Come avere ancora fiducia in un nuovo psicologo e nella psicoterapia dopo essere stata abbandonata d
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Come avere ancora fiducia in un nuovo psicologo e nella psicoterapia dopo essere stata abbandonata dal proprio psicologo?
Gentili dottori, vi scrivo perché ho bisogno di chiarire dei dubbi e capire come affrontare ciò che mi è successo, soprattutto a livello emotivo.
Ho iniziato a fare terapia 5 anni fa perché vedevo che le mie relazioni non erano serene, ma soprattutto a non essere serena ero io che provavo un senso di vuoto costante. Mi sono recata presso un centro in cui ho ci sono stati i primi due colloqui di orientamento psicologico e poi mi è stata assegnata la terapeuta che secondo loro era più adatta alla mia situazione. Per i primi due anni il setting terapeutico in presenza è stato rispettato, poi la terapia è stata spostata on line per il lockdown. On line ci sono sempre stati grossi problemi di connessione che mi hanno causato molto stress perché le sedute erano interrotte dopo mezz'ora e si faceva fatica a riavere subito la connessione. Anche se la terapeuta mi ha sempre detto che non era molto convinta della terapia on line, ad un certo punto, per sue esigenze personali, ha spostato tutta la terapia con me on line, trascinandosi sempre gli stessi problemi di connessione. Siamo andati avanti per due anni in presenza e due anni on line. L'anno scorso al quinto anno di terapia mi è stato spostato l'orario della seduta dal pomeriggio al mattino, sempre per esigenze della terapeuta che stava potenziando la sua attività economica nel privato. A settembre del 2022 il mio orario del mattino come insegnante non era più disponibile, come detto alla terapeuta e al centro al quale avevo già dato 5 anni fa unica disponibilità nel pomeriggio. Alla fine mi sono state tagliate le sedute da 4 al mese ad una o due al mese facendomi passare nel suo studio privato e dicendomi che questa era l'unica opportunità. Ne ho ricavato uno stress enorme. Alla fine di tutto ha chiuso la terapia via mail con 4 righe e scaricando la colpa su di me.
Quando ho iniziato la terapia, sono stata guidata dopo due anni nello scoprire di aver subito degli abusi in famiglia che avevo rimosso. Ho scoperto che ero in dipendenza affettiva e che avevo avuto delle conseguenze a livello di personalità oltre ad un disturbo da stress post traumatico. La scoperta, fatta in lockdown, mi ha scioccata e mandata in panico oltre ad essere impaurita se non terrorizzata non solo dagli eventi ma dalle stesse emozioni che non sapevo e non so sentire o gestire. Traumi che non ricordavo sono arrivati tutti in un colpo. In base ai trigger ho fatto scelte che non rifarei. Avevo paura di me stessa. Non so se sia stato un deficit della mia terapeuta o dell'indirizzo dell'analisi transazionale, ma non sono riuscita a gestire la parte emotiva dei traumi, avendo rimosso tutta la mia infanzia fino agli 11/12 anni e mantenuto solo ricordi a sprazzi. Quando è stato scoperchiato il vaso di Pandora il contraccolpo è stato così potente da sentire che la mia realtà era spezzata in due. Intellettualizzavo le emozioni ma non sapevo sentirle o gestirle tutte in una volta e così all'improvviso. La consapevolezza mi ha portata a tagliare le poche relazioni che avevo perché disfunzionali, ma non a crearne di nuove perché la mia incapacità nel digerire i traumi mi ha fatta richiudere nella mia gabbia. Vivo in una modalità di sopravvivenza da sempre e non sapevo come mollarla. Non riesco a lasciar andare il passato, ho iniziato ad avere attacchi di panico di cui non ho mai sofferto. Mi ammalo in continuazione da vari anni, ma la situazione è peggiorata e sono in lista per dei controlli. La mia vita è un continuo susseguirsi di visite mediche. In terapia ho sempre fatto presente che non riuscivo a stare nel qui e ora perché quella parte traumatica per me era ingestibile, non sapevo quali strumenti usare. Anzi chiedevo sempre aiuto in terapia esprimendo le mie paure. Dalla terapia mi arrivava sempre una richiesta di stare nel qui e ora, ma siccome la mia gestione emotiva è nulla la parte traumatica l'ha fatta da padrona. Sono sempre stata invitata a mantenere un rapporto con la famiglia, ma ciò ha causato in me il dover subire altri abusi perché i miei non rispettano i confini che gli metto e si sono accumulati altro odio e rabbia. La mia è una famiglia invischiante, anche se a distanza richiede e pretende favori o soldi, perché avendomi fatta nascere io devo restituire quanto ricevuto. Non sentendomi capita in terapia su questi passaggi per cui mi sentivo spinta verso cose per le quali non ero emotivamente pronta, come nuove conoscenze o lasciar andare il passato, mi sono trovata ad essere più chiusa rispetto alla terapia, che non seguiva il mio ritmo emotivo ma andava col suo. Io vorrei avere la maturità di un adulto ma so bene di essere ancora un'adoscente arrabbiata. Quando ho mostrato queste emozioni la mia psicologa mi ha tagliata fuori dalla terapia. Io ero dipendente dalla mia terapeuta perché ad un certo punto facevo le cose per farle piacere e non perché ci credessi. Quindi da un lato ero ostile perché emotivamente non pronta e dall'altro dipendente. Questa situazione mi ha lasciato un enorme trauma e non so se ho ancora la volontà di seguire un percorso psicologico e quale sarebbe il più adatto. Forse è meglio chiuderla qua e accettare che è andata così e che non tutte le cose si possono fare. Forse a me le relazioni o la serenità sono precluse. Se anche la mia psicologa mi ha mollata come i miei genitori appena non ho mostrato le emozioni che voleva, come si fa a rischiare ancora? Da ragazza sono stata da uno psicoterapeuta che mi ha mollata dopo avermi imbottita di psicofarmaci. Lo ha fatto quando ha visto che non riusciva a gestire la mia parte emotiva. Questa situazione mi ha traumatizzata tantissimo e mi sento di aver buttato 5 anni della mia vita. Al di là delle divergenze di opinioni o di incapacità da parte mia nell'aderire del tutto ai passi della terapia non ho mai mollato il colpo o la fiducia. Adesso mi sembra di aver solo sprecato i miei sforzi. Avrei solo voluto esser guidata verso un altro terapeuta eventualmente in maniera delicata e non come mi veniva sbattuto in faccia a bruciapelo, attivando la mia ferita di abbandono. Ho sempre seguito con regolarità le sedute. L'ultima sono stata costretta a farla con un blocco alla schiena e poca lucidità, in altre occasioni con febbre o mal di gola perché ero "invitata" ad esserci sempre e comunque come simbolo del mio interesse e impegno. Questo trattamento mi ha segnata nel profondo e non so come superarlo e affidarmi ancora ad un nuovo terapeuta.
Gentili dottori, vi scrivo perché ho bisogno di chiarire dei dubbi e capire come affrontare ciò che mi è successo, soprattutto a livello emotivo.
Ho iniziato a fare terapia 5 anni fa perché vedevo che le mie relazioni non erano serene, ma soprattutto a non essere serena ero io che provavo un senso di vuoto costante. Mi sono recata presso un centro in cui ho ci sono stati i primi due colloqui di orientamento psicologico e poi mi è stata assegnata la terapeuta che secondo loro era più adatta alla mia situazione. Per i primi due anni il setting terapeutico in presenza è stato rispettato, poi la terapia è stata spostata on line per il lockdown. On line ci sono sempre stati grossi problemi di connessione che mi hanno causato molto stress perché le sedute erano interrotte dopo mezz'ora e si faceva fatica a riavere subito la connessione. Anche se la terapeuta mi ha sempre detto che non era molto convinta della terapia on line, ad un certo punto, per sue esigenze personali, ha spostato tutta la terapia con me on line, trascinandosi sempre gli stessi problemi di connessione. Siamo andati avanti per due anni in presenza e due anni on line. L'anno scorso al quinto anno di terapia mi è stato spostato l'orario della seduta dal pomeriggio al mattino, sempre per esigenze della terapeuta che stava potenziando la sua attività economica nel privato. A settembre del 2022 il mio orario del mattino come insegnante non era più disponibile, come detto alla terapeuta e al centro al quale avevo già dato 5 anni fa unica disponibilità nel pomeriggio. Alla fine mi sono state tagliate le sedute da 4 al mese ad una o due al mese facendomi passare nel suo studio privato e dicendomi che questa era l'unica opportunità. Ne ho ricavato uno stress enorme. Alla fine di tutto ha chiuso la terapia via mail con 4 righe e scaricando la colpa su di me.
Quando ho iniziato la terapia, sono stata guidata dopo due anni nello scoprire di aver subito degli abusi in famiglia che avevo rimosso. Ho scoperto che ero in dipendenza affettiva e che avevo avuto delle conseguenze a livello di personalità oltre ad un disturbo da stress post traumatico. La scoperta, fatta in lockdown, mi ha scioccata e mandata in panico oltre ad essere impaurita se non terrorizzata non solo dagli eventi ma dalle stesse emozioni che non sapevo e non so sentire o gestire. Traumi che non ricordavo sono arrivati tutti in un colpo. In base ai trigger ho fatto scelte che non rifarei. Avevo paura di me stessa. Non so se sia stato un deficit della mia terapeuta o dell'indirizzo dell'analisi transazionale, ma non sono riuscita a gestire la parte emotiva dei traumi, avendo rimosso tutta la mia infanzia fino agli 11/12 anni e mantenuto solo ricordi a sprazzi. Quando è stato scoperchiato il vaso di Pandora il contraccolpo è stato così potente da sentire che la mia realtà era spezzata in due. Intellettualizzavo le emozioni ma non sapevo sentirle o gestirle tutte in una volta e così all'improvviso. La consapevolezza mi ha portata a tagliare le poche relazioni che avevo perché disfunzionali, ma non a crearne di nuove perché la mia incapacità nel digerire i traumi mi ha fatta richiudere nella mia gabbia. Vivo in una modalità di sopravvivenza da sempre e non sapevo come mollarla. Non riesco a lasciar andare il passato, ho iniziato ad avere attacchi di panico di cui non ho mai sofferto. Mi ammalo in continuazione da vari anni, ma la situazione è peggiorata e sono in lista per dei controlli. La mia vita è un continuo susseguirsi di visite mediche. In terapia ho sempre fatto presente che non riuscivo a stare nel qui e ora perché quella parte traumatica per me era ingestibile, non sapevo quali strumenti usare. Anzi chiedevo sempre aiuto in terapia esprimendo le mie paure. Dalla terapia mi arrivava sempre una richiesta di stare nel qui e ora, ma siccome la mia gestione emotiva è nulla la parte traumatica l'ha fatta da padrona. Sono sempre stata invitata a mantenere un rapporto con la famiglia, ma ciò ha causato in me il dover subire altri abusi perché i miei non rispettano i confini che gli metto e si sono accumulati altro odio e rabbia. La mia è una famiglia invischiante, anche se a distanza richiede e pretende favori o soldi, perché avendomi fatta nascere io devo restituire quanto ricevuto. Non sentendomi capita in terapia su questi passaggi per cui mi sentivo spinta verso cose per le quali non ero emotivamente pronta, come nuove conoscenze o lasciar andare il passato, mi sono trovata ad essere più chiusa rispetto alla terapia, che non seguiva il mio ritmo emotivo ma andava col suo. Io vorrei avere la maturità di un adulto ma so bene di essere ancora un'adoscente arrabbiata. Quando ho mostrato queste emozioni la mia psicologa mi ha tagliata fuori dalla terapia. Io ero dipendente dalla mia terapeuta perché ad un certo punto facevo le cose per farle piacere e non perché ci credessi. Quindi da un lato ero ostile perché emotivamente non pronta e dall'altro dipendente. Questa situazione mi ha lasciato un enorme trauma e non so se ho ancora la volontà di seguire un percorso psicologico e quale sarebbe il più adatto. Forse è meglio chiuderla qua e accettare che è andata così e che non tutte le cose si possono fare. Forse a me le relazioni o la serenità sono precluse. Se anche la mia psicologa mi ha mollata come i miei genitori appena non ho mostrato le emozioni che voleva, come si fa a rischiare ancora? Da ragazza sono stata da uno psicoterapeuta che mi ha mollata dopo avermi imbottita di psicofarmaci. Lo ha fatto quando ha visto che non riusciva a gestire la mia parte emotiva. Questa situazione mi ha traumatizzata tantissimo e mi sento di aver buttato 5 anni della mia vita. Al di là delle divergenze di opinioni o di incapacità da parte mia nell'aderire del tutto ai passi della terapia non ho mai mollato il colpo o la fiducia. Adesso mi sembra di aver solo sprecato i miei sforzi. Avrei solo voluto esser guidata verso un altro terapeuta eventualmente in maniera delicata e non come mi veniva sbattuto in faccia a bruciapelo, attivando la mia ferita di abbandono. Ho sempre seguito con regolarità le sedute. L'ultima sono stata costretta a farla con un blocco alla schiena e poca lucidità, in altre occasioni con febbre o mal di gola perché ero "invitata" ad esserci sempre e comunque come simbolo del mio interesse e impegno. Questo trattamento mi ha segnata nel profondo e non so come superarlo e affidarmi ancora ad un nuovo terapeuta.
Gentilissima,
grazie per aver condiviso con noi la sua storia.
Ha scritto molte cose. Innanzitutto credo sia importante chiarire la sua richiesta. Mi pare che, nonostante la sua esperienza, lei voglia ancora uno spazio terapeutico e che, nonostante tutto, richieda il supporto di un professionista. Certamente le sedute online non sono per tutti e per esperienza, i percorsi negli sportelli d'ascolto o in centri convenzionati, è sempre più difficile che in privato dove certamente c'è più flessibilità.
Inoltre, mi pare di capire che l'abbandono sia un tema molto delicato per lei considerata la sua storia. Può essere che tale sentimento si attivi in modo molto forte e senza il suo controllo.
Infine, il primo terapeuta se le ha prescritto dei farmaci era certamente un medico. Si può essere Psichiatri e Psicoterapeuti ma il profilo professionale è differente.
Sicuramente non è facile affidarsi ad uno specialista, ma credo che la difficoltà maggiore arrivi dall'esperienza orribile che ha provato nella sua infanzia. Il fatto che ci abbia scritto sicuramente è prova che ha necessità di un confronto e di un appoggio, perciò la invito a contattare uno specialista vicino alla sua abitazione, se non vuole ripetere l'esperienza delle sedute online e di ripartire proprio da come ha vissuto l'esperienza della terapia. Come stiamo in seduta e come interagiamo con il/la Terapeuta dice moltissimo su di noi e sulle nostre difficoltà.
Un caro saluto
D.ssa Simona Torrente - Psicologa e Psicoterapeuta - Torino
grazie per aver condiviso con noi la sua storia.
Ha scritto molte cose. Innanzitutto credo sia importante chiarire la sua richiesta. Mi pare che, nonostante la sua esperienza, lei voglia ancora uno spazio terapeutico e che, nonostante tutto, richieda il supporto di un professionista. Certamente le sedute online non sono per tutti e per esperienza, i percorsi negli sportelli d'ascolto o in centri convenzionati, è sempre più difficile che in privato dove certamente c'è più flessibilità.
Inoltre, mi pare di capire che l'abbandono sia un tema molto delicato per lei considerata la sua storia. Può essere che tale sentimento si attivi in modo molto forte e senza il suo controllo.
Infine, il primo terapeuta se le ha prescritto dei farmaci era certamente un medico. Si può essere Psichiatri e Psicoterapeuti ma il profilo professionale è differente.
Sicuramente non è facile affidarsi ad uno specialista, ma credo che la difficoltà maggiore arrivi dall'esperienza orribile che ha provato nella sua infanzia. Il fatto che ci abbia scritto sicuramente è prova che ha necessità di un confronto e di un appoggio, perciò la invito a contattare uno specialista vicino alla sua abitazione, se non vuole ripetere l'esperienza delle sedute online e di ripartire proprio da come ha vissuto l'esperienza della terapia. Come stiamo in seduta e come interagiamo con il/la Terapeuta dice moltissimo su di noi e sulle nostre difficoltà.
Un caro saluto
D.ssa Simona Torrente - Psicologa e Psicoterapeuta - Torino
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Buonasera, mi spiace molto sia per i vissuti traumatici che caratterizzano la sua storia di vita che per l'altrettanto traumatica esperienza terapeutica che ha dovuto affrontare. Ritengo tuttavia che per lei possa essere davvero importante riprendere un percorso. Mi rendo disponibile ad aiutarla. Un caro saluto
Salve, il terapeuta ha rispetto al suo paziente un potere enorme, non tutti i terapeuti lo utilizzano a favore del paziente.
Un abbraccio
Un abbraccio
Buonasera. Credo che per affrontare i dubbi, i sentimenti di sfiducia e tutti gli altri vissuti che ha sperimentato nell'esperienza terapeutica che ha condiviso, una possibilità importante possa essere quella di rivolgersi nuovamente ad un/a professionista, permettendosi uno spazio personale attraverso il quale poter dar voce ed esplorare maggiormente il significato che ha avuto per lei l'esperienza terapeutica vissuta, con l'obiettivo di apprendere da questa, nonostante la delusione e tutti gli altri vissuti spiacevoli che ha generato in lei, e poter pianificare un nuovo percorso terapeutico che possa esserle d'aiuto nella promozione del proprio benessere e della propria salute. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Salve, mi ha davvero colpita la sua intensa storia terapeutica. Il processo terapeutico può essere lungo, complesso e a volte "tortuoso", proprio come accade in ogni relazione intima! Se sente di aver ancora bisogno di una guida può provare con un altro terapeuta a "ri-leggere" il suo precedente percorso terapeutico perchè probabilmente dentro di lei questo processo ha lasciato ancora qualcosa di informe da mettere a fuoco meglio!
In bocca al lupo!
Dott.ssa Baiardo Bruni Samantha
In bocca al lupo!
Dott.ssa Baiardo Bruni Samantha
Gentile Utente, questa chiusura brusca della terapia è probabile sia stata un trigger che ha riportato a galla abbandoni e rifiuti antichi, come lei ha ben espresso. Mi chiedo se questa situazione più che spiacevole non possa essere presa come un'opportunità per cambiare qualcosa nella sua vita, in primis per superare la dipendenza affettiva attraverso un nuovo percorso psicoterapeutico dove il/la terapeuta non colluda con il suo bisogno di dipendenza. Un augurio in tal senso.
Dott.ssa Marina Bonadeni
Dott.ssa Marina Bonadeni
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Gentile utente di mio dottore,
grazie per la condivisone della sua storia. E' molto toccante quanto le accaduto, e capisco si senta sconfortata all'idea di iniziare un nuovo percorsi di psicoterapia. E' molto probabile che la collega ad un certo punto del percorso abbia cambiato le proprie esigenze personali o abitudini di vita, questo può succedere. Credo che quello che le abbia fatto più male sia stata una scarsa definizione di questi aspetti. Si prenda del tempo, non deve per forza iniziare subito un percorso di psicoterapia; magari più in la troverà un nuovo specialista con cui ripartire e affrontare quanto non affrontato sino ad ora.
In bocca al lupo per tutto!!
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
grazie per la condivisone della sua storia. E' molto toccante quanto le accaduto, e capisco si senta sconfortata all'idea di iniziare un nuovo percorsi di psicoterapia. E' molto probabile che la collega ad un certo punto del percorso abbia cambiato le proprie esigenze personali o abitudini di vita, questo può succedere. Credo che quello che le abbia fatto più male sia stata una scarsa definizione di questi aspetti. Si prenda del tempo, non deve per forza iniziare subito un percorso di psicoterapia; magari più in la troverà un nuovo specialista con cui ripartire e affrontare quanto non affrontato sino ad ora.
In bocca al lupo per tutto!!
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile Amica,
che brutta vicenda ci racconta! E che storia personale difficile ha affrontato finora!
Innanzitutto voglio incoraggiarla: può farcela, la terapia funziona. Si tratta di incontrare il terapeuta o la terapeuta con cui instaurare un rapporto di lavoro proficuo. La terapia, infatti, è come ogni vicenda umana - fatta di alti e bassi, vittorie e sconfitte.
Non si abbatta, cerchi un altro terapeuta, esperto in trauma e ricominci.
con i migliori auguri
dr. Ventura
che brutta vicenda ci racconta! E che storia personale difficile ha affrontato finora!
Innanzitutto voglio incoraggiarla: può farcela, la terapia funziona. Si tratta di incontrare il terapeuta o la terapeuta con cui instaurare un rapporto di lavoro proficuo. La terapia, infatti, è come ogni vicenda umana - fatta di alti e bassi, vittorie e sconfitte.
Non si abbatta, cerchi un altro terapeuta, esperto in trauma e ricominci.
con i migliori auguri
dr. Ventura
Gentile utente, dalla sua lunga lettera emergono due aspetti importanti.
Il primo riguarda il fatto che lei non ha buttato via cinque anni di psicoterapia, perché ha acquisito una consapevolezza delle sue dinamiche interiori e della sua storia relazionale molto dolorosa, ma anche molto profonda. Sicuramente delle scoperte così rilevanti non potevano essere gestite con una relazione terapeutica online, che (come hanno già scritto i miei colleghi) non va bene per tutti e per tutti i momenti della terapia.
Secondo, lei attribuisce a se stessa la colpa di essere stata abbandonata dalla sua terapeuta e prima da altre figure, ma questo fa si che si faccia carico di situazioni di cui non sappiamo nulla. Spesso si pensa che una cosa spiacevole sia stata fatta a noi, proprio perché siamo noi. Ma più spesso noi non c'entriamo nulla. Forse la sua terapeuta si è trovata in una situazione personale/organizzativa difficile, per cui ha gestito il vostro rapporto in un modo non idoneo. Forse le è sembrato che lei potesse gestire o sopportare tutto, pensando avesse sviluppato gli strumenti per superare le sue fragilità. Gli psicoterapeuti sono persone, non macchine. Può succedere che qualcuno, pur avendo una grande responsabilità, non la sappia gestire o la sottovaluti.
Come le hanno già fatto notare i miei colleghi, il fatto che lei scriva dimostra ancora una grande necessità di capire se stessa e di sanare la ferita che le è rimasta aperta.
Segua la sua esigenza di chiarezza e chieda con trasparenza le cose di cui sente il bisogno, senza accettare tutto, per sembrare la "paziente perfetta"
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti
Cordiali saluti
Dottoressa Lorena Menoncello
Il primo riguarda il fatto che lei non ha buttato via cinque anni di psicoterapia, perché ha acquisito una consapevolezza delle sue dinamiche interiori e della sua storia relazionale molto dolorosa, ma anche molto profonda. Sicuramente delle scoperte così rilevanti non potevano essere gestite con una relazione terapeutica online, che (come hanno già scritto i miei colleghi) non va bene per tutti e per tutti i momenti della terapia.
Secondo, lei attribuisce a se stessa la colpa di essere stata abbandonata dalla sua terapeuta e prima da altre figure, ma questo fa si che si faccia carico di situazioni di cui non sappiamo nulla. Spesso si pensa che una cosa spiacevole sia stata fatta a noi, proprio perché siamo noi. Ma più spesso noi non c'entriamo nulla. Forse la sua terapeuta si è trovata in una situazione personale/organizzativa difficile, per cui ha gestito il vostro rapporto in un modo non idoneo. Forse le è sembrato che lei potesse gestire o sopportare tutto, pensando avesse sviluppato gli strumenti per superare le sue fragilità. Gli psicoterapeuti sono persone, non macchine. Può succedere che qualcuno, pur avendo una grande responsabilità, non la sappia gestire o la sottovaluti.
Come le hanno già fatto notare i miei colleghi, il fatto che lei scriva dimostra ancora una grande necessità di capire se stessa e di sanare la ferita che le è rimasta aperta.
Segua la sua esigenza di chiarezza e chieda con trasparenza le cose di cui sente il bisogno, senza accettare tutto, per sembrare la "paziente perfetta"
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti
Cordiali saluti
Dottoressa Lorena Menoncello
Gentile utente,
immagino la difficoltà nel riprendere un percorso di terapia in seguito a questa complessa esperienza. Ciononostante è possibile ricostruire la fiducia in terapia partendo ad esempio dai suoi vissuti, da lei così ben descritti, e dalle sue riflessioni già avviate. Usare quest'esperienza potrebbe aiutarla a costruire un nuovo percorso con un/a altro/a terapeuta partendo da nuovi presupposti e necessità.
Buona ricerca e continuazione,
Valeria Marino
immagino la difficoltà nel riprendere un percorso di terapia in seguito a questa complessa esperienza. Ciononostante è possibile ricostruire la fiducia in terapia partendo ad esempio dai suoi vissuti, da lei così ben descritti, e dalle sue riflessioni già avviate. Usare quest'esperienza potrebbe aiutarla a costruire un nuovo percorso con un/a altro/a terapeuta partendo da nuovi presupposti e necessità.
Buona ricerca e continuazione,
Valeria Marino
Buona sera, penso che nonostante le esperienze che lei ci ha raccontato debba pretendere di trovare la persona giusta per lei che sappia esserci e supportarla nel raggiungimento del suo equilibrio e benessere. Le esperienze che ha avuto devono servirle da tesoro per apprendere ciò che vuole e ciò che invece non è fattibile per lei e farne tesoro!!!
Se ha bisogno di altre indicazioni, non esiti a contattarmi e fissare un colloquio online o in presenza.
Un caro saluto
dott.ssa Letizia Muzi
Se ha bisogno di altre indicazioni, non esiti a contattarmi e fissare un colloquio online o in presenza.
Un caro saluto
dott.ssa Letizia Muzi
Dalla sua descrizione, non mi sento di incolpare chi l'ha seguita. Sarebbe utile capire più approfonditamente i motivi per cui la terapia si sia interrotta. Ci sono colleghi degni di fiducia. E la sola opportunità di cui dispone è riprovarci. A patto di mettere in discussione i suoi vissuti emotivi dolorosi, il suo timore dell'abbandono, la sua dipendenza affettiva, che tende sistematicamente a reiterare. Nel suo caso è necessario rivolgersi ad un terapeuta "fermo", che non si faccia manipolare dalla sua necessità di oltrepassare i confini terapeutici.
Gentile utente, credo che la sua situazione meriti ancora di essere ascoltata e aiutata. Comprendo che la fine di due rapporti terapeutici non invogliano a cercarne altri ma è pur vero che rassegnarsi a convivere con il malessere non è la soluzione ideale né idonea. In ciò che ha scritto è necessario includere anche l'elemento di transfert che sicuramente c'è e che non può essere valutato in questa sede . La sua terapeuta ha spostato orari e luoghi ma non l ha lasciata chiudendo il vostro rapporto. Anche lei d'altra parte ha sentito l'esigenza di adeguarsi a delle aspettative venendo meno la spontaneità che invece deve esserci nel rapporto terapeutico. Questo accondiscendere per non essere lasciata, probabilmente narra molto della sua storia personale. Le suggerisco di non demordere e di cercare un'altra figura che possa concludere il percorso che ha intrapreso.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Mi dispiace sentire che hai avuto un'esperienza così difficile con il tuo psicologo. È comprensibile che tu abbia perso fiducia nella terapia e che ti senta ferita e confusa. Tuttavia, è importante ricordare che questa esperienza non rappresenta necessariamente l'intera professione degli psicologi o la terapia in generale. Per riprendere fiducia in un nuovo psicologo e nella psicoterapia, potresti prenderti del tempo per elaborare le tue emozioni ed è normale sentirsi feriti e arrabbiati dopo un'esperienza negativa. Dedica del tempo per riflettere sulle tue emozioni, scrivere i tuoi pensieri o parlare con qualcuno di fiducia. Questo ti aiuterà a elaborare ciò che è successo e a iniziare il processo di guarigione.Potrebbe essere utile cercare il supporto di amici, familiari o di un gruppo di supporto per condividere le tue esperienze e ricevere sostegno emotivo. Parlarne con altre persone può aiutarti a vedere che non sei sola e a trovare conforto.Non tutti gli psicologi sono uguali, quindi è importante trovare qualcuno con cui ti senti a tuo agio e che sia adatto alle tue esigenze. Fai una ricerca accurata e chiedi raccomandazioni a persone di fiducia.Prima di impegnarti in una terapia a lungo termine, puoi richiedere una consulenza preliminare con un nuovo psicologo. Questo ti darà l'opportunità di valutare se c'è una buona connessione e se ti senti a tuo agio con il professionista. Fai domande sul loro approccio terapeutico e sulla loro esperienza nel trattare i problemi che stai affrontando.Quando inizi la terapia con un nuovo psicologo, è importante comunicare apertamente le tue preoccupazioni e le tue esperienze passate. Parla delle tue aspettative e delle tue paure, in modo che il terapeuta possa comprendere meglio le tue esigenze e adattare il trattamento di conseguenza. Riprendere fiducia richiederà tempo e pazienza. È normale sentirsi insicuri all'inizio, ma con il tempo potresti sviluppare una relazione di fiducia con il tuo nuovo terapeuta. Ricorda che sei in controllo del tuo percorso di guarigione e che hai il diritto di porre domande e di esprimere le tue preoccupazioni lungo il percorso.
Ricorda che ogni esperienza terapeutica è unica e che è possibile trovare un professionista che sia in grado di comprenderti e supportarti nel tuo percorso di guarigione. Non lasciare che questa esperienza negativa ti impedisca di cercare il supporto di cui hai bisogno.
Dr. Roberto Prattichizzo
Ricorda che ogni esperienza terapeutica è unica e che è possibile trovare un professionista che sia in grado di comprenderti e supportarti nel tuo percorso di guarigione. Non lasciare che questa esperienza negativa ti impedisca di cercare il supporto di cui hai bisogno.
Dr. Roberto Prattichizzo
Gentile utente, mi dispiace veramente molto per quello che ha passato. Noto nella sua lettera una grande proprietà di linguaggio psicologica, notevole capacità di analisi. Queste sono sue risorse importanti da riconoscere e di cui far tesoro. Nonostante i trascorsi, vorrei consigliarla a intraprendere una nuova terapia, con una persona che sceglie lei e che sente giusta per sè. Non aspettandosi i miracoli ma un aiuto concreto per affrontare l'affrontabile. Meglio darsi degli obiettivi realistici e procedere a piccoli passi. Può darsi che certi traumi non si possano cancellare, ma si può lavorare sul convivere il meglio possibile. le faccio molti auguri, dott.ssa Silvia Ragni
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Buongiorno, cercherò di non rispondere, ma di farle due domande, per questo mi scuso in anticipo:
Vuole tornare in terapia per avere di nuovo fiducia della terapia o perché ha bisogno di risolvere qualche problema?
Ma è davvero certa che non le serva una terapia?
Le auguro buona giornata
Vuole tornare in terapia per avere di nuovo fiducia della terapia o perché ha bisogno di risolvere qualche problema?
Ma è davvero certa che non le serva una terapia?
Le auguro buona giornata
Gentile utente, grazie per la sua condivisione.
Leggendo le sue parole mi arriva una profonda sofferenza. Comprendo la sua sfiducia nell'attivare un nuovo percorso psicoterapeutico.
Anche i terapeuti sono persone e per questo fallibili. Mi sembra di capire che il percorso che avete condiviso ha portato tante consapevolezze e questo non è poco.
Mi sento di suggerirle di cercare un nuovo psicoterapeuta e di condividere con lui o lei tutto quello che ha scritto in modo da potere elaborare i vissuti associati a questa esperienza.
Sono disponibile.
Un caro saluto,
Dott.ssa Genoveffa Del Giudice
Leggendo le sue parole mi arriva una profonda sofferenza. Comprendo la sua sfiducia nell'attivare un nuovo percorso psicoterapeutico.
Anche i terapeuti sono persone e per questo fallibili. Mi sembra di capire che il percorso che avete condiviso ha portato tante consapevolezze e questo non è poco.
Mi sento di suggerirle di cercare un nuovo psicoterapeuta e di condividere con lui o lei tutto quello che ha scritto in modo da potere elaborare i vissuti associati a questa esperienza.
Sono disponibile.
Un caro saluto,
Dott.ssa Genoveffa Del Giudice
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