Circa 4 mesi fa, all’improvviso e senza alcuna motivazione apparente, mi sono ritrovato con il bracc
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Circa 4 mesi fa, all’improvviso e senza alcuna motivazione apparente, mi sono ritrovato con il braccio sinistro gonfio, di colore rosso/bluastro e con un vasto reticolo venoso superficiale. Il primo ecodoppler eseguito all’arto sinistro dall’angiologo non evidenzia segni di processi trombotici a carico delle vene superficiali e/o profonde. Anche lo studio dei tessuti molli sottocutanei eseguito tramite un’ecografia non evidenzia anomalie di alcun genere. Dopo successiva visita da un chirurgo vascolare, lo stesso diagnostica una trombosi parziale e stenosi della vena succlavia sinistra e sindrome dell’outlet toracico (diagnosi confermata da AngioTac). Lo stesso suggerisce un intervento di decompressione dell’outlet toracico tramite rimozione della prima costa, suggerendo inoltre, nelle more di un trattamento conservativo, trattamento anticoagulante con anticoagulanti diretti (che al momento non sono riuscito a farmi prescrivere perché necessita piano terapeutico e sto quindi continuando con somministrazione giornaliera di Ghemaxan 6.000).
Per avere un secondo parere, mi rivolgo ad un ulteriore chirurgo vascolare che, dopo aver visionato l’AngioTac precedentemente effettuata e prescritto una risonanza magnetica, (con diagnosi di compressione con conseguente subocclusione della vena succlavia sinistra tra la prima costa e l’epifisi prossimale della clavicola in concomitanza di lieve compressione sull’arteria succlavia in fase di abduzione dell’arto sinistro), in presenza di miglioramento dei sintomi (il braccio ora a parte un lieve reticolo venoso superficiale non è più gonfio e mostra un colorito pressoché normale), non raccomanda intervento chirurgico, così come invece fatto dal primo chirurgo ed al posto del Ghemaxan mi prescrive terapia con Cardioaspirina e Prisma.
Il mio problema ora è: chi devo seguire? Trattandosi di patologia piuttosto rara vorrei trovare una struttura di riferimento od un chirurgo esperto della predetta sindrome che mi possa aiutare a dirimere la questione. Potreste aiutarmi voi? Grazie.
Per avere un secondo parere, mi rivolgo ad un ulteriore chirurgo vascolare che, dopo aver visionato l’AngioTac precedentemente effettuata e prescritto una risonanza magnetica, (con diagnosi di compressione con conseguente subocclusione della vena succlavia sinistra tra la prima costa e l’epifisi prossimale della clavicola in concomitanza di lieve compressione sull’arteria succlavia in fase di abduzione dell’arto sinistro), in presenza di miglioramento dei sintomi (il braccio ora a parte un lieve reticolo venoso superficiale non è più gonfio e mostra un colorito pressoché normale), non raccomanda intervento chirurgico, così come invece fatto dal primo chirurgo ed al posto del Ghemaxan mi prescrive terapia con Cardioaspirina e Prisma.
Il mio problema ora è: chi devo seguire? Trattandosi di patologia piuttosto rara vorrei trovare una struttura di riferimento od un chirurgo esperto della predetta sindrome che mi possa aiutare a dirimere la questione. Potreste aiutarmi voi? Grazie.
Se i sintomi sono in remissione (mi pare di capire di sì), tenderei a dare ascolto al secondo parere.
Consideri che possono essere ottenuti buoni risultati dalla fisioterapia e che spesso, anche in caso di intervento di decompressione, i sintomi persistono.
Saluti
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Gent.mo
la Sindrome dello stretto toracico è patologia apparentemente rara ma non infrequente; nella maggior parte dei casi il paziente scopre di avere una compressione dello stretto a causa di una complicanza (nel suo caso TVP). In questo caso il primo trattamento è solo medico con eparina e poi terapia anticoagulante orale da proseguire per almeno 6 mesi. Nel frattempo è importante iniziare una fisioterapia mirata a ridurre la compressione. Dopo i sei mesi si valuta con angiologo se proseguire l'anticoagulante o inserire altri farmaci. Spesso l'attività lavorativa o quella sportiva (ma anche la postura può essere una causa). L'intervento chirurgico è da valutare dopo la fisioterapia e dopo ulteriori accertamenti ed è comunque complesso per il chirurgo. Se mi contatta e mi invia la sua mail le inoltro le pagine di un testo che spiega la fisioterapia da leggere e da far leggere al suo osteopata o fisioterapista.
la Sindrome dello stretto toracico è patologia apparentemente rara ma non infrequente; nella maggior parte dei casi il paziente scopre di avere una compressione dello stretto a causa di una complicanza (nel suo caso TVP). In questo caso il primo trattamento è solo medico con eparina e poi terapia anticoagulante orale da proseguire per almeno 6 mesi. Nel frattempo è importante iniziare una fisioterapia mirata a ridurre la compressione. Dopo i sei mesi si valuta con angiologo se proseguire l'anticoagulante o inserire altri farmaci. Spesso l'attività lavorativa o quella sportiva (ma anche la postura può essere una causa). L'intervento chirurgico è da valutare dopo la fisioterapia e dopo ulteriori accertamenti ed è comunque complesso per il chirurgo. Se mi contatta e mi invia la sua mail le inoltro le pagine di un testo che spiega la fisioterapia da leggere e da far leggere al suo osteopata o fisioterapista.
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