in estate che lo ha reso più tranquillo? (forse ha messo in atti dei comportamenti che sono stati rassicuranti per il ragazzo e allora varrebbe la pena di riprodurli). In bocca al lupo!
Giuliana Melandri
ho troppe poche informazioni per poterle rispondere. Quanti anni ha suo figlio? che classe fa? come si manifesta la sua aggressività? ci sono stati dei cambiamenti importanti in concomitanza o nei dintorni degli eventi aggressivi (cambio scuola, insegnanti, compagni, separazioni, lutti in famiglia etc)? cosa è cambiato in estate che lo ha reso più tranquillo? (forse ha messo in atti dei comportamenti che sono stati rassicuranti per il ragazzo e allora varrebbe la pena di riprodurli). In bocca al lupo!
Giuliana Melandri
Rispo doc Planner
Gentile sig.re/fa non dice l'età del ragazzo. Questa potrebbe orientarci in una risposta più mirata.
Comunque sia, La giusta connotazione degli eventi la mette in allarme rispetto ad un nesso tra il comportamento aggressivo e la frequenza scolastica.
Io proverei innanzitutto ad raccogliere informazioni presso gli insegnanti per comprendere se hanno notato episodi di bullismo, in quali contesti scolastici e con chi è' più aggressivo ecc.
Poi proverei ad avvicinare il ragazzo accogliendolo proprio in quei momenti di maggiore aggressività e anche se può sembrarci complesso ascoltare con pazienza ed amore una persona arrabbiata, cercherei comunque di attivare le nostre risorse migliori e positive x rassicurare il ragazzo in merito alla nostra disponibilità ad ascoltarlo, volergli bene ed accettarlo a prescindere. Tutto ciò possibilmente agendolo insieme ad un abbraccio. La rabbia, l'aggressività non va allontanata ed evitata ma accolta con amore per poter sciogliere l' ansia, la paura e/o la tristezza che potrebbero nascondersi dietro a questo comportamento.
A sua disposizione
Gentile sig.re/fa non dice l'età del ragazzo. Questa potrebbe orientarci in una risposta più mirata.
Comunque sia, La giusta connotazione degli eventi la mette in allarme rispetto ad un nesso tra il comportamento aggressivo e la frequenza scolastica.
Io proverei innanzitutto ad raccogliere informazioni presso gli insegnanti per comprendere se hanno notato episodi di bullismo, in quali contesti scolastici e con chi è' più aggressivo ecc.
Poi proverei ad avvicinare il ragazzo accogliendolo proprio in quei momenti di maggiore aggressività e anche se può sembrarci complesso ascoltare con pazienza ed amore una persona arrabbiata, cercherei comunque di attivare le nostre risorse migliori e positive x rassicurare il ragazzo in merito alla nostra disponibilità ad ascoltarlo, volergli bene ed accettarlo a prescindere. Tutto ciò possibilmente agendolo insieme ad un abbraccio. La rabbia, l'aggressività non va allontanata ed evitata ma accolta con amore per poter sciogliere l' ansia, la paura e/o la tristezza che potrebbero nascondersi dietro a questo comportamento.
A sua disposizione
Gentile utente,
i bambini hanno tutto un loro modo di comunicare le emozioni siano esse positive che negative. Spesso si trovano a vivere contesti,soprattutto l'ambito scolastico, che gli causano una profonda sofferenza, frustrazione, senso di impotenza e tutta un serie di emotività negative che non sono in grado di riconoscere. Non rimproverarlo, ma cercare di osservare i suoi comportamenti, aiutarlo con pazienza ad esternare i suoi sentimenti potrebbe esserle di aiuto. Un bambino ha più difficoltà a comunicare e verbalizzare ciò che sente. La invito a rivolgersi ad uno specialista per approfondire maggiormente, sono sicura che può esserle di grande supporto.
i bambini hanno tutto un loro modo di comunicare le emozioni siano esse positive che negative. Spesso si trovano a vivere contesti,soprattutto l'ambito scolastico, che gli causano una profonda sofferenza, frustrazione, senso di impotenza e tutta un serie di emotività negative che non sono in grado di riconoscere. Non rimproverarlo, ma cercare di osservare i suoi comportamenti, aiutarlo con pazienza ad esternare i suoi sentimenti potrebbe esserle di aiuto. Un bambino ha più difficoltà a comunicare e verbalizzare ciò che sente. La invito a rivolgersi ad uno specialista per approfondire maggiormente, sono sicura che può esserle di grande supporto.
Buongiorno signora l'aggressività è una manifestazione del disagio che il bambino prova, quindi è necessario capire qual' è il motivo del suo disagio. Quanti anni ha il bambino e che classe frequenta? Ci sono stati degli eventi particolari a scuola o in famiglia che possono averlo turbato?. Buona giornata
Se nota che il ragazzo torna ad avere problemi di aggressività provi a parlare apertamente con lui, diversamente contatti uno specialista ma non si fasci la testa prima di essersela rotta. :-)
Buonasera, sicuramente l'aggressività di suo figlio è fonte di un disagio che sta vivendo. Immagino la sua difficoltà nell'essere impotenti davanti all'impotenza sul come gestire la situazione.gli elementi a disposizione purtroppo sono molto ridotti per poter comprendere meglio il da farsi.
Se mi desse più informanzioni potrei esserle più utile.
Mi potrebbe contattare telefonicamente ?
La ringrazio anticipatamente
Se mi desse più informanzioni potrei esserle più utile.
Mi potrebbe contattare telefonicamente ?
La ringrazio anticipatamente
buon giorno a lei, sarebbe utile che non anticipasse paure se il comportamento di suo figlio è stabilizzato. Comprendo le sue preoccupazioni ma tenga a freno le sue ansie e cerchi di occuparsi più di suo figlio senza eccessi onde evitare di preoccuparsi. distinti saluti
Buongiorno!
Innanzitutto per essere d'aiuto è necessario capire l'età di suo figlio. Infatti se frequenta la scuola primaria si può lavorare sull'aggressività mediante il gioco. Diversamente, se frequenta le medie o le superiori può aiutarlo a ripercorrere gli episodi di aggressività, focalizzando l'attenzione su cosa ha sentito a livello fisico, cosa ha pensato quando si è verificato l'episodio in modo da aiutarlo a conoscersi, a capire le proprie reazioni. Inoltre dopo che si è fatto un lavoro di questo tipo può essere utile fornire delle alternative di risposta al comportamento aggressivo, magari trovandole insieme.
Cordiali saluti
Dott.ssa Mariantonietta Cerquetella
Innanzitutto per essere d'aiuto è necessario capire l'età di suo figlio. Infatti se frequenta la scuola primaria si può lavorare sull'aggressività mediante il gioco. Diversamente, se frequenta le medie o le superiori può aiutarlo a ripercorrere gli episodi di aggressività, focalizzando l'attenzione su cosa ha sentito a livello fisico, cosa ha pensato quando si è verificato l'episodio in modo da aiutarlo a conoscersi, a capire le proprie reazioni. Inoltre dopo che si è fatto un lavoro di questo tipo può essere utile fornire delle alternative di risposta al comportamento aggressivo, magari trovandole insieme.
Cordiali saluti
Dott.ssa Mariantonietta Cerquetella
Gentilissima, andrebbe indagato il motivo per cui suo figlio manifesta disagio attraverso l'aggressività. Essendosi interrotta durante l'estate è possibile che sia legato al contesto scolastico, ma andrebbe verificato. La invito, se lo desidera, a contattarmi per avere chiarimenti.
Cordialmente
Dott.ssa Petrone
Cordialmente
Dott.ssa Petrone
Gentilissima/o,
cercherò di fornirle una risposta che ahimè, non potrà che essere poco più che generica , in quanto mancano dati importanti , quali l'età del ragazzo e le sue esperienze pregresse famigliari e scolastiche. In linea generale si può affermare che una dose eccessiva di aggressività , che sfoci in atteggiamenti e modalità verbali di tipo pulsionale ( per intrenderci :L'uso dellle mani , l'insulto verbale ecc..), sta ad indicare un livello elevato di frustrazione e contemporaneamente , l'incapacità di esprimere con parole adeguate , la propria sofferenza. Se , come pare , alla base del disagio del ragazzo , sono presenti problematiche di tipo relazionale con i compagni o con gli insegnanti, le consiglio di chiedere un colloquio con i docenti, per comprendere meglio la situazione ed eventualmente chiedere loro di controllare con più attenzione le interazioni e rapporti tra compagni e compagne . Se la situazione dovesse perdurare , qualche colloquio con uno psicologo dell'età evolutiva, potrebbe essere di grande aiuto , per voi genitori e per il ragazzo .
Cordiali saluti
Dott.ssa Giuseppina Cantarelli
Psicologa -Psicoterapeuta
Psicoanalista Junghiana
Parma
cercherò di fornirle una risposta che ahimè, non potrà che essere poco più che generica , in quanto mancano dati importanti , quali l'età del ragazzo e le sue esperienze pregresse famigliari e scolastiche. In linea generale si può affermare che una dose eccessiva di aggressività , che sfoci in atteggiamenti e modalità verbali di tipo pulsionale ( per intrenderci :L'uso dellle mani , l'insulto verbale ecc..), sta ad indicare un livello elevato di frustrazione e contemporaneamente , l'incapacità di esprimere con parole adeguate , la propria sofferenza. Se , come pare , alla base del disagio del ragazzo , sono presenti problematiche di tipo relazionale con i compagni o con gli insegnanti, le consiglio di chiedere un colloquio con i docenti, per comprendere meglio la situazione ed eventualmente chiedere loro di controllare con più attenzione le interazioni e rapporti tra compagni e compagne . Se la situazione dovesse perdurare , qualche colloquio con uno psicologo dell'età evolutiva, potrebbe essere di grande aiuto , per voi genitori e per il ragazzo .
Cordiali saluti
Dott.ssa Giuseppina Cantarelli
Psicologa -Psicoterapeuta
Psicoanalista Junghiana
Parma
Salve,
esitono programmi che aiutarlo a riconoscere le emozioni che si collegano alle manifestazioni aggressive. Lei potrebbe anche aiutarlo a e tenere un diario dove scrivere cosa succede quando mostra aggressività e l'intensità dell'emozione provata es. poca rabbia, tanta rabbia, tantissima rabbia. Inoltre lo aiuti ad utilizzare delle strategie per calmarsi come, uscire dalla stanza, ascoltare della musica, respirare profondamente ecc.
esitono programmi che aiutarlo a riconoscere le emozioni che si collegano alle manifestazioni aggressive. Lei potrebbe anche aiutarlo a e tenere un diario dove scrivere cosa succede quando mostra aggressività e l'intensità dell'emozione provata es. poca rabbia, tanta rabbia, tantissima rabbia. Inoltre lo aiuti ad utilizzare delle strategie per calmarsi come, uscire dalla stanza, ascoltare della musica, respirare profondamente ecc.
Buonasera, molto dipende dalla causa di questa aggressività, mi sembra di aver capito che si manifesta di più a scuola e meno a casa; inoltre, dal momento che in estate si è ridotta, sembra essere correlata a qualche problema scolastico. Per poter elaborare qualche prescrizione comportamentale adatta alla situazione avrei bisogno di porre alcune domande per avere un quadro più completo riguardo al problema. Se vuole, io svolgo attività on-line, con video-sedute su Skype, oppure via chat sul mio profilo professionale Facebook o anche attraverso delle sessioni via e-mail. Nel caso volesse darmi maggiori dati riguardo l'andamento del problema e avere un orientamento o delle risposte sul modo migliore di affrontare le difficoltà, può contattarmi sul mio profilo FB, mi può trovare come Maria Giovanna Zocco; oppure attraverso il mio sito professionale che troverà su Google digitando: Dott.ssa Maria Giovanna Zocco - Altervista
cordiali saluti
dott.ssa Maria Giovanna Zocco
cordiali saluti
dott.ssa Maria Giovanna Zocco
Dobbiamo soffermarci a riflettere sui tempi. Perchè questo bambino esprime aggressività durante il periodo scolastico e d'estate no? cos'è che lo può turbare? Il miglior aiuto che può dare a suo figlio è chiedere una consultazione psicologica. Prima interveniamo e prima troviamo le cause.
Gentile signora, tutti gli adulti che condividono parte della loro vita con bambini e adolescenti devono prima o poi confrontarsi con il problema dell’aggressività di questui ultimi. L‘aggressività è una tendenza che può essere presente in ogni comportamento o fantasia volti all’etero o all’ autodistruzione, come pure all’autoaffermazione. Attribuire un significato univoco a tale fenomeno non è facile, perché le sue interpretazioni variano molto a seconda dell’approccio teorico adottato per studiarlo.
L’aggressività è un comportamento fisiologico: essa contribuisce allo sviluppo delle capacità di adattamento ed è un’abilità che consente all’individuo di difendersi dagli attacchi fisici e verbali. I comportamenti aggressivi (come colpire, spingere, schiaffeggiare, mordere, dare pugni, sputare, tirare i capelli) sono comuni nei bambini piccoli.
Crescendo, essi tendono, per la maggior parte, a socializzare e inibire tali comportamenti aggressivi. Ma alcuni bambini, sfortunatamente, non riescono a sviluppare tali capacità e continuano a esibire comportamenti aggressivi e di violazione delle regole. La qualità dell’interazione con gli adulti gioca un ruolo fondamentale nell’ evoluzione dei comportamenti aggressivi. Il repertorio comportamentale del piccolo è modellato dal rapporto con le figure di riferimento e con quelle presenti nel suo contesto di sviluppo. La difesa dei propri diritti e beni e l’espressione dei desideri sono fattori chiave per uno sviluppo equilibrato. L’aggressività è un comportamento che, fin da piccoli, rivela emozioni come la frustrazione, la rabbia, l’inibizione e l’impotenza. La rabbia come reazione normale a particolari eventi vitali o situazioni ambientali dev’essere distinta dalla quella che può considerarsi parte di un episodio aggressivo tipico di alcuni disturbi o disfunzioni. Disfunzioni dannose, che denotano il fallimento dei meccanismi selezionati naturalmente per adempiere determinate funzioni. Consideriamo disturbo mentale una sindrome che raggruppa disturbi clinicamente significativi, individuali, che coinvolgono l’area della cognizione, della regolazione delle emozioni e del comportamento. La risposta culturalmente attesa a un evento non configura un disturbo mentale.
Tali disturbi possono presentarsi nel corso dello sviluppo. Alcuni di essi sono riconducibili (secondo la moderna classificazione internazionale dei disturbi mentali DSM-5) alla categoria dei disturbi definiti come disturbi da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta, e comprendono: il disturbo oppositivo provocatorio (DOP), il disturbo esplosivo intermittente, il disturbo della condotta (DC) (esordio nell’infanzia, nell’ adolescenza o non specificato), il disturbo antisociale di personalità (DAP), la piromania, la cleptomania, il disturbo da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta con altra specificazione, il disturbo da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta senza specificazione. Il DOP e il DC spesso sono correlati, nell’ambito dei disturbi del neurosviluppo, al disturbo da deficit di attenzione/iperattività (DDAI). Quest’ultimo può essere il precursore dei primi due. È possibile che il DOP evolva in DC, e questo nel disturbo antisociale di personalità (DAP). Sono tutti disturbi caratterizzati da problemi di autocontrollo delle emozioni e dei comportamenti. Tuttavia, prima di arrivare a capire se ci troviamo di fronte a uno di questi problemi, occorre un’attenta anamnesi e valutazione delle caratteristiche generali del soggetto, poiché Il comportamento sfidante è tipico nel normale sviluppo del bambino e può inoltre essere espressione di rabbia, stanchezza o di un particolare turbamento.
Crescendo, altri sentimenti, come la paura e la sofferenza, ostacolano la libera manifestazione di ciò che la persona è realmente; diventa difficile stabilire rapporti che funzionino bene, sia con gli altri sia con i familiari. In particolare, l’aggressività è in stretta relazione con la rabbia, che in quanto emozione si connota come una reazione di grave intolleranza o sdegno, esprimibile con parole o gesti. Tuttavia, come si è già detto, non sempre essa va considerata negativamente, poiché, se positivamente trasformata, può divenire un valido strumento di autoaffermazione.
Per tornare alla sua domanda, quello che lei scrive mi fa supporre che suo figlio sviluppi aggressività in concomitanza con il periodo scolastico, comportamento poi generalizzato anche a casa, poiché durante l’estate, quando la scuola finisce, tale comportamento pare ridursi. Tant’è che la sua preoccupazione è che proprio in concomitanza con il nuovo anno scolastico si ripetano i problemi suddetti. Cosa fare? Sarebbe utile cercare di capire quali sono le azioni che lei definisce come problemi di aggressività. Ovvero: cosa fa esattamente suo figlio? Dire semplicemente che una persona è aggressiva è insufficiente. Solo osservando e stabilendo come si comporta, che azioni compie, che tipo di pensiero manifesta, che sentimenti prova, si può avere un quadro funzionale della situazione del soggetto.
L’emozione della rabbia, quando non è una reazione temporanea e si struttura invece come duratura, trasformandosi in rancore, può condurre a difficoltà relazionali, a risentimenti anche gravi che possono sfociare in aggressività e, nei casi più estremi, in vera e propria violenza. Allora occorre chiedersi: come mai avviene tutto questo? Ciò ci aiuta a ragionare su un’ipotesi di modificazione di quel disagio per attivare una trasformazione di quel comportamento disfunzionale.
Il comportamento delle persone può essere suddiviso in tre categorie di stile comportamentale: stile passivo, stile aggressivo e stile assertivo. I primi due sono distanti dal farci sentire bene, perché sono facilmente legati a emozioni negative, scarsa autostima, senso d’inefficacia, risentimento verso gli altri, senso d’inadeguatezza, a volte depressione. Viceversa, lo stile assertivo permette alla persona di essere se stessa senza prevaricare gli altri, rispettandone i diritti, e le consente di esprimere i propri sentimenti con disinvoltura e di raggiungere gli obiettivi che si prefigge. È uno stile di comportamento efficace che fa star bene con se stessi, senza dover per questo danneggiare gli altri, e che permette all’individuo di scegliere autonomamente e di esprimersi nella sua interezza, sia emotivamente che cognitivamente, salvaguardando la dignità di tutti quanti. Se non si è naturalmente predisposti allo stile assertivo o non lo si è appreso nel proprio contesto di vita ed educazionale, esistono dei training per il suo apprendimento.
Tornando al suo caso, sarebbe importante disporre di maggiori informazioni, sia riguardo alla persona di suo figlio (per esempio: quanti anni ha, quale classe frequenta, va volentieri a scuola o la evita?), sia sul contesto in cui la sua aggressività si sviluppa, e su come essa eventualmente si differenzi tra casa e scuola. Sarebbero utili le informazioni legate al comportamento, alla cognizione e anche quelle di natura fisiologica, se ne dispone. Comprendere le specifiche modalità di reazione di suo figlio. Per un familiare, aiutare i figli che manifestano comportamenti aggressivi vuol dire, in primis, interessarsi a cosa sta realmente accadendo, evitando di negare l’esistenza di problemi (come l’aggressività del proprio figlio) che sono difficili da accettare per un genitore. Quale tipo di aggressività manifesta suo figlio? Cosa fa esattamente? Aggredisce per primo o reagisce con aggressività perché a sua volta fatto oggetto di atti aggressivi fisici o verbali? Di solito si è portati a credere che siano aggressivi solo i soggetti che aggrediscono, invece non è cosi, l’aggressività si sviluppa anche in soggetti che a loro volta sono vittime di violenza. In diverse situazioni è relativamente normale che il bambino/ragazzo ricorra all’aggressività per ottenere una forma di aiuto o di attenzione, o semplicemente per comunicarci il malessere che sta vivendo. Occorre, quindi, porsi delle domande, osservare con attenzione, cercare un dialogo, trovare occasioni favorevoli in cui affrontare l’argomento con il bambino/adolescente. Può accadere che soggetti aggressori o vittime abbiano difficoltà a confidarsi con i familiari e con le figure istituzionali. Analogamente, anche i genitori hanno la tendenza a consigliare ai propri figli di ignorare quello che accade e a non coinvolgere gli insegnati, che invece sono delle figure cruciali nell’affrontare il problema. Certamente in casi estremi occorre intervenire subito affinché la situazione non degeneri, mettendo a rischio la propria e l’altrui sicurezza.
Per fornire un parere più preciso sul suo caso avrei bisogno, dunque, di ulteriori informazioni, legate al contesto, alle relazioni con il gruppo dei pari e con gli insegnanti, alla storia della persona e al suo comportamento, a scuola e a casa. Tuttavia, già un valido aiuto per lei potrebbe essere quello di iniziare a intervenire su due piani, uno più legato al contesto, l’altro più intimo e personale. Il primo implica una sua partecipazione attiva al problema, chiedendo informazioni agli insegnati su cosa avviene, sollecitando incontri, tentando di coinvolgerli e responsabilizzarli sul disagio da lei avvertito, cercando insomma un’alleanza con loro per capire perché accade quello che accade. Il secondo piano riguarda una dimensione più intima e soggettiva, ovvero il rapporto che lei ha con suo figlio e il suo impegno a trovare occasioni di dialogo con lui, vincendo la difficoltà a parlare del problema e rinunciando all’idea che tanto meno se ne parla meglio è. I comportamenti aggressivi, se trascurati, possono ripercuotersi sull’adolescenza, conducendo a fenomeni di bullismo, e poi sull’età adulta, con gravi conseguenze sull’autostima, l’adattamento e le relazioni familiari, fino alla compromissione delle capacità di resistere alle difficoltà (resilienza) e a eventuali sviluppi depressivi e delinquenziali.
Infatti, la mancanza di un corretto intervento potrebbe far divenire “normale” per il soggetto comportarsi aggressivamente, fino a sviluppare già in preadolescenza problematiche antisociali, vandalismo, bullismo e abuso di sostanze. L’ambiente scolastico può così divenire insicuro. Occorre quindi cercare in esso dei fattori protettivi, come appunto il chiedere aiuto agli insegnati e alle autorità scolastiche. I più avvertiti sul problema sapranno identificare efficaci programmi di intervento cercando un dialogo e una collaborazione con i genitori oltre che con gli alunni medesimi. È essenziale sapere con precisione cosa avviene nel contesto istituzionale, riconoscere la realtà che suo figlio sta vivendo, raccogliendo quante più informazioni è possibile. Occorre capire che tipo di relazioni ha instaurato suo figlio con gli altri alunni e con gli insegnanti, quali sono le dinamiche che vive quotidianamente nel contesto scolastico. In particolare, torno a ripetere, è indispensabile cercare un dialogo con il ragazzo, evitare che si instaurino in lui, proprio sull’onda dei suoi comportamenti disadattivi e aggressivi, dei sentimenti di inadeguatezza che potrebbero trasformarsi in fattori di mantenimento di un problema che invece dev’essere affrontato.
L’aggressività come impulso richiede di essere gestita ed educata. La persona deve prendere consapevolezza del suo stile aggressivo, per essere in grado di identificare e controllare tale comportamento. Una volta giunti a un quadro chiaro del problema, esso può essere affrontato con diversi interventi e tecniche: dai colloqui individuali con il familiare e il soggetto medesimo a un lavoro di rete con il gruppo della scuola. In base a quello che emerge, se è necessario un trattamento, vi sono poi diverse modalità di intervento: attività psicoeducative, training metacognitivi, tecniche comportamentali, come la respirazione diaframmatica e il rilassamento muscolare, ed eventualmente un’attività sportiva capace di sviluppare l’attenzione e consolidare l’autocontrollo.
Alcuni esempi di trattamento sono offerti dalle tecniche cognitive, consistenti nel far apprendere alla persona aggressiva come vivere le emozioni, come farsi un’idea di cosa stia pensando l’interlocutore, come confrontarsi e attuare successivamente una negoziazione tra i propri e gli altrui bisogni, come imparare a osservare i propri pensieri, bloccarli, o ricorrere a pensieri alternativi (per esempio: “resto calmo, e prendo tempo prima di agire, il problema non è mio è suo!”).
Lo studio del caso, e una precisa analisi funzionale dei comportamenti problema (assessment funzionale), guiderà verso la scelta ottimale di cosa occorre fare. L’intervento potrà essere eventualmente orientato anche sulle pratiche genitoriali carenti, sul parent training per i genitori, sulle relazioni tra pari e, come già indicato, sulla gestione della rabbia, sulle competenze sociali e di problem solving.
L’idea è quella di accrescere la consapevolezza emotiva del soggetto, fornendogli strumenti utili a generare strategie alternative nell'affrontare l’aggressività e i problemi sociali, valutando anche le conseguenze delle proprie scelte.
Spero di esserle stata di aiuto.
Dott.ssa Adriana Tugnoli.
L’aggressività è un comportamento fisiologico: essa contribuisce allo sviluppo delle capacità di adattamento ed è un’abilità che consente all’individuo di difendersi dagli attacchi fisici e verbali. I comportamenti aggressivi (come colpire, spingere, schiaffeggiare, mordere, dare pugni, sputare, tirare i capelli) sono comuni nei bambini piccoli.
Crescendo, essi tendono, per la maggior parte, a socializzare e inibire tali comportamenti aggressivi. Ma alcuni bambini, sfortunatamente, non riescono a sviluppare tali capacità e continuano a esibire comportamenti aggressivi e di violazione delle regole. La qualità dell’interazione con gli adulti gioca un ruolo fondamentale nell’ evoluzione dei comportamenti aggressivi. Il repertorio comportamentale del piccolo è modellato dal rapporto con le figure di riferimento e con quelle presenti nel suo contesto di sviluppo. La difesa dei propri diritti e beni e l’espressione dei desideri sono fattori chiave per uno sviluppo equilibrato. L’aggressività è un comportamento che, fin da piccoli, rivela emozioni come la frustrazione, la rabbia, l’inibizione e l’impotenza. La rabbia come reazione normale a particolari eventi vitali o situazioni ambientali dev’essere distinta dalla quella che può considerarsi parte di un episodio aggressivo tipico di alcuni disturbi o disfunzioni. Disfunzioni dannose, che denotano il fallimento dei meccanismi selezionati naturalmente per adempiere determinate funzioni. Consideriamo disturbo mentale una sindrome che raggruppa disturbi clinicamente significativi, individuali, che coinvolgono l’area della cognizione, della regolazione delle emozioni e del comportamento. La risposta culturalmente attesa a un evento non configura un disturbo mentale.
Tali disturbi possono presentarsi nel corso dello sviluppo. Alcuni di essi sono riconducibili (secondo la moderna classificazione internazionale dei disturbi mentali DSM-5) alla categoria dei disturbi definiti come disturbi da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta, e comprendono: il disturbo oppositivo provocatorio (DOP), il disturbo esplosivo intermittente, il disturbo della condotta (DC) (esordio nell’infanzia, nell’ adolescenza o non specificato), il disturbo antisociale di personalità (DAP), la piromania, la cleptomania, il disturbo da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta con altra specificazione, il disturbo da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta senza specificazione. Il DOP e il DC spesso sono correlati, nell’ambito dei disturbi del neurosviluppo, al disturbo da deficit di attenzione/iperattività (DDAI). Quest’ultimo può essere il precursore dei primi due. È possibile che il DOP evolva in DC, e questo nel disturbo antisociale di personalità (DAP). Sono tutti disturbi caratterizzati da problemi di autocontrollo delle emozioni e dei comportamenti. Tuttavia, prima di arrivare a capire se ci troviamo di fronte a uno di questi problemi, occorre un’attenta anamnesi e valutazione delle caratteristiche generali del soggetto, poiché Il comportamento sfidante è tipico nel normale sviluppo del bambino e può inoltre essere espressione di rabbia, stanchezza o di un particolare turbamento.
Crescendo, altri sentimenti, come la paura e la sofferenza, ostacolano la libera manifestazione di ciò che la persona è realmente; diventa difficile stabilire rapporti che funzionino bene, sia con gli altri sia con i familiari. In particolare, l’aggressività è in stretta relazione con la rabbia, che in quanto emozione si connota come una reazione di grave intolleranza o sdegno, esprimibile con parole o gesti. Tuttavia, come si è già detto, non sempre essa va considerata negativamente, poiché, se positivamente trasformata, può divenire un valido strumento di autoaffermazione.
Per tornare alla sua domanda, quello che lei scrive mi fa supporre che suo figlio sviluppi aggressività in concomitanza con il periodo scolastico, comportamento poi generalizzato anche a casa, poiché durante l’estate, quando la scuola finisce, tale comportamento pare ridursi. Tant’è che la sua preoccupazione è che proprio in concomitanza con il nuovo anno scolastico si ripetano i problemi suddetti. Cosa fare? Sarebbe utile cercare di capire quali sono le azioni che lei definisce come problemi di aggressività. Ovvero: cosa fa esattamente suo figlio? Dire semplicemente che una persona è aggressiva è insufficiente. Solo osservando e stabilendo come si comporta, che azioni compie, che tipo di pensiero manifesta, che sentimenti prova, si può avere un quadro funzionale della situazione del soggetto.
L’emozione della rabbia, quando non è una reazione temporanea e si struttura invece come duratura, trasformandosi in rancore, può condurre a difficoltà relazionali, a risentimenti anche gravi che possono sfociare in aggressività e, nei casi più estremi, in vera e propria violenza. Allora occorre chiedersi: come mai avviene tutto questo? Ciò ci aiuta a ragionare su un’ipotesi di modificazione di quel disagio per attivare una trasformazione di quel comportamento disfunzionale.
Il comportamento delle persone può essere suddiviso in tre categorie di stile comportamentale: stile passivo, stile aggressivo e stile assertivo. I primi due sono distanti dal farci sentire bene, perché sono facilmente legati a emozioni negative, scarsa autostima, senso d’inefficacia, risentimento verso gli altri, senso d’inadeguatezza, a volte depressione. Viceversa, lo stile assertivo permette alla persona di essere se stessa senza prevaricare gli altri, rispettandone i diritti, e le consente di esprimere i propri sentimenti con disinvoltura e di raggiungere gli obiettivi che si prefigge. È uno stile di comportamento efficace che fa star bene con se stessi, senza dover per questo danneggiare gli altri, e che permette all’individuo di scegliere autonomamente e di esprimersi nella sua interezza, sia emotivamente che cognitivamente, salvaguardando la dignità di tutti quanti. Se non si è naturalmente predisposti allo stile assertivo o non lo si è appreso nel proprio contesto di vita ed educazionale, esistono dei training per il suo apprendimento.
Tornando al suo caso, sarebbe importante disporre di maggiori informazioni, sia riguardo alla persona di suo figlio (per esempio: quanti anni ha, quale classe frequenta, va volentieri a scuola o la evita?), sia sul contesto in cui la sua aggressività si sviluppa, e su come essa eventualmente si differenzi tra casa e scuola. Sarebbero utili le informazioni legate al comportamento, alla cognizione e anche quelle di natura fisiologica, se ne dispone. Comprendere le specifiche modalità di reazione di suo figlio. Per un familiare, aiutare i figli che manifestano comportamenti aggressivi vuol dire, in primis, interessarsi a cosa sta realmente accadendo, evitando di negare l’esistenza di problemi (come l’aggressività del proprio figlio) che sono difficili da accettare per un genitore. Quale tipo di aggressività manifesta suo figlio? Cosa fa esattamente? Aggredisce per primo o reagisce con aggressività perché a sua volta fatto oggetto di atti aggressivi fisici o verbali? Di solito si è portati a credere che siano aggressivi solo i soggetti che aggrediscono, invece non è cosi, l’aggressività si sviluppa anche in soggetti che a loro volta sono vittime di violenza. In diverse situazioni è relativamente normale che il bambino/ragazzo ricorra all’aggressività per ottenere una forma di aiuto o di attenzione, o semplicemente per comunicarci il malessere che sta vivendo. Occorre, quindi, porsi delle domande, osservare con attenzione, cercare un dialogo, trovare occasioni favorevoli in cui affrontare l’argomento con il bambino/adolescente. Può accadere che soggetti aggressori o vittime abbiano difficoltà a confidarsi con i familiari e con le figure istituzionali. Analogamente, anche i genitori hanno la tendenza a consigliare ai propri figli di ignorare quello che accade e a non coinvolgere gli insegnati, che invece sono delle figure cruciali nell’affrontare il problema. Certamente in casi estremi occorre intervenire subito affinché la situazione non degeneri, mettendo a rischio la propria e l’altrui sicurezza.
Per fornire un parere più preciso sul suo caso avrei bisogno, dunque, di ulteriori informazioni, legate al contesto, alle relazioni con il gruppo dei pari e con gli insegnanti, alla storia della persona e al suo comportamento, a scuola e a casa. Tuttavia, già un valido aiuto per lei potrebbe essere quello di iniziare a intervenire su due piani, uno più legato al contesto, l’altro più intimo e personale. Il primo implica una sua partecipazione attiva al problema, chiedendo informazioni agli insegnati su cosa avviene, sollecitando incontri, tentando di coinvolgerli e responsabilizzarli sul disagio da lei avvertito, cercando insomma un’alleanza con loro per capire perché accade quello che accade. Il secondo piano riguarda una dimensione più intima e soggettiva, ovvero il rapporto che lei ha con suo figlio e il suo impegno a trovare occasioni di dialogo con lui, vincendo la difficoltà a parlare del problema e rinunciando all’idea che tanto meno se ne parla meglio è. I comportamenti aggressivi, se trascurati, possono ripercuotersi sull’adolescenza, conducendo a fenomeni di bullismo, e poi sull’età adulta, con gravi conseguenze sull’autostima, l’adattamento e le relazioni familiari, fino alla compromissione delle capacità di resistere alle difficoltà (resilienza) e a eventuali sviluppi depressivi e delinquenziali.
Infatti, la mancanza di un corretto intervento potrebbe far divenire “normale” per il soggetto comportarsi aggressivamente, fino a sviluppare già in preadolescenza problematiche antisociali, vandalismo, bullismo e abuso di sostanze. L’ambiente scolastico può così divenire insicuro. Occorre quindi cercare in esso dei fattori protettivi, come appunto il chiedere aiuto agli insegnati e alle autorità scolastiche. I più avvertiti sul problema sapranno identificare efficaci programmi di intervento cercando un dialogo e una collaborazione con i genitori oltre che con gli alunni medesimi. È essenziale sapere con precisione cosa avviene nel contesto istituzionale, riconoscere la realtà che suo figlio sta vivendo, raccogliendo quante più informazioni è possibile. Occorre capire che tipo di relazioni ha instaurato suo figlio con gli altri alunni e con gli insegnanti, quali sono le dinamiche che vive quotidianamente nel contesto scolastico. In particolare, torno a ripetere, è indispensabile cercare un dialogo con il ragazzo, evitare che si instaurino in lui, proprio sull’onda dei suoi comportamenti disadattivi e aggressivi, dei sentimenti di inadeguatezza che potrebbero trasformarsi in fattori di mantenimento di un problema che invece dev’essere affrontato.
L’aggressività come impulso richiede di essere gestita ed educata. La persona deve prendere consapevolezza del suo stile aggressivo, per essere in grado di identificare e controllare tale comportamento. Una volta giunti a un quadro chiaro del problema, esso può essere affrontato con diversi interventi e tecniche: dai colloqui individuali con il familiare e il soggetto medesimo a un lavoro di rete con il gruppo della scuola. In base a quello che emerge, se è necessario un trattamento, vi sono poi diverse modalità di intervento: attività psicoeducative, training metacognitivi, tecniche comportamentali, come la respirazione diaframmatica e il rilassamento muscolare, ed eventualmente un’attività sportiva capace di sviluppare l’attenzione e consolidare l’autocontrollo.
Alcuni esempi di trattamento sono offerti dalle tecniche cognitive, consistenti nel far apprendere alla persona aggressiva come vivere le emozioni, come farsi un’idea di cosa stia pensando l’interlocutore, come confrontarsi e attuare successivamente una negoziazione tra i propri e gli altrui bisogni, come imparare a osservare i propri pensieri, bloccarli, o ricorrere a pensieri alternativi (per esempio: “resto calmo, e prendo tempo prima di agire, il problema non è mio è suo!”).
Lo studio del caso, e una precisa analisi funzionale dei comportamenti problema (assessment funzionale), guiderà verso la scelta ottimale di cosa occorre fare. L’intervento potrà essere eventualmente orientato anche sulle pratiche genitoriali carenti, sul parent training per i genitori, sulle relazioni tra pari e, come già indicato, sulla gestione della rabbia, sulle competenze sociali e di problem solving.
L’idea è quella di accrescere la consapevolezza emotiva del soggetto, fornendogli strumenti utili a generare strategie alternative nell'affrontare l’aggressività e i problemi sociali, valutando anche le conseguenze delle proprie scelte.
Spero di esserle stata di aiuto.
Dott.ssa Adriana Tugnoli.
Buongiorno, bisognerebbe indagare l’origine dell’ira del ragazzo, e scoprire come mai si è ridotta con l’estate.
Potrebbe aiutarlo parlando chiaramente con lui e facendolo sentire accolto nelle sue emozioni, in modo che possa contare su di lei come genitore.
Se non dovesse trovare riscontro, le consiglio di affidarsi ad uno psicologo che prenda in carico suo figlio.
Un saluto,
Dott.ssa Elisa Paterlini
Potrebbe aiutarlo parlando chiaramente con lui e facendolo sentire accolto nelle sue emozioni, in modo che possa contare su di lei come genitore.
Se non dovesse trovare riscontro, le consiglio di affidarsi ad uno psicologo che prenda in carico suo figlio.
Un saluto,
Dott.ssa Elisa Paterlini
Gentile,
ci fornisce davvero poche informazioni e quindi darle delle indicazioni è molto difficile.
Quanti anni ha suo figlio e nello specifico cosa intende quando afferma che è aggressivo? Ha parlato dell'aggressività a scuola con gli insegnanti? Confrontarsi con i docenti è molto importante in quanto permette di individuare eventuali situazioni che suo figlio magari ha vissuto con disagio.
In famiglia può essere successo qualcosa concomitante all'inizio di questa aggressività?
Potrebbe essere utile per lei parlare dei suoi dubbi con uno psicologo. Può contattarne uno privato della sua città o online, oppure rivolgersi al Consultorio Familiare della sua ulss. In Consultorio, inoltre, spesso è previsto anche uno spazio per i giovani a partire dai 14 anni, nel caso suo figlio sentisse il bisogno o il desiderio di confrontarsi con uno psicologo. In alternativa, se ha meno di 14 anni, può rivolgersi alla Neuropsichiatria Infantile della sua ulss dove opera una equipe di psicologi e neuropsichiatri. Sicuramente sapranno indirizzarla nel modo più opportuno.
Un caro saluto
ci fornisce davvero poche informazioni e quindi darle delle indicazioni è molto difficile.
Quanti anni ha suo figlio e nello specifico cosa intende quando afferma che è aggressivo? Ha parlato dell'aggressività a scuola con gli insegnanti? Confrontarsi con i docenti è molto importante in quanto permette di individuare eventuali situazioni che suo figlio magari ha vissuto con disagio.
In famiglia può essere successo qualcosa concomitante all'inizio di questa aggressività?
Potrebbe essere utile per lei parlare dei suoi dubbi con uno psicologo. Può contattarne uno privato della sua città o online, oppure rivolgersi al Consultorio Familiare della sua ulss. In Consultorio, inoltre, spesso è previsto anche uno spazio per i giovani a partire dai 14 anni, nel caso suo figlio sentisse il bisogno o il desiderio di confrontarsi con uno psicologo. In alternativa, se ha meno di 14 anni, può rivolgersi alla Neuropsichiatria Infantile della sua ulss dove opera una equipe di psicologi e neuropsichiatri. Sicuramente sapranno indirizzarla nel modo più opportuno.
Un caro saluto
Buonasera, leggo ora il suo messaggio ed anche se forse in ritardo, le rispondo facendo delle domande, le cui risposte si rendono indispensabili per fare una adeguata considerazione.
Manca il contesto familiare ed anagrafico, la classe frequentata, l'opinione degli insegnanti,
quali metodi in famiglia sono stati adottati per fargli cambiare atteggiamento, eccetera. Se lo ritiene necessario, mi può scrivere oppure contattarmi telefonicamente. Resto a sua disposizione comunque.
Manca il contesto familiare ed anagrafico, la classe frequentata, l'opinione degli insegnanti,
quali metodi in famiglia sono stati adottati per fargli cambiare atteggiamento, eccetera. Se lo ritiene necessario, mi può scrivere oppure contattarmi telefonicamente. Resto a sua disposizione comunque.
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