Ciao scrivo perché mi rendo conto di avere un' ansia e turbamento da cui

17 risposte
Ciao scrivo perché mi rendo conto di avere un' ansia e turbamento da cui non riesco più a togliermi, tutto è iniziato da quando ho fatto la domanda su un sito, e ricevendo una risposta erronea mi ha creato panico e sconforto, ecco il tutto spiegato:


Ciao, scrivo perché mi rendo conto che le difficoltà nello studio non sono state risolte, e ora a 23 anni mi porto ancora.
Mi è capitato di leggere sin da piccola di leggere ma di non metterci mai l'attenzione, anche ora da grande capita così, poi mi rendo conto che quando sono all'università per prendere appunti a lezione, mantengo una breve attenzione, per carità cerco di ascoltare e capire qualcosa ma involontariamente mi distraggo subito (mente distolta da pensieri e contenuti mentali) mantengo breve attenzione, come se fosse spenta e assente la mia attenzione, potrei avere l'ADHD prevalentemente disattenta?!
Poi purè quando leggo ci sono troppi pensieri che mi distolgono e non metto l'attenzione necessaria, mi porta ad essere più lenta a finire, non fa altro che sminuire la mia autostima perché sono sempre stata lenta a finire e a concentrarmi a causa dell'attenzione breve molto breve, poi ho notato che se un compito che costa fatica farlo non lo faccio e non mi impegno perché so di fare fatica. Mi ha sempre fatto arrabbiare quando i miei genitori rinadissero che la difficoltà nello studio fosse data dalla pigrizia, perché non è solo la pigrizia ad affliggermi, e informandomi ho letto che la svogliatezza e pigrizia fa parte proprio di questa sindrome che ho letto, perché per il disattento è più facile essere pigro, questa cosa mi ha fatto arrabbiare che mi porta ad autopunirmi con una lametta perché so che non è solo la svogliatezza ad affliggermi nelle difficoltà cavolo, il bello che nessuno lo sa, per questo voglio tagliarmi, dai miei non mi sento capita, come faccio a farmi capire di più?!
Sopratutto perché voglio tagliarmi perché so di non essere capita cos'è che me lo porta a fare che potrei avere?!

Allora spiegando le difficoltà dovute all'ADHD, ho ricevuto una risposta erronea dicendomi che potrebbe trattarsi di ADHD oppure un lieve ritardo cognitivo trascurato in infanzia, per cui da lì sono caduta in panico, creandomi ansie e paura, perché tutti sanno e sappiamo che non è così, quando andavo da uno psicologo mi diceva che il fatto che questo specialista sul forum mi ha detto così e perché non ho dato un quadro clinico completo delle mie cose, perché fortunatamente la scuola lo fatta e nonostante le difficoltà a bocciare non sono mai stata bocciata, sono sempre andata avanti nonostante ciò, dallo psicologo dove andavo mi ha diagnosticato l'ADHD inattentivo, e mi ha sempre detto che sono abbastanza.intelligente sopratutto dal punto di vista emotivo, e non avrei bisogno del sostegno perché sono abbastanza intelligente da non averlo, però perché questo specialista sulla domanda forum che ho fatto si è espresso così ho scritto cose sottointendedone un' altra e non ho dato un quadro clinico completo delle cose?! Sopratutto da come parlo sembro abbastanza intelligente?!
Le consiglio di farsi aiutare di persona da uno specialista per evitare fraintendimenti utilizzando le consultazioni e pareri online. Lei ha bisogno probabilmente di qualcuno di cui fidarsi che la possa accompagnare nel comprendere di più la natura del suo disagio.

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Salve
Leggendo la sua storia colpisce subito la sua solitudine e rabbia verso quelle che sono state le risposte “esterne” alle sue richieste di aiuto. Colpisce il suo “anonimato” e la grande voglia di scrivere la sua storia e sperando in altre risposte, più convincenti….
Porta il problema di ADHD mai comunque diagnosticato e certificato, sembra…. e sarebbe interessante approfondire la questione che rimanderebbe intanto a una non attenta lettura delle sue difficoltà già a livello scolastico (scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado).
E’ interessante anche approfondire perché “nel qui ed ora” (a 23 anni) Lei cerchi di darsi delle risposte e ad avere conferme se è stata o meno una paziente ADHD, rimasta però senza diagnosi.
L’ ADHD è definita come “una situazione/stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello di sviluppo”. Questi sintomi finiscono con il causare uno stato di disagio e di incapacità superiore a quello tipico di bambini della stessa età e livello di sviluppo.
I sintomi chiave di questa condizione sono la disattenzione, l'iperattività e l’impulsività, presenti per almeno 6 mesi e comparsi prima dei sette anni di età.
I bambini con ADHD:
• hanno difficoltà a completare qualsiasi attività che richieda concentrazione
• sembrano non ascoltare nulla di quanto gli viene detto
• sono eccessivamente vivaci, corrono o si arrampicano, saltano sulle sedie
• si distraggono molto facilmente
• parlano in continuazione, rispondendo in modo irruento prima di ascoltare tutta la domanda
• non riescono ad aspettare il proprio turno in coda o in un gruppo di lavoro
• possono manifestare serie difficoltà di apprendimento che rischiano di farli restare indietro rispetto ai compagni di classe, con danni emotivi.
Si riconosce in tutti questi sintomi/difficoltà? Ritiene di avere avuto (e di avere ancora) problematiche legate a questa serie di punti citati, che sono stati confusi e aggiungerei anche minimizzati, con la sola pigrizia e svogliatezza a scuola?

Mi rendo conto quanto è stato difficile per Lei gestire le difficoltà soggettive nello studio e soprattutto quelle relazionali, anche in virtù del fatto che la scuola poteva (e doveva!!!) attuare misure compensative e dispensative per facilitare l’apprendimento e garantire comunque il processo formativo, senza paura, ansia da prestazione etc.
In mancanza di una diagnosi chiara di ADHD, mi chiedo anche se le sue non fossero difficoltà legate nello specifico all’apprendimento: in questo caso sarebbe stato utile e necessaria a scuola la Legge 170.
Le ricordo infatti che già dal 2010 (quindi vista l’età, Lei ci rientrava in pieno….) la legge 170/2010 riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) e assegna proprio alla scuola il compito di individuare forme didattiche e modalità di valutazione adeguate. Lo scopo di questa legge è proprio quello di prevedere percorsi che permettano ad alunni con DSA certificati, il successo formativo.

Colpisce anche quando chiede conferme sulla sua intelligenza…
Io ritengo che deve cominciare a lavorare su di sé e capire da dove nasce questa poca stima e sicurezza personale.... può mettere o rimettere in discussione un po’ di cose ma solo in questo modo può cominciare a mettersi in cammino verso il cambiamento e, perché no, prendersi anche qualche “rivincita”. Le dico questo a fronte degli episodi di condotte autolesionistiche che cita…. Possono farle ottenere sollievo da sensazioni/ideazioni negative, risolvere difficoltà relazionali, indurre sensazioni positive, ma sta cercando in questo modo solo di spostare il disagio, da emotivo a fisico che per Lei è più tollerabile (forse….) Sta cercando di scegliere fra due mali, quello meno peggiore per Lei, ma rimane per Lei pur sempre un male ….
Sperando di aver accolto il suo malessere, Le dico che deve cominciare a volersi bene e a chiedere aiuto… La lascio citando S. Minuchin: “La strada non è la strada. La strada è come la si percorre…”.

Buongiorno
Dal suo racconto emerge una alta sensibilità al giudizio degli altri, e anche il suo bisogno di esso, di essere validata. Emerge un'autostima che dipende molto dell'altro. Le consiglio di farsi aiutare da un professionista, con cui lei si senta comoda, a suo agio. Queste difficoltà di risolvono, ma c'è bisogno di fare psicoterapia. Sono disponibile se lo ritiene necessario.
In bocca al lupo.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno,

è sempre difficile effettuare valutazioni diagnostiche a distanza; queste ultime richiedono una serie di colloqui e di test che lo specialista solitamente effettua in presenza del paziente. La invito, nel caso non riuscisse a sedare i suoi dubbi e le sue ansie, a sottoporsi ad un ulteriore valutazione specialistica, rivolgendosi ad uno specialista di persona.

Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente, le difficoltà che lei descrive sono compatibili con il disturbo di attenzione e i piccoli errori che compaiono nella sua lettera meriterebbero anche un approfondimento dell’area della letto-scrittura. Quando si fanno queste valutazioni lo psicologo somministra sempre un test di intelligenza, molto approfondito. Se lei non l’ha già fatto, varrebbe la pena di affrontare questa valutazione, che le consentirebbe di indagare quali siano le sue aree di forza e quali le aree più fragili.
Dalla sua lettera emerge una persona molto profonda, sensibile e tenace, nonostante le difficoltà che ha dovuto affrontare. Non ci sono elementi per pensare ad un ritardo cognitivo.
Lei si sente non compresa ed è purtroppo una situazione molto frequente, con un disturbo di attenzione o con un disturbo specifico della letto-scrittura che i genitori e perfino gli insegnanti parlino di pigrizia, se non anche di mancanza di intelligenza!
Sono errori grossolani che determinano tanta sofferenza, quindi non esiti a completare le valutazioni diagnostiche.
Di solito all’interno dell’università c’è un servizio che si occupa della valutazione dei disturbi di attenzione e più in generale di apprendimento. Tenga conto che se è arrivata fino a qui, senza bocciature, credo lei sia dotata comunque di strumenti importanti che dovrebbe non sottovalutare.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti
Dottoressa Lorena Menoncello
Non si possono fare diagnosi in questo modo. Il fatto che spesso vengano richieste e qualche professionista abbozzi una ipotesi non deve farci cadere nell'errore. Seppur la sua richiesta di rassicurazioni possa smuovere la buonafede di qualche collega le consiglio di rivolgersi ad un/una professionista per avere una diagnosi precisa e per, eventualmente, intraprendere un percorso psicoterapeutico.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive, comprendo il disagio che può sentire non è affatto facile ignorarlo. Per questo si faccia fare una diagnosi precisa da uno specialista e poi sulla base di questa intraprenda un percorso di aiuto, forse è arrivato il momento giusto!
In bocca al lupo
Dottssa Marika Fiori
Buonasera, dal suo scritto si evincono il malessere e la preoccupazione oltre che un certo disorientamento che spesso accade quando si cercano online risposte a temi così personali e legati ad un disagio psicologico. Come altri colleghi hanno consigliato, meglio trovare una guida che la accolga e con la quale potrà esplorare i disagi che sente e orientarsi verso uno stato di benessere
Buongiorno, leggendo attentamente le sue parole ho colto tutta la rabbia e la frustrazione che si prova ad aver ricevuto una diagnosi (ADHD) senza poi ricevere un aiuto nel suo vivere quotidiano.
Ha ragione nel dare importanza agli obiettivi scolastici raggiunti, perché nonostante le difficoltà sono stati "centrati in pieno".
La rabbia, che ora rivolge su di sé con una lametta potrebbe, scaricarla invece in uno spazio idoneo e con un terapeuta adatto.
Può contattarmi anche online per parlarne insieme.
Cordialmente
Salve. Io non credo che lei abbia bisogno di diagnosi ma di comprensione. Descrive un vissuto di incomprensioni che l'hanno confusa e resa poco serena. Mi sembra di capire che si è sentita spesso etichettata e giudicata come pigra, disattenta ecc. Ma, sta frequentando l'università e non si è fermata alla scuola dell'obbligo. Si dia da sola la risposta. Le consiglio di intraprendere un percorso psicoterapeutico che possa stimolare la fiducia in se stessa e che possa aiutarla a canalizzare la sua rabbia per affermarsi e le sue emozioni per essere un pó più comprensiva nei confronti delle sue fragilità. Nella mia lunga esperienza professionale le garantisco che sono i punti ritenuti deboli e fragili, ciò di cui ci vergognamo e ciò che ci fa sentire sbagliati ad essere i veri punti di forza nella vita. Sono disponibile per approfondimenti. Distinti saluti
Gentile utente, comprendo il suo turbamento e la ringrazio per aver condiviso le sue perplessità anche perchè, attraverso la sua domanda, è possibile fare maggiore chiarezza circa le finalità, l'utilità e i limiti di uno strumento finalizzato a rispondere a domande pubbliche. Le risposte che un professionista può dare a una domanda di un persona che non conosce sono necessariamente generiche, possono fornire indicazioni o suggerimenti anche molto utili, consigliare in quale direzione proseguire per raggiungere determinati obiettivi ma certamente non fornire diagnosi o soluzioni dirette ai problemi. Per quanto dettagliate e realistiche, le informazioni che si possono trasmettere attraverso una chat o un messaggio non possono sostituire un colloquio conoscitivo e non è escluso che possano dare adito anche a eventuali fraintendimenti, come probabilmente è capitato nel suo caso Le suggerisco pertanto di dare fiducia al professionista che la sta seguendo e che, conoscendola direttamente e avendo raccolto molte più informazioni di quelle che si possono trasmettere in un messaggio, ha sicuramente gli strumenti migliori per fare una diagnosi corretta e darle le indicazioni di cui lei ha bisogno.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Claudia Cenni
Gentilissima, mi fa quadro la sua insicurezza relativamente al percorso scolastico ed insieme la ricerca di conferme rispetto ad un disagio relativo al giudizio, soprattutto da parte di persone esperte dalle quali si chiede un parere, una riflessione rispetto a quanto le sta accadendo. La forma "on line", ma sarebbe più corretto dire a distanza, può aiutare a farsi un'idea rispetto a dubbi e domande tuttavia non può oggettivamente avere, come da lei scritto, l'insieme del quadro clinico e quindi di formulazione diagnostica. Mi sento di suggerirle di prendersi cura di quanto sente "non funzionare" e del suo disagio con un professionista con il/la quale costruire un rapporto di fiducia. Un caro saluto, Maria dr. Zaupa
Gentile Utente,
i pareri effettuati online non possono che essere ipotesi, per una corretta diagnosi è indispensabile effettuare una serie di colloqui e se necessario dei test. Al di là della diagnosi, però, credo emerga la sua sofferenza per la condizione che si ritrova a vivere e la solitudine che sente nell'affrontarla. Le consiglio di iniziare un percorso terapeutico in presenza per poter affrontare al meglio le sue difficoltà con la presenza di un professionista al suo fianco.
Un caro saluto, Dott.ssa Ramona Borla
Buongiorno, i suoi dubbi sono legittimi. Una psicoterapia è consigliata perché, se da una parte "guarisce" gli stati d'animo che non la fanno stare bene, dall'altro "educa" alla consapevolezza e alla conoscenza di sé. La conseguenza di questa "educazione" è che poi lei è in grado di fronteggiare tutto ciò che la vita ci riserva quotidianamente, in modo adeguato. Se non trova riscontro con lo psicoterapeuta che sta frequentando o dovesse frequentare, conviene cambiare. Ognuno ha un suo metodo di lavoro e non è detto che quel metodo vada bene per lei. A disposizione per qualsiasi chiarimento, la saluto cordialmente.
dr.ssa Elena Santomartino, psicologa psicoterapeuta
Buongiorno, mi dispiace sentire il suo malessere e soprattutto che una parte di esso se l'è andato a cercare. Richiedere cose così importanti a degli sconosciuti on line, a cui si forniscono frammentarie informazioni, genera quello che è successo a lei. Pseudo diagnosi basate sul nulla, date con assoluta leggerezza ma ricevute come macigni da chi ha scritto, che possono avere effetti devastanti. Ha fatto bene a scrivere qui. Leggendo il suo scritto si coglie la fatica che ha fatto in questi anni, sin da piccola. Oggi si misura tutto, al millimetro e anche disturbi che una volta passavano quasi inosservati, oggi vengono diagnosticati e presi in cura. Bene, questo è il lato migliorativo, ma non ci si deve dimenticare che la persona è un “tutto che è più della somma delle parti” e che non si deve etichettare un bambino, che poi se lo porterà dietro tutta la vita. Abbiamo tante forme di intelligenza (lei accennava a quella emotiva), nel percorso evolutivo compensiamo già naturalmente certe nostre parti meno brillanti. Alcune persone lo fanno con enorme successo. Tutto questo per dirle che se lei sta cercando delle origini e delle conferme sulle sue prestazioni, è sicuramente meglio che si rivolga al suo lato psichico e non cognitivo (per continuare a parcellizzare!). Crescere con i disagi che ha descritto l’hanno portata a sviluppare poca stima e sicurezza di sé, poca fiducia, senso di incomprensione e molta solitudine. Che ne dice di un percorso psicoterapeutico? L’aiuterebbe molto. Alla sua giovane età si può fare tanto e merita come tutti di essere felice. Rimango a disposizione e la saluto cordialmente dott.ssa silvia Ragni
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Gent.Utente, comprendo che la risposta che ha ricevuto sul forum possa averla turbata. Ha descritto bene le difficoltà legate alla concentrazione, che sono state confermate anche da uno psicologo con la diagnosi di ADHD.
E' importante ricordare che lo psicologo le ha dato una diagnosi chiara e supportata ed è altrettanto utile approfondirla e avere a disposizione strumenti per far fronte alle difficoltà emerse. Inoltre, il fatto che si senta incompresa o fraintesa è un segnale da non trascurare. Parlare apertamente di questi sentimenti con uno specialista può aiutarla a trovare modi più costruttivi per affrontare le emozioni difficili che manifesta. Considerare di intraprendere questo passo, magari in presenza, potrebbe offrirle il sostegno di cui ha bisogno per sentirsi meno sola e meglio equipaggiata nel gestire la situazione. Cordialmente, Dott.ssa Arianna Moroni, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale

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