Cari Dottori, vorrei esporvi il mio caso di vita recente che mi sta bloccando nel vivere e nell'and
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Cari Dottori,
vorrei esporvi il mio caso di vita recente che mi sta bloccando nel vivere e nell'andare avanti. Vi prego di scusami se mi dilungherò un po' con la spiegazione, ma ne sento la necessità.
Sono un giovane uomo di 32 anni, e pur soffrendo di disturbo d'ansia da più di dieci anni (curato con ottimo riscontro con 10 gg di citalopram al giorno per 8 anni) sono riuscito a costruire e mantenere un tenore di vita che definirei soddisfacente. Nel corso di questi anni infatti mi sono laureato, realizzato professionalmente, costruito e mantenuto una rete di amici con cui ho condiviso belle esperienze di vita, coltivato interessi, viaggiato, acceso un mutuo e comprato un appartamento. Insomma, a parte la vita sentimentale assente (non mi sono mai innamorato fino ad ora di nessuna ragazza), per il resto possiamo dire non mi sia mancato niente. L'unica cosa che ancora mi era rimasta in eredità dal disturbo d'ansia era il timore di allontanarmi per viaggiare, cosa a cui ovviavo con un quartino di Tavor in occasione di partenze per viaggi e vacanze (una volta arrivato a destinazione poi non ne avevo più bisogno per spostarmi localmente) e così, quasi come sfizio, mi sono rivolto nel gennaio di quest'anno ad una psicoterapeuta a indirizzo cognitivo comportamentale per correggere questa mia disfunzione.
Devo dire che in poche sedute la terapeuta ha saputo individuare ed eradicare il problema (a capirlo prima che sarebbe bastato così poco!), ma nel frattempo ne è sopraggiunto un altro, che per gravità e intensità si è dimostrato molto più grave: il DOC.
A maggio di quest'anno la mia mente ha iniziato a fare pensieri e immagini mentali intrusivi molto disturbanti nei quali immaginavo di fare del male ai miei cari, cosa ovviamente ben lontana da una mia volontà. Queste immagini hanno iniziato ad essere sempre più presenti e disturbanti e mi hanno ben presto gettato nel più totale sconforto. Cercavo di distrarmi, ma se all'inizio riuscivo a farlo uscendo la sera e vivendo esperienze un po' più gradevoli, ben presto mi sono reso conto di non potercela più fare e l'umore ha iniziato a scendere vertiginosamente. La mia terapeuta ha provato inizialmente a derubricarli come pensieri intrusivi a cui non dar retta, ma con scarso successo. Anche le tecniche di mindfulness hanno fatto poca presa, forse perché iniziate troppo tardi quando i buoi erano già scappati dal recinto. A metà estate, dopo aver letto la notizia di un cantante che si era tolto la vita nonostante nella sua ultima foto sorridesse, i pensieri aggressivi sono iniziati su di me e le immagini intrusive vedevano ora come protagonista me che mi facevo del male. Da lì, è iniziato il vero e proprio inferno. Per mesi e mesi, tutti i giorni e ogni giorno, ogni volta che andavo in stazione a prendere un treno per andare al lavoro o che andavo su un balcone, queste immagini di me che mi facevo del male mi hanno letteralmente torturato e dilaniato l'esistenza, con le conseguenze sull'umore che potete immaginare. Mi ero ormai praticamente convinto che la mia vita fosse finita, che sarei potuto morire da un momento all'altro per una perdita di controllo, che la mia vita non avesse più senso, come un destino all'infelicità. A questo ci unisco il fatto che, quando durante la prima fase del DOC cercavo di distrarmi uscendo con gli amici di sempre, questi a volte non erano disponibili per via di impegni con le loro fidanzate o di altro tipo. Questa cosa l'ho letta come la fine della mia vita giovanile e quindi dell'età più bella e spensierata e che dalla mia età in poi la mia vita non sarebbe stata più bella e divertente. Lo so che sono pensieri distorti, ma la mia mente è come se si fosse bloccata lì e non riuscisse più a uscire da questa sensazione. Ho passato gli ultimi mesi a piangere praticamente ogni giorno; al lavoro è come se praticamente non ci andassi e non sono riuscito a portare nessun risultato (sono un commerciale) e questo ovviamente non ha fatto altro che peggiorare il tutto. Solo quest'estate mi è capitato improvvisamente di tornare "me stesso" per qualche giorno, quasi improvvisamente, in occasione di un momento di vacanza con degli amici che mi hanno restituito qualche giorno il sorriso. Una volta tornato alla base, tutto il loop è invece ripartito e anzi peggiorato.
Attualmente, dopo settimane di cura con fluvoxamina, le immagini intrusive sono un po' calate ma l'umore è abbastanza ballerino. Ogni tanto va meglio, ma la diagnosi che la psichiatra ha fatto è di DOC con umore depresso reattivo. La mia psicoterapeuta cognitivo comportamentale in questi mesi sta aspettando che il farmaco faccia effetto per lavorare terapeuticamente, ma a me sembra di aver perso molto tempo e che la cosa avrebbe potuto essere presa in tempo prima invece di arrivare a questo punto di disagio. A un certo punto ho anche pensato di farmi ricoverare, perché ciò che sto vivendo non è una vita decente e soddisfacente e mi chiedo come poterne uscire.
Le mie domande quindi sono: è effettivamente questo un approccio giusto? Quali altri tecniche psicoterapiche potrebbero giovarmi? Si esce da questa situazione? Mi sembra che la mia mente sia rimasta come traumatizzata e bloccata dai pensieri e dalle immagini vissute in questi mesi e io sto vivendo solo perché credo nella medicina, nella psicologia, nella scienza e quindi nel futuro, ma più passa il tempo e più non vedo risultati tangibili di miglioramento. Inizio a pensare semplicemente di non essere adatto ad andare avanti nella vita, pur ricordandomi del fatto che fino a qualche mese fa la mia vita trascorreva serena e spensierata, e che quindi gli strumenti ci sarebbero anche, ma sono talmente esausto ed esaurito che in questo momento la mia percezione della realtà va nella direzione opposta.
Cosa dovrei fare?
Grazie carissimi e un abbraccio
vorrei esporvi il mio caso di vita recente che mi sta bloccando nel vivere e nell'andare avanti. Vi prego di scusami se mi dilungherò un po' con la spiegazione, ma ne sento la necessità.
Sono un giovane uomo di 32 anni, e pur soffrendo di disturbo d'ansia da più di dieci anni (curato con ottimo riscontro con 10 gg di citalopram al giorno per 8 anni) sono riuscito a costruire e mantenere un tenore di vita che definirei soddisfacente. Nel corso di questi anni infatti mi sono laureato, realizzato professionalmente, costruito e mantenuto una rete di amici con cui ho condiviso belle esperienze di vita, coltivato interessi, viaggiato, acceso un mutuo e comprato un appartamento. Insomma, a parte la vita sentimentale assente (non mi sono mai innamorato fino ad ora di nessuna ragazza), per il resto possiamo dire non mi sia mancato niente. L'unica cosa che ancora mi era rimasta in eredità dal disturbo d'ansia era il timore di allontanarmi per viaggiare, cosa a cui ovviavo con un quartino di Tavor in occasione di partenze per viaggi e vacanze (una volta arrivato a destinazione poi non ne avevo più bisogno per spostarmi localmente) e così, quasi come sfizio, mi sono rivolto nel gennaio di quest'anno ad una psicoterapeuta a indirizzo cognitivo comportamentale per correggere questa mia disfunzione.
Devo dire che in poche sedute la terapeuta ha saputo individuare ed eradicare il problema (a capirlo prima che sarebbe bastato così poco!), ma nel frattempo ne è sopraggiunto un altro, che per gravità e intensità si è dimostrato molto più grave: il DOC.
A maggio di quest'anno la mia mente ha iniziato a fare pensieri e immagini mentali intrusivi molto disturbanti nei quali immaginavo di fare del male ai miei cari, cosa ovviamente ben lontana da una mia volontà. Queste immagini hanno iniziato ad essere sempre più presenti e disturbanti e mi hanno ben presto gettato nel più totale sconforto. Cercavo di distrarmi, ma se all'inizio riuscivo a farlo uscendo la sera e vivendo esperienze un po' più gradevoli, ben presto mi sono reso conto di non potercela più fare e l'umore ha iniziato a scendere vertiginosamente. La mia terapeuta ha provato inizialmente a derubricarli come pensieri intrusivi a cui non dar retta, ma con scarso successo. Anche le tecniche di mindfulness hanno fatto poca presa, forse perché iniziate troppo tardi quando i buoi erano già scappati dal recinto. A metà estate, dopo aver letto la notizia di un cantante che si era tolto la vita nonostante nella sua ultima foto sorridesse, i pensieri aggressivi sono iniziati su di me e le immagini intrusive vedevano ora come protagonista me che mi facevo del male. Da lì, è iniziato il vero e proprio inferno. Per mesi e mesi, tutti i giorni e ogni giorno, ogni volta che andavo in stazione a prendere un treno per andare al lavoro o che andavo su un balcone, queste immagini di me che mi facevo del male mi hanno letteralmente torturato e dilaniato l'esistenza, con le conseguenze sull'umore che potete immaginare. Mi ero ormai praticamente convinto che la mia vita fosse finita, che sarei potuto morire da un momento all'altro per una perdita di controllo, che la mia vita non avesse più senso, come un destino all'infelicità. A questo ci unisco il fatto che, quando durante la prima fase del DOC cercavo di distrarmi uscendo con gli amici di sempre, questi a volte non erano disponibili per via di impegni con le loro fidanzate o di altro tipo. Questa cosa l'ho letta come la fine della mia vita giovanile e quindi dell'età più bella e spensierata e che dalla mia età in poi la mia vita non sarebbe stata più bella e divertente. Lo so che sono pensieri distorti, ma la mia mente è come se si fosse bloccata lì e non riuscisse più a uscire da questa sensazione. Ho passato gli ultimi mesi a piangere praticamente ogni giorno; al lavoro è come se praticamente non ci andassi e non sono riuscito a portare nessun risultato (sono un commerciale) e questo ovviamente non ha fatto altro che peggiorare il tutto. Solo quest'estate mi è capitato improvvisamente di tornare "me stesso" per qualche giorno, quasi improvvisamente, in occasione di un momento di vacanza con degli amici che mi hanno restituito qualche giorno il sorriso. Una volta tornato alla base, tutto il loop è invece ripartito e anzi peggiorato.
Attualmente, dopo settimane di cura con fluvoxamina, le immagini intrusive sono un po' calate ma l'umore è abbastanza ballerino. Ogni tanto va meglio, ma la diagnosi che la psichiatra ha fatto è di DOC con umore depresso reattivo. La mia psicoterapeuta cognitivo comportamentale in questi mesi sta aspettando che il farmaco faccia effetto per lavorare terapeuticamente, ma a me sembra di aver perso molto tempo e che la cosa avrebbe potuto essere presa in tempo prima invece di arrivare a questo punto di disagio. A un certo punto ho anche pensato di farmi ricoverare, perché ciò che sto vivendo non è una vita decente e soddisfacente e mi chiedo come poterne uscire.
Le mie domande quindi sono: è effettivamente questo un approccio giusto? Quali altri tecniche psicoterapiche potrebbero giovarmi? Si esce da questa situazione? Mi sembra che la mia mente sia rimasta come traumatizzata e bloccata dai pensieri e dalle immagini vissute in questi mesi e io sto vivendo solo perché credo nella medicina, nella psicologia, nella scienza e quindi nel futuro, ma più passa il tempo e più non vedo risultati tangibili di miglioramento. Inizio a pensare semplicemente di non essere adatto ad andare avanti nella vita, pur ricordandomi del fatto che fino a qualche mese fa la mia vita trascorreva serena e spensierata, e che quindi gli strumenti ci sarebbero anche, ma sono talmente esausto ed esaurito che in questo momento la mia percezione della realtà va nella direzione opposta.
Cosa dovrei fare?
Grazie carissimi e un abbraccio
Gentile utente, per prima cosa grazie di aver condiviso con noi la sua sofferenza attuale, ma anche i suoi successi terapeutici.
Le linee guida internazionali indicano proprio la terapia cognitiva-comportamentale come terapia di elezione per il trattamento del DOC, quindi personalmente credo che sia sulla strada giusta.
Secondo me ha detto una cosa molto corretta, ovvero che in questo momento è come se avesse esaurito le batterie: i farmaci possono aiutarla a ricaricare un attimo le batterie e la terapia a capire dove e perchè ha esaurito le sue energie. E' normale avere momenti di scoraggiamento, le consiglio di confrontarsi in merito a questi con la sua terapeuta, in modo che possiate trovare insieme la motivazione per continuare il suo percorso.
Un saluto e un grande in bocca al lupo!
Le linee guida internazionali indicano proprio la terapia cognitiva-comportamentale come terapia di elezione per il trattamento del DOC, quindi personalmente credo che sia sulla strada giusta.
Secondo me ha detto una cosa molto corretta, ovvero che in questo momento è come se avesse esaurito le batterie: i farmaci possono aiutarla a ricaricare un attimo le batterie e la terapia a capire dove e perchè ha esaurito le sue energie. E' normale avere momenti di scoraggiamento, le consiglio di confrontarsi in merito a questi con la sua terapeuta, in modo che possiate trovare insieme la motivazione per continuare il suo percorso.
Un saluto e un grande in bocca al lupo!
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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, il DOC è uno di quei disturbi che mettono a dura prova chi ne soffre. Le ossessioni "rubano" gran parte della nostra attenzione anche se rincorrerle sarebbe l'ultima cosa da fare. Quindi non si scoraggi e non demorda. Unico consiglio, non esiti a provare trattamenti diversi se vede che con uno solo non raggiunge i risultati desiderati.
Buongiorno, comprendo la sua difficoltà nel vivere questa condizione di forte disagio. Il malessere che lei sta vivendo ha radici nella profondità della sua storia. Ciò che lei vive, le sue ansie e le sue 'immagini intrusive' sono la punta di un iceberg che rappresenta la sua interiorità e che potrà essere esplorata con delicatezza e con il tempo necessario, attraverso un percorso di psicoterapeutico e farmacologico proposto da specialisti di sua fiducia, in quanto ritengo che una relazione terapeutica di fiducia sia il primo e fondamentale punto di partenza per riuscire a ritrovare una stabilità. Saluti
Buongiorno,
Il DOC fa parte della categoria dei disturbi d'ansia, per cui l'ansia che pensava di aver sconfitto si è presentata sotto un'altra forma. La terapia cognitivo comportamentale è uno dei trattamenti più efficaci per il DOC, anchè se è dimostrato che, al di là dell'approcio, la differenza la fanno la motivazione del paziente e la relazione cliente-terapeuta.
Detto questo, nel leggere il suo racconto, mi è sembrato di cogliere una sorta di legame tra i pensieri di morte e la "morte della sua vita giovanile" che ha percepito. Potrebbe essere un pensiero da approfondire con la sua terapeuta.
In caso di bisogno rimango a disposizione per un consulto.
Dott. Marco Cenci
Il DOC fa parte della categoria dei disturbi d'ansia, per cui l'ansia che pensava di aver sconfitto si è presentata sotto un'altra forma. La terapia cognitivo comportamentale è uno dei trattamenti più efficaci per il DOC, anchè se è dimostrato che, al di là dell'approcio, la differenza la fanno la motivazione del paziente e la relazione cliente-terapeuta.
Detto questo, nel leggere il suo racconto, mi è sembrato di cogliere una sorta di legame tra i pensieri di morte e la "morte della sua vita giovanile" che ha percepito. Potrebbe essere un pensiero da approfondire con la sua terapeuta.
In caso di bisogno rimango a disposizione per un consulto.
Dott. Marco Cenci
Buonasera! Purtroppo, seppur il suo racconto sia ben strutturato e dettagliato, non possiamo stabilire se il problema sia l'approccio utilizzato. La qualità dell'alleanza terapeutica, la relazione psicologo-paziente, è lo strumento di elezione che permette il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Quindi, condivida questi dubbi con la sua dottoressa! La terapia è un processo: in alcuni momenti si ha molto da condividere, in altri sembra di brancolare nel buio, mentre in altre occasioni sembra che vada tutto bene. Porsi delle domande è normale, ma può essere utile condividerle con la propria psicologa, perchè magari vanno aggiustati degli elementi all'interno della vostra relazione. Inoltre, a volte, il raggiungimento di un obiettivo specifico non coincide necessariamente con la conquista di un benessere generale, ma è il primo passo verso il cambiamento. Un grandissimo in bocca al lupo!
Buongiorno,
continui i percorsi intrapresi, sia con lo psichiatra che con la psicoterapeuta. In un percorso psicologico possono capitare anche momenti di forte regressione forse proprio perché si iniziano ad affrontare determinati argomenti. Parli di questi suoi dubbi e di queste sue difficoltà agli specialisti a cui si è rivolto, in questo momento rappresentano le figure più adatte ad accogliere ed orientare le sue richieste.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
continui i percorsi intrapresi, sia con lo psichiatra che con la psicoterapeuta. In un percorso psicologico possono capitare anche momenti di forte regressione forse proprio perché si iniziano ad affrontare determinati argomenti. Parli di questi suoi dubbi e di queste sue difficoltà agli specialisti a cui si è rivolto, in questo momento rappresentano le figure più adatte ad accogliere ed orientare le sue richieste.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, i suoi dubbi sono legittimi. Una psicoterapia è consigliata perché, se da una parte "guarisce" gli stati d'animo che non la fanno stare bene, dall'altro "educa" alla consapevolezza e alla conoscenza di sé. La conseguenza di questa "educazione" è che poi lei è in grado di fronteggiare tutto ciò che la vita ci riserva quotidianamente, in modo adeguato. Se non trova riscontro con lo psicoterapeuta che sta frequentando o dovesse frequentare, conviene cambiare. Ognuno ha un suo metodo di lavoro e non è detto che quel metodo vada bene per lei. A disposizione per qualsiasi chiarimento, la saluto cordialmente.
dr.ssa Elena Santomartino, psicologa psicoterapeuta
dr.ssa Elena Santomartino, psicologa psicoterapeuta
Gentilissimo, ha condiviso la storia della sua sintomatologia in modo estremamente curato e dettagliato, riuscendo a trasmettere la complessità del disagio che sperimenta ormai da tempo e che sembra peggiorare progressivamente, mettendola comprensivamente a dura prova. Deve essere estremamente difficile convivere con tutto ciò tuttavia, come ha detto lei, le esperienze che ha vissuto le permettono di sapere che può stare bene e sentirsi meglio e sa di disporre di numerose risorse, ne sono testimoni i successi e i risultati che ha raggiunto nella sua vita. Condivida le sue perplessità con la sua psicoterapeuta e tenga conto che esistono numerosi centri in Italia specializzati nel trattamento del DOC, cui potrebbe rivolgersi. Condivido che oltre al tipo di trattamento è fondamentale la qualità della relazione di cura e quindi terapeutica che si instaura tra paziente e clinico nel determinare la buona riuscita della terapia. Un caro saluto
Gentile utente, grazie per questa sua dettagliatissima condivisione. Il DOC è un ingombrante disturbo d' ansia che sembra aver sostituito quello più pacato di cui ha sofferto in precedenza, ricorrendo anche ai farmaci.
Come vede l' ansia è una parte del suo patrimonio genetico e psicologico: meglio conoscerla e gestirla, piuttosto che volerla scacciare a tutti i costi come fosse un mostro. Dare senso e significato a questi " pensieri intrusivi " placherà buona parte dei sintomi e favorirà un miglior equilibrio interiore. Continui a lavorarci con la sua terapeuta. Un caro saluto, Giuseppina Cavallo
Come vede l' ansia è una parte del suo patrimonio genetico e psicologico: meglio conoscerla e gestirla, piuttosto che volerla scacciare a tutti i costi come fosse un mostro. Dare senso e significato a questi " pensieri intrusivi " placherà buona parte dei sintomi e favorirà un miglior equilibrio interiore. Continui a lavorarci con la sua terapeuta. Un caro saluto, Giuseppina Cavallo
Buongiorno, a leggere le sue parole vengono in mente alcune domande. Innanzitutto però è doveroso premettere che in un percorso psicoterapico, ci può stare una parziale transitoria regressione. Ciò detto una regressione da un disturbo d'ansia sufficientemente gestito, in un DOC percepito come piuttosto invalidante dal punto di vista della qualità della vita, che perdura da circa sette mesi, difficilmente può essere definita parziale e transitoria, soprattutto se si fondano le aspettative di miglioramento solo nell'attendere da mesi gli effetti della prescrizione farmacologica (rimandando al medico psichiatra competente riflessioni in merito, ad esempio relativamente alle recenti ricerche sulle assunzioni a lungo termine di molecole antidepressive). Orbene, pure nel suo caso, come talvolta capita, si leggono riferimenti a linee guida internazionali, ma qualsiasi linea guida in ambito sanitario prevede ad esempio le eccezioni, poiché è impensabile che una precisa particolare terapia possa essere a priori idonea a tutta la popolazione affetta da una particolare sindrome (si pensi ad esempio agli effetti collaterali riportati nei vari foglietti illustrativi dei medicinali). Ora, se talvolta sovrapporre la psicoterapia alla medicina somatica può rappresentare una forzatura, va ad ogni modo ricordato, che pur sempre di prestazioni sanitarie si tratta, pertanto alcuni aspetti sono (e devono) rimanere in comune, quindi verrebbe da dire innanzitutto (compresi i rischi calcolati di parziali controllate regressioni) "primum non nocere", per cui nella sua situazione, il degradare in DOC è stato un evento ineluttabile (anzi magari rallentato dai supporti psicoterapici), che ad ogni modo si sarebbe manifestato, oppure tolto, forse frettolosamente, il cappello del disturbo d'ansia, si è scoperchiato il vaso di Pandora, con relativi correlati ossessivo/compulsivi? In trent'anni di lavoro, soprattutto con terapie che vengono rappresentate come "veloci", ho visto diversi "scoperchiamenti" del genere.. A tal proposito mi verrebbe pure da chiedere, se a suo tempo alcuni tratti ansioso/ ossessivi erano già presenti (eccessiva puntigliosità, eccessivo perfezionismo, eccessivo rimuginare, eccessiva dubbiosità, ecc.), oppure se nulla di simile era stato osservato in passato prima del DOC conclamato e se alla luce di quanto accaduto in passato le difese di tipo ansioso permettevano di "controllare" il DOC, che poi si è slatentizzato? Di conseguenza, se una persona a cui è stato prescritto un trattamento peggiora, in diversi ambiti sanitari tale trattamento (magari non subito e dopo un certo periodo come nel caso degli antidepressivi) viene sospeso o modificato, per cui il suggerimento di continuare il medesimo trattamento psicoterapico non lo ritengo a priori inopportuno, ma direi che va attentamente soppesato nell'ottica dei quesiti prima esposti, che girerei ad entrambi i professionisti, che la seguono (dando per scontato che collaborino tra loro).
Un ultimo spunto: lei riferisce che ha 32 anni e che la sue vita sentimentale è sempre stata assente. Forse (ripeto forse) le ansie passate e il successivo DOC sono la risposta poco funzionale ad un "profondo" affettivo, emotivo, pulsionale, istintivo, ecc. che preme per emergere, "profondo" che ad esempio nei casi di DOC viene spesso temuto in quanto "perdita di controllo", un po' come le capitava quand'era in viaggio.. In quest'ottica la paura di perdere l'età giovanile, potrebbe forse tradursi nella paura di doversi rapportare con parti di se, che finora sono state coartate e represse?
Frequentemente il nostro lavoro non consiste solo nel fornire risposte, ma anche nel formulare domande.
Spero di esserle stato utile.
Cordialmente,
M.M.
Un ultimo spunto: lei riferisce che ha 32 anni e che la sue vita sentimentale è sempre stata assente. Forse (ripeto forse) le ansie passate e il successivo DOC sono la risposta poco funzionale ad un "profondo" affettivo, emotivo, pulsionale, istintivo, ecc. che preme per emergere, "profondo" che ad esempio nei casi di DOC viene spesso temuto in quanto "perdita di controllo", un po' come le capitava quand'era in viaggio.. In quest'ottica la paura di perdere l'età giovanile, potrebbe forse tradursi nella paura di doversi rapportare con parti di se, che finora sono state coartate e represse?
Frequentemente il nostro lavoro non consiste solo nel fornire risposte, ma anche nel formulare domande.
Spero di esserle stato utile.
Cordialmente,
M.M.
Gentilissimo, grazie per aver condiviso la sua esperienza. Arrivano la sua sofferenza e la sua angoscia attraverso le sue parole. È come se tolto lo strato dell'ansia sia venuto fuori quello del doc con i suoi pensieri ossessivi. So che possono fare molta paura e far quasi dubitare di se stessi. E da quanto scrive sembra che lei stia cercando di rimuoverli. Ma anziché rimuoverli come se fossero una crosta piastrinica, ha pensato di attraversarli, di guardarli, di sentire cosa le dicono? Ci provi con la sua terapeuta; magari lo strato immediatamente sotto è quello dove può ricominciare a respirare.
In quanto alla sua domanda, non ci sono approcci giusti per un disturbo o un altro. C'è quello che funziona con lei in un determinato momento per un determinato evento. Se non è soddisfatto di quello che sta svolgendo ora, ne parli con la sua tp e si senta libero di sperimentare e sceglierne un altro, o altri.
Resto disponibile per ulteriori approfondimenti, dott.ssa Anastasia Giangrande
In quanto alla sua domanda, non ci sono approcci giusti per un disturbo o un altro. C'è quello che funziona con lei in un determinato momento per un determinato evento. Se non è soddisfatto di quello che sta svolgendo ora, ne parli con la sua tp e si senta libero di sperimentare e sceglierne un altro, o altri.
Resto disponibile per ulteriori approfondimenti, dott.ssa Anastasia Giangrande
Mi dispiace sentire che sta vivendo un periodo così difficile. La situazione sembra complessa e richiede un approccio terapeutico adeguato. È incoraggiante che lei stia già cercando aiuto e che sia in cura con una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. L'uso di farmaci come la fluvoxamina può essere utile nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e del tuo umore depresso reattivo. Tuttavia, è importante comprendere che ogni individuo risponde in modo diverso alla terapia e ai farmaci, quindi i risultati possono richiedere tempo. È comprensibile che lei sia frustrato e stanco, ma è importante continuare a lavorare con il team di cura per trovare l'approccio più efficace per te. Potrebbe essere utile discutere con il terapeuta altre tecniche terapeutiche che potrebbero essere integrate, come la terapia cognitiva basata sulla consapevolezza (Mindfulness-Based Cognitive Therapy, MBCT) o la terapia di accettazione e impegno (Acceptance and Commitment Therapy, ACT). Queste approcci potrebbero aiutarti ad affrontare i pensieri intrusivi e migliorare il tuo benessere emotivo. Rimango a disposizione, Dott.ssa Francesca Gottofredi
Gentile utente, grazie per aver condiviso il suo vissuto e la sua esperienza. Dimostra come con una grande forza di volontà e un supporto multidimensionale sia possibile affrontare disagi anche molto intensi. Dico questo proprio in risposto al suo timore di aver perso del tempo prezioso e che sia ora tardi. Nel processo di terapia, inoltre, possono servire anche momenti percepiti come di stallo perchè può essere importante lavorare su tutto e quindi su questo vissuto stesso. Pertanto è fondamentale che porti il tema in seduta e lo espliciti anche alla sua terapeuta. Inoltre trovo sia un'ottima risorsa poter allargare l'esplorazione ad aree e contesti di vita per trovare connessioni magari non sempre evidenti, pertanto penso che continuare il lavoro in tale direzione possa aggiungere nuovi elementi potenzialmente in grado di suggerire nuove strade e possibili "soluzioni". Purtroppo il disagio che sta sperimentando ha determinato di reazione, come ha illustrato la psichiatra, uno stato di deflessione dell'umore, pertanto è legittimo che stia avvertendo poca fiducia e senso di rassegnazione/impotenza. è molto faticoso ma lavorare anche su questi aspetti e lavorare per tollerarli come "compagni" (seppur non desiderati) del suo percorso potrebbe apportare ulteriori benefici. Le faccio i migliori auguri e rimango a disposizione per qualsiasi ulteriore necessità. Un caro saluto, Dottoressa Francesca Formaggio
Buonasera,è molto importsnte guardare il DOC per quello che è, chi soffre di questa patologia è messo a dura prova perchè il rituale obbliga a eseguire compiti che spesso il paziente non è in grado di arginare, il contatto stesso con il sintomo tuttavia aiuta molto la sua evoluzione, non bisogna arrendersi me lavorare sempre sulla consapevolezza.
Buongiorno, consiglio anch'io di parlarne con la sua terapeuta dei dubbi che ha riportato nel messaggio. La relazione terapeutica è fondamentale in qualsiasi trattamento. E' utile riportare se ci sono dei dubbi. Consiglio la terapia metacognitiva e di lavorare sull'aspetto depressivo, da non trascurare. Un caro saluto. Dott.ssa Francesca Ghislanzoni.
Mi dispiace sentire che stai attraversando un periodo così difficile. È importante riconoscere il tuo coraggio nel cercare aiuto e condividere la tua esperienza. È fondamentale continuare a lavorare con professionisti della salute mentale per superare il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e l'umore depresso reattivo.
Ecco alcune considerazioni:
Farmacoterapia: La fluvoxamina è un farmaco utilizzato per il trattamento del DOC, ma è importante darle il tempo di agire. I farmaci possono richiedere alcune settimane prima di mostrare risultati significativi. Continua a monitorare i tuoi sintomi e discuti con il tuo psichiatra eventuali aggiustamenti nella terapia farmacologica.
Psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT): Sebbene la terapia farmacologica sia un supporto importante, la CBT può essere altrettanto cruciale. Continua a lavorare con la tua psicoterapeuta per affrontare i pensieri intrusivi e sviluppare strategie per gestirli.
Supporto emotivo: Cerca il sostegno di amici, familiari o gruppi di supporto. La condivisione delle tue esperienze può essere liberatoria e ti offre un ambiente in cui sentirti compreso.
Mindfulness e rilassamento: Pratica regolare di tecniche di mindfulness e rilassamento può contribuire a ridurre lo stress e migliorare il benessere emotivo. Potrebbe essere utile anche in aggiunta alla CBT.
Valutazione continua: Assicurati di mantenere un dialogo aperto con i tuoi professionisti della salute mentale. La valutazione continua della tua situazione permetterà loro di adattare il trattamento in base alle tue esigenze.
Considera una seconda opinione: Se senti che i tuoi sintomi non migliorano o peggiorano, potrebbe essere utile cercare una seconda opinione da altri professionisti della salute mentale.
Ricorda che il processo di guarigione può richiedere tempo, e ogni persona risponde in modo diverso alla terapia. Non perdere la speranza, e cerca di concentrarti sui progressi, anche se piccoli, che realizzi durante il percorso. Continua a impegnarti nel processo di cura e cerca il sostegno di coloro che ti circondano.
Ecco alcune considerazioni:
Farmacoterapia: La fluvoxamina è un farmaco utilizzato per il trattamento del DOC, ma è importante darle il tempo di agire. I farmaci possono richiedere alcune settimane prima di mostrare risultati significativi. Continua a monitorare i tuoi sintomi e discuti con il tuo psichiatra eventuali aggiustamenti nella terapia farmacologica.
Psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT): Sebbene la terapia farmacologica sia un supporto importante, la CBT può essere altrettanto cruciale. Continua a lavorare con la tua psicoterapeuta per affrontare i pensieri intrusivi e sviluppare strategie per gestirli.
Supporto emotivo: Cerca il sostegno di amici, familiari o gruppi di supporto. La condivisione delle tue esperienze può essere liberatoria e ti offre un ambiente in cui sentirti compreso.
Mindfulness e rilassamento: Pratica regolare di tecniche di mindfulness e rilassamento può contribuire a ridurre lo stress e migliorare il benessere emotivo. Potrebbe essere utile anche in aggiunta alla CBT.
Valutazione continua: Assicurati di mantenere un dialogo aperto con i tuoi professionisti della salute mentale. La valutazione continua della tua situazione permetterà loro di adattare il trattamento in base alle tue esigenze.
Considera una seconda opinione: Se senti che i tuoi sintomi non migliorano o peggiorano, potrebbe essere utile cercare una seconda opinione da altri professionisti della salute mentale.
Ricorda che il processo di guarigione può richiedere tempo, e ogni persona risponde in modo diverso alla terapia. Non perdere la speranza, e cerca di concentrarti sui progressi, anche se piccoli, che realizzi durante il percorso. Continua a impegnarti nel processo di cura e cerca il sostegno di coloro che ti circondano.
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico.
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Buonasera, credo che vadano riallacciate molte parti della sua storia personale. Metterle da parte come pensieri a cui non pensare, o tacciarli di giudizio dicendo che non sono"sensati", a mio parere rischia di far peggiorare la sua situazione. È come se spingesse tutto all'interno di un cassetto, provocandone l'esplosione. Ritengo che per lei possa essere utile valutare un approccio psicodinamico con un bravo psicoterapeuta che la aiuti a cercare risposte nel suo passato, nei suoi modelli relazionali e, forse, nel suo distacco evolutivo rispetto alla sua famiglia di origine.
Non demorda, riuscire a vivere la sua vita serenamente è possibile, ma creare un"aggancio"al suo mondo interiore più che fare dipendere la sua serenità da ciò che la circonda, è fondamentale. Spero di essere stata chiara in così poche righe.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Non demorda, riuscire a vivere la sua vita serenamente è possibile, ma creare un"aggancio"al suo mondo interiore più che fare dipendere la sua serenità da ciò che la circonda, è fondamentale. Spero di essere stata chiara in così poche righe.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
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