cari dottori, sono una ragazza di 18 anni, è da un bel po’ di tempo che questa storia va avanti. di

19 risposte
cari dottori,
sono una ragazza di 18 anni, è da un bel po’ di tempo che questa storia va avanti. diciamo che ‘non mi lamento’, anche perché, nonostante sia una vera e propria dipendenza, farlo mi fa sentire felice e mi fa provare emozioni che nella vita reale non provo. di cosa sto parlando, vi starete chiedendo.. sto parlando del mio mondo immaginario in cui mi ci rifugio in qualsiasi momento della giornata quando ne ho voglia e di cui non posso fare a meno; ecco perché la chiamo dipendenza, per me è come una droga.

mi spiego meglio: la mia vita è piena di delusioni e fallimenti, non ho amici da anni e non ho alcuna relazione sociale con nessuno. mi rifugio in questo mio mondo immaginario da anni, c’era anche quando ero più piccola, ma un po’ più inesplorato, e quando mi ci immergo ecco che trovo i ‘protagonisti’ delle mie storie: in primo luogo ci sono io, io vera e propria, svolgendo sempre il ruolo di protagonista e con un carattere completamente differente da quello che ho nella realtà. sono sempre stata una ragazza timida ed introversa, molto silenziosa e taciturna e che fa fatica ad aprirsi con gli altri, mentre nelle mie fantasie, invece, sono tutto il contrario, sono spumeggiante, sono lodata ed invidiata da tutti, sono aperta e sopra le righe.

fantastico molto sul mio successo, a sognare di essere la migliore e di auto convincermi di esserlo anche nella realtà.

comunque, apparte me, ci sono anche altre persone che ovviamente svolgono la parte di personaggi secondari, ci sono anche antagonisti e aiutanti, di tutto e di più.

il mio non è semplicemente un innocuo film mentale che tutti si fanno, ad esempio, prima di andare a dormire immaginando una scena di massimo 10-15 minuti; la mia è una vera e propria storia, un film che dura almeno un anno intero con una storia strutturata che io metto in pratica scrivendo, e quando scrivo, tutto davanti a me si materializza e si vengono a creare le situazioni che io immagino in quel momento, facendomi provare emozioni vere e proprie e che io non provo nella vita quotidiana.

in pratica, per farla breve, utilizzo la scrittura come ‘innesco’ per immergermi ancora di più nella mia fantasia e immaginarmi come se io fossi lì veramente a recitare una parte per un film, per una soap opera, o quello che è.

mi piace molto accompagnarmi con della musica, mi fa entrare ancora di più in contatto con la mia fantasia e mi viene più facile immergermici.

qualche volta è capitato che io perdessi l’ispirazione per le mie storie, che quando finiscono, devo subito idearne un’altra, pertanto non sto starci senza. mi aiuto prendendo spunto guardandomi film e prendere l’idea da lì, per poi immetterla nella mia storia personale, e di conseguenza farla recitare ai miei ‘personaggi’.

ci tengo a sottolineare che io so perfettamente distinguere la realtà dalla mia immaginazione, pertanto non mi è mai capitato di confondermi nella realtà con le mie fantasie ne altro.

un’altra cosa importante, è che io, mentre fantastico, ho uno sfrenato bisogno di andare in camera mia, luci spente, porta chiusa, e immergermi per ore, ore ed ore.. le mie fantasie occupano all’incirca 8 ore al giorno, facendomi trascurare qualsiasi cosa, addirittura l’igiene personale.

da quando ho deciso di ritirarmi socialmente non ho fatto altro che pensare e dedicare tempo infinito al mio mondo interiore, dato che durante il giorno non ho niente da fare (ho anche lasciato la scuola).

fatto sta che non appena tutto si materializza davanti a me, comincio a mettere in atto le cose da far dire ai vari personaggi, a fargli fare quella certa cosa, a farli comportare in un certo modo, arrivando addirittura ad imitarli involontariamente tramite espressioni facciali, risatine, sospiri.. a volte mi faccio paura da sola, perché mi viene totalmente spontaneo.

in pratica, se in quel momento il mio personaggio sta recitando una parte triste, confusa e offuscata, mi viene naturale accigliarmi, scuotere la testa oppure sospirare. se invece sta recitando una parte in cui è arrabbiato e furioso, la mia faccia cambia immediatamente espressione, faccio respiri profondi, inarco le sopracciglia, dilato le narici, ecc.. tutte cose che, se le persone mi vedessero fare al vuoto, a caso, mi prenderebbero per pazza, ecco perché prediligo stare in ambienti dove non c’è anima viva per dedicarmi al mio mondo immaginario.

quando poi l’effetto finisce, tutto torna come prima. per questo, il mio problema, è che quando devo staccare dal mio mondo per esempio per andare a pranzo o a cena, mi sento immediatamente in colpa, frustrata per aver speso tutte quelle ore a fantasticare e ad illudermi in cose che sono solo nella mia testa.

le mie storie durano all’incirca 9/10 mesi. quando una storia finisce, devo immediatamente spendere del tempo per idearne un’altra al più presto, perché senza non so starci, devo in tutti i modi allontanarmi dalla realtà.

per concludere, purtroppo, dico con tutta la sincerità del mondo che io non voglio guarire, e so che potrà sembrare sbagliato e inaspettato da parte mia, ma sul serio, farlo mi fa stare troppo bene e questo mondo tutto mio in fin dei conti è mille volte meglio del mondo esterno.

mi scuso per il papiro, ma mi chiedevo … quello che faccio ha un nome? sono veramente pazza?
Cara ragazza,

Grazie per aver condiviso la tua storia. Il fenomeno che descrivi, in cui ti immergi profondamente in un mondo immaginario, è noto come "shifting". Questo termine si riferisce alla pratica di spostarsi mentalmente in un'altra realtà, spesso molto dettagliata e vivida, come una forma di evasione dalla realtà quotidiana.

Lo "shifting" può essere un meccanismo di coping, un modo per gestire il dolore e la solitudine. Tuttavia, quando diventa una dipendenza che occupa gran parte della tua giornata e ti porta a trascurare le tue responsabilità e il tuo benessere fisico, è importante affrontarlo.

Il fatto che tu riesca a distinguere tra realtà e fantasia è positivo, ma la tua descrizione suggerisce che il tempo e l'energia dedicati al mondo immaginario stanno avendo un impatto significativo sulla tua vita reale. Non avere amici, ritirarsi socialmente e trascurare l'igiene personale sono segnali che indicano la necessità di un supporto esterno.

Ti suggerisco di considerare un percorso psicologico con un professionista per identificare i trigger che ti portano a rifugiarti nel tuo mondo immaginario e sviluppare strategie per affrontarli in modo più sano. Inoltre, un terapeuta può aiutarti a trovare modi per migliorare le tue abilità sociali e costruire relazioni reali e significative.

È comprensibile che tu possa sentirti riluttante a rinunciare a ciò che ti fa sentire bene, ma un supporto professionale può aiutarti a trovare un equilibrio tra la tua immaginazione e la realtà, migliorando la tua qualità di vita complessiva.

Se ti senti pronta, resto a tua disposizione per parlarne ed eventualmente approfondire il tuo stato d'animo.

Non sei sola in questo, e chiedere aiuto è un passo importante verso una vita più equilibrata e soddisfacente.

Un caro saluto

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Ciao
ti ringrazio per la sincerità e trasparenza con la quale hai raccontato la tua attuale condizione di vita. Ritengo che ciò che stai vivendo abbia un significato per te e spero tu ti conceda la possibilità di aprirti ad un/una professionista che sappia ascoltarti così che insieme possiate comprendere come mai è avvenuto/sta avvenendo questa esperienza nella tua giovane vita. Se hai bisogno di ulteriori spiegazioni non esitare a contattarmi da sola oppure insieme ai tuoi genitori. Un caro saluto, dott.ssa Letizia Muzi
Buonasera, sicuramente lei non può essere considerata non in equilibrio; ritengo sia una reazione normale, come ha già descritto ,che la mancanza di amici , le delusioni provate ed i fallimenti portano inevitabilmente a rifugiarsi in un contesto sicuro che può renderla più serena e felice. Ciò nonostante '' la sua dipendenza'' può renderla al momento felice ma potrebbe celare un malessere che porta oggi con se ed in futuro conseguenzialmente la porterebbe ad isolarsi ancora di più. Le suggerisco un percorso psicologico con un terapeuta per effettuare un lavoro su se stessa e contestualmente attuare delle strategie per convivere in maniera ottimale in un contesto di relazioni sociali. La sua età ed esperienza le consentiranno tranquillamente di trovare un' equilibrio e potrà comprendere tutto quello che desidera per se stessa .
Mia cara ragazza
Lei ha la fantasia e l'animo di una vera scrittrice! Possiede anche una proprietà di linguaggio e una chiarezza nelle descrizioni invidiabili. Lei trascrive le sue fantasie? Sempre? Dovrebbe farlo.
Naturalmente l'isolamento dal mondo non è una condizione consigliabile per una così giovane ragazza (ma per chi lo è?), (tra l'altro nella sua lettera non specifica che tipo di ambiente stia supportando questo suo ritiro dal mondo, ambiente in cui ragionevolmente si è originato il suo desiderio di isolamento). Ma perchè non utilizzare questo suo "sintomo" in una maniera che risulti funzionale a lei e la aiuti anche ad individuare un suo posto nel mondo?
Lei è già consapevole che 8 ore al giorno da sola non sono una maniera "normale" di vita, ed è troppo intelligente per restarsene una vita in clausura.
Io la invito ad esplorare questa sua originale modalità di "sopravvivenza" con uno psicoterapeuta psicoanalitico, ma che sia creativo almeno quanto lei!
Sinceri auguri
Antonella Sarachino
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Salve e grazie per avere condiviso la tua esperienza e la tua condizione. Credo ciò che stai vivendo debba essere accolto da un professionista che troverà insieme a te la chiave giusta per arrivare ad una migliore qualità della vita! Resto a tua disposizione. Cordiali saluti
Dott.ssa Barbara Gizzi
Buongiorno, cercherò di non ripetere quanto già detto da altri professionisti. No, non sei pazza. Stai semplicemente fuggendo dal mondo fisico per rifugiarti in un altro creato dalla tua fantasia. I motivi possono essere diversi, ma andrebbero approfonditi. Ti descrivi come una persona particolarmente timida, introversa e sensibile e molto probabilmente lo sei davvero. Hai anche delle ottime capacità creative e questo potrebbe essere un enorme vantaggio per la tua vita se utilizzata a dovere. Ma veniamo a quando dici che riconosci di avere una dipendenza dal tuo mondo fantasioso della quale non puoi fare a meno ma soprattutto a quando dici che non vuoi guarire. Io ti rispondo che in effetti puoi continuare a vivere tranquillamente così fino alla fine dei tuoi giorni. Prima però devi chiederti una cosa: è sostenibile? Puoi permettelo? Mi spiego meglio, possiedi la giusta quantità di soldi per poterti isolare senza lavorare? Di alimentarti, fare la spesa senza interagire con gli altri? Di curarti senza altre persone quando la scarsa igiene creerà dei problemi al tuo corpo? E potrei andare avanti all'infinito con queste domane. Vivere socialmente isolati ha un costo. Lasciamo perdere il giusto o sbagliato, preferirei parlare di fattibile e non fattibile. Ma la cosa più importante di tutte è la consapevolezza delle scelte. Io capisco benissimo che quando si possiede la capacità di creare un mondo stupendo, quello che c'è li fuori quasi non vale la pena di essere vissuto. Se trovi il modo di continuare così senza effetti collaterali allora fallo pure. Se invece ragionandoci con calma dovessi trovarne qualcuno (tipo l'impossibilità di condividere esperienze), allora forse potrebbe essere più giusto per te trovare un equilibrio tale che ti permetta di sopravvivere anche nel mondo fisico oltre che in quello prodotto dalla tua fantasia. E in effetti tu stessa dici di sentirti a volte frustrata di aver perso tutto quel tempo a fantasticare, però dici anche che va bene così e non vuoi guarire. Mi sembra evidente che sia un conflitto interiore molto profondo e un percorso terapeutico potrebbe essere utile proprio per questo. Ti potrebbe aiutare a capire veramente ciò che vuoi, quale personaggio vuoi diventare, oltre a trovare un equilibrio tra i due mondi e, perché no, trasformare in competenza lavorativa la tua straordinaria fantasia, permettendoti di integrarti perfettamente in questo mondo mantenendo fede a quella che sei.

Saluti
Mi sembra che tu stia parlando di maladaptive daydreaming, che è appunto una fantasia vivida, eccessiva e compulsiva che occupa la maggior parte del tempo di una persona e causa o comunque aumenta l’isolamento sociale.
In genere, e mi pare anche nel tuo caso, lo scopo è quello di evitare di affrontare il proprio dolore, le emozioni negative e le esperienze reali che procurano sofferenza.
Ci credo che non ne vuoi uscire da questo mondo fantastico, dove non solo eviti la realtà ma hai anche il pieno controllo di tutto quello che accade e delle emozioni che provi, o meglio, che tu decidi di provare.
Il problema sorgerà quando sarai più grande e dovrai per forza fare i conti con la realtà, e quindi con gli anni persi a scuola, con le difficoltà ad essere indipendente, con lo sforzo che farai nell’avere relazioni di cui non potrai controllare le dinamiche, con la fatica di dover affrontare situazioni da adulta quando nel frattempo hai perso tutta una serie di esperienze di crescita.
So che se hai fatto questa scelta è perché dentro devi avere un dolore troppo forte e che ti spaventa affrontare. Però purtroppo non è la decisione migliore, anche se la più facile e immediata. Poi ti troverai a pagarne un prezzo troppo alto in futuro. Ora sei ancora in tempo per riprenderti la tua vita, sei giovanissima e sembri molto intelligente. La fantasia è una tua alleata, probabilmente ti ha salvata e ancora ti sta proteggendo. Non farla diventare la tua peggior nemica.
Se non ce la fai a rivolgerti a qualcuno che ti possa aiutare, prova almeno a scalare sempre più, piano piano, le ore di daydreaming. Da 8 scala prima di mezz’ora, poi di un’ora e via dicendo e in quel tempo che hai guadagnato di vita reale prova a darti dei piccoli obiettivi, piccolissime cose che ti potrebbero dare un po’ di gioia nella vita reale. Non abbandonare la scrittura, ma circoscrivila alle ore in cui fantastichi. Ti direi tante altre cose ma non ti conosco, non so la tua storia, quindi mi fermo qui. Rifletti bene su quanto ne valga la pena fuggire da un dolore ora sapendo che poi ti arriverà più forte quando sarai più grande, oppure iniziare ad affrontarlo subito, un pezzettino alla volta, per poi assicurarti una vita migliore. Dipende solo da te.
Ti abbraccio forte
Dott.ssa Simona Di Napoli
Quello che descrivi sembra un'esperienza di immersione estremamente intensa e coinvolgente nel tuo mondo immaginario. Questo tipo di esperienza può essere considerato come un meccanismo di difesa o una strategia di coping per affrontare le difficoltà e le delusioni della vita reale. Non è raro che le persone si rifugino in mondi immaginari per trovare conforto e provare emozioni positive.

Tuttavia, è importante considerare che dedicare così tanto tempo alla tua fantasia può avere degli effetti negativi sulla tua vita quotidiana, come trascurare l'igiene personale e ritirarsi socialmente. Se questa dipendenza sta limitando la tua capacità di funzionare adeguatamente nella realtà e di raggiungere il tuo pieno potenziale, potrebbe essere utile cercare un sostegno professionale.

Una psicologa potrebbe aiutarti a esplorare le ragioni sottostanti a questa dipendenza e a sviluppare strategie per bilanciare la tua vita reale con il tuo mondo immaginario. Potresti scoprire nuovi modi di esprimere te stessa e di sviluppare relazioni significative con gli altri. Ricorda che cercare aiuto non significa negare o abbandonare il tuo mondo immaginario, ma piuttosto trovare un equilibrio che ti permetta di godere di entrambi gli aspetti della tua vita.

Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti o dettagli.

Dott.ssa Francesca Gottofredi
Concordo con la risposta della mia collega, mi sembra un caso di Maladaptive daydreaming, è un fenomeno in crescita, associato al ritiro sociale.
Inoltre ci tengo a specificarle che il nostro cervello non distingue gli stimoli reali da quelli immaginari (es. basta pensare di essere in una situazione di pericolo per sentirsi in pericolo anche se si è in un posto sicuro) dunque è del tutto normale mimare o avere gestualità reali per una scena immaginata.
Le auguro la forza per intraprendere un percorso psicologico che la aiuti ad attenuare la messa in atto di questa strategia, che sta risultando disfunzionale per la sua vita quotidiana.
Cordiali saluti, Dott.ssa Manzini Martina.
Salve, la situazione che lei descrive, difficoltà nel socializzare, isolamento, creazione di storie immaginarie dettagliate possono identificarsi tra i disturbi di fantasie compulsive, probabilmente spesso ci si sente insoddisfatti della propria vita e nasce il bisogno di compensare i vuoti emozionali ed emotivi. A volte la mente ricorre a dei meccanismi di auto difesa nei confronti della quotidianità frustrante e dolorosa, cercando di crearsi una realtà parallela.
Per aiutarla a superare questo momento potrebbe intraprendere un percorso psicologico che possa aiutarla a trovare la strategia migliore per ritrovare la serenità nella sua vita quotidiana. Cordialmente Dott.ssa Raffaella Sorrentino
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Buonasera, la tua necessità di rifugiarti in un mondo immaginario sicuramente nasce come risposta di difesa ad una grande sofferenza e disagio che hai vissuto nella tua vita o che ancora stai vivendo. Penso che possa essere per te utile condividere le tue storie con uno specialista in modo da poter comprendere meglio cosa succede quando ti si innesca questo bisogno di entrare nel tuo mondo parallelo. Non credo assolutamente che tu sia "pazza" ma solo una ragazza alla disperata ricerca di un modo per poter star meglio, con il tentativo di riuscire a fronteggiare ciò che nella vita reale percepisci come privo di soluzione.
Resto a disposizione anche solo per un confronto.
Dott.ssa Maria Chiara Pontarelli
Buongiorno come prima cosa ti ringrazio per la sincerità con la quale hai saputo raccontare la tua odierna condizione di vita. Ritengo che ciò che stai vivendo abbia un significato per te e spero tu ti conceda la possibilità di aprirti ad un professionista che sappia ascoltarti così che insieme possiate comprendere come mai stia avvenendo questa esperienza nella tua giovane vita. Se hai bisogno di ulteriori spiegazioni contattami da sola oppure insieme alla tua famiglia. Un saluto Dr.ssa Versari Debora.
Carissima,

Stai vivendo un fenomeno noto come “daydreaming maladaptive”, che non è un segno di “pazzia”, ma una reazione a situazioni stressanti o dolorose. L’approccio interazionista, che considera l’interazione tra te e il tuo ambiente, può essere utile. Questo approccio potrebbe aiutarti a trovare nuovi modi per interagire con il mondo reale e trovare soddisfazione al di fuori del tuo mondo immaginario. Ricorda, la terapia è un processo e richiede tempo. Non c’è nulla di sbagliato nel cercare aiuto.

Cordialmente, Dr. Marco Di Campli, Psicoterapeuta
Carissima, ho letto con molta curiosità la tua storia e, in piccola parte, mi sono immedesimata nei tuoi personaggi. È molto bello e creativo quello che riesci a fare. Dicendo, però, "non voglio guarire" è come se hai paura di abbandonarlo. Qual'è il tuo timore esattamente? Hai detto che lo fai come via di fuga da quello che nel mondo reale non riesci ad essere. Allora forse, visto che viviamo in un mondo reale fatto di persone in carne ed ossa, chissà come quelle che citi nei tuoi racconti, vale la pena immaginarsi le tue storie ed iniziare a sperimentarle nel mondo reale. Sicuramente una figura di fiducia ti aiuterebbe in questo cammino. Ti auguro il meglio, un caro saluto, Dott.ssa Roberta Evangelista
E' molto interessante quello che scrivi, sarebbe bello approfondire di persona tutti gli aspetti positivi di questo rifugio e quelli negativi della vita reale.
Mi limito, qualora ne sentissi la necessità a consigliarti di intraprendere un percorso personale, di modo da capire come integrare in tuoi bisogni, nella vita reale.
Resto a disposizione qualora volessi fissare un incontro.
Dott. Filippo Festa
Buonasera ,leggendo il suo racconto mi sono soffermata su questa frase: "utilizzo la scrittura come ‘innesco’ per immergermi ancora di più nella mia fantasia e immaginarmi come se io fossi lì veramente a recitare una parte per un film" e credo che proprio la scrittura sia una risorsa interessante all'interno di un percorso di sostegno psicologico. Dott.ssa Giovanna Scarpino
Ciao, non credo che siano importanti le definizioni o le diagnosi. Quello che conta sei tu, 18 anni, la scuola lasciata, un sogno ad occhi aperti perenne... Direi che se ne potrebbe parlare. Scegli un professionista che ti corrisponda ed inizia a lavorare per trasformare questa situazione, senza cancellarla, veramente potresti diventare una scrittrice o una sceneggiatrice...ma per scelta e non per difesa. Un caro saluto Lavinia
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Gentile utente, vorrei focalizzarmi sul concetto di solitudine da lei descritto da un lato, essa può essere un momento di riflessione, permettendole di connettersi con se stessa e di esplorare i propri pensieri e emozioni in un ambiente tranquillo, appunto fantasticando. Dall'altro lato però, se la solitudine è prolungata può portare ad emozioni negative e disfunzionali per il proprio benessere. Infatti è importante trovare un equilibrio tra momenti di solitudine e di socializzazione e lavorare sulla propria autostima e sull'accettazione di sé stessi trasformandola così in un'opportunità di crescita personale e perchè no anche professionale. Resto a sua disposizione Dott.ssa Valentina Pisciotta

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