Dopo quattro mesi di sertralina, in cui avevo beneficiato di relativa e forse solo apparente stabili

17 risposte
Dopo quattro mesi di sertralina, in cui avevo beneficiato di relativa e forse solo apparente stabilità, proprio ieri sera, inaspettatamente, ha rifatto capolino il dubbio (o il sospetto?) di poter diventare, o di essere già, psicotico, o di soffrire di un disturbo ancora non catalogato dai manuali psichiatrici: mi era caduto lo sguardo sul grosso armadio collocato di fronte al mio letto, nel buio, e ne ho avuto una paura quasi infantile; o meglio, ho avuto paura di averne paura, cioè di riconoscere nel suo aspetto una minaccia, un pericolo che razionalmente so che non esiste (anche se ho il timore che una parte di me non ne sia certa al cento per cento, per cui mi sento in obbligo di rassicurarla, di piegarla con le armi della dialettica). Ancora non ho capito come devo reagire di fronte all'insorgenza di pensieri simili: devo dire a me stesso che non hanno senso, appellandomi alla ragione? Devo fare finta di niente e aspettare che scivolino via come sono venuti? Devo assecondarli anziché combatterli, lasciando che sfoghino le assurde ipotesi che mi prospettano? Eppure mi sembra che nelle scorse settimane non facevo nulla di tutto ciò: semplicemente, erano i pensieri ad essersi eclissati, senza alcun mio merito...
Buongiorno e grazie di aver condiviso i suo vissuto con noi.
Dalle poche parole che ha espresso non si può fare una diagnosi , ma si evidenzia una grande sofferenza, a volte la paura fa più male delle conseguenze delle azioni .
Mi chiedo se oltre ad una terapia farmacologica abbia anche svolto una psicoterapia volta ad analizzare queste emozioni e percezioni negative e trovare una tecnica in grado di sconfiggerle.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento .
Cordialmente , Dott.ssa Laura Bova

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.

Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, grazie per la condivisione, oltre alla terapia farmacologica potrebbe prendere questo momento , invaso di paure e incertezze, come occasione per indagare il suo mondo interiore in un percorso psicoterapeutico, che gli permetterebbe di avere una valutazione più realistica del questo vissuto.
Resto a sua disposizione.
Un abbraccio
Salve.
E' probabile che il farmaco l'abbia fatta sentire per un lasso di tempo "protetto" da dubbi e da pensieri, forse fantasie, che lei ritiene estranei e scomodi. La nostra mente elabora in modi a volte insoliti dei vissuti un po' difficili da sopportare. Ma si tratta di elementi importanti per la psiche di chi li vive e hanno bisogno di essere analizzati e compresi per potersene finalmente liberare. In questo caso l'eclissarsi di questi pensieri avverrebbe CON suo merito.
Le consiglio di rivolgersi ad una persona competente.
Dr.ssa Antonella Sarachino
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Salve, La ringrazio per aver condiviso con noi il suo vissuto. Capisco quanto possa essere difficile e spaventoso affrontare situazioni del genere. Vorrei rassicurarla che non è solo: molte persone vivono pensieri simili nel loro percorso di guarigione.
È fondamentale riconoscere che i suoi sentimenti sono validi. Anche se razionalmente sa che non c'è nulla da temere, l'ansia e la paura possono comunque emergere. Accettare che questi sentimenti fanno parte della sua esperienza è un primo passo importante.
Spesso, cercare di combattere o reprimere i pensieri può aumentare la loro intensità. Provi invece ad accoglierli senza giudizio, immaginando di essere un osservatore dei propri pensieri senza necessariamente dover agire su di essi.
Parlare con uno psicologo o un terapeuta può essere di grande aiuto. Possono offrirle strumenti e strategie specifiche per gestire questi momenti di dubbio e paura, oltre ad aiutarla a comprenderne l'origine.
Il percorso verso la stabilità può avere alti e bassi, ed è del tutto normale. Continui a prendersi cura di sé stesso. Se avesse bisogno di supporto, sono disponibile sia in presenza che online.
Un caro saluto.
Dott. Gianluca Pignatelli
Ben trovato e complimenti per aver descritto in modo così lucido uno stato d'animo così complesso e doloroso.
Lei chiede quale strategia utilizzare per allontanare certi pensieri.
"Ancora non ho capito come devo reagire di fronte all'insorgenza di pensieri simili: devo dire a me stesso che non hanno senso, appellandomi alla ragione? Devo fare finta di niente e aspettare che scivolino via come sono venuti? Devo assecondarli anziché combatterli, lasciando che sfoghino le assurde ipotesi che mi prospettano?"
Posso dirle che le strategie che ha indicato sono tutte valide ciò è dimostrato che non sa scegliere quella migliore. Ma se il dubbio, in certi momenti e situazioni è logorante, scelga (tra quelle che ha indicato) quella meno costosa, vale a dire quella che le provoca meno stress.

Spero di esserle stato utile.
Giorgio Carnevale
Salve, comprendo la sua sofferenza ed il suo tormento. Come hanno evidenziato alcune risposte precedenti, a volte il farmaco è la risposta più immediata (anche se non semplice e scontata) ad un problema che riguarda non tanto il sintomo (ingravescente, come nel suo caso: ansia, ossessioni, fobie e, tra queste, quella di impazzire) quanto una parte della sua vita interiore che sembra essersi bloccata e che pertanto "chiede", attraverso i sintomi, di essere aiutata a sbloccarsi e a crescere. Spero, pur nella difficile situazione del momento, che Lei riesca a trovare la forza di farsi aiutare da persone competenti. Resto a disposizione per qualunque ulteriore sua richiesta e la saluto. Dott. Antonio De Stefano
Buongiorno,
In generale i pensieri intrusivi non possono essere prevenuti oppure cacciati via a comando, al contrario più ci sforziamo di non pensarci e più si rafforzano. Quello che possiamo fare è accettarli come dei prodotti della nostra mente. La nostra mente "fa il suo lavoro", crea pensieri ed immagini a prescindere dalla ostra volontà e dal nostro controllo. L'accettazione dei pensieri per quello che sono può aiutare a diminuire la carica emotiva. Detto questo, dietro ogni sintomo c'è un malessere ed un significato profondo che per essere indagato necessità di un aiuto professionale. Io mi sto domandando come Lei stia, in che periodo di vita si trova attualmente, come sono stati questi quattro mesi per lei, e i mesi precedenti (..) le consiglio un percorso di psicoterapia per dare un senso alle sue ansie e alle sue paure
Buonasera. Da quello che racconta, il Suo corpo sta dando dei segnali di rifiuto. Si sta difendendo da una cosa che a Lei non è ancora consapevole. Una terapia che collega le Sue emozioni con le Sue sensazioni e le Sue immagini Le può dare una risposta alla domanda, cosa La turba veramente.
Le auguro di trovare la risposta e la Sua serenità.
Cordialmente
Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
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Buongiorno, dalle sue parole si capisce la sua sofferenza , ma anche la sua capacità di guardarsi dentro e trovare le parole giuste per esprimere i suoi vissuti. Potrebbe, se non l' ha già fatto, prendere in considerazione l' idea di intraprendere un percorso di psicoterapia da affiancare alla terapia farmacologica, per aiutarla a elaborare i suoi vissuti e a scegliere le strategie migliori per affrontarli. Le auguro un buon percorso di consapevolezza. Un caro saluto! Dott.ssa Marialba Conticello
Salve, le consiglio di intraprendere un percorso di psicoterapia che potrebbe aiutarla a capire se questi sintomi siano indice di qualcosa che non va nel profondo, dato che da quanto scrive non si capisce se le sue paure rientrino nella normalità o siano scatenate da vissuti inconsci da elaborare . Un saluto
Capisco che stai attraversando un periodo di incertezza e ansia. Da una prospettiva interazionista, i tuoi sentimenti e pensieri non sono né giusti né sbagliati, ma rappresentano la tua esperienza attuale. Invece di cercare di combattere o ignorare questi pensieri, potrebbe essere utile accoglierli e esplorarli. Questo non significa che tu debba accettarli come verità, ma piuttosto riconoscerli come parte della tua esperienza attuale. Parlarne con un professionista della salute mentale può aiutarti a navigare in questi momenti difficili e a trovare strategie per gestire l’ansia e l’incertezza.

Cordiali saluti, Dr. Marco Di Campli
Buonasera. Viene seguito da uno psicoterapeuta oltre che da uno psichiatra?
L'avere "paura di aver paura" è una meta-preoccupazione che deriva da meta-credenze che abbiamo creato nella mente. In poche parole, può interpretare o valutare pensieri, sensazioni o immagini negativamente, in base a sue convinzioni di base. Ciò può anche essere legato a delle esperienze traumatiche o eventi critici che ha passato: può esservi uno stimolo (esterno, come l'armadio o interno, come un'immagine mentale o interno, come un pensiero o un'emozione) che attiva delle memorie legate al trauma, memorie passate ma che rivive e a cui reagisce con la stessa intensità di allora, anche se questo stimolo ora, nel presente, non è pericoloso come ai tempi. Ciò è un processo quasi sempre inconsapevole. Bisognerebbe comprendere le parti di sè che si attivano in questi momenti e no, non combatterle o evitarle o assecondarle, ma cercando di osservarle come uno "spettatore distaccato", con consapevolezza, parlando con esse e non fondendosici. I pensieri, per quanto verosimili possano sembrare, non corrispondono comunque alla realtà. Le consiglio comunque l'intervento di uno specialista per andare più a fondo e capire meglio come aiutarla a stare meglio. Resto pertanto a sua disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lo Re
Psicologa Psicoterapeuta
Torino e Asti
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Gentilissimo Utente,
riesco ad immaginare la sofferenza che stia attraversando, e vorrei condividere con Lei qualche riflessione in merito. Lei dice che sta assumendo da quattro mesi sertralina, ma da quanto scrive in seguito non mi sembra le sia stata fatta una restituzione puntuale ed accurata della diagnosi (ipotizzata) alla base della prescrizione della sertralina stessa. Dalle sue parole sembra trasparire che non le sia stata comunicata un'ipotesi diagnostica precisa e lei sembra soffrire di questa incertezza, di questa poca chiarezza, quindi mi chiedo se lo/la Specialista che ha prescritto la sertralina abbia fatto un accurato approfondimento diagnostico condividendo poi con Lei le sue conclusioni. Non ritengo possa essere utile dare consigli senza avere ben chiaro il quadro diagnostico che connota il suo malessere, quindi il suggerimento che mi sento di darLe è di rivolgersi ad un* Professionista a cui descrivere approfonditamente le sue difficoltà e richiedere un parere serio e ragionato circa la loro natura.
Le faccio i miei migliori auguri
Un caro saluto
Mauro Fadda
Buongiorno, innanzitutto deve segnalare la questione che ha posto al medico che la sta seguendo. Le terapie farmacologiche andrebbero coadiuvate da una Psicoterapia. Se è seguito da un collega deve segnalarlo anche a lui ed all'interno del contesto terapeutico reperire il significato di questo episodio. Il fenomeno di cui parla potrebbe essere una dispercezione ma anche l'esito di uno stato d'ansia acuto. Non stia lì a cercare di farsi una diagnosi da solo perchè è estremamente pericoloso. Le informazioni che ci fornisce sono poche per poter fare delle ipotesi valide: potrebbe trattarsi di una suggestione o di un effetto paradosso ma le consiglio di parlarne con il medico.
Salve, gli elementi che fornisce sono specifici ma troppo pochi per poter avere un quadro chiaro, però le consiglierei, se non lo ha già fatto, di cominciare un percorso di psicoterapia che possa aiutarla ad esplorare ed elaborare le questioni che stanno alla base delle sue paure, i farmaci possono aiutare ma non sono magici, occorre che lei sia parte attiva nel processo di risoluzione delle questioni che i suoi sintomi mettono in evidenza. Saluti Dott.ssa Francesca Carfora
Salve, la invito a riflettere sul fatto che le problematiche non si curano solo mediante il farmaco ma anche attraverso lintraprendere un percorso di psicoterapia. Non parliamo solo dell’uso della dialettica ma anche di elaborazione e trasformazione del pensiero disfunzionale in un pensiero con maggiore capacità adattiva.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli

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