Come si impara a parlare di quei vissuti dolorosi, intimi, personali con uno psicoterapeuta? Esist

20 risposte
Come si impara a parlare di quei vissuti dolorosi, intimi, personali con uno psicoterapeuta?
Esiste un modo semplice per riuscire a non farsi bloccare dalla paura e dalla vergogna?
È come se queste parole restassero bloccate sulla punta della lingua, io vorrei tanto poterne parlare ma non riesco, e una volta finita la seduta, ritorno a casa con la rabbia e il senso di colpa per non essere riuscita...

È un problema mio, con l'attuale terapeuta mi trovo bene, riesce a mettermi a mio agio, mi fido di lui, sono riuscita a parlargli di quasi tutto, ma non riesco ad approfondire quegli episodi, esperienze negative...
Vado in terapia da più di un anno, ho raggiunto vari obiettivi.
Ripeto il problema sono io, questa sorta di "blocco" lo avrei con qualsiasi altro psicoterapeuta, nonostante io sia consapevole dell'esistenza del segreto professionale.

Cosa mi potrebbe aiutare?
Gentile Signora, deve convincersi che non è lì per essere giudicata, ma che lo psicoterapeuta è al suo servizio: perché investire tempo, denaro e risorse emotive per non essere soddisfatti e, soprattutto, tornare a stare meglio? Stampi e gli porti questa sua richiesta che è riuscita a fare grazie all'anonimato e parta da lì per aprire il suo cuore.
Cordialità.
Paola Scalco

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Buongiorno. Forse varrebbe la pena di indagare, con l'aiuto del terapeuta, questa sua difficoltà nel raccontare gli episodi a cui accenna, più che gli episodi stessi. Qual è la sua preoccupazione?

Un caro saluto,

mg
Gentile utente, la sua è una condizione piuttosto solita che nasce da solidi e reconditi meccanismi di difesa spesso resistenti anche al setting psicoterapico. Potrebbe, così come ha fatto in questa sede, trovare il modo di comunicare, avvalendosi di un canale diverso da quello verbale e concordandolo col suo terapeuta. Sicuramente sarà ascoltata e troverà un morbido cuscino su cui cadere. Cordialità.
Buonasera,
credo che in questo momento, più importante del parlare di quei temi, possa essere il parlare del blocco che sente. Insieme al suo terapeuta potrete esplorare cosa la frena e cosa immagina che succederebbe se ne parlasse. A volte parlare di alcune cose le rende più reali ai nostri occhi, a volte temiamo di incrinare la nostra immagine agli occhi dell'altro o abbiamo paura di poter essere fraintesi o giudicati. La terapia è un luogo in ci poter condividere e comprendere questi timori e in cui potersi dare il tempo necessario per arrivare a parlare di ciò che ci è più difficile. Sono certa che il suo terapeuta saprà accoglierla e prendersi cura del suo "blocco".
Anch'io propendo per vedere insieme al suo terapeuta come è quando prova disagio e vergogna e se esiste timore di giudizio o altro significato che lei da agli eventi di vita. Rimango a disposizione comunque. LB
Cara, come già scritto dai miei colleghi, ne parli col suo terapeuta. Si permetta di parlare con lui di questa sua difficoltà e di chiedergli aiuto ad esplorare questo blocco, non deve farlo da sola, approfitti della vostra relazione per farsi aiutare. Si può lavorare molto sul blocco ancora prima di parlare di quello che c'è sotto. La paura e la vergogna hanno un senso e hanno un valore protettivo. Non vanno eliminate, vanno lavorate. La prossima volta che andrà da lui gli parli di questo. Insieme troverete la strada. Un caro saluto
Gentile utente probabilmente lei è molto severa con se stessa. In questo anno di terapia scrive che è riuscita ad affidarsi al terapeuta, a lavorare su alcuni aspetti e a raggiungere alcuni obiettivi. Probabilmente necessita di altro tempo per parlare di alcune cose. Si chieda se l’urgenza che sente forse non sia proprio quello che la blocca. Provi prima ad accettare questa sua difficoltà e poi forse, anche attraverso altri canali , riuscirà a parlarne e a lavorarci con il suo terapeuta.
Un caro saluto dott.ssa Anna Tomaciello
Penso anche io che sia importante parlare di questo blocco con il suo terapeuta. Analizzare quello che accade nella relazione terapeutica è importantissimo per superare le difficoltà che si hanno in tutte le relazioni.
Buonasera, la sicurezza di questa relazione terapeutica può permetterle di affrontare questo tema delicato del potersi raccontare. Provi ad aprire questo discorso proprio facendo leva sulle sue paure, semmai senza entrare nello specifico degli argomenti. Potrebbe scoprire un’accoglienza che le permetterà di attraversare anche queste difficili porte. Un caro saluto Dott.ssa Elisa Galantini
Buonasera! Non credo che dipenda dal terapeuta perché in questo caso lei ha scritto che nutre fiducia nei suoi confronti, ha raggiunto alcuni obiettivi terapeutici...Penso però che dietro alle sue parole ci sia una sua difficoltà, forse la vergogna di qualcosa accaduto? Vado a sensazione...ma al di là della motivazione che la blocca, credo che sia un punto cruciale per lei e che occorra discuterne con il dottore che la segue. Vedrà che esplicitare semplicemente la sua difficoltà a parlare la aiuterà molto e sono sicura che riuscirà a dire quello che auto censura.
Saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera, è una condizione che spesso si presenta in terapia. Quello che le consiglio è di porre lo stesso al suo terapeuta. Per due motivi: primo motivo lei avrà la possibilità di fare una sua analisi sui motivi per cui è bloccata. Il secondo motivo per il terapeuta sarà l'occasione di suggerirle modalità alternative per farla sentire accolta, compresa e non giudicata. Un caro saluto Barbara Montagnini
Buonasera, non dovrebbe colpevolizzarsi xchè dopo più di un anno non riesce a raccontare degli episodi della sua vita, nonostante lei si trovi bene con il suo psicoterapeuta. Ognuno di noi ha dei tempi diversi, per sentirsi pronto a raccontare dei fatti importanti della nostra vita, che magari avevamo nascosto nel nostro inconscio e che pensavamo di aver dimenticato. Vedrà che pian piano acquisterà sempre più fiducia nei confronti del suo terapeuta e lei percepirà di potersi fidare ed affidargli ciò che lei custodisce con tanta cura dentro di sè, e sicuramente l'aiuterà a superare ed elaborare ciò che tiene segreto, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli.
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Gentile Sig.ra,
già è importante che abbia la consapevolezza di questo blocco...come lei ha compreso non riguarda tanto l altro (con cui tra l'latro si trova bene) ma forse una accettazione di parti di Sè che sono difficili da condividere se prima non li abbiamo accettati in noi. Si dia tempo , dentro una relazione di fiducia potrà sicuramente "imparare" che non ci sono parti di noi "incomunicabili" ma solo umane.
Buona fortuna.

Dott.ssa Isabella Uguccioni
Gentile utente, ciò che racconta capita spesso perché ha ragione:non è facile parlare di sé in modo profondo! Credo che ci siano due elementi importanti da tenere in considerazione. Il primo e più importante è confrontarsi con il suo terapeuta dicendo ciò che ha scritto qui e insieme a lui lavorerete proprio su questo affinché lei possa sentirsi totalmente libera di dire tutto ciò che le passa per la mente. Quello è il suo spazio e solo suo, deve sentirsi si a suo agio, ma anche libera di essere sé stessa a 360 gradi. Il secondo elemento è il tempo, ognuno di noi riuscirà a parlare di alcuni aspetti o a raccontare alcuni eventi in un momento diverso, ognuno ha il suo tempo. Pensi che proprio ieri una mia paziente, che seguo da 1 anno e mezzo, è riuscita a parlare di due argomenti importantissimi che non aveva mai toccato prima!!
Buone cose,
Dott.ssa Federica Leonardi
Buongiorno,
Attenzione all’etichetta “sono io il problema”. Pensare questa cosa potrebbe essere un limite, un blocco. Di fatto è riuscita (scrivendo) a dare un minimo forma alla sua esperienza interiore. E va bene cosi.
Sono d’accordo con i colleghi che le consigliano di portare la sua riflessione e domanda al suo terapeuta. Certamente qualcosa di nuovo accadrà.
Buona giornata
Gentile Utente,
vorrebbe liberarsi della sofferenza, ma nell'atto di farlo sente incombente il giudizio, e questo la porta a fare un passo indietro. E' comprensibile. Vede che il suo terapeuta c'è e le è complice, ma qualcosa le fa comunque sentire di essere sotto la lente di ingrandimento. Quando questo accade, significa che sentirsi addosso uno sguardo critico è un'esperienza che fa parte della sua storia, ed anche se vede il terapeuta in realtà sta parlando con il personaggio che nella sua storia ha incarnato questo giudizio critico. E' uno schema attivo nella relazione con il suo terapeuta, e dovete farne oggetto di riflessione congiunta. Si confidi con lui, esponga questo blocco che sente, sarà una preziosa risorsa per il vostro lavoro. Un caro augurio di buona fortuna
Gentile utente, una delle prime strategie che utilizzo in psicoterapia è quella che io chiamo "clausole di sicurezza" Esse sono principalmente due: A) quando affiora una Parte portatrice di dolore insopportabile, il Paziente ha il diritto/dovere di esprimere un segnale di STOP. Ciò gli permetterà di rifiatare e di decidere come proseguire. B) qualora emergesse del materiale di cui una Parte si vergogna, il Paziente può procedere con una elaborazione guidata in cui il contenuto riamane oscuro al Terapeuta. Personalmente non ho bisogno di sapere tutto per aiutare l'elaborazione di materiale traumatico. A suo tempo, quando la relazione terapeutica sarà più che solida e se proprio lo ritenesse utile, il paziente potrà condividere il materiale su cui ha lavorato. Prima, però, è necessario rispettare i meccanismi di blocco e la loro funzione. Criticarsi troppo lascia il tempo che trova e serve a consolidare il processo di autodifesa. Cordialmente.
Se non ne vuole parlare non deve forzarsi, però le sarebbe utile parlare di questo col suo terapeuta. Perché il professionista è al suo servizio e non dare giudizi fa parte della ns professionalità e anche perché potreste ragionare insieme di questo suo pudore. Le sarebbe molto utile. Un caro saluto. Dr.ssa Daniela Benvenuti
Gentile utente, la cosa migliore che lei possa fare è parlare di questo blocco con il suo terapeuta. Un caro saluto


Gentile utente, il “blocco” non è un nemico o un problema. È una parte di sé, un suo modo di essere, che le ha permesso di “sopravvivere” sino ad oggi. Va rispettato assolutamente. … Pur tuttavia oggi lei oggi comincia a sentire il bisogno di andare oltre, … ma c’è questa parte di sé che vuole continuare a difenderla, che ancora è titubante rispetto alla condivisione di certe esperienze. Penso in questo momento, potrebbe esserle utile parlare ed esplorare con il suo terapeuta questa parte di sé, che blocca e difende. Le esperienze poi che “il blocco” vuole difendere, le condividerà quando lei sentirà che è arrivato il momento opportuno.
Un caro saluto.

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