Cari Dottori, Vi scrivo in quanto ho bisogno di sfogarmi un po', nulla più, e mi scuso fin d'ora pe

19 risposte
Cari Dottori,
Vi scrivo in quanto ho bisogno di sfogarmi un po', nulla più, e mi scuso fin d'ora per la perdita di tempo.

Sono stato in cura parecchi anni, e sono stato benissimo, per un forte disturbo d'ansia curato con 10 gg di Citalopram. Mi sono realizzato e ho vissuto anni di entusiasmo e benessere.
Purtroppo quest'anno è venuto a bussare alla mia porta un brutto episodio di Disturbo Ossessivo Aggressivo, che ha tenuto in scacco la mia mente per mesi, stressandola a dismisura. Ho iniziato ad avvertire sintomi di depressione: le attività che prima mi piacevano ora non mi importano più (lavoro compreso), piango quasi tutti i giorni per questa situazione a cui non vedo fine, sono frustrato perché rivoglio la mia bella vita di prima che non riesco a recuperare. Ho iniziato fin da subito la terapia cognitivo comportamentale e farmacologica con fluvoxamina (200 mg/giorno), che mi ha dato una relativa diminuzione dei pensieri ossessivi. Se da un lato i pensieri ossessivi riesco più o meno a gestirli, l'umore sembra peggiorare sempre più: quando vado al lavoro fisso il monitor senza fare nulla (già tanto che riesco ad arrivarci al lavoro) e quando torno a casa non ho voglia di fare niente. Prima ero quello che voleva sempre uscire, organizzare serate, viaggi e vacanze, ora quando sono con i miei amici non provo nulla.

Può essere che la fluvoxamina non faccia effetto? Io avverto ZERO benefici sull'umore, anzi, mi sembra che sia peggiorato. Vado avanti grazie al supporto della mia famiglia e alla speranza di un domani migliore, che da mesi non arriva mai. Vorrei un'emozione, uno scorcio, una fiammella che si riaccendesse dentro di me per farmi dire "Che bel momento", "Che bella giornata", "Che bell'iniziativa", mi basterebbe questo per ricominciare. Mi sono anche iscritto a nuove attività sportive e ricreative per vedere se sperimentando cose nuove qualcosa cambiasse, e invece niente, faccio una fatica tremenda anche a fare quelle. Sto lottando da mesi ma sento che le mie energie mentali si stanno via via esaurendo. Che ne pensate?
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Gentile utente, la prima cosa che mi sento di dirle è che per quanto riguarda la terapia farmacologica, sarebbe importante che lei ne parli con il suo medico/psichiatra che ad oggi l'ha presa in carico. Inoltre la farmacoterapia sarebbe importante affiancarla ad una psicoterapia. Si affidi ad i suoi curanti che sapranno sicuramente aiutarla. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Salve,
Innanzitutto grazie per aver condiviso il suo malessere e quindi per averci accordato la sua fiducia. Riuscire a chiedere aiuto è già un primo passo verso il cambiamento. Purtroppo i vissuti ansioso - depressivi possono ripresentarsi più volte, anche a distanza di molti anni. Possono presentarsi ogni volta in modalità differenti: a volte con vissuti di forte ansia a cui seguono o si aggiungono periodi depressivi più o meno lunghi, altre volte l attraverso il manifestarsi di pensieri ossessivi invalidanti o sintomi somatici seguiti da vissuti depressivi. Le motivazioni del ripresentarsi di tale sintomatologia possono essere le più diverse, cambiano infatti da persona a persona in base alle esperienze di vita e più precisamente al significato che ciascuno da ad ogni singola esperienza. Risalire a ciascuna esperienza e soprattutto al significato ad essa attribuito, può essere, lo è la maggior parte delle volte, molto difficile, se non impossibile, al soggetto stesso che sperimenta la suddetta sintomatologia. il soggetto, infatti, risulta spesso inconsapevole riguardo a certe sofferenze sperimentate nel corso della vita, che non sono ancora state elaborate. Affinché queste esperienze possano essere elaborate adeguatamente è necessario, il più delle volte, il supporto di un professionista accompagni il soggetto in questo, a volte difficile, ma sempre interessante, percorso di consapevolezza su se stesso. A volte il percorso psicologico/psicoterapico necessita di un supporto farmacologico, come nel suo caso, per questo la invito a:

1. Contattare il medico prescrittore della farmacoterapia, così da valutare la possibilità di modifica dell'attuale terapia.

2. Valutare la possibilità di intraprendere un percorso di conoscenza e consapevolezza su se stessi con l'aiuto di un professionista psicologo. Io sono disponibile in presenza su Palermo e online.
Un passato di alti e bassi e un presente appiattito, vuoto, nonostante la tua consapevolezza e voglia di cambiare le cose. Ti sei già affidato al supporto farmacologico in passato con discreto successo. Abbi quindi fiducia anche questa volta, se hai bisogno di uno sfogo siamo qui.
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Gentile utente, quello che sta vivendo risulta comprensibilmente faticoso e spiacevole e porterebbe facilmente chiunque a perdere le speranze, eppure lei sembra voler lottare, cercare un modo per tornare a vivere con energia ed entusiasmo. Questo è davvero molto importante! Visto che è già in cura da uno psichiatra e da un collega l'unica cosa che mi sento di consigliarle è di parlarne apertamente con loro e di esprimere tutti i suoi vissuti così da fornire ogni informazione utile per ricalibrare se necessario la terapia e approfondire questi temi. Le auguro di ritrovare presto la serenità! Un saluto!
Buonasera, il cambiamento della sintomatologia può essere dovuto ad eventi che razionalmente non ha colto o modifiche di qualche difficoltà irrisolta precedentemente. Il tempo purtroppo non porta di per sé giovamento, credo che debba rivalutare la cura farmacologica con lo psichiatra che la segue e continuare con il percorso di psicoterapia o cambiare approccio se ritiene che non le è più utile. Farmaci e psicoterapia però devono procedere in parallelo, possibilmente con una comunicazione fra i due professionisti. Cordiali saluti Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno e buona domenica.
Premetto subito che NON sono un medico, e quindi circa l'utilizzo dei farmaci rimane di competenza di un dottore laureato in Medicina e Chirurgia. Essendo però psicologo e psicoterapeuta, come professionista sono tenuto a conoscere ed essere continuamente formato sugli effetti degli psicofarmaci sulle persone.
Detto questo, tengo a precisare che i farmaci, da soli, non aiutano a risolvere le problematiche psichiche. Il cervello non è come il cuore, un muscolo, un tendine, lo stomaco... E' molto più complesso, e reagisce in modo diverso dagli altri organi quando gli facciamo arrivare delle molecole che non conosce.
La invito pertanto a rivolgersi ad uno psicoterapeuta, e iniziare un percorso condiviso con quello farmacologico - gestito da un medico psichiatra (i medici di base, generalmente, non hanno le conoscenze specifiche per questa tipologia di farmaci, molti dei quali vengono prescritti solo ed esclusivamente nei Centri di igiene mentale e da psichiatri, appunto).
Non si faccia tirare indietro dai costi della psicoterapia: l'aspetto economico va sempre concordato col professionista, che verrà incontro alle esigenze del cliente. Le terapie online - lo dimostrano poi sempre più ricerche documentate - portano gli stessi giovamenti di quelle in presenza.
Un'ultima indicazione: non metta mano di sua spontanea iniziativa alla posologia dei farmaci che prende. Nel senso: non aumenti o diminuisca la posologia che Le hanno prescritto. Dovesse smettere o diminuire dall'oggi al domani, potrebbe andare incontro a sintomatologie riconducibili alla crisi d'astinenza: in termini pratici significa che potrebbe peggiorare il tono dell'umore. Si faccia seguire da un medico: sarà lui che Le dirà quanto modificare il farmaco o i farmaci che sta assumendo.
Coraggio. Ne può uscire, davvero.
Cordialmente,
Bruno Marzemin
Gentile signore
Per la terapia farmacologica si deve rivolgere al suo psichiatra.
I sintomi farmacologicamente possono essere gestiti ma il sintomo non e’ la causa del suo problema da risolvere ma l’effetto.
Per risolvere la radice del suo problema può affrontare una psicoterapia ed evidentemente quella che ha già svolto si è’ fermata sulla gestione dei sintomi.
Le consiglio un approccio EMDR.
Rimango a sua disposizione
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Gentile utente di mio dottore,
essendosi affidato già a dei colleghi la inviterei a parlarne direttamente con loro, soprattutto dei suoi dubbi in merito alla somministrazione farmacologica.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente, capisco il disagio che prova. Il disturbo ossessivo compulsivo, mi consenta il termine abusato, è un pò carogna e va tratto scegliendo tra i vari metodi e tecniche di psicoterapia, a seconda della specifica presentazione clinica delle ossessioni e delle compulsioni (ordine,perfezione, controllo,ossessioni pure etc). Senza alcun dubbio sul trattamento farmacologico, posso dire che, dalla mia esperienza, la terapia cognitivo comportamentale è il trattamento di eccellenza, ma da sola, non è esaustiva sulla ricerca delle cause più "arcaiche" che hanno indotto nella persona all'adozione di ossessioni e, nel suo caso, alle compulsioni aggressive come soluzione a connotati impliciti e incosci che restano lì, nascosti e agiscono come fattori di mantenimento al disturbo. Resto disponibile per ulteriori chiarimenti.
Grazie per aver chiesto parere
Cordiali saluti
Dott.ssa Silvana Zito
Buongiorno caro utente, mi spiace molto per ciò che sta vivendo. Le sue parole mi hanno profondamente toccato. Condivido con i colleghi l'idea di affidarsi ai professionisti che l'hanno presa in carico e la stanno seguendo. È importante che con loro lei parli di ciò che la intimorisce e che condivida i suoi dubbi e le sue perplessità.
Cordiali saluti Dott. Iacopo Curzi
Gentile utente,
Comprendo la fatica nell'affrontare una situazione simile. Mi sento di dirle che tutto il suo impegno nel cercare dei modi per star meglio è veramente molto importante.
Sarà altrettanto importante poter parlare apertamente di come si sente con i suoi curanti per trovare insieme a loro la terapia adatta ed indagare meglio quali eventi hanno contribuito a modificare lo stato del suo umore.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Elena Ramagli
Buongiorno, se ha dubbi sull'efficacia della terapia farmacologica dovrebbe discuterne con il medico che gliel'ha prescritta, soprattutto se sente che la psicoterapia sta dando i suoi frutti.
Dott. Marco Cenci
Gentile utente, quello di cui parla è un evidente disagio emotivo che posso immaginare quanto possa impattare sulla sua quotidianità personale, familiare e lavorativa. Nonostante i percorsi che stai attualmente seguendo, sembra di capire che i benefici siano piuttosto minimi e questo sicuramente sarà fonte di ulteriore frustrazione. Chiaramente in un contesto come questo non ci si può addentrare nei meandri del "da quanto?" "quando?" o "cosa è successo in quest'ultimo anno?". Il mio consiglio tuttavia è prevede l'eventualità di consultare un nuovo specialista, o online o su consiglio del suo curante, nel tentativo di comprendere se l'avvio di un percorso differente possa portare con sè un miglioramento sintomatologico. In certi casi, indipendentemente dalla competenza del terapeuta, la relazione terapeutica può non funzionare. Capire l'origine dell'inefficacia del trattamento terapeutico, allo stesso tempo, è complesso in questo ambito ma sicuramente da discutere.
Qualora volesse approfondire il discorso, rimango a sua disposizione.
Nella speranza che le cose possano migliorare, la saluto.
Dott.ssa Torregrossa Sara
Buongiorno dalle sue parole sembra che ha dei dubbi circa gli psicofarmaci che sta prendendo, come prima cosa è importante che consulti lo psichiatra che glieli ha prescritti per verificare la posologia e l adeguatezza degli stessi. Poi sicuramente ricominciare una psicoterapia per accompagnarla e supportarla in questo periodo
delicato della sua vita. Un caro saluto Rossella Chiusolo
Gentile utente, ci ha resi partecipi di una grossa fetta della sua vita e delle sue difficoltà, cosa non facile soprattutto quando non si sta bene. Avendo già esperienze di percorsi farmacologici e psicoterapici passati, il consiglio più spontaneo che mi viene da darle è di parlarne con i suoi curanti e affidarsi a loro, ponendo questi dubbi e sfoghi, in modo da poter trovare la soluzione più immediata e consona alla sua situazione.
Le auguro un grande in bocca al lupo!
Gentile utente, dalle sue parole ho percepito tutta la paura che sta provando in questo momento di non riuscire a uscire da questa situazione. Da quello che ha scritto però sento anche che non ha ancora perso la speranza e che, sentendosi molto vicino a farlo, ha chiesto un ulteriore aiuto. E questo è molto importante. Come hanno scritto già altri miei colleghi, quello che posso consigliarle è di parlare con il suo psichiatra e con il suo psicoterapeuta di questi sentimenti, paure e dubbi. Se sente che i farmaci e la terapia non stanno facendo effetto, ne parli con entrambe le figure che la seguono, in modo tale da cercare una soluzione insieme e dare una sterzata. A volte anche cambiare approccio psicoterapeutico e trovare quello più adatto a noi può essere di aiuto. Spero che riesca a ritrovare presto la serenità, rimango a disposizione, dott.ssa Chiara Cuoco
Caro Utente, intanto la ringrazio per aver condiviso qui la sua esperienza, è evidente che sta soffrendo tantissimo e che ogni giorno è dura, ma dalle sue parole si percepisce una grande forza e la voglia di lottare per stare meglio. So che quando è tutto nero è difficile vedere oltre ma una buona terapia associata ad un aiuto farmacologico piano piano la aiuteranno a stare meglio. Parli apertamente con i professionisti che la seguono e esprima le sue paure e i suoi dubbi. Non si colpevolizzi se in questo momento non riesce a fare le cose e non si dia fretta, un domani migliore arriverà. Intanto stia vicino alla sua famiglia e non perda mai il suo coraggio. Le auguro che presto ritrovi quella "fiammella" di cui parlava. Un saluto. Dott.ssa Matilde Pappini
La tua esperienza è complessa e richiede un approccio attento. La mancanza di miglioramenti sull'umore potrebbe suggerire la necessità di rivalutare la terapia farmacologica con il tuo medico per trovare la soluzione più adatta. Continuare con la terapia cognitivo-comportamentale è positivo; potrebbe essere utile esplorare anche altri approcci terapeutici. L'importante è non arrendersi e cercare il supporto adatto per affrontare questa fase difficile.

Rimango a disposizione per ulteriori informazioni. Dott.ssa Francesca Gottofredi.

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