Ciao sono una ragazza di 18 anni. Ho sempre avuto un brutto rapporto con me stessa fin da bambina, m
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Ciao sono una ragazza di 18 anni. Ho sempre avuto un brutto rapporto con me stessa fin da bambina, ma da quando è iniziata la pandemia sono peggiorata drasticamente. Bassa autostima, insicurezza ecc Ho sempre odiato il mio fisico, ma non ho mai fatto cose drastiche se non qualche dieta mai portata a termine.
Ad Aprile ho iniziato alcune sedute con la psicologa scolastica, mi son trovata benissimo anzi fin troppo tanto da scatenare una dipendenza affettiva nei suoi confronti. Peggioravo la mia situazione per poter avere maggiori sedute con lei. Ho iniziato non mangiando più, in modo tale che potessi comunque perdere peso quindi accettarmi di piu e allo stesso tempo avere anche una situazione più "grave" e ricevere maggiori attenzioni. Inizialmente pensavo: "ma si non succede nulla giusto qualche giorno e poi ritorno a mangiare come prima" poi però man mano andavo avanti e più mi piaceva perché vedevo dei risultati sul mio corpo che non avevo mai visto. Per questo ho continuato e da allora non sono mai più riuscita a smettere. Anzi dopo il primo periodo di digiuni a massimo 300kcal giornaliere, sono iniziate le abbuffate. Nel frattempo io di questo ne parlavo con la psicologa scolastica e lei che ha da subito inquadrato la situazione mi ha fatto presente che mi trovavo al filo di un disturbo alimentare e mi ha consigliato di interrompere con lei e iniziare una terapia al di fuori della scuola. Inizialmente con la nuova psicologa mi trovavo male, non perché non fosse brava ma perché volevo solo ed esclusivamente tornare dalla mia prima psicologa. Piano piano dopo vari alti e bassi ho accettato la cosa e ho preso coscienza di aver avuto una dipendenza affettiva.
Ad oggi sono passati 4 mesi dal primo episodio di disturbo alimentare e gli episodi si presentano regolarmente, alcune settimane di più altre di meno. Mi partono impulsi fortissimi, soprattutto la sera dopo cena e il pomeriggio dopo pranzo.Sto seguendo una dieta ipocalorica perché vorrei perdere peso ma mi sento un fallimento perché non riesco a seguirla come dovrei. All'inizio la psicologa che ora mi segue mi disse che dopo tre mesi di vomito autoindotto avrebbe dovuto fare una diagnosi con psichiatra e nutrizionista. Sono passati 4 mesi abbiamo fatto un incontro anche con i miei genitori ma lei ha detto che non si tratta di bulimia o anoressia, ha detto che il vomito è una mia modalità...e mi ha "vietato" di farlo.
Sono stanca, sto soffrendo tanto sono stati 4 mesi infernali, vorrei solo vedere almeno una via di uscita, capire cosa mi stia succedendo e capire se questa sofferenza che io sto provando ha un nome e una cura. La psicologa cerca di trovare insieme a me a una soluzione, ne abbiamo provate tante ma nulla che funzioni davvero. Sinceramente non mi sento tanto capita da lei, sento come se sottovalutasse un po' la situazione, "è una tua modalità per gestire le emozioni" cosa vuol dire?
Mi vedo enorme nonostante la nutrizionista mi abbia detto di essere in normopeso, il cibo è al centro della mia vita, non esiste più nulla se non il cibo, la bilancia e la mia immagine allo specchio. Ho 18 anni ma sono bloccata in questo circolo vizioso, sto perdendo gli anni più belli della mia vita ma non mi interessa vorrei solo raggiungere il mio obbiettivo di peso il prima possibile senza abbuffate o cibo "fuori dieta".
Tutto questo per chiedervi...come e quando viene diagnosticato un disturbo alimentare?
Ad Aprile ho iniziato alcune sedute con la psicologa scolastica, mi son trovata benissimo anzi fin troppo tanto da scatenare una dipendenza affettiva nei suoi confronti. Peggioravo la mia situazione per poter avere maggiori sedute con lei. Ho iniziato non mangiando più, in modo tale che potessi comunque perdere peso quindi accettarmi di piu e allo stesso tempo avere anche una situazione più "grave" e ricevere maggiori attenzioni. Inizialmente pensavo: "ma si non succede nulla giusto qualche giorno e poi ritorno a mangiare come prima" poi però man mano andavo avanti e più mi piaceva perché vedevo dei risultati sul mio corpo che non avevo mai visto. Per questo ho continuato e da allora non sono mai più riuscita a smettere. Anzi dopo il primo periodo di digiuni a massimo 300kcal giornaliere, sono iniziate le abbuffate. Nel frattempo io di questo ne parlavo con la psicologa scolastica e lei che ha da subito inquadrato la situazione mi ha fatto presente che mi trovavo al filo di un disturbo alimentare e mi ha consigliato di interrompere con lei e iniziare una terapia al di fuori della scuola. Inizialmente con la nuova psicologa mi trovavo male, non perché non fosse brava ma perché volevo solo ed esclusivamente tornare dalla mia prima psicologa. Piano piano dopo vari alti e bassi ho accettato la cosa e ho preso coscienza di aver avuto una dipendenza affettiva.
Ad oggi sono passati 4 mesi dal primo episodio di disturbo alimentare e gli episodi si presentano regolarmente, alcune settimane di più altre di meno. Mi partono impulsi fortissimi, soprattutto la sera dopo cena e il pomeriggio dopo pranzo.Sto seguendo una dieta ipocalorica perché vorrei perdere peso ma mi sento un fallimento perché non riesco a seguirla come dovrei. All'inizio la psicologa che ora mi segue mi disse che dopo tre mesi di vomito autoindotto avrebbe dovuto fare una diagnosi con psichiatra e nutrizionista. Sono passati 4 mesi abbiamo fatto un incontro anche con i miei genitori ma lei ha detto che non si tratta di bulimia o anoressia, ha detto che il vomito è una mia modalità...e mi ha "vietato" di farlo.
Sono stanca, sto soffrendo tanto sono stati 4 mesi infernali, vorrei solo vedere almeno una via di uscita, capire cosa mi stia succedendo e capire se questa sofferenza che io sto provando ha un nome e una cura. La psicologa cerca di trovare insieme a me a una soluzione, ne abbiamo provate tante ma nulla che funzioni davvero. Sinceramente non mi sento tanto capita da lei, sento come se sottovalutasse un po' la situazione, "è una tua modalità per gestire le emozioni" cosa vuol dire?
Mi vedo enorme nonostante la nutrizionista mi abbia detto di essere in normopeso, il cibo è al centro della mia vita, non esiste più nulla se non il cibo, la bilancia e la mia immagine allo specchio. Ho 18 anni ma sono bloccata in questo circolo vizioso, sto perdendo gli anni più belli della mia vita ma non mi interessa vorrei solo raggiungere il mio obbiettivo di peso il prima possibile senza abbuffate o cibo "fuori dieta".
Tutto questo per chiedervi...come e quando viene diagnosticato un disturbo alimentare?
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico per approfondire la problematica alimentare, esplorare pensieri e vissuti emotivi connessi alla situazione da lei riportata e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico connesso alla genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione anche online Cordialmente dott FDL
Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico per approfondire la problematica alimentare, esplorare pensieri e vissuti emotivi connessi alla situazione da lei riportata e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico connesso alla genesi della sofferenza in atto.
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Salve, i disturbi alimentari come il suo possono condurre, se non curati, a situazioni molto pericolose per la salute.
Cerchi uno psicologo specializzato nel trattamento dei disturbi alimentari, immediatamente.
Saluti
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Buonasera Sicuramente la Pandemia potrebbe aver acuito alcuni problemi che come lei stessa ha detto erano già presenti in varie forme dentro di sè. Non voglio eludere la sua domanda conclusiva, ma comprenderà che la risposta in termini diagnostici le può essere di aiuto solo se accompagnata da un trattamento che riguardi, nello specifico i disturbi del comportamento alimentare, un disturbo caratterizzato dalla complessità, che spesso necessita anche dell'intervento di più figure professionali. Non si trascuri. Un caro saluto.
Buona sera, una diagnosi di DCA viene fatta durante i colloqui con uno specialista della salute mentale o della nutrizione, quando si evincono condotte, comportamenti, sintomi segnali appartenenti a tale cotegoria.
Servono dei colloqui mirati e specifici per una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare.
Augurandomi di aver risposto alla sua domanda, la saluto cordialmente.
Dottoressa Forlano Teresita
Servono dei colloqui mirati e specifici per una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare.
Augurandomi di aver risposto alla sua domanda, la saluto cordialmente.
Dottoressa Forlano Teresita
Ciao
il tuo disagio, i tuoi comportamenti ed i tuoi pensieri potrebbero essere inquadrati in una diagnosi di disturbi del comportamento alimentare. E' necessario però un percorso di anamnesi, somministrazioni di test e colloqui con i tuoi familiari per comprendere anche a livello di sistema familiare le vostre dinamiche e fare un quadro più preciso, soprattutto per il trattamento che sarà necessario al fine del raggiungimento del tuo benessere.
Puoi chiamarmi o scrivermi e sarò lieta di darti altre indicazioni.
dott.ssa Letizia Muzi
il tuo disagio, i tuoi comportamenti ed i tuoi pensieri potrebbero essere inquadrati in una diagnosi di disturbi del comportamento alimentare. E' necessario però un percorso di anamnesi, somministrazioni di test e colloqui con i tuoi familiari per comprendere anche a livello di sistema familiare le vostre dinamiche e fare un quadro più preciso, soprattutto per il trattamento che sarà necessario al fine del raggiungimento del tuo benessere.
Puoi chiamarmi o scrivermi e sarò lieta di darti altre indicazioni.
dott.ssa Letizia Muzi
Salve,
deve affidarsi alla specialista con cui ha intrapreso un percorso di psicoterapia. Lasci perdere la diagnosi e si concentri sul lavoro da fare su di se. Non è molto importante il fatto che qualcuno possa attribuirle una etichetta. Piuttosto è molto importante la relazione terapeutica e tutto ciò che accade all'interno di essa.
Continui il percorso esprimendo anche le sue perplessità alla collega, potrebbero esser un valido spunto su cui poter lavorare e da cui poter ripartire.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
deve affidarsi alla specialista con cui ha intrapreso un percorso di psicoterapia. Lasci perdere la diagnosi e si concentri sul lavoro da fare su di se. Non è molto importante il fatto che qualcuno possa attribuirle una etichetta. Piuttosto è molto importante la relazione terapeutica e tutto ciò che accade all'interno di essa.
Continui il percorso esprimendo anche le sue perplessità alla collega, potrebbero esser un valido spunto su cui poter lavorare e da cui poter ripartire.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, la situazione che descrive ha in effetti tutte le caratteristiche di un disturbo del comportamento alimentare, che mi pare essere stato individuato e diagnosticato dalla terapeuta che la segue. Molto correttamente è stata data l'indicazione di un approccio multidisciplinare, la scelta migliore per affrontare questi disturbi. Le consiglio di proseguire nel suo percorso, non si scoraggi, ci vuole tempo e pazienza, ma la sua giovane età è un fattore positivo, come pure l'insorgenza relativamente recente. Vedrà che ce la farà a star meglio e a vivere meglio.
Gentile utente,
mi spiace molto per la situazione di sofferenza che sta vivendo.
Ritengo non sia tanto importante ricevere una Diagnosi, quanto poter lavorare sulle radici profonde del sintomo.
A tal scopo, le consiglierei un percorso di Psicoterapia.
Cordialmente
GR
mi spiace molto per la situazione di sofferenza che sta vivendo.
Ritengo non sia tanto importante ricevere una Diagnosi, quanto poter lavorare sulle radici profonde del sintomo.
A tal scopo, le consiglierei un percorso di Psicoterapia.
Cordialmente
GR
Perchè è così interessata alla diagnosi? Al momento attuale è poco importante sapere se il DCA è prevalente rispetto alla dipendenza affettiva o se uno sia la base dell'altro. Quello che conta è concentrarsi sul suo malessere e cercare di lavorare con la sua terapeuta per cercare di stare meglio. Diverso è il discorso se ritiene di non essere capita o se si trova non a suo agio, a quel punto dovrebbe cercare un'altra persona a cui affidarsi ma poi perseguire gli stessi obbiettivi
Buonasera, mi rincresce leggere le sue parole e la sua sofferenza. Perché è così importante ricevere una conferma su un'etichetta diagnostica? Sicuramente lei ha problemi con il cibo che possono mettere a rischio la sua salute e, a volte, anche la vita stessa. Se poi in aggiunta al DCA o secondariamente ad esso ci siano altri disturbi, ciò che conta non è l'etichetta ma il malessere che lei vive. Se sente di non essere sufficientemente considerata dalla sua terapeuta, è proficuo che ne parli apertamente con lei. Poi valuterà il da farsi. È imperativo però, che si curi perché le problematiche che ruotano attorno al cibo tendono a cronicizzarsi in forme diverse. Si prenda cura di lei in tutti i modi e con tutti i mezzi possibili.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
D’accordo con la maggior parte dei colleghi che ti hanno risposto: ti è più utile un’etichetta diagnostica, oppure uscire dal circolo vizioso che si è innescato?
Dalla tua descrizione, il disturbo alimentare e la dipendenza affettiva potrebbero sottendere una condizione clinica più articolata di un DCA. Ritengo che la tua terapeuta abbia fatto bene a proporti un approccio multidisciplinare: psicoterapeuta, psichiatra e nutrizionista.
Mettiti completamente in gioco, collabora e abbi cura di te.
Dalla tua descrizione, il disturbo alimentare e la dipendenza affettiva potrebbero sottendere una condizione clinica più articolata di un DCA. Ritengo che la tua terapeuta abbia fatto bene a proporti un approccio multidisciplinare: psicoterapeuta, psichiatra e nutrizionista.
Mettiti completamente in gioco, collabora e abbi cura di te.
Ciao. Conoscere la diagnosi ti aiuterebbe a definire la tua identità, a sapere chi sei e chi vuoi diventare? La tua è un'età in cui si definiscono meglio valori ed aspettative verso il futuro: alcuni provengono dall'ambiente famigliare, altri li costruisci tu in base alla tua sensibilità e ai tuoi desideri. Insieme alla professionista che ti seguirà queste sono le dimensioni importanti che esplorerai, grazie ad una relazione basata sulla fiducia. Se i tuoi genitori hanno accettato di partecipare agli incontri, hai dei validi alleati che prendono in seria considerazione il tuo dolore e le tue difficoltà. Non chiedere una diagnosi fatti aiutare a trovare un posto nel mondo! Buona fortuna!
Gentile utente, mi dispiace per quello che sta affrontando in questi mesi. I disturbi alimentari sono sempre più diffusi nella popolazione e l'età di esordio avviene in età adolescenziale in genere. Per poter essere diagnosticato occorrono dei colloqui e test psicologici. Oltre la bulimia e l'anoressia, vi sono altri disturbi alimentari quali il disturbo da binge eating o i NAS (disturbi alimentari non altrimenti specificati). Essendo seguita da una professionista, le consiglio di comunicarle tutti i dubbi e le perplessità del caso perché solo così si possono affrontare i "blocchi comunicativi".
Spero che il suo disagio man mano si riduca e ricominci a stare meglio.
Buona giornata
Spero che il suo disagio man mano si riduca e ricominci a stare meglio.
Buona giornata
Perchè dovrebbe farsi andare bene cose che non condivide? Provi a pensare che in un legame donare all'altro sincerità e chiarezza è un presupposto interessante e di costruzione. Se qualcuno non apprezzerà; Lei potrà sempre fare le sue valutazioni...
.
Buongiorno,
comprendo il disagio che sta vivendo. Mi sembra evidente che sofra di un disturbo del comportamento alimentare, anche se non si tratta di anoressia o bulimia. Conoscere la diagnosi esatta non è importante. Lo è, invece, la relazione con un terapeuta, relazione fondamentale per ogni possibile cambiamento.. Lei è già seguita da una collega, le manifesti i suoi dubbi, si apra completamente con lei. Quattro mesi mdi terapia sono davvero pochi. Rafforzil la relazione con la sua teraputa ed abbia fiducia in lei.
Cordiali saluti
Dott.ssa Roberta Razzini
comprendo il disagio che sta vivendo. Mi sembra evidente che sofra di un disturbo del comportamento alimentare, anche se non si tratta di anoressia o bulimia. Conoscere la diagnosi esatta non è importante. Lo è, invece, la relazione con un terapeuta, relazione fondamentale per ogni possibile cambiamento.. Lei è già seguita da una collega, le manifesti i suoi dubbi, si apra completamente con lei. Quattro mesi mdi terapia sono davvero pochi. Rafforzil la relazione con la sua teraputa ed abbia fiducia in lei.
Cordiali saluti
Dott.ssa Roberta Razzini
Buonasera,
Innanzitutto, mostro la mia sincera vicinanza alla difficile situazione che starà sicuramente vivendo.
Detto ciò, un DCA (Disturbo del Comportamento alimentare, che si può classificare, secondo la nosografia psichiatrica attuale, in anoressia, bulimia o binge-eating) viene diagnosticato qualora sussistano precisi criteri (tra cui, sebbene non sempre, un peso sottosoglia). Proprio per tale motivo, la invito a non appellarsi troppo all'importanza di una diagnosi, per considerarsi "nella necessità di chiedere aiuto".
Talvolta, lo stato di sofferenza personale non è, difatti, categorizzabile secondo una diagnosi, ma comunque contrassegnato da necessità di intervento.
Sembrerebbe, dal suo racconto, non aver ancora introiettato un sistema di sicurezza, tale che le permetta di vivere serenamente, senza la necessità di "poggiare" su punti di riferimento esterni (il quadro, appunto, della dipendenza affettiva), i quali possono essere dati da persone, ma anche da atti/comportamenti, come quello disfunzionale verso il cibo e l'alimentazione.
Un percorso di psicoterapia breve potrebbe esserle d'aiuto per rafforzare questo sistema di sicurezza, in modo tale da incentivare un sano processo di individualizzazione.
Sperando di esserle stata d'aiuto,
Dott.ssa Elisa Folliero
Innanzitutto, mostro la mia sincera vicinanza alla difficile situazione che starà sicuramente vivendo.
Detto ciò, un DCA (Disturbo del Comportamento alimentare, che si può classificare, secondo la nosografia psichiatrica attuale, in anoressia, bulimia o binge-eating) viene diagnosticato qualora sussistano precisi criteri (tra cui, sebbene non sempre, un peso sottosoglia). Proprio per tale motivo, la invito a non appellarsi troppo all'importanza di una diagnosi, per considerarsi "nella necessità di chiedere aiuto".
Talvolta, lo stato di sofferenza personale non è, difatti, categorizzabile secondo una diagnosi, ma comunque contrassegnato da necessità di intervento.
Sembrerebbe, dal suo racconto, non aver ancora introiettato un sistema di sicurezza, tale che le permetta di vivere serenamente, senza la necessità di "poggiare" su punti di riferimento esterni (il quadro, appunto, della dipendenza affettiva), i quali possono essere dati da persone, ma anche da atti/comportamenti, come quello disfunzionale verso il cibo e l'alimentazione.
Un percorso di psicoterapia breve potrebbe esserle d'aiuto per rafforzare questo sistema di sicurezza, in modo tale da incentivare un sano processo di individualizzazione.
Sperando di esserle stata d'aiuto,
Dott.ssa Elisa Folliero
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