È questa la 'dissociazione'? Sto provando a curarmi seguendo con scrupolo quasi religioso le indica

21 risposte
È questa la 'dissociazione'?
Sto provando a curarmi seguendo con scrupolo quasi religioso le indicazioni dei medici; eppure, certi sintomi sembrano proprio non volermi lasciare: anche sotto la superficie di ore relativamente tranquille, avverto la brace mai sopita di un'ansia sommersa, che quasi aspetta la miccia di uno fra i tanti miei pensieri intrusivi per esplodere. Ad esempio, adesso mi trovo in treno: fino a pochi minuti fa non avevo nulla di strano per la testa, poi a un tratto il mio sguardo si sofferma sul paesaggio fuori dal finestrino, e quella vertigine che conosco bene, inspiegabilmente, mi assale: e se questa realtà che ora percepisco, che sembra cosi solida e sicura intorno a me, non la interprerassi piu per come mi appare di solito? Se iniziassi a convincermi che essa sia solo uno schermo, dietro il quale si cela un qualche imprecisato pericolo? La mia parte razionale sa bene che ciò non ha senso, e che quello che vedo è semplicemente quello che mi appare; ma un'altra parte di me insiste nell'insinuare un dubbio che tarla le mie certezze: e se non fosse cosi? Se la mia tranquillità fosse ingannevole? Mi preoccupo molto, quando penso queste cose: temo possa trattarsi del prodromo di una incapacità di percepire nella maniera corretta la realtà, e quindi di un mio scivolamento nel delirio ; e l'allarme con cui vivo tale sensazione comporta a sua volta una paura supplementare, quella di perdere il controllo.... Come devo fare quando mi assalgono certe idee? Devo smascherarne l'infondatezza, quindi dimostrare a me stesso che non devo averne paura? O devo scegliere una tattica piu passiva? La terapeuta, di indirizzo cc, mi assegna degli esercizietti per casa, che forse saranno adatti a chi soffre di doc; ma nel mio caso? Mi pare che il mio problema sia cosi anomalo, che solo per comodità me lo stanno curando sotto l'etichetta diagnostica del doc...
Dott. Valeriano Fiori
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve, servirebbero ulteriori informazioni per poterle dare una risposta esaustiva.inoltre, data la complessità della situazione, credo che sia più opportuno per lei continuare a confrontarsi con la terapeuta che la segue.
Buona giornata.
Dott. Fiori

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, lei descrive di essere seguito oltre che dalla psicologa anche da svariati medici.it tutti concordano con la diagnosi di disturbo ossessivo-compulsivo? Ha provato ad esporre il suo punto di vista in maniera chiara sulla situazione e sintomatologia che percepisce? È importante comunque confrontarsi con il terapeuta che la segue al fine di esporre i dubbi suddetti.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Matilde Ciaccia
Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Buongiorno, le consiglierei di parlare delle sue perplessità con gli specialisti che la stanno seguendo, in modo da esporre la sue esperienza personale riferita alla sintomatologia provata e comprendere insieme a loro come eventualmente procedere.
Un cordiale saluto, dott.sa Matilde Ciaccia.
Dott. Gianmarco Simeoni
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Varese
Buonasera Gentile Utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Ne parli con la sua terapeuta se pensa che gli esercizi che le da per casa non le siano utili. In generale, se ha dei dubbi sulla terapia, farebbe bene a confrontarsi direttamente con lei, che ha sicuramente una visione più ampia della situazione. Cordialmente, dott. Simeoni
Dott.ssa Giulia Marini
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Monza
Buongiorno, si affidi ai medici che la seguono e discuta con loro la terapia e condivida i suoi dubbi. Da queste poche informazioni è impossibile darle risposte più specifiche.
Saluti, dott.ssa Marini
Dott.ssa AGNESE LOMBARDI
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno,
da quello che racconta mi sembra di capire che sia una sua modalità quella di avere due diversi modi di vedere alla realtà: da una parte aderendo a come "normalmente" bisogna muoversi nel contesto sociale, dall'altro mettendolo in dubbio, proprio come sta facendo nella relazione con il suo psicoterapeuta e i medici che la seguono: se da una parte si è loro affidata e prova a mettere in pratica tutto ciò che le viene suggerito o consigliato, dall'altra mette li mette in dubbio. Come consigliato dai colleghi la inviterei a parlarne con il suo terapeuta, anche rispetto ai suoi dubbi sulla terapia che le sta proponendo, così da rendere meno ampio il solco tra le due "visioni della realtà".
In bocca al lupo per il suo percorso
Dott.ssa Luciana Harari
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buonasera,i suoi tormenti necessiterebbero un approfondimento per una risposta corretta.Non sono certa che il suo disturbo sia un classico doc,ma quello che è certo è che lei ha paura di "impazzire " e perdere il controllo.Ne parli con il suo terapeuta, è una fase di indebolimento che la rende fragile e timoroso di perdersi.Un caro saluto dottssa Luciana Harari
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,
le consiglierei di parlare delle sue perplessità con gli specialisti che la stanno seguendo, in modo da esporre la sue esperienza personale riferita alla sintomatologia.
Ulteriori pareri in questo momento potrebbero generare confusione e disorientarla. Si affidi al suo terapeuta, ne parli con lui delle sue difficoltà in fondo l'alleanza terapeutica è un aspetto fondamentale per una buona terapia.
Cordiali saluti.
Dottor Diego Ferrara
Dott. Gian Piero Grandi
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista clinico
Torino
Buon giorno a lei e complimenti per le sue capacità di scrittura e spiegazione della sua situazione. Dalle sue parole si evince uno spirito creativo ma non penso si possa parlare di doc. Credo piuttosto possa per lei essere utile una psicoterapia individuale a indirizzo psicodinamico. Sarà per lei un valido strumento per meglio riconoscere le sue caratteristiche e risorse e trovare con il suo terapeuta appropriate strategie di intervento per il raggiungimento di una maggiore condizione di benessere. Cordialmente coraggio. Gian Piero dott Grandi
Gentile utente, in questa sua nota ci mette per iscritto i suoi pensieri e in effetti la matrice sembrerebbe proprio essere quella del dubbio e dell’insinuazione, che causa tanta angoscia e confusione.
Il Doc è un disturbo d’ansia piuttosto tenace, nessun psicoterapeuta può pensare di affrontarlo con “esercizietti” e tecnicismi vari. Occorre fare un grande lavoro sull’acquisizione di consapevolezza delle cause e sui fattori di rinforzo e mantenimento. Sono d’accordo con i colleghi che mi hanno preceduta: esponga le sue perplessità con lo psicoterapeuta che la segue, approfondisca con lui questi aspetti, anche questo connota una buona alleanza terapeutica, fondamentale nella relazione di aiuto!
Coraggio, non si arrenda!
Tanti auguri
Dottoressa Mgf
Dott.ssa Anna Ferrari
Psicologo, Psicologo clinico
Arzignano
Buongiorno,
È fondamentale avere fiducia nel proprio medico e viceversa per cui parli con franchezza con chi la segue. Se si tralascia questo primo punto qualsiasi terapia non sarà efficace quanto dovrebbe e potrebbe esserlo
Dott.ssa Giada Bruni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Firenze
Buongiorno, le consiglio, come i miei colleghi, di riferirsi ai professionisti che la seguono pee chiarire i suoi dubbi.
Cordiali saluti
Giada Bruni
Dott.ssa Elena Moglio
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Paderno Dugnano
Salve ciò che sente potrebbe far parte di tutto un corteo di sintomi che vanno valutati all'interno del percorso che sta seguendo . sono d'accordo con i colleghi di far riferimento al percorso che sta seguendo continuando con fiducia gli esercizi che la collega le consiglia .
Dott.ssa Elena Moglio
Dott.ssa Paola Maria Biancardi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno,
avverto in lei una forte preoccupazione per la sua salute mentale e per alcuni aspetti della terapia. Penso che un primo importante passo per affrontare queste preoccupazioni sia di parlarne con la sua terapeuta.
Un caro abbraccio
Paola
Dott.ssa Francesca Baldini
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Rimini
Salve,
come non perdersi nelle sue parole? Ha la capacità di trasmettere il suo vissuto e di fare entrare dentro chi La legge e questo non è poco. E' una dote del disagio, conoscere più parole rispetto a chi invece vive nella realtà una e condivisa dall'Altro. Questo non vuole sminuire il suo dolore, che pare non ritrarsi dal saper esser descritto così tenacemente. Non è poco che Lei si lasci già seguire, da uno psicoterapeuta. Manifesta una capacità di andare oltre al dolore e di "tenere" con se una parte di se che si vorrebbe allontanare nel mondo apparente. Io posso solo consigliarLe di fare cose il più concrete possibili, da unire alla psicoterapia, come stare il più possibile a contatto con la natura in condizioni di movimento fisico, facendo in modo che la realtà, essendo più preponderante, (attraverso il respiro più aperto per la fatica di una camminata e l'ampiezza di uno sguardo più aperto perché fatto di equilibrio, il bosco, e di tanto, per i molti tronchi) lasci meno spazio al mondo immaginativo interno. La parola, condivisa con qualcuno di vicino intimamente, tiene anche saldi alla realtà. Se quindi potesse svolgere attività fisica nella bellezza, in natura e insieme a qualcuno a lei fidato, questo creerebbe due ancoraggi importanti al mondo reale. Quello del grownding interno, attraverso il corpo, e quello del grownding esterno, attraverso lo sguardo dell'altro, che Le rispecchierebbe la propria immagine di se.

L'arte porta ancoramento, anch'essa, nonostante tutto. Nel senso che l'espressione astratta o meno di ciò che si ha dentro permette di svelarlo e quindi di renderlo meno impaurente, di dare come una sensazione di controllo maggiore nel momento in cui lo si può condividere, esporre, dargli forma o parola. E Lei questi strumenti pare di averli, almeno attraverso ciò che scrive e come scrive. Sfrutti ogni sua competenza. Il trauma crea talento, se non ci si lascia sopraffare e lo si integra nel proprio quotidiano. Lei non pare abbia un vissuto traumatico dovuto ad un evento, ma forse il vissuto dovuto al doc potrebbe portare ad un'esperienza in quel senso. Il corpo è fondamentale per stare nel qui ed ora reale. E' una certezza. Il corpo non mente
Dott.ssa Zena Ballico
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, quanto lei descrive merita approfondimento e tempo... le consiglierei un approccio psicodinamico. Mi sembra infatti importante che lei si possa avvicinare alle sue emozioni ed al suo mondo interno provando a "dimenticarsi" dei sintomi e delle etichette diagnostiche. Sarebbe auspicabile capire a fondo come si sente e da dove deriva il suo malessere. L'attenuazione dei sintomi viene da sè...
Cordialmente
dott.ssa Zena Ballico
Dott.ssa Franca Vocaturi
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Buonasera,
le ripeterò quanto i colleghi hanno già scritto e cioè di fidarsi di chi già la segue, condividendo i suoi dubbi e i suoi pensieri. Non posso non dirle però che lei scrive molto bene, sembra possedere una buona dimestichezza con il racconto. Forse la scrittura di sè potrebbe essere, accanto al resto, uno strumento a lei consono.
Dott.ssa Franca Vocaturi
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Gentile utente, condivida con chi la segue questo suo profondo turbamento e valuti con loro se sia il caso di affiancare un percorso farmacologico. Sforzarsi non risolve i problemi ma aumenta la frustrazione di non farcela da soli. Cerchi di pensare che ciò che le succede merita di essere ascoltato e ha bisogno dell'aiuto degli specialisti che la seguono.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Alessandro Caraglio
Psicologo, Psicologo clinico
Pontedera
Buonasera, la tua esperienza descrive molto bene la sensazione di un’ansia che sembra sempre pronta a riemergere, come una brace sotto la cenere, che si attiva in risposta a specifici stimoli o pensieri. Il fenomeno che stai vivendo non è propriamente una “dissociazione” nel senso clinico, ma piuttosto un’esperienza di intensa ruminazione e di “distacco” temporaneo dalla consueta percezione della realtà, tipico di alcuni stati ansiosi e ossessivi. Questa sensazione, molto angosciante, è comune nei disturbi d’ansia e nei disturbi ossessivo-compulsivi (DOC) più complessi. La tua preoccupazione di perdere il contatto con la realtà, o che questi pensieri intrusivi possano essere sintomi di un prodromo psicotico, è un dubbio frequente nei disturbi ossessivi, spesso alimentato dalla stessa ansia che provi.

Nel tuo caso, potrebbe essere utile pensare a questa esperienza come a un pensiero ossessivo che, invece di legarsi a comportamenti compulsivi evidenti, si associa a una continua auto-osservazione e verifica del proprio stato mentale. La tua parte razionale riconosce che queste sensazioni non hanno fondamento, ma il dubbio persiste perché il DOC stesso tende a mantenersi attivo attorno a ciò che per te è più spaventoso: in questo caso, la possibilità di perdere il controllo o la percezione della realtà.

La strategia di “dimostrare a te stesso” che questi pensieri sono infondati può paradossalmente alimentare il ciclo ossessivo, poiché ogni tentativo di rassicurazione tende a mantenere vivo il dubbio. Invece, una “tattica più passiva”, come accennavi, potrebbe essere quella di lasciare che questi pensieri e sensazioni esistano senza tentare di rispondere a essi, cercando di osservarli con distacco. È una strategia che richiede pazienza e allenamento, ma nel tempo potrebbe aiutarti a ridurre la presa che questi pensieri hanno su di te.

Il percorso che stai facendo può essere efficace anche per il tipo di sintomi che descrivi, gli esercizi che ti sono stati assegnati, sebbene a volte possano sembrarti “semplici” rispetto alla complessità dei tuoi sintomi, sono pensati per aiutarti a ristrutturare il modo in cui reagisci ai pensieri intrusivi, anche se il problema può sembrarti peculiare o fuori dalla normale diagnosi di DOC.

Quando ti assalgono questi pensieri, il suggerimento è di provare a osservarli senza combatterli, come una sorta di “rumore di fondo” dell’ansia, mantenendo la consapevolezza che si tratta di pensieri e non di un’imminente perdita di controllo. Questo approccio, pur richiedendo pazienza e costanza, può rivelarsi una strada per alleviare l’impatto dei pensieri e la tua sofferenza. Un caro saluto
Dr. Giacomo Villa
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno,


Innanzitutto, grazie per la condivisione.

Da quanto scrive, le consiglio di provare a fidarsi della sua terapeuta: l'approccio cognitivo-comportamentale è molto indicato per il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo.

Le sensazioni che sta provando sono dovute al fatto che rumina e "macina", ragionando molto sui pensieri intrusivi che le vengono in mente, oltre al fatto di essere un po' ipervigile sugli stimoli fisici: spesso nelle problematiche di tipo ansioso si finisce un po' per avere la sensazione di perdere il contatto con la realtà (respiro affannoso, annebbiamento della vista, palpitazioni, formicolii ecc.). Ma poi, per fortuna, si torna sempre con i piedi per terra.

Vedrà che via via, abituandosi gradualmente a non mettere in atto risposte o rituali in seguito all'insorgenza di pensieri intrusivi (cosa per la quale si sta già allenando grazie agli esercizi), si sentirà più tranquillo. Porti pazienza: nessuno è mai "scivolato nel delirio" irreversibilmente per aver avuto un singolo pensiero... Li osservi e li lasci correre senza reagire: se ne andranno. Sono solo pensieri.

Se il quadro dei sintomi dovesse inasprirsi, virando più verso gli attacchi di panico, avvisi tempestivamente la sua terapeuta. Il meccanismo dei due disturbi condivide la necessità di scardinare l'importanza che si dà a compulsioni o sintomi fisici per raggiungere una regolazione emotiva... Ma in ogni caso, ora come ora, sembra già essere nella direzione giusta, dal punto di vista del trattamento.

Le faccio un "in bocca al lupo!" con solidarietà.


Cordiali saluti,
Giacomo Villa
Psicologo Clinico Accreditato
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Quello che descrive è un’esperienza sicuramente molto intensa e spaventosa, e voglio innanzitutto riconoscere la sua sofferenza e la sua determinazione nel cercare di affrontarla. È comprensibile che l’ansia, anche quando sembra placata, continui a far sentire la sua presenza in sottofondo, pronta a riaccendersi di fronte a determinati stimoli. E comprendo anche il timore che possa esserci qualcosa di “diverso” o “più grave” nel suo caso, una paura che spesso accompagna chi vive stati di incertezza percettiva o pensieri intrusivi particolarmente angoscianti. Quando parla della sua esperienza sul treno, sembra emergere un aspetto centrale del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) o, più in generale, di un’ansia legata all’iperanalisi della realtà: un pensiero improvviso, un dubbio che si insinua e inizia a mettere in discussione ciò che fino a un attimo prima sembrava sicuro e stabile. Questa è una dinamica comune nell’ansia e nel DOC: la mente cerca certezze, vuole essere sicura al 100% di non trovarsi in una situazione di pericolo o di non “impazzire”, e più cerca di risolvere questo enigma, più si ritrova intrappolata in un circolo vizioso di dubbi e paure. È importante notare come la sua parte razionale riconosca che il pensiero non ha basi concrete, eppure l’ansia insiste. Questo accade perché l’ansia non si nutre tanto del contenuto del pensiero (che in sé non ha nulla di pericoloso), ma della reazione che si ha di fronte a esso. Il fatto che il pensiero la spaventi e che il suo istinto sia quello di cercare di confutarlo o rassicurarsi, può paradossalmente rinforzarlo. Il meccanismo alla base della terapia cognitivo-comportamentale è proprio quello di modificare questa dinamica, aiutando la persona a tollerare l’incertezza senza cercare di risolverla a tutti i costi. La domanda che si pone (“devo smascherare l’infondatezza di questi pensieri o adottare una tattica più passiva?”) è molto interessante, e mi verrebbe da dirle che forse la strada giusta è più vicina alla seconda opzione. Non perché il pensiero vada “accettato come vero”, ma perché tentare di dimostrarne l’infondatezza, paradossalmente, lo rafforza. Il cervello si abitua a trattare quel pensiero come un problema da risolvere, un allarme a cui rispondere, e così il ciclo dell’ansia continua. Il lavoro che sta facendo con la sua terapeuta, anche attraverso gli esercizi, probabilmente mira a farle sviluppare una diversa relazione con questi pensieri: osservarli, lasciarli essere senza combatterli, senza rispondere loro con ragionamenti logici o rassicurazioni. So che può sembrare difficile all’inizio, ma spesso è proprio l’accettazione dell’incertezza che permette al pensiero di perdere potere e intensità. Il suo dubbio, “e se fosse qualcosa di diverso dal DOC?”, è in sé un altro pensiero della stessa natura, e trattarlo come tale (senza dargli troppo peso) potrebbe essere un passo utile. Spero che queste parole possano offrirle un piccolo spunto di riflessione. Sta già facendo molto per affrontare questa difficoltà e il fatto che si ponga domande e cerchi strategie è un segnale della sua forza. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero

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