Ciao a tutti... Da 6 mesi ho firmato il contratto indeterminato. Erano 7 anni che lavoravo in quest

19 risposte
Ciao a tutti...
Da 6 mesi ho firmato il contratto indeterminato. Erano 7 anni che lavoravo in questo ente pubblico, ma già da 2 iniziavo a fare fatica. Spesso non mi andava di lavorare, cercavo di procrastinare tutto. Non ero contenta e soddisfatta e ho sempre pensato di aver qualche cosa di sbagliato.
Lavoro a progetti quindi spesso capitava che perdevo tempo ma alla fine lavoravo tantissimo, facevo le nottate e riuscivo swmpre a consegnare i lavori entro le scadenze.
Adesso sta diventando tutto più complicato, ho iniziato a non rispettare piu quelle scadenze, nonne ho voglia. Ho una forte rabbia verso il lavoro. Non mi va mai di parlarne durante I miei giorni liberi, mi sembra uno spreco di tempo, lo dimentico totalmente e mi concentro sulle mie cose. Se qualcuno ci prova chiudo l'argomento subito, addirittura con la mia psicologa non ne voglio parlare. Perché anche lì penso di star togliendo tempo ad altre cose che se lo meritano. (Ovviamnte razionalmente mi rendo conto che invece sia molto importante invece trattare questo argomento con lei).
Comunque fatto sta che non riesco minimamente a pensare di cambiare e di lasciare.
Ma mi rendo conto che inizio a comportarmi sempre peggio, arrivo sempre più tardi e sono costretta a recuperare ovviamente uscendo ancora più tardi. E quindi tornando a casa tutte le sere tardi senza forze. A quel punto mi stresso perfhe non riesco a coltivare e ad avere tempo per tutto il resto e mi frustra questa cosa. Non riesco a stare ad esserci per le mie amicizie, se mi mandano vocali non li ascolto, sento di perdere tempo anche semplicemente ascoltsndo i loro di racconti sulla loro giornata lavorativa o le loro pratiche burocratiche, o il tizio che hanno beccato in metro, il lavandino che s è rotto e via dicendo. Non li sopporto questo tipo di discorsi. Prima ero una ragazza sempre presente, mi prendevo cura di chiunque avevo attorno. Ma adesso non riesco, è come se cercassi di proteggermi a scapito però di tutti gli altri a cui non riesco più a dedicare però il giusto spazio.
Non capisco se sia normale non riuscire a star dietro più a nulla, e non riuscire neanche a gestire la mia vita al di fuori..
Mi dispiace tanto, ma purtroppo io non semto mancanze, anzi. Mi sento più libera e sento di poter respirare un attimino ora che sono sparita.
Le mie amicizie lo notano e iniziano a starci male, mi dicono che se uno ci tiene deve fare qualcosa e io l'ho sempre fatto. Ma adesso non ci riesco più..
(Ho un ragazzo e con lui non mi comporto così.. anzi sono felice di vederlo)
Mi chiedo se sia normale questa sorta di apatia che sta uscendo fuori... se sono io così o se dipenda da qualcosa..
È come se non sentissi di avere piu spazio per nulla. E non so più come fare.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Gentile utente, ho letto tutto ciò che ha scritto ed ho percepito la sofferenza che sta provando in questo momento. Le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico in modo da poter vedere bene quali sono le emozioni che prova e cosa desidera davvero sia in prospettiva presente che futura.
Le auguro il meglio!
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
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Lei ha già un luogo di parola in cui portare questi argomenti degni di essere approfonditi: scrive che va da una psicologa...
Se una "seconda opinione", ottenuta parlando con un altro psicologo, le può essere di aiuto, possiamo organizzare un colloquio online.
Sono contenta che abbia una sua psicologa con la quale parlare, é un atto molto intelligente prendersi cura di se.
Il mio apporto é il seguente: stia distante da quello che deve essere e si avvicini a quello che vuole essere.
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Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere altre domande, o desiderasse ricevere ulteriori informazioni, non esiti e chiedere.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico.
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Ciao, prima di tutto grazie per questa condivisione ricca e dettagliata e mi spiace molto percepirti in questa situazione. Quando si entra in un circolo vizioso o addirittura in un vortice dove il 98% di quello che ci circonda ci annichilisce, bisogna per alcuni, aggrapparsi forte al quel 2% e svilupparlo pian piano. Lavorare su valori e passioni ed entrare in uno spettro positivo della psicologia. Mi piace sempre dire, avendo vissuto in una situazione analoga, che le soluzioni più radicali sono due. Cambiare se stessi o cambiare cielo. Inoltre mi sento di dirti che nella vita si va a tentativi. A volte il professionista giusto col quale sviluppare un rapporto arricchente non si trova ne al primo, ne al secondo, ne al terzo tentativo... ma se non tentiamo non ci spostiamo dalla situazione attuale. Prova dei primi passi, non ti porteranno alla soluzione ma ti porteranno un passo lontano da dove ti trovi attualmente. Se vuoi, puoi certamente contattarmi. Trovi qui di fianco il nominativo. Coraggio.
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Buongiorno, grazie per la sua condivisione. La rabbia e la frustrazione che prova arrivano chiare e forti, e non è facile avere a che fare con queste emozioni, quotidianamente peraltro, visto che vengono innescate innanzitutto dal lavoro. Se non avesse già intrapreso un percorso psicologico, il mio consiglio sarebbe stato quello di affidarsi ad un professionista, perchè è evidente che c'è una contraddizione grossa che genera molta sofferenza: detesta il suo lavoro, ma non riesce a lasciarlo. Bisognerebbe capire che cosa rappresenta questo lavoro per lei, qual è il blocco che le impedisce di liberarsi ma ancor prima di affrontare l'argomento. La domanda che però mi sorge spontanea è: che cosa non sta funzionando nel suo percorso? Perchè non trova le risposte che servono attraverso la relazione con la sua psicologa? Sicuramente non è facile fare l'incontro giusto al primo colpo, quindi il mio consiglio è quello di valutare l'efficacia del suo percorso ed eventualmente riflettere sulla possibilità di cercare un professionista più adatto a lei, parlandone apertamente con la psicologa che la sta seguendo in questo momento, spiegandole le difficoltà che sta incontrando. Parlare in modo diretto con la sua terapeuta potrebbe essere la prima risorsa da mettere in campo per capire che cosa non sta funzionando, e muoversi da lì per attivare tutte le risorse possibili per recuperare il benessere che merita. Se avesse bisogno di ulteriore supporto resto a disposizione, anche online. Un caro saluto, Dott.ssa Elena Gianotti
Buonasera,
mi chiedo se questa sia per lei la prima volta in cui, in un certo senso, sente di poter ammettere ad alta voce che sta bene così, che si sente più libera e che non è disposta a fare nulla di più. La definisce apatia ma credo sia necessario indagare con maggiore chiarezza che significato potrebbe avere nonché l'origine di tale chiusura, partendo semplicemente dal cercare di comprendere come trascorre le sue giornate, chiedendosi che cosa fa per sé e cosa ancora le piacerebbe fare, cosa le piacerebbe poter chiedere all'Altro.
Purtroppo, spesso agiamo e organizziamo la vita sulla base delle aspettative e questo a volte ci porta a correre il rischio di non trovare più il punto d'incontro tra ciò che possiamo fare e ciò che rappresenta il limite oltre il quale perdiamo di vista i nostri bisogni e il nostro benessere psico-fisico. Quel che sembra è che ci sia un circolo vizioso in cui è incastrata legato anche al timore di perdere ciò che in parte la rassicura, probabilmente una lotta interna tra ciò che sente di poter dare all'altro e ciò che ritiene, sulla base di quanto è stata abituata a fare, che sarebbe giusto fare.
Si sente capita dalle persone che la circondano e soprattutto dalle sue amicizie? Ha mai sentito di poter portare all'altro il suo stato d'animo e la stanchezza avvertita nel dover sempre esserci per prendersi cura dell'Altro?
Indubbiamente sono tante le dinamiche che potrebbero essere attive alla base di questo senso di frustrazione e del non poter fare più di ciò che si fa. Purtroppo non è possibile fare maggiore chiarezza in questa sede ma credo che, piano piano, ponendosi le giuste domande potrebbe giungere alle risposte che sta cercando con la possibilità di trovare nuove strategie per affrontare in modo più funzionale gli ambienti sociali in cui si trova inserita e che al momento rappresentano una fonte di stress e insoddisfazione.
Per qualsiasi altra necessità o domanda, rimango a disposizione.
Dottoressa Cafarelli Cristiana.
Credo sia poter importante per lei vedere lo spazio che si è presa qui per parlare di questo argomento e che possa essere pronta ad affrontarlo in terapia. Ci sono delle urgenze per lei da mettere a fuoco e di riconoscersi il potere di poter scegliere. A sua disposizione. Dott.ssa Monica D'Ettorre
La tua esperienza di apatia e disinteresse verso il lavoro e le relazioni potrebbe essere indicativa di una possibile insoddisfazione o esaurimento professionale. È importante esplorare queste sensazioni in modo approfondito con un professionista per comprendere meglio le cause e sviluppare strategie per affrontarle. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Salve, dalle sue parole emerge tanta difficoltà .
Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla a capire il significato di quello che sta emergendo in questa fase della sua vita. Evidentemente oggi è ad esaurimento di risorse, ritagliarsi uno spazio per sè è un modo per iniziare a capire da dove poter partire soddisfare i suoi bisogni.
Resto a disposizione per eventuali dubbi
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Gentile utente, i temi in questo suo messaggio sembrano essere tanti.
Perchè si sente sbagliata quando non è soddisfatta?
Dove ha imparato che non può lasciare una strada (apparentemente) perfetta, ma che poco si adatta a lei, per cecare qualcosa che la soddisfa di più?
La inviterei a provare in primo luogo a mettere meglio a fuoco le ragioni della sua sofferenza insieme alla sua psicologa.
Le mando un caro saluto
Salve, mi spiace molto per la sua situazione di sofferenza.
Lei alla fine del messaggio chiede se sia "normale" questa sorta di apatia che sta uscendo fuori. Io non sono solita ad usare quella parola, però posso assicurarle che può essere normale per molte persone ritrovarsi, ad un certo punto della vita, non più soddisfatte del proprio lavoro. Il cambiamento è fisiologico ed una posizione lavorativa che all'inizio stimolava e piaceva, dopo qualche anno, può diventare meno stimolante e soddisfacente...in questi casi, cambiare può anche rivelarsi un'opportunità.
Mi viene però da chiederle cosa le impedisce di prendere in considerazione il pensiero di cambiare o di lasciare.

Per quanto riguarda la sua fatica a parlarne anche con la sua psicologa, in quanto ritiene di togliere tempo a delle cose più importanti, ... provi a pensare a quanto la fa stare male la sua situazione lavorativa. Il suo benessere emotivo e fisico sono la cosa più importante...non sarebbe importante parlare alla psicologa di qualcosa che la fa stare cosi male?
Magari insieme a lei sarà possibile anche solo pensare o fantasticare sulla possibilità di cambiare questo lavoro.

Per quanta riguarda le altre aree della vita, come quella amicale che descrive, penso che per rispondere servirebbero molte più informazioni. Tuttavia, mi sento di dirle che è possibile, da una parte, che lei stessa si stia riscoprendo e scoprendo così che forse alcune situazioni (come il lavoro) e alcuni amici, le stanno un po' "stretti" ...ma è anche possibile che in una situazione molto stressante e di disagio, l'emotività negativa intacchi anche altre aree della vita.
Per questo le suggerisco di farsi forza e parlarne con la sua psicologa, per capire meglio cosa la porta a "provare rabbia" verso il suo lavoro, cosa la spinge a rimanere in una situazione che le crea disagio e come questa può aver influenzato altre aree della vita.

Le auguro un buon proseguimento e rimango a disposizione per domande o chiarimenti.
Dott.ssa Sonia Gilardi
Gentilissima, sicuramente parlare di tutto questo con la psicologa che la segue potrà aiutarla ad approfondire quello che vive da un lato come criticità e dall'altro come aspetto di sé in linea con quanto la fa star meglio ora. Conoscersi è un atto che richiede coraggio e pazienza, anche ciò che può apparire come un disagio può generare un cambiamento positivo. Un caro saluto, D.ssa Francesca Rodondi
Buongiorno, la ringrazio molto per aver condiviso questo momento delicato della sua vita.
Mi sento di consigliarle di fermarsi per prendere coscienza di un aspetto: ha tutto il diritto di pensare a sé stessa.
Sicuramente sarebbe un passaggio importante soffermarsi ad esplorare quali pensieri sono legati alla rabbia che prova per il lavoro di cui, comprensibilmente, riferisce di non aver voglia di parlare nei momenti liberi.
Il suo quotidiano è occupato per la maggior parte del tempo dal lavoro e la volontà di decomprimere la spinge ad “archiviare” la questione. Come ha ben riconosciuto, esplorare il tema potrebbe aiutarla a cogliere aspetti e sfumature in più, ed a comprendersi meglio, si dia una chance, non sarà da sola ad affrontarlo, avrà accanto la sua psicologa.
Inoltre, essendosi sempre dedicata a chi le stava attorno e probabilmente in misura minore a sé, il contorno, con il passare del tempo, può essere percepito come un “troppo”, pertanto, scegliere di prendersi del tempo è un atto di coraggio, non abbia timore di non rendersi totalmente disponibile per dedicarsi al proprio benessere personale.
Un caro saluto.
Buongiorno sarebbe bello poter allontanarsi dal dover essere per esprimere al meglio ciò che si è… ricercando sempre i veri noi stessi.
Un saluto cordiale.
Dr.ssa Versari Debora
Gentile utente,
Sembra che lei stia sperimentando di non riuscire più a concentrarsi su nient’altro che non sia sé stessa, come se avesse esaurito le sue energie e sperimentasse quindi il bisogno di ricaricarsi mettendo via parti preziose della sua vita, come le amicizie e il lavoro. Penso sia proprio importante parlare di questi vissuti con la sua psicologa per poter capire in che modo si sta bloccando e come può prendersi cura di quello di cui ha bisogno in questo momento in un modo che sia più protettivo e benevolo. Per qualunque dubbio non esiti a contattarmi. Un caro saluto.
Dott.ssa Chiara Costa
Buona sera, mi spiace si trovi in questa difficile situazione e comprendo la fatica, credo tuttavia che dovrebbe dare fiducia alla sua terapeuta e darsi fiducia provando a parlarne in seduta, passo passo, iniziando a capire quando questa sensazione di non avere più spazio e incominciata, cosa stava accadendo in quel periodo, quali altri fatti possono essere associati a questo stato emotivo che tutto copre e non lascia spazio, almeno per ora, al pensiero elaborativo. Forza! CC
Buongiorno,
leggendo le sue parole mi vengono in mente alcune riflessioni. Più precisamente mi chiedo se questa sensazione di insoddisfazione e affaticamento legata al lavoro che prova già da un po’ di tempo potrebbe essersi aggravata proprio dopo aver raggiunto la posizione a tempo indeterminato in quanto ora non ha più bisogno di lottare e di conquistare un obiettivo. Questo da una parte la fa sentire più rilassata ma dall’altra la rende più demotivata e apatica. Forse non era quello che voleva? O forse si sente intrappolata? Non riesce però minimamente a prendere in considerazione l’idea di cambiare lavoro. Cosa la frena secondo lei? La forte rabbia che dice di provare per il lavoro potrebbe essere in realtà rivolta verso se stessa?
Per quanto riguarda il bisogno di avere spazi suoi, io ritengo sia fisiologico vista la fatica enorme che sta facendo ogni giorno a lavoro. Lo stesso vale per il conseguente allontanamento dai suoi amici, che dovrebbero sforzarsi di comprendere che in questo momento lei non ha le forze per dedicarsi agli altri, non certo per egoismo ma piuttosto per una sana protezione verso se stessa.
Come ha già detto lei, sarebbe davvero importante che affronti le sue resistenze e inizi davvero ad approfondire la tematica del lavoro con la sua terapeuta. Potrebbe celare degli aspetti che razionalmente non ha preso in considerazione.
Un caro abbraccio.
Dott.ssa Simona Di Napoli

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