Dopo un periodo di forte stress ed un lutto ho iniziato ad avere forte ansia. Quando mi allontano d

23 risposte
Dopo un periodo di forte stress ed un lutto ho iniziato ad avere forte ansia.
Quando mi allontano da casa mi sento più vulnerabile e mi vengono tachicardie ed extrasistoli.
Se esco per andare in un posto con tante persone anche.
Ma la cosa che più mi fa paura sono le extrasistoli che a volte durano per ore.
Un cardiologo mi ha prescritto un betabloccante. Mentre lo psichiatra vuole che io prenda la sertralina. Ma quest'ultimo non voglio proprio prenderlo per i disturbi sessuali che può dare. È l'unico punto dove sto bene, e pensare che potrei avere problemi in quella sfera anche irreparabili anche dopo la fine della cura con questo farmaco, mi da ancora più ansia. Purtroppo lo psicologo oramai mi assilla dicendo che devo iniziare a prenderla e basta. Ed io gli chiedo di darmi aiuto in altri modi.
Ho paura delle medicine. Ma se proprio dovessi prendere qualcosa opterei per il betabloccante. Le extrasistoli mi fanno paura e mi rovinano le giornate. Come anche le tachicardie.
So che starò sbagliando ma mi sento come in un tunnel senza uscita. Vorrei poter ricoverarmi e che mi facessero tutte le valutazioni del caso. Odio stare male. Che ne pensate?
Dott.ssa Tatiana Pasino
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Gentile, capisco profondamente la situazione ed è naturale sentirsi sopraffatti dopo un lutto e un periodo di forte stress. Le sue preoccupazioni riguardo ai farmaci, in particolare agli effetti collaterali, sono valide e comuni. È importante prendersi il tempo per riflettere su ciò che è meglio per la sua salute.
I farmaci, come il betabloccante che le è stato prescritto, possono offrire un sollievo temporaneo dai sintomi fisici dell'ansia e delle extrasistoli. Tuttavia, la soluzione più efficace e duratura per affrontare l'ansia e il panico è spesso un percorso di elaborazione del lutto e delle emozioni ad esso correlate. Questo approccio le permetterebbe di affrontare le cause sottostanti della sua ansia, portando a un miglioramento più significativo e duraturo nel tempo.
Le consiglio di discutere apertamente con il suo psicologo riguardo ai suoi timori e alla sua preferenza per un supporto non farmacologico. Potrebbe essere utile esplorare tecniche di gestione dello stress, terapia cognitivo-comportamentale o gruppi di supporto per il lutto. Spero sinceramente che possa trovare la strada verso il benessere che desidera.
Resto a disposizione qualora lo desiderasse, un caro saluto

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Dott.ssa Anna Filippi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Schio
Buongiorno, dalla sua descrizione sembra che queste extrasistoli si presentino solamente quando si allontana da casa e quando si trova in mezzo a tante persone. Oltre a chiedere un approfondimento da un professionista cardiologo, che sembra aver già fatto, è importante capire le cause e cercare una soluzione a queste crisi d'ansia, soprattutto se queste hanno avuto esordio in seguito a un periodo di forte stress ed un lutto, come ha riferito. La psicoterapia può essere un supporto molto utile per chi affronta l'ansia, perché offre un modo strutturato e sicuro per esplorare le cause, i pensieri e i comportamenti che alimentano l'ansia stessa. Esistono diversi approcci terapeutici, ma in generale la psicoterapia può aiutare sviluppare abilità per gestire i sintomi e a migliorare la qualità della vita. Inoltre quando necessario, lo psicoterapeuta aiuta a prendere in considerazione un'eventuale terapia farmacologica prescritta dal medico.
Dott.ssa Gisella La Palombara
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Guidonia Montecelio
Salve, la ringrazio per il suo racconto dal quale si può evincere un conflitto interiore profondo: da un lato, il desiderio di controllo su se stessi e sul suo corpo; dall’altro, il sento di vulnerabilità che l’ansia e i sintomi fisici rimandano. La sua paura verso i farmaci potrebbe essere una resistenza simbolica: un rifiuto di cedere a qualcosa che percepisce come “estraneo” e che sembra minare il suo senso di autonomia, ma che, forse, potrebbe anche rappresentare un passo verso la cura. Le extrasistoli, così come la tachicardia, potrebbero essere letto non solo come manifestazioni fisiologiche, ma anche come un “linguaggio del corpo”, un modo attraverso cui l’inconscio esprime un disagio non elaborato.
La invito a riflettere su cosa significhi per lei “affidarsi”, non solo ai farmaci, ma anche a chi le sta offrendo aiuto. Il desiderio di ricovero, per esempio, sembra esprimere il bisogno di un contenimento, di uno spazio protetto in cui non essere più solo a gestire il suo peso emotivo.
Non c’è una risposta unica, ma lavorare su ciò che il suo corpo e la sua mente stanno comunicando potrebbe aprire nuove vie di comprensione e sollievo. Un percorso psicoanalitico potrebbe offrirle l’opportunità di esplorare le radici di queste paure e di costruire un dialogo più profondo.
Un caro saluto
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Grazie per aver condiviso ciò che sta vivendo. È comprensibile che, dopo un periodo così difficile e segnato da un lutto, la sua ansia si sia intensificata al punto da provocare sintomi fisici come tachicardie ed extrasistoli, che possono essere davvero spaventosi e logoranti. Il desiderio di sentirsi "presa in carico" in modo completo, magari con un ricovero temporaneo per una valutazione approfondita, è un segnale di quanto sia importante per lei trovare uno spazio di sicurezza e supporto. Può essere utile parlarne con il suo medico di base o con uno specialista per esplorare questa possibilità. Non è sola in questo percorso e il primo passo per uscirne potrebbe essere quello di fare un piccolo atto di fiducia verso chi vuole aiutarla, senza perdere di vista ciò che per lei è importante. Se vuole parlarne ancora, sono qui.
Dott.ssa Giusi Vicino
Psicologo, Sessuologo, Psicologo clinico
Gagliano Castelferrato
Buona sera gentile utente, lei chiede cosa ne pensiamo? devo dire che leggendo queste poche righe, penso che lei abbia tutto il diritto di non accettare forzatamente ciò che le viene suggerito, senza aver povato altre strade . Escludere a priori modi alternativi non è una soluzione, ma un limite . Ma soprattutto un eventuale ricovero per accertare, più accuratamente, la sua condizione medica in termini fisico -organici , la ritengo una decisione saggia e doverosa . Lei parla di uno psichiatra che le ha prescitto un antidepressivo ed uno psicologo che ,a sua detta, la assilla per prendere il farmaco.
Le due figure sono quindi concordi in questa scelta? Chi ha inviato lei da chi? che cosa oltre alla prescrizione farmacologica, le è stato consigliato? quale terapia e/ o sostegno psicologico sta seguendo? se lei teme i farmaci , è stata provata una psicoterapia ?
se volesse , sono in ascolto.
cordiali saluti
dott.ssa Giusi Vicino
Dott. Giorgio De Giorgi
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gent.mo,
È normale sentirsi sopraffatti quando insorgono ansia, paura e incertezze legate alla propria salute. Mi sembra che lei stia cercando di trovare un equilibrio tra le sue paure e il desiderio di sentirsi meglio, il che è un passo importante!
Quando parla di voler fare "tutte le valutazioni del caso", mi chiedo se sta cercando un po’ più di certezza o rassicurazione. Gli accertamenti medici, come quelli cardiologici, sono utili per escludere problematiche fisiche, ma a volte la nostra mente può amplificare i segnali del corpo, soprattutto in momenti di stress. Quindi, potrebbe essere utile esplorare insieme con un professionista come la sua ansia influenzi queste sensazioni fisiche.
Per quanto riguarda il trattamento, capisco le sue preoccupazioni riguardo agli effetti collaterali dei farmaci. È importante che lei si senta ascoltato e che il percorso terapeutico rispetti le sue esigenze e i suoi timori.
Potrebbe ragionare insieme con un professionists su modalità alternative per affrontare l’ansia, come tecniche di rilassamento o l'esplorazione di pensieri e paure legate alle extrasistoli, col fine di trovare la strada che la faccia sentire più in controllo e meno intrappolato da queste paure.
Io sono a disposizione su Bologna , e anche online.

Un caro saluto,

Dr. Giorgio De Giorgi
Dott.ssa Raffaella Tardi
Psicologo, Psicologo clinico
Acerra
Grazie per aver condiviso quello che stai vivendo. È chiaro che stai attraversando un momento davvero difficile, e già il fatto che tu stia cercando aiuto dimostra una grande forza. La cosa più importante in questo momento è che tu inizi a prenderti cura di te stess*, davvero.

Capisco che l’idea di prendere un farmaco possa spaventarti, ma il tuo corpo sta mandando dei segnali molto chiari: l’ansia, le tachicardie, le extrasistoli non sono “nemiche,” ma il modo in cui il tuo organismo ti sta dicendo: “Ehi, qualcosa non va, prenditi cura di me!”. Il sintomo, per quanto fastidioso, è in realtà un alleato prezioso: è il messaggero che ti sta mostrando che c’è bisogno di cambiamento e attenzione.

Ti invito a riflettere su questo: quanto amore riesci a dare a te stess* in questo momento? Quanto riesci ad accogliere questi segnali come richieste di aiuto da parte del tuo corpo e della tua mente?

È normale sentirsi confusi e bloccati, ma è fondamentale chiedere aiuto e, ancora di più, accettare quell’aiuto. A volte mettiamo in atto meccanismi di autosabotaggio, magari per paura, per sfiducia o per il senso di vulnerabilità che il cambiamento porta con sé. Ma ricorda: nessuno vuole stare male, eppure pochi sono davvero pronti a stare bene, perché stare bene richiede coraggio, fiducia e impegno verso se stessi.

Scegli una persona di cui ti fidi di più – che sia lo psicologo, il medico o un altro professionista – e prova ad affidarti. La strada per stare meglio non è mai lineare, ma puoi trovarla insieme a chi ti accompagna con competenza e ascolto. Se hai dubbi sulla cura farmacologica, parlane apertamente con il medico: magari puoi chiedere una seconda consulenza per sentirti più sicura, perché questi aspetti meritano tutta l’attenzione possibile.

Gli effetti collaterali, che ora ti spaventano, possono essere gestiti e monitorati, ma la cosa più importante è agire per prenderti cura di te. Non lasciare che la paura ti blocchi: a volte il primo passo è il più difficile, ma è anche quello che può aprire la porta a una nuova possibilità di benessere.

Ricorda che non sei sol* in questo percorso. Prendersi cura di sé significa anche affidarsi e accettare che, con l’aiuto giusto, puoi uscire da questo tunnel e tornare a vivere pienamente.

Un abbraccio,
Raffaella.
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, la sua ansia sembra essere molto pervasiva nella sua vita. Perciò credo che il suggerimento di supporto farmacologico potrebbe aiutarla a stare meglio e poter lavorare sui suoi vissuti. Potrebbe proseguire il lavoro con il suo psicologico rispetto alla psicoeducazione sul farmaco. La sua paura sul farmaco e/o sulle extrasistole deriva ed ha origine probabilmente dalla stessa radine. Cambia il contenuto ma l'origone è la stessa. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott.ssa Claudia Baglioni
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Montevarchi
Buongiorno,
Capisco quanto possa essere difficile affrontare ciò che stai vivendo. Da quello che descrivi, sembra che l’ansia, che potrebbe essersi intensificata dopo un periodo di stress e lutto, si stia strutturando in un vero e proprio disturbo di agorafobia. Questo potrebbe spiegare la costante sensazione di vulnerabilità e i sintomi fisici come tachicardia ed extrasistoli, che amplificano ulteriormente il disagio. È normale sentirsi intrappolati in un "tunnel senza uscita" quando si affrontano situazioni così intense e debilitanti.
I tuoi timori riguardo agli effetti collaterali dei farmaci, come quelli sessuali associati alla sertralina, sono del tutto legittimi. È importante sentirsi ascoltati e avere un piano di cura che tenga conto delle tue paure e preferenze. Detto questo, il betabloccante può aiutare a gestire i sintomi fisici, ma non agisce direttamente sulle radici dell’ansia o dell'agorafobia.
Un percorso di psicoterapia mirato, come quello breve strategico potrebbe essere un’opzione efficace per affrontare le cause profonde del tuo disagio. Nella mia esperienza professionale, ho riscontrato che è possibile ottenere ottimi risultati anche senza ricorrere ai farmaci, utilizzando un intervento psicoterapeutico specifico e mirato a ridurre gradualmente l’ansia e i sintomi associati, portandoti a riprendere il controllo della tua vita.
Un ricovero o una valutazione approfondita, come hai accennato, potrebbe essere utile per escludere altre cause fisiche e offrirti un ambiente protetto in cui avviare un percorso di recupero. Questo potrebbe darti maggiore tranquillità nel sapere di essere monitorato da esperti.
Ogni situazione è unica e il trattamento dovrebbe sempre essere personalizzato. Se desideri esplorare il percorso psicoterapeutico, sono disponibile a supportarti. Grazie alla mia esperienza, sono del parere che il giusto approccio possa fare la differenza, anche senza necessariamente ricorrere ai farmaci.
Qualsiasi decisione tu prenda, non sei solo in questo percorso. Esistono soluzioni, e anche se ora sembra difficile crederci, con il giusto sostegno potrai tornare a sentirti meglio.
Dott.ssa Laura Messina
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
La ringrazio per aver condiviso con così tanta sincerità quello che sta vivendo. È evidente che sta affrontando una situazione molto complessa e dolorosa, dove ansia, paura e incertezze si intrecciano, amplificando il senso di vulnerabilità. Le sue preoccupazioni per gli effetti collaterali dei farmaci sono comprensibili, così come il desiderio di trovare alternative che non compromettano le aree in cui si sente ancora "bene". Questo equilibrio è importante ed è naturale volerlo proteggere.
Tuttavia, è altrettanto importante considerare che sia il cardiologo sia lo psichiatra stanno cercando di proporle soluzioni basate sulle loro competenze per aiutarla a ritrovare benessere. È un momento difficile, ma con il giusto sostegno si può trovare una via d’uscita da questo "tunnel".
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Cristina Capone
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve, è chiaro quanto stia vivendo una situazione difficile e quanto desideri trovare una soluzione per sentirsi meglio. È comprensibile avere timori riguardo ai farmaci, soprattutto quando si è preoccupati per i possibili effetti collaterali. È importante ricordare che, se non si sente di prendere un farmaco, non è obbligato/a a farlo. Tuttavia, affidarsi ai professionisti e ascoltare le loro indicazioni può essere un passo importante per trovare un equilibrio tra le paure e le necessità del momento.
Le preoccupazioni, specialmente quelle riguardo alla sertralina, sono legittime. Forse potrebbe essere utile parlare apertamente con lo psichiatra, condividendo i dubbi e chiedendo se ci sono alternative che si adattino meglio alle sue esigenze o che facciano sentire più sicuri. A volte esistono diverse opzioni, e discutere di queste possibilità potrebbe aiutare a sentirsi più coinvolti nelle decisioni riguardo alla cura.
L’idea di un ricovero per fare tutte le valutazioni può sembrare rassicurante, ed è comprensibile desiderare una soluzione che offra un senso di sicurezza. Può parlarne con il medico per capire se sia indicato o se ci sono altri modi per affrontare la situazione senza arrivare a un ricovero.
Infine, il desiderio di sentirsi meglio senza rinunciare alla propria autonomia è del tutto normale. Non deve sentirsi in colpa per le proprie paure: trovare un percorso che aiuti richiede tempo, pazienza e un dialogo aperto con i professionisti che lo stanno seguendo.
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, è importante che, alla terapia farmacologica, associ anche quella psicologica per capire se questi suoi sintomi possano dipendere anche dalla sfera emotiva.
Sarei felice di seguirla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, grazie per aver condiviso con tanta sincerità le sue paure e i suoi pensieri. Posso immaginare quanto sia difficile affrontare tutto questo, specialmente in seguito a un periodo di forte stress e a un lutto che, già da solo, rappresenta un'esperienza emotivamente molto impegnativa. Voglio rassicurarla che non è sola in questa situazione e che ci sono modi per affrontare queste difficoltà, anche se ora possono sembrare insormontabili. Prima di tutto, è importante riconoscere che l'ansia, soprattutto quando si manifesta con sintomi fisici come tachicardie ed extrasistoli, può sembrare spaventosa e far percepire il corpo come fuori controllo. È assolutamente normale che queste sensazioni generino ulteriore ansia, perché il nostro cervello tende ad associare queste reazioni fisiche a un pericolo imminente, anche quando non c'è un vero rischio. Questo ciclo, purtroppo, alimenta la paura e intensifica i sintomi, creando un circolo vizioso. Lei ha già fatto dei passi importanti: ha consultato un cardiologo, che ha escluso problemi al cuore, e uno psichiatra, che le ha suggerito una possibile strada farmacologica. È comprensibile che si senta combattuto tra l'accettare o meno l'idea di una cura farmacologica come la sertralina. La sua preoccupazione sui possibili effetti collaterali, specialmente in una sfera così importante per lei come quella sessuale, è assolutamente legittima. Non è sbagliato essere prudenti e voler esplorare altre strade. Voglio dirle che lei non sta "sbagliando" nel voler trovare un approccio che le sembri più adatto e sicuro. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, possiamo lavorare insieme per interrompere quel circolo vizioso che alimenta l'ansia e i sintomi fisici. Ad esempio, potremmo iniziare a osservare come interpreta le extrasistoli e la tachicardia. Questi sintomi, sebbene molto fastidiosi, non sono pericolosi, come il cardiologo le ha già confermato. Spesso, ciò che ci fa soffrire di più non è tanto il sintomo in sé, ma il significato che gli attribuiamo. Provi a chiedersi: Cosa mi dico quando sento le extrasistoli? Quali pensieri o scenari si attivano nella mia mente? Se il pensiero è qualcosa come "il mio cuore potrebbe fermarsi" o "questo non finirà mai", è chiaro che l'ansia aumenterà. Lavorare su questi pensieri e imparare a rispondere loro in modo più razionale e rassicurante può ridurre significativamente l'ansia. Oltre a questo, ci sono tecniche comportamentali che possono aiutarla a gestire i sintomi fisici. Per esempio, praticare esercizi di respirazione lenta e profonda può aiutare a ridurre la tachicardia e ad abbassare l'attivazione del sistema nervoso. Allo stesso modo, strategie di rilassamento muscolare progressivo o di mindfulness possono aiutarla a rimanere più presente nel momento, senza essere sopraffatto dai sintomi o dai pensieri catastrofici. Per quanto riguarda la sua sensazione di vulnerabilità quando si allontana da casa o si trova in luoghi affollati, potremmo lavorare insieme per affrontare gradualmente queste situazioni, in modo da ridurre la loro carica ansiogena. Questo approccio, chiamato esposizione graduale, prevede di esporsi in modo controllato e progressivo a ciò che le genera ansia, imparando nel tempo che può affrontare quelle situazioni senza che accada nulla di grave. Capisco anche il suo desiderio di sentirsi maggiormente "accompagnato" in questo percorso, magari attraverso una valutazione più approfondita o un ricovero che le dia un senso di sicurezza. Tuttavia, è importante sapere che molte delle cose che desidera possono essere affrontate anche in ambito ambulatoriale, con il supporto di professionisti che le forniscano una guida e strumenti pratici per gestire ciò che sta vivendo. Infine, se il betabloccante la fa sentire più tranquillo per quanto riguarda le extrasistoli, potrebbe discuterne ulteriormente con il cardiologo e valutare insieme se possa essere una soluzione temporanea per alleviare quei sintomi che la spaventano di più. Tuttavia, al di là della scelta di assumere o meno farmaci, il lavoro terapeutico su pensieri, emozioni e comportamenti resta centrale per uscire da questo "tunnel". Lei sta già facendo un passo importante chiedendo aiuto e cercando di comprendere come affrontare la sua sofferenza. Questo dimostra grande coraggio e desiderio di stare meglio. Voglio incoraggiarla a continuare su questa strada, ricordandole che ci sono strumenti e percorsi che possono aiutarla a ritrovare un senso di controllo e serenità. Se vuole, possiamo approfondire insieme alcune delle strategie di cui le ho fatto menzione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, capisco quanto questa situazione sia difficile per lei e quanto la stia facendo sentire intrappolata. L’ansia può essere estremamente debilitante, e quando si associa a sintomi fisici come le extrasistoli o la tachicardia, è normale che il timore di avere un problema fisico serio prenda il sopravvento, anche se gli accertamenti medici hanno escluso cause organiche.

Il lutto e il forte stress che ha vissuto hanno probabilmente messo a dura prova il suo sistema emotivo, e i sintomi che sta sperimentando sono una manifestazione di questo sovraccarico. Tuttavia, è importante distinguere tra le sensazioni fisiche che sperimenta e i pericoli reali: le extrasistoli, sebbene fastidiose e spaventose, non sono generalmente pericolose in un cuore sano, come le avrà confermato il cardiologo.

Per quanto riguarda la gestione del suo malessere, la sua preoccupazione per gli effetti collaterali della sertralina è comprensibile, e il suo timore per l’impatto sulla sfera sessuale non va sottovalutato. È importante però ricordare che ogni persona risponde in modo diverso ai farmaci e che non tutti sviluppano questi effetti collaterali. Il suo psichiatra le sta proponendo la sertralina perché è uno degli antidepressivi più utilizzati per il trattamento dell’ansia e ha un profilo di sicurezza consolidato, ma nessuno può obbligarla a prenderlo. Se questo aspetto la blocca, potrebbe essere utile discuterne apertamente con il medico, valutando eventuali alternative farmacologiche che abbiano un minore impatto sulla sessualità.

Il betabloccante che le è stato prescritto dal cardiologo, d’altro canto, può aiutare a ridurre i sintomi fisici come la tachicardia e le extrasistoli, ma non affronta direttamente le radici dell’ansia. Può rappresentare un supporto temporaneo per alleviare il disagio, ma potrebbe non essere sufficiente da solo per risolvere la sua condizione.

Il fatto che desideri un approccio alternativo, che non si basi solo sui farmaci, è legittimo e merita di essere ascoltato. Il supporto psicologico può essere uno strumento potente per lavorare sulle cause profonde della sua ansia. Se si sente sotto pressione dallo psicologo attuale, potrebbe considerare di cercarne un altro con cui instaurare un rapporto più sereno. Tecniche come la terapia cognitivo-comportamentale (TCC), la mindfulness, o pratiche di rilassamento guidate potrebbero aiutarla a gestire i sintomi e a ridurre gradualmente la paura legata alle sue sensazioni fisiche.

Il desiderio di un ricovero per fare una valutazione approfondita è comprensibile, soprattutto se sente il bisogno di essere monitorata in un ambiente protetto. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, l’ansia può essere affrontata efficacemente anche senza un ricovero, attraverso un lavoro integrato tra il medico di base, lo psichiatra e lo psicologo.

Non è sbagliato che lei abbia paura delle medicine o che si senta in un tunnel senza uscita, ma voglio rassicurarla: una via d’uscita esiste. Potrebbe iniziare con piccoli passi, accettando magari il betabloccante per alleggerire i sintomi fisici e dedicandosi parallelamente a un percorso psicologico. Questo le permetterebbe di affrontare il problema in modo graduale, senza sentirsi sopraffatta.

Non si giudichi per le sue difficoltà, e non si arrenda. Anche se ora il percorso le sembra lungo e difficile, con il giusto supporto e il tempo necessario, può ritrovare un equilibrio e tornare a sentirsi bene.

Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Elisabetta Cavicchioli
Psicologo clinico, Professional counselor
San Miniato Basso
Buongiorno, mi dispiace molto per la situazione che sta attraversando e posso solo immaginare quanto stia male. Da quello che racconta ho capito che per questo problema dell'ansia e di conseguenza delle extrasistole si è rivolta ad un cardiologo e sta facendo un percorso con uno psicologo e con uno psichiatra con cui però non si sta trovando d'accordo per la cura con i farmaci. Con le poche informazioni che ho posso fare alcune domande che spero la possano far riflettere:
- come mai a paura a prendere i farmaci? (a parte la sertralina che ho capito non voler prendere per i problemi sessuali che comporterebbe e quindi molto comprensibile)
- sta facendo un percorso psicoterapeutico o psicologico?
- si fida delle persone a cui si è rivolta?
- a provato a pensare di cambiare lo psicologo/psicoterapeuta per trovare una persona che possa aiutarla in un altro modo?
- che cosa cambierebbe se la ricoverassero e le dessero i farmaci?
- è riuscita ad elaborare il lutto? E che idea si è fatta del collegamento lutto ed extrasistole?
Mi dispiace molto non poter fare di più, le auguro di trovare ciò che cerca e quindi una strada adatta a lei e che la possa aiutare a stare bene senza doversi sentire in un tunnel senza via di uscita.
Un caro saluto
Elisabetta
Buonasera, la sertralina aiuterebbe i disturbi della sfera sessuale non li peggiora e il betabloccante non lo vuole prendere. LEi non vuole aiutarsi con sostanze che potrebbero aiutarla a stare meglio mentre lei sente che peggiorerebbe. Credo che ci sia un mancanza di fiducia di base e di insicurezze nei confronti del mondo che la circonda. Approfondisca meglio questo aspetto con il suo psicologo sperando che trovi un contenimento sufficiente
Dott.ssa Giuseppina Cerulli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Celenza Valfortore
Credo che lei debba parlare con i professionisti che già la seguono dei timori relativi all'assunzione di sertralina (anche se penso che lo abbia già fatto) e proporre parallelamente di poter beneficiare della terapia EMDR specifica per il trattamento di eventi e vissuti traumatici, come può essere un lutto.
Dott.ssa Roberta Maccarone
Psicologo, Psicologo clinico
Boffalora sopra Ticino
Gentile utente, mi dispiace apprendere della sua situazione. Direi che ha già avuto tutti i pareri medici e professionali che le occorrono dal suo psicologo, psichiatra e cardiologo. Capisco perfettamente la sua paura dei farmaci, ma dato il suo forte malessere le consiglio di fidarsi del parere dei professionisti che la stanno curando! In fondo con un ricovero le direbbero esattamente le stesse cose e lei perderebbe solo tempo continuando ad avere dei sintomi che le rovinano le giornate e la spaventano molto! Ne vale la pena? Per quanto riguarda gli effetti collaterali le consiglio di fidarsi dell'esperto psichiatra che saprà sicuramente trovare la combinazione più giusta e specifica per lei (oggi i farmaci sono molto più sicuri). Inoltre la situazione di partenza e il lutto sono eventi molto impattanti che penso che l'abbiano messa di fronte al tema della morte che riguarda anche lei nello specifico: le consiglio di affrontare l'argomento con il suo psicologo se non lo state già facendo. Le auguro il meglio! Resto a disposizione. Dott.ssa Roberta Maccarone
Capisco perfettamente quanto tu stia attraversando un momento difficile, e le tue preoccupazioni sono molto valide. L'ansia, i disturbi cardiaci e il dolore derivante dal lutto sono fattori che possono davvero sembrare opprimenti, e affrontarli senza una guida adeguata può rendere tutto ancora più difficile. È normale che ti senta in difficoltà e che tu stia cercando delle soluzioni per alleviare il dolore, sia emotivo che fisico.

Per quanto riguarda i farmaci, è comprensibile che tu abbia delle riserve, specialmente se hai paura degli effetti collaterali. Tuttavia, è importante ricordare che ogni persona reagisce in modo diverso ai farmaci, e quello che potrebbe non essere adatto a qualcuno, per te potrebbe essere più tollerabile. Il betabloccante che ti ha prescritto il cardiologo, ad esempio, potrebbe aiutarti a gestire le extrasistoli e la tachicardia, e quindi alleviare un po' di quella paura fisica che provi. Allo stesso tempo, la sertralina, che ti è stata consigliata dallo psichiatra, agisce sull'ansia, ma è vero che può avere effetti collaterali, tra cui quelli sessuali. È legittimo che tu voglia evitare questi effetti, soprattutto se senti che questa sfera della tua vita è importante per te.

Non credo che tu stia sbagliando nel voler trovare delle alternative. La tua paura è molto legittima, e il fatto che tu stia cercando di prendere una decisione consapevole sul tuo trattamento dimostra una grande attenzione verso te stessa. Detto questo, credo che possa essere utile provare a vedere il trattamento come un percorso e non come una soluzione definitiva. I farmaci, come la sertralina, potrebbero essere utili nel breve termine per aiutarti a gestire l'ansia, ma potrebbero anche essere affiancati da altre modalità di trattamento, come la terapia cognitivo-comportamentale, che ti aiuti a gestire l'ansia in modo più strutturato e senza rischi di effetti collaterali.

Il fatto che tu non voglia iniziare subito con la sertralina è comprensibile, e sarebbe importante che il tuo psicologo ti ascoltasse su questo punto e ti proponesse altre opzioni terapeutiche. Magari ci sono approcci non farmacologici che potrebbero darti sollievo: tecniche di rilassamento, meditazione, yoga, o altri strumenti psicologici per gestire l'ansia.

Riguardo al ricovero, capisco che ti senta sopraffatta e che tu abbia bisogno di un supporto più intensivo, ma forse sarebbe utile anche considerare un ricovero diurno o delle sedute di supporto psicologico più frequenti, così da avere un aiuto più immediato senza dover affrontare un ricovero completo.

La cosa più importante è che tu non debba affrontare tutto da sola. Cerca di parlare apertamente con il tuo psicologo e il tuo medico riguardo alle tue paure e alle tue preferenze. I professionisti sono lì per aiutarti a trovare il miglior percorso per te, e devono lavorare con te per garantire che tu ti senta al sicuro e ascoltata. Non sei sola in questo, e ci sono soluzioni da esplorare insieme.

Se ti senti come se fossi in un tunnel senza uscita, ricorda che la terapia e il supporto sono spesso un processo graduale, ma ogni passo che fai per prenderti cura di te è un passo verso la guarigione.
Dott.ssa Serena Baleani
Psicologo, Psicologo clinico
Loreto
Salve, credo che la sensazione che lei ha descritto "mi sento come in un tunnel senza uscita" possa essere superata se inizia ad agire in modo diverso rispetto a come ha fatto fino ad oggi, quindi prendendo i farmaci prescritti e seguendo quello che le dice il suo psicologo. A volte, per poter lavorare sulle proprie ansie e paure, è necessario ristabilire un certo equilibrio psichico e questo è possibile assumendo i farmaci. E' comprensibile la sua paura rispetto agli effetti collaterali che alcuni farmaci possono avere, ma continuare così non la fa vivere bene. Spero di esserle stata d'aiuto.
Dott. Vincenzo Capretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
l tuo malessere è reale e merita un supporto adeguato. Il cardiologo ha escluso cause organiche, quindi le extrasistoli sono probabilmente legate all’ansia. Il betabloccante può ridurre i sintomi fisici, ma non agisce sulle cause profonde, mentre la sertralina lavora sull’ansia nel lungo termine. La tua preoccupazione sugli effetti collaterali è legittima: discuterne con lo psichiatra può aiutarti a valutare alternative. Se il tuo psicologo ti mette pressione, potresti esprimere il disagio e richiedere un approccio più collaborativo, esplorando tecniche per gestire l’ansia. Il desiderio di ricovero nasce dal bisogno di sentirsi al sicuro, ma va valutato se sia davvero necessario. Se l’ansia compromette la tua vita quotidiana, un secondo parere potrebbe aiutarti a fare scelte più serene. Non sei in un tunnel senza uscita: con il giusto supporto puoi trovare un equilibrio. Un caro saluto. Dr. Vincenzo Capretto
Dott.ssa Arianna Corotti
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Firenze
Salve, perché non prende in esame l'ipotesi di iniziare una psicoterapia invece di assumere medicinali? Potrebbe trarne giovamento. Un saluto

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