Cari psicologi, vi viene mai il dubbio che purtroppo o per fortuna esistano situazioni di malessere
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Cari psicologi, vi viene mai il dubbio che purtroppo o per fortuna esistano situazioni di malessere che cercano o trovano benessere in forme di vita non convenzionali. La domanda che vi ponete e che sia sano per entrambe queste persone la vita che stanno vivendo e cercando di stare bene, o semplicemente che non sia sano perché non convenzionale? La psicologia insegna moltissimo eppure ancora oggi vi sono persone che per esempio definiscono la lotta di grandi espressione di depressione e non convinzione e perseguimento di ideali consapevolmente dolorosa. Chi derive la verità? Il rispetto reciproco e la ricerca di un benessere comune o l'adeguarsi a protocolli definiti?
Caro utente, nessuno ha la verità in tasca, il malessere può essere affrontato in vari modi. Se i modi non sono convenzionali ma non ledono l'integrità fisica propria o altrui possono essere tutti compresi alla luce della storia di vita personale e dei significati che si attribuiscono alle proprie azioni. Certamente quando il malessere è molto invalidante potremmo aver bisogno di supporto medico, e questo chiaramente esigere dei protocolli.
Se ha necessità di approfondire sono a disposizione.
Dott.ssa Camilla Ballerini
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Carissimo, poni una domanda a cui non è facile rispondere in due parole.
Detto ciò, io credo che a nessuno stia decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato e che sia più consono pensare a cosa fa stare bene una persona e cosa no. Se vivere in modo non convenzionale è ciò che fa stare la persona serena e le permette di funzionare secondo il suo benessere, non ci vedo niente di male.
Come mai ci poni questo interrogativo?
Rimango a disposizione se ne volessi parlare,
Grazie
Dottoressa Carlino Eleonora
Detto ciò, io credo che a nessuno stia decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato e che sia più consono pensare a cosa fa stare bene una persona e cosa no. Se vivere in modo non convenzionale è ciò che fa stare la persona serena e le permette di funzionare secondo il suo benessere, non ci vedo niente di male.
Come mai ci poni questo interrogativo?
Rimango a disposizione se ne volessi parlare,
Grazie
Dottoressa Carlino Eleonora
Ci sono delle parti della sua lettera che non mi sono chiare, come "la lotta di grandi..." in ogni caso credo che la salute psicofisica abbia a che fare con il rispetto reciproco e la ricerca di un benessere comune, per citare la sua frase. E' importante creare la propria vita nel rispetto delle nostre esigenze profonde, se necessario rompendo modelli e protocolli, con il coraggio che deriva dall'essere se stessi. E' implicito che la nostra evoluzione personale non debba andare a compromettere quella degli altri, ma questo non vuole assolutamente dire che ci si debba adeguare a vivere una vita non piena.
E' chiaro che lei ponga la sua domanda perché si trova in un conflitto giusto/sbagliato, credo che siano due parole da eliminare e da sostituire con, fa per me/non fa per me.
In bocca al lupo!
E' chiaro che lei ponga la sua domanda perché si trova in un conflitto giusto/sbagliato, credo che siano due parole da eliminare e da sostituire con, fa per me/non fa per me.
In bocca al lupo!
Qual è dunque il suo problema?
La Felicità, quella vera, non si trova su un piatto d'argento, e ciascuno fa un percorso, più o meno sudato, per raggiungerla. Saluti :)
La Felicità, quella vera, non si trova su un piatto d'argento, e ciascuno fa un percorso, più o meno sudato, per raggiungerla. Saluti :)
Buongiorno. Per come scrive sembra che i suoi confusi interrogativi siano animati da una forma contestativa con qualche tinta rabbiosa o rivendicativa. Qualora intendesse capire cosa tutto ciò rappresenti per la sua persona, una psicoterapia potrebbe aiutarla a trovare un suo orientamento. SG
Gentile Utente, confesso di non avere chiaro quale sia esattamente la domanda che ci sta ponendo. In senso assoluto non esistono "forme di vita" giuste o sbagliate, convenzionali o meno, esistono forme che ciascuno, individualmente, decide di dare alla propria di vita, e finché alzandosi al mattino siamo felici, significa che è la forma giusta. La sua domanda sembra tradire il desiderio di poter ragionare con la testa propria, frustrato da un'autorità che schiaccia e definisce cosa si deve e non si deve fare. Non so se è un tema che le appartiene, eventualmente consideri la possibilità di approfondirlo. Un caro saluto
La psicologia comprende molte branche. La psicoanalisi in particolare ha come lo scopo la scoperta della verità inconscia del paziente affinché si possa realizzare nella propria autentica unicità...mi permetta una battuta, ma per uno psicoanalista "conformismo" suona quasi come una parolaccia.
Buona ricerca di se stesso e un caro saluto.
Dott.ssa Cristina Villa
Buona ricerca di se stesso e un caro saluto.
Dott.ssa Cristina Villa
Salve, se qualcuno venisse da lei e le dicesse di vedere gli asini che volano, riuscirebbe a contraddirlo?? Esistono leggi o convinzioni assolute riguardo l’esistenza di ciò?! Magari chi è di fronte a lei gli asini volanti li vede davvero, ma sulla base di cosa potremmo dire che sia matto? Non esistono regole comuni, ma solo regole condivise all’interno di una comunità. Sentirsi parte di un gruppo è uno dei nostri bisogni primari e per soddisfarlo c’è l’esigenza/compromesso di condividere regole di giudizio comuni. Qual’è il suo bisogno?!
Spero di esserle stata utile e di non aver alimentato ancora di più il dubbio. Per ulteriori confronti, può contattarmi.
Buona serata.
Spero di esserle stata utile e di non aver alimentato ancora di più il dubbio. Per ulteriori confronti, può contattarmi.
Buona serata.
Ma di quali protocolli parla? La psicoterapia può essere la forma più libera di introspezione in cui ognuno è stimolato a trovare il "suo modo". Non c'è nessuno standard e l'obiettivo è il raggiungimento di un maggior benessere. Non si capisce dunque il motivo di questo "rant" in questo contesto che per lo meno avrebbe potuto formulare con maggior chiarezza.
Gentile utente di mio dottore,
il suo messaggio mi è apparso come molto confuso. Avrei avuto il desiderio di poter fugare i suoi dubbi ma non sono riuscito trovando nella sua scrittura poca chiarezza. Grazie comunque per il suo contributo su mio dottore.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
il suo messaggio mi è apparso come molto confuso. Avrei avuto il desiderio di poter fugare i suoi dubbi ma non sono riuscito trovando nella sua scrittura poca chiarezza. Grazie comunque per il suo contributo su mio dottore.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buonasera, credo che lo scopo di ogni essere umano e della cura psicologica sia proprio quello di trovare i veri desideri, la propria autenticità e la leggerezza di coordinare le proprie azioni in tal senso, senza farsi influenzare dal pensiero altrui. Cosa le impedisce, nella sua vita, di fare ciò? Forse è questa la domanda da cui dovrebbe partire.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Salve, sono rammaricato ma è incomprensibile la sua richiesta. Sembra piuttosto una protesta verso qualcosa che appare indecifrabile. Le consiglio di parlarne con più dettagli con uno psicologo per avere le risposte che desidera. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Caro utente, credo che il suo interrogativo sia significativo e al tempo stesso complesso; credo che ogni persona, a seconda della sua storia di vita, possa raggiungere un suo equilibrio convenzionale o non utile per sé stesso. Qualora ci dovesse essere un malessere psichico , questo potrebbe essere un indicatore chiaro che ci potrebbe far riflettere su un possibile cambiamento.
In caso avesse dei dubbi sono disponibile per ulteriori chiarimenti.
Dott.ssa Aitella
In caso avesse dei dubbi sono disponibile per ulteriori chiarimenti.
Dott.ssa Aitella
Caro Ricercatore, a mio avviso nessuno dei due: la Libertà è una condizione inviolabile affinché nasca l'Amore. Ogni essere umano è co-creatore della sua realtà di tutti i giorni. Conformarsi a protocolli già definiti o viceversa ribellarsi fino a rinchiudersi in quelle che lei definisce forme 'non convenzionali' forse sono solo due facce della stessa medaglia. Le auguro di imparare ad andare oltre, di iniziare a riscrivere i copioni delle sue giornate ogni santo giorno, e di cogliere attimo per attimo quando è il momento di conformarsi, quando di non farlo, e quando di creare un 'nuovo' talmente bello da diventare esempio per tutti. Auguri.
Salve la sua domanda sembra sottendere il dubbio o il timore che lo scopo della terapia psicologica sia rendere convenzionali gli individui, trovando una ricetta che vada bene per tutti e alla quale adeguarsi. Nulla di più diverso dallo scopo della psicoterapia che aiuta a scoprire il proprio modo personale di stare in equilibrio con se stessi e gli altri. Potrebbe risultarle utile, piuttosto che cercare di risolvere questo dubbio solo "intellettualmente", fare una esperienza terapeutica in modo tale da fare una sua esperienza soggettiva di che cosa significa. Con cordialità Dr. Preziosi
Salve, prendo atto con una sorta di leggerezz le sue parole.
Non posso fare a meno di notare la sua vena “simil”polemica e trovo che le sue parole potrebbero celare una delicata situazione.
Però mi limiterò a dare una risposta divertita.
Correva l’anno 1545 e a Trento si celebra un concilio.
In quel momento storico come sommo capo della chiesa Paolo lll ne vuole la realizzazione.
Che c’entra tutto questo con la sua domanda?
Ora avrà le sue risposte.
Con questo evento inizia uno dei periodi più bui nella storia della chiesa, l’evento della controriforma.
In quegli anni tutto viene riportato a controllo, categorizzato, definito nell'esistenza.
Ebrei, omosessuali, e persone psichicamente non conformi vengono emarginate, ghettizzate e demonizzate.
In pratica i nostri guai iniziano ufficialmente nel 1545.
La fine della controriforma non ha annullato molti degli effetti prodotti, così ad oggi siamo costretti a fare i conti con definizione di salute piuttosto che di malattia mentale.
Gli annessi ed i connessi sono ovvii.
Dove possiamo invece mettere uno spartiacque ragionevole che permetta di delineare una necessità di intervento.
Io trovo che il grado di malessere e disagio riportato sia un ottimo primo criterio da seguire.
Mi limiterò a citarne solo un altro, ed è quello che rivolge l’attenzione alle persone con problematiche relazionali che possono essere svincolate dalla percezione del malessere.
Essere diversamente viventi non implica che possiamo pestare i calli agli altri senza pagarne le conseguenze.
Si può vivere diversamente, ma la tua libertà finisce dove inizia la mia.
E questo non è solo un principio irrinunciabile, per cui se la mia diversità diventa gravativa per qualcun altro allora un intervento ponderato è un atto dovuto.
Questo è il limite.
Saluti, dott.ssa Petralli
Non posso fare a meno di notare la sua vena “simil”polemica e trovo che le sue parole potrebbero celare una delicata situazione.
Però mi limiterò a dare una risposta divertita.
Correva l’anno 1545 e a Trento si celebra un concilio.
In quel momento storico come sommo capo della chiesa Paolo lll ne vuole la realizzazione.
Che c’entra tutto questo con la sua domanda?
Ora avrà le sue risposte.
Con questo evento inizia uno dei periodi più bui nella storia della chiesa, l’evento della controriforma.
In quegli anni tutto viene riportato a controllo, categorizzato, definito nell'esistenza.
Ebrei, omosessuali, e persone psichicamente non conformi vengono emarginate, ghettizzate e demonizzate.
In pratica i nostri guai iniziano ufficialmente nel 1545.
La fine della controriforma non ha annullato molti degli effetti prodotti, così ad oggi siamo costretti a fare i conti con definizione di salute piuttosto che di malattia mentale.
Gli annessi ed i connessi sono ovvii.
Dove possiamo invece mettere uno spartiacque ragionevole che permetta di delineare una necessità di intervento.
Io trovo che il grado di malessere e disagio riportato sia un ottimo primo criterio da seguire.
Mi limiterò a citarne solo un altro, ed è quello che rivolge l’attenzione alle persone con problematiche relazionali che possono essere svincolate dalla percezione del malessere.
Essere diversamente viventi non implica che possiamo pestare i calli agli altri senza pagarne le conseguenze.
Si può vivere diversamente, ma la tua libertà finisce dove inizia la mia.
E questo non è solo un principio irrinunciabile, per cui se la mia diversità diventa gravativa per qualcun altro allora un intervento ponderato è un atto dovuto.
Questo è il limite.
Saluti, dott.ssa Petralli
Buonasera.
La psicologia, come disciplina, ha sempre cercato di comprendere la complessità dell'esperienza umana, e quello che descrive riguarda proprio uno degli aspetti più profondi e complessi del nostro lavoro: capire cosa significhi "stare bene" e come questo possa variare enormemente da persona a persona.
È vero che ci sono molte situazioni di malessere che possono trovare un equilibrio in forme di vita non convenzionali, e in molti casi, ciò che conta è se queste forme di vita sono funzionali per le persone coinvolte e non causano sofferenza o danno agli altri. La psicologia non dovrebbe mai imporre un'unica visione di benessere basata su norme sociali o su ciò che è considerato "convenzionale", ma piuttosto aiutare le persone a trovare il loro modo di vivere che sia autentico, soddisfacente, e rispettoso degli altri.
Il benessere psicologico è molto personale e soggettivo. Ciò che per una persona rappresenta uno stato di equilibrio e serenità, per un'altra potrebbe non esserlo affatto. L'importante è comprendere se la forma di vita scelta permette alla persona di crescere, di esprimere se stessa in modo autentico, di provare soddisfazione e di non nuocere a sé o agli altri.
Il rispetto reciproco e la ricerca di un benessere comune, come ha detto, sono valori fondamentali. Il lavoro psicologico dovrebbe sempre partire da ciò che la persona vuole e sente come significativo, non solo da protocolli predefiniti. I protocolli e le linee guida sono utili come base per l'intervento, ma devono sempre essere adattati alle esigenze e alle specificità della persona.
Il fine ultimo della psicologia è aiutare le persone a raggiungere un benessere che sia per loro autentico, anche se questo implica percorsi non convenzionali, a patto che siano sostenibili e rispettosi del contesto in cui vivono.
d.ssa Raileanu
La psicologia, come disciplina, ha sempre cercato di comprendere la complessità dell'esperienza umana, e quello che descrive riguarda proprio uno degli aspetti più profondi e complessi del nostro lavoro: capire cosa significhi "stare bene" e come questo possa variare enormemente da persona a persona.
È vero che ci sono molte situazioni di malessere che possono trovare un equilibrio in forme di vita non convenzionali, e in molti casi, ciò che conta è se queste forme di vita sono funzionali per le persone coinvolte e non causano sofferenza o danno agli altri. La psicologia non dovrebbe mai imporre un'unica visione di benessere basata su norme sociali o su ciò che è considerato "convenzionale", ma piuttosto aiutare le persone a trovare il loro modo di vivere che sia autentico, soddisfacente, e rispettoso degli altri.
Il benessere psicologico è molto personale e soggettivo. Ciò che per una persona rappresenta uno stato di equilibrio e serenità, per un'altra potrebbe non esserlo affatto. L'importante è comprendere se la forma di vita scelta permette alla persona di crescere, di esprimere se stessa in modo autentico, di provare soddisfazione e di non nuocere a sé o agli altri.
Il rispetto reciproco e la ricerca di un benessere comune, come ha detto, sono valori fondamentali. Il lavoro psicologico dovrebbe sempre partire da ciò che la persona vuole e sente come significativo, non solo da protocolli predefiniti. I protocolli e le linee guida sono utili come base per l'intervento, ma devono sempre essere adattati alle esigenze e alle specificità della persona.
Il fine ultimo della psicologia è aiutare le persone a raggiungere un benessere che sia per loro autentico, anche se questo implica percorsi non convenzionali, a patto che siano sostenibili e rispettosi del contesto in cui vivono.
d.ssa Raileanu
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