Ciao, sono una ragazza di 21 anni che ha una allergia alimentare ma non so a che cosa è.Io ho puri
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Ciao, sono una ragazza di 21 anni che ha una allergia alimentare ma non so a che cosa è.
Io ho purito generale nel corpo, ma soprratutto nella faccie quando mangio qualcosa o cucino. Anch' io ho punti nella faccie e qualcuna volta nelle braccie.
Credo che la mia allergia è adesso peore che al inizio (due messi). Adesso io ho anch' il putito, rinitis e sensazione di bocca secca, di non essere in grado di deglutire e sensazione di mancanza di respiro.
Mi piacerebbe fare i test di allergia, quanto mi costerebbe? Ho una lista di cibi possibili.
un saluto e grazie.
Io ho purito generale nel corpo, ma soprratutto nella faccie quando mangio qualcosa o cucino. Anch' io ho punti nella faccie e qualcuna volta nelle braccie.
Credo che la mia allergia è adesso peore che al inizio (due messi). Adesso io ho anch' il putito, rinitis e sensazione di bocca secca, di non essere in grado di deglutire e sensazione di mancanza di respiro.
Mi piacerebbe fare i test di allergia, quanto mi costerebbe? Ho una lista di cibi possibili.
un saluto e grazie.
Buonasera;
Il mio consiglio è quello di recarsi presso il Suo medico di famiglia, la indirizzerà dal giusto specialista al fine di effettuare tutte le indagini del caso.
Un cordiale saluto, Dott. Massimo d'Angelo - Nutrizionista Sportivo.
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Le ricordo alcuni punti importanti sul tema:
Non eseguire i cosiddetti “test per le intolleranze alimentari” (esclusi i test validati per indagare sospetta
celiachia o intolleranza al lattosio).
Diverse metodiche vengono costantemente proposte per diagnosticare supposte intolleranze alimentari; tali metodiche comprendono, tra le altre, il VEGA-test, il
Cytotoxic test, il dosaggio delle IgG4 sieriche, l’analisi del capello e tecniche di “biorisonanza”. Nessuna di queste metodiche ha dimostrazioni scientifiche di
efficacia e ripetibilità nel diagnosticare disturbi legati all’alimentazione.
L’utilizzo di tali metodiche, fornendo risultati inattendibili e non clinicamente correlabili alle problematiche riportate dai pazienti, pone i pazienti a rischio di
inappropriate diete potenzialmente dannose per la salute, senza ottenere risoluzione dei sintomi/disagi per i quali tali test vengono effettuati.
Non effettuare esami allergometrici sierologici (IgE totali, IgE specifiche, ISAC) come esami di primo livello
o di “screening”.
I test allergometrici cutanei, ove possibile, dovrebbero essere considerati il primo step diagnostico in caso di anamnesi compatibile con sospetta reazione
allergica, in quanto sono test più rapidi, con minore invasività e minor costo rispetto ai test sierologici. Eccezioni a questa raccomandazione sono: le situazioni in
cui è impossibile effettuare test allergometrici cutanei, quali stati di ipo- o iper-reattività cutanea (es: assunzione cronica di antistaminici o corticosteroidi
sistemici, o il dermografismo); la non disponibilità di estratti adeguati per effettuare prove allergometriche cutanee a fronte della disponibilità di test sierologici
per il medesimo allergene.
La misura delle IgE totali è di scarsa utilità clinica in quanto non è indicativa di sensibilizzazione allergenica: i pazienti allergici possono avere livelli di IgE totali
elevati o nella norma, e i pazienti con IgE totali elevate non è detto che siano atopici o allergici.
Tutti gli esami allergometrici sierologici, inoltre, andrebbero interpretati da specialisti in Allergologia ed Immunologia Clinica, in quanto un’errata interpretazione
degli stessi può indurre il Medico non esperto a proporre atteggiamenti terapeutici e/o dietetici inappropriati e potenzialmente rischiosi per la salute del Paziente.
Non trattare pazienti sensibilizzati ad allergeni o apteni per i quali non è dimostrata, nel singolo paziente, la
correlazione temporale/causale tra l’esposizione e la comparsa dei sintomi. Questa raccomandazione è
particolarmente valida per l’immunoterapia specifica e per le diete di eliminazione.
Il riscontro di test allergometrico positivo per un allergene la cui esposizione non sia associata a sintomi compatibili con reazione allergica è unicamente
indicativo di sensibilizzazione immunologica e non per forza di manifestazioni cliniche riconducibili a reazione da ipersensibilità.
Pertanto, non vi è alcuna indicazione a trattare pazienti sensibilizzati ad allergeni o apteni la cui esposizione non si associ a sintomi compatibili con reazione da
ipersensibilità.
Suggerire un trattamento (incluse le strategie immunoterapiche e/o dietetiche) in pazienti con le caratteristiche sopra citate può esporre i pazienti al rischio di
terapie inutili e potenzialmente dannose, in quanto non prive di effetti avversi. Nello specifico delle diete di eliminazione, consigliarle in modo inappropriato
esporrebbe il paziente a deficit nutrizionali senza ottenere risoluzione dei sintomi per i quali le indagini allergometriche sono state effettuate.
Non eseguire i cosiddetti “test per le intolleranze alimentari” (esclusi i test validati per indagare sospetta
celiachia o intolleranza al lattosio).
Diverse metodiche vengono costantemente proposte per diagnosticare supposte intolleranze alimentari; tali metodiche comprendono, tra le altre, il VEGA-test, il
Cytotoxic test, il dosaggio delle IgG4 sieriche, l’analisi del capello e tecniche di “biorisonanza”. Nessuna di queste metodiche ha dimostrazioni scientifiche di
efficacia e ripetibilità nel diagnosticare disturbi legati all’alimentazione.
L’utilizzo di tali metodiche, fornendo risultati inattendibili e non clinicamente correlabili alle problematiche riportate dai pazienti, pone i pazienti a rischio di
inappropriate diete potenzialmente dannose per la salute, senza ottenere risoluzione dei sintomi/disagi per i quali tali test vengono effettuati.
Non effettuare esami allergometrici sierologici (IgE totali, IgE specifiche, ISAC) come esami di primo livello
o di “screening”.
I test allergometrici cutanei, ove possibile, dovrebbero essere considerati il primo step diagnostico in caso di anamnesi compatibile con sospetta reazione
allergica, in quanto sono test più rapidi, con minore invasività e minor costo rispetto ai test sierologici. Eccezioni a questa raccomandazione sono: le situazioni in
cui è impossibile effettuare test allergometrici cutanei, quali stati di ipo- o iper-reattività cutanea (es: assunzione cronica di antistaminici o corticosteroidi
sistemici, o il dermografismo); la non disponibilità di estratti adeguati per effettuare prove allergometriche cutanee a fronte della disponibilità di test sierologici
per il medesimo allergene.
La misura delle IgE totali è di scarsa utilità clinica in quanto non è indicativa di sensibilizzazione allergenica: i pazienti allergici possono avere livelli di IgE totali
elevati o nella norma, e i pazienti con IgE totali elevate non è detto che siano atopici o allergici.
Tutti gli esami allergometrici sierologici, inoltre, andrebbero interpretati da specialisti in Allergologia ed Immunologia Clinica, in quanto un’errata interpretazione
degli stessi può indurre il Medico non esperto a proporre atteggiamenti terapeutici e/o dietetici inappropriati e potenzialmente rischiosi per la salute del Paziente.
Non trattare pazienti sensibilizzati ad allergeni o apteni per i quali non è dimostrata, nel singolo paziente, la
correlazione temporale/causale tra l’esposizione e la comparsa dei sintomi. Questa raccomandazione è
particolarmente valida per l’immunoterapia specifica e per le diete di eliminazione.
Il riscontro di test allergometrico positivo per un allergene la cui esposizione non sia associata a sintomi compatibili con reazione allergica è unicamente
indicativo di sensibilizzazione immunologica e non per forza di manifestazioni cliniche riconducibili a reazione da ipersensibilità.
Pertanto, non vi è alcuna indicazione a trattare pazienti sensibilizzati ad allergeni o apteni la cui esposizione non si associ a sintomi compatibili con reazione da
ipersensibilità.
Suggerire un trattamento (incluse le strategie immunoterapiche e/o dietetiche) in pazienti con le caratteristiche sopra citate può esporre i pazienti al rischio di
terapie inutili e potenzialmente dannose, in quanto non prive di effetti avversi. Nello specifico delle diete di eliminazione, consigliarle in modo inappropriato
esporrebbe il paziente a deficit nutrizionali senza ottenere risoluzione dei sintomi per i quali le indagini allergometriche sono state effettuate.
Buonasera.
Ha pensato di fare test di nutrigenetica?
In questi casi, è possibile, eseguendoli, fornire al Nutrizionista indicazioni nutrizionali importanti e fondamentali su allergie alimentari importanti (DNA) specifiche per ogni paziente. Con conseguente schema alimentare personalizzato.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Simona Gentile
Ha pensato di fare test di nutrigenetica?
In questi casi, è possibile, eseguendoli, fornire al Nutrizionista indicazioni nutrizionali importanti e fondamentali su allergie alimentari importanti (DNA) specifiche per ogni paziente. Con conseguente schema alimentare personalizzato.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Simona Gentile
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