ciao. mio marito da 7 anni gioca alle machinete.mi ha rubato il bancomat, a prestato dei soldi dai p

8 risposte
ciao. mio marito da 7 anni gioca alle machinete.mi ha rubato il bancomat, a prestato dei soldi dai parenti, per anni ha promesso di smetere e non la mai fatto solo promesse. 2 anni fa li ho detto che sono stanca delle sue bugie e chiedo il divorzio. da allora ho io il bancomat. nei ultimi 2 anni ha giocato poche volte pochi soldi. stamatina invece ha preso il bancomat e ha giocato 450 euro.vi domando ma io cosa devo fare? perche non si puo vivere cosi con il pensiero che in qualsiasi momento puo andare a giocare.si puo guarire di ludopatia che percorso deve fare? se non intraprende un percorso io vado per la mia strada perche sono stanca do vivere cosi.li voglio ancora bene ed e per questo che li sono stata vicino per tutti questi anni ma tutto ha un limite.ho bisogno del vostro consiglio.grazie
A parte rivolgersi a centri specializzati, una terapia farmacologica, che pero' spesso lascia il tempo che trova l'ultima spiaggia e' nominare un "amministratore provvisorio dei beni" che può' essere anche la moglie. Meglio se il pz (il coniuge, in qs caso, e' d'accordo, per il bene di tutti !). A questo punto il giocatore non ha più' una lira in tasca o comunque i soldi contati che gli "passa" l'amministratore dei beni, mensilmente.

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Il gambling patologico richiede un percorso lungo e difficoltoso che dovrebbe vedere la collaborazione della persona. Spesso però non si arriva ad un intervento fino a che non si creino dei problemi seri e di difficile risoluzione. Come tutte le dipendenze ha una componente impulsiva che è di difficile controllo se non sottoposta ad una terapia farmacologica e psicologica di tipo cognitivo comportamentale.
Signora, glielo dica e lo faccia. Se non si cura lei se ne andrà. A volte può essere quella la spinta motivazionale giusta a intraprendere un percorso.
Bisogna vedere se sottostante alla ludopatia non ci sia qualche altro problema di personalità o altro. Per quanto riguarda lei dovrebbe decidere della sua vita a prescindere dal comportamento di suo marito
Gentile Signora,
sono in accordo con i Colleghi che mi hanno preceduto.
Intanto sarebbe necessario chiarire di cosa si tratta e quindi poter inquadrare meglio la natura del disagio di suo marito che sottende il comportamento. Questo primo aspetto apparentemente banale in realtà è già di per sè difficoltoso in quanto questi pazienti hanno scarsissima consapevolezza di malattia, almeno in principio, e tendono a non chiedere aiuto se non quando sono in una fase avanzata di "rovina" personale e patrimoniale. Come ha ben evidenziato nella sua testimonianza, non collaborano, se non a parole. Per questo spesso, dopo anni o vari tentativi di convincimento e persuasione, il ricatto e la leva affettiva (abbandonarli) diventa sovente l'ultima e unica arma per cercare di portarli a più miti convincimenti e quindi ad una cura: "se vuoi che ti aiuti, allora devi fare esattamente come ti suggeriranno gli esperti perchè io posso starti accanto ma non ti posso curare, se non sarà così per il mio bene o dei nostri figlio dovrò andarmene ". Questo un esempio di come dichiarare il proprio intendimento, in modo formo e senza ma e senza se. Il percorso quindi, se dovesse mai accettare, sarà lungo e occuperà diversi aspetti della vita di suo marito ma anche della sua: ci sono certamente gli aiuti farmacologici, protocolli comportamentali che prevedono l'applicazione di rigide regole quotidiane, il ricordo ad un amministratore di sostegno per i beni del soggetto, ma anche psicologici come i gruppi di auto aiuto o le terapie di gruppo, ma anche terapie innovative come la TMS. Come ricordato dal Collega a quel punto sarà necessario rivolgersi a centri specializzati non necessariamente privati, come per esempio i SERT o centri per il Gambling.
Cordiali saluti
Federico Baranzini
mah....al suomposto andrei da un legale civilista, farei scrivere una lettera a suo marito molto chiara e intanto farei una pratica di separazione indicandone i motivi... etc ignoros e abbia figli.... il che incide molto nella questione...certo si può chiedere amministrazione sostegno di suo marito...ma questo avrebbe certe conseguenze...
quello che non capisco però, è anche come lei abbia tollerato tanto questa condotta.... che, mi scusi, è una specie di sfruttamento verso di lei e mancanza di rispetto per la famiglia.... la trovo troppo accomodante .. cque ha ricevuto molti pareri, adesso sta a lei!!! io esrcitoa torino,,
Salve, per suo marito credo sia necessario nominare un amministratore di sostegno per impedirgli di dilapidare il patrimonio; dovrebbe intraprendere una terapia farmacologica e una psicoterapia cognitivo comportamentale.
Occorre una valutazione clinica

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