Cari Dottori, ho bisogno del vostro consiglio e del vostro aiuto, e avendo poco spazio, cercherò di

17 risposte
Cari Dottori,
ho bisogno del vostro consiglio e del vostro aiuto, e avendo poco spazio, cercherò di essere breve e conciso. Sono un ragazzo di 24 anni e ho deciso di ricominciare la psicoterapia. Poco tempo fa, ho concluso un percorso durato cinque anni che mi ha fatto fare enormi progressi. Tuttavia, ho dovuto interromperlo perché la fiducia nei confronti del terapeuta era venuta meno definitivamente. Desidero anche specificare che la psicoterapia che ho fatto era "a tutto campo", cioè, secondo il terapeuta, riuniva "tutto insieme" (analisi esistenziale, tcc, pnl) e in effetti devo dire che era un lavoro a tutto campo, che assorbiva anche parecchia energia. Ma, ed è questo il punto, per spiegarvi i progressi che ho fatto userei, per farvi capire, un "istogramma" dove ciascuna barra raggiunge circa il 50/60 percento: cioè, ho fatto progressi su tutti i contenuti, ma si sono fermati tutti "allo stesso livello", per cui ora ho bisogno di continuare questo lavoro a tutto campo e portarlo finalmente alla conclusione. Anzi, devo riuscirci anche in poco tempo, poiché sono in un momento della mia vita dove non posso piu' permettermi ritardi: ho bisogno di vedere progressi e di vederli subito.
Qual'è la mia richiesta per voi? Semplice: quando avrò scelto il nuovo terapeuta, da cosa mi accorgo se è competente o no?
E' esattamente questo il motivo per cui vi ho fatto partecipi dei miei progressi attraverso l'immagine del diagramma: affinché capiste che il terapeuta che sceglierò dovrà anch'egli essere bravo "a tutto campo" e farmi lavorare su tutti i contenuti e non solo su una o due cose; e non c'è dubbio nella mia mente che non tutti i terapeuti siano capaci.
Credetemi Dottori: per quanto non appaia affatto dal mio racconto, sono molto triste e amareggiato dalla vita, proprio io che penso che ogni nuovo giorno sia un dono. Vado avanti con estrema fatica, ho una storia a tratti incredibile alle mie spalle e nessuno lo sa, nemmeno la mia stessa famiglia.
Concludo col chiedervi una cortesia: dopo avermi suggerito come capire se un terapeuta è bravo o no, se per caso vi rimanesse un po' di spazio, vi chiederei anche di spiegarmi come mai io faccia della terapia un "problema esistenziale": oramai, non contemplo piu' la possibilità proprio di "vivere" senza ricominciare la terapia. Non sto affatto scherzando: sono convinto, di una convinzione radicata, che non riuscirò piu' a essere felice, ad avere relazioni con gli altri e a capire qual è il mio senso nella vita, a meno che non faccia un percorso di psicoterapia. Questo mi fa sentire male e diverso dagli altri. So che cosa mi si obietterà: che dovrebbe essere motivo di orgoglio il volersi mettere in discussione. Ma il punto è che mentre un'altra persona che si trova in difficoltà può trovare la forza in se stessa per andare avanti, io questa forza non ce l'ho e non l'ho mai avuta. E' questa la cosa terribile. Mica tutte le persone al mondo vanno in psicoterapia! La maggior parte la forza la trovano da soli. Questo per me è un punto importantissimo.
Grazie davvero a tutti quelli che avranno letto, e stiano sicuri che farò tesoro del loro consiglio. Auguro loro il buon giorno.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.

Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Spero che trovi il miglior terapeuta per lei.Comprendo quanto sia importante questa scelta ,si basi più sulle sue emozioni e non sui diagrammi .Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Gentile utente di mio dottore,
alla base del cambiamento e della guarigione vi è proprio l'alleanza terapeutica, ossia quel sentimento di fiducia che il paziente proietta sullo specialista scelto. Non si concentri sulle competenze dello psicologo, piuttosto trovi una figura che le ispiri maggior fiducia rispetto al precedente. Premetto che 5 anni di terapia non sono pochi e appare strano come dopo tutto questo tempo la relazione terapeutica si sia potuta danneggiare. Solitamente questi sono aspetti che possono interessare le prime fasi del processo terapeutico. Sarebbe importante riflettesse anche su questo, in fondo ne varrebbe la pena avendo fatto i progressi che lei stesso riconosce.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, dopo 5 non di terapia con un professionista che ha trovato "buono" per lei, cosa è successo? Sembra proprio che si sia arrivata una resistenza ad andare oltre quel 50/60 per cento! Cosa la blocca? Io le consiglio di riprovare con il terapeuta con cui ha lavorato così a lungo e bene e di provare a rompere quel muro che non le permettendo entrare nel "piacere",amica il 40-50 per cento... Cosa la spaventa nell'essere il conducente sereno della sua vita?
Resto a disposizione
Un saluto
Claudia m
Salve. Da ciò che descrive sembrerebbe che lei sia condizionato dal mito del perfezionismo e che pretenda molto da se stesso e dagli altri. Rispondo alla sua domanda: indipendentemente dalla bravura e competenza del terapeuta, dalle metodologie usate, ciò che fa funzionare la psicoterapia è l'alleanza terapeutica che si riesce a stabilire tra il terapeuta e il paziente, il rapporto di fiducia e collaborazione che si viene a creare. Nella mia esperienza, le posso dire che oltre la preparazione tecnica è necessario il rispetto dei limiti, delle fragilità, la comprensione di essi. Se si forza il tutto, come lei ha già potuto sperimentare, si può raggiungere un risultato parziale, perché le forzature vanno ad attivare le difese. Se si rispettano i tempi, i cambiamenti avvengono in modo naturale e duraturo, senza attivare le difese, attraverso la stimolazione profonda della fiducia in se stessi che attiverà il processo di individuazione ed autonomia che la renderà indipendente dalla psicoterapia. Io affermo che la psicoterapia finisce quando si è in grado di continuare da soli il percorso di crescita nella consapevolezza, iniziato con la psicoterapia. Una valida psicoterapia attiva un processo di crescita che continuerete da soli per tutta la vita. Non risolve i problemi ma rende capaci di affrontare e risolvere i problemi che la vita presenterà. Ognuno ha i suoi tempi, che vanno rispettati e non forzati. Un pó come nella favola della sfida tra il sole e il vento, su chi riuscirà a far togliere il mantello al viandante: ci prova prima il vento ma più soffia forte per strapparglielo, più il viandante si stringe il mantello addosso. Poi tocca al sole: col suo calore stimola il viandante a togliersi il mantello. Una buona psicoterapia agisce come il sole della favola di Esopo. Distinti saluti
Buon pomeriggio. Ritengo che per la ricerca e la scelta di un/a terapeuta sia importante basarsi principalmente sulla sensazione di volersi affidare ad un/a professionista e sul senso di sicurezza e di competenza che le comunica in generale (evitando di cercare in lui/lei troppi dettagli che rischierebbero di complicare ed ostacolare la scelta), elementi fondamentali per poter costruire una buona relazione di fiducia e di collaborazione (alleanza terapeutica) tra cliente e terapeuta, fattore cruciale nell'efficacia della psicoterapia. Dice di aver fatto un buon lavoro attraverso la precedente psicoterapia e di sentire adesso la forte necessità di riprendere e completare il suo percorso di crescita psicologica, e a tal proposito ci chiede il perché di questa sua particolare necessità: io credo che sia molto importante che possa essere lei stesso a "costruire" la sua risposta a questa domanda, nel rispetto dei suoi tempi e della sua unicità ed originalità personale. Un saluto e in bocca al lupo, Dott. Felice Schettini

Gentile utente, comprendo che per lei è una decisione ardua. Secondo me, in primis, il terapeuta dovrebbe aiutarla a superare il dubbio e poter scegliere senza la paura di incorre nell'errore e subire ls colpa e la responsabilità della scelta. Saluti Dott ssa Silvana Zito
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Buonasera, innanzitutto grazie per aver condiviso con miodottore.it la sua storia. Allora, da 19 anni ha avuto una relazione terapeutica e il motivo per cui ha lasciato non mi è molto chiaro. Terapeuta "a tutto campo"mi incuriosisce tanto sentito se vuole.mi farebbe piacere un confronto e si potrebbe partire da lì da una relazione sana e fruttuosa, la motivazione più l'alleanza terapeutica sono vitamine per la mente e la crescita personale. Saluti dott.ssa Maria Lombardo
Buonasera, nella situazione che lei descrive mi sembra di percepire una certa resistenza verso il processo psicoterapeutico: da un lato sente di non poterne fare a meno, dall'altro si paragona con chi vive senza questo supporto e ne ricava una sensazione di incapacità e inadeguatezza.
Le suggerisco di portare questi temi al terapeuta a cui si rivolgerà, l'analisi delle resistenze è un buon punto di partenza per una nuova esplorazione di sé.
Buonasera, da quello che leggo provo ad immaginare lo sconforto per aver dovuto interrompere una terapia che durava da 5 anni, ma ciò che mi colpisce è la sua idea di dover trovare un altro professionista, perchè mi domando? Dopo un tratto di cammino insieme può succedere che la terapia vada un po' in stallo ma non per questo è necessario cambiare psicoterapeuta, le consiglio vivamente di riprendere il percorso lì dove si è interrotto con il professionista che già la seguiva. L'importante è riformulare bene gli obiettivi.
Per quanto riguarda la seconda sua perplessità, del perchè per lei sia così importante fare una psicoterapia, credo che lei abbia bisogno ancora di una piccola spinta per potercela fare da solo e che ne sia consapevole, dunque vada avanti e non si perda d'animo.
Un caro saluto, Dr.ssa Maria Sole Ricci.
Buongiorno, non credo esista il "terapeuta bravo" in senso lato, o dei criteri valutativi o diagnostici per riconoscerlo. Gli aspetti intrapsichici e relazionali non sono item o diagrammi ma sono "esistenziali", riguardano noi, la nostra unicità, il nostro rapporto specifico con l'altro. Se ha effettuato 5 anni di terapia con lo stesso professionista e ne ha giudicato i progressi enormi allora lo ritiene già valido e la crisi è ciò che anticipa il cambiamento, se non ci fosse crisi non ci sarebbe la possibilità di trovare nuove strategie nuovi slanci all'autonomia e alla spinta vitale. Potrebbe trovarsi proprio nel fulcro centrale del suo percorso. Condivido il pensiero dei colleghi che ritengono sia il momento di provare ad affrontare con il suo terapeuta quello che sta accadendo o è accaduto tra voi. Nella terapia si crea quello che avviene nei nostri rapporti in generale e rendersene conto può spaventare, dispiacere, creare resistenza ma è il momento più sincero di apertura al cambiamento, perchè nella terapia può essere affrontato. un caro augurio.
Salve, non è ben chiaro il motivo per cui ha interrotto la sua terapia. Non c'è un " test" per comprendere se un professionista è bravo o meno ma lei deve orientare la sua scelta in base alle sue aspettative, i suoi bisogni e le diverse specializzazioni che i professionisti possono offrirle . La presenza di uno psicologo nella vita delle persone è assolutamente normale e importante tanto quanto quella del medico generico,anche se in Italia c'è ancora molta resistenza nel comprenderlo e per questo motivo non deve biasimarsi se ne sente il bisogno ma deve compiacersene. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buongiorno. L’immagine dell’istogramma è sicuramente molto esemplificativa e sa, rimanendo un attimo su questo esempio, le chiedo: si è mai soffermato sui suoi progressi? Su quelle barre che evidenziano appunto i suoi miglioramenti? Davanti a questa rappresentazione, infatti, abbiamo due possibilità: vedere e considerare i risultati positivi ottenuti (sicuramente con impegno) o arrovellarci per ciò che non abbiamo ancora, facendo leva sulla nostra mancanza e non sulla nostra ricchezza; la prima ci consente di continuare a migliorarci e crescere mantenendo un atteggiamento propositivo e di fiducia verso noi stessi e verso il futuro, la seconda, invece, ci induce spesso a sentirci inadeguati e autogiudicanti, alimentando insoddisfazioni e sentimenti di sfiducia. La scelta spetta ad ognuno di noi. Riguardo alla sua domanda, le posso rispondere che ogni professionista iscritto all’albo ha le competenze per poter esercitare la sua professione di cura, ci sono comunque dei fattori che sicuramente possono influenzare ed influire sull’efficacia della psicoterapia, tra cui l’approccio terapeutico del professionista (che si basa sulla sua formazione specifica ed esistono infatti diversi indirizzi teorici delle scuole di psicoterapia) e la relazione
terapeutica che si instaura durante i colloqui. Se ritenesse opportuno sono a disposizione sia online che presso il mio studio previo appuntamento in piattaforma.
Gentile utente,
si percepisce una certa ambivalenza nei confronti della psicoterapia. Ne ha parlato col terapeuta che la seguiva?
Purtroppo, non esistono istogrammi attendibili quando si tratta di vissuti umani; ogni individuo è un universo a sé stante e reagisce in modo diverso.
Il terapeuta giusto è quello che lei sente giusto per sé.
Cordialmente, EP
Buonasera. E' importante che lei sappia riconoscersi il bisogno di dover chiedere aiuto in questo momento della sua vita, anche se, questa richiesta, nasconde, probabilmente, per lei delle fantasie rispetto alla psicoterapia e rispetto a sé.
Capisco la sua difficoltà nel cercare di comprendere che tipo di professionista si trova davanti; ci sono effettivamente tanti approcci e tanti modi differenti di lavorare. Ciò che le potrei consigliare è di fare dei colloqui iniziali con il terapeuta che le ispira fiducia. I colloqui di valutazione sono utili, infatti, tanto al terapeuta quando al paziente per capire se e come possa essere possibile lavorare insieme.
Un saluto. Dott.ssa Antonelli Incalzi
Carissimo,
ho letto il suo messaggio e sono rimasta colpita dalle sue parole.
Sento un forte desiderio ed una forte spinta motivazionale nel continuare ad approfondire se stesso, a crescere, ma anche una parte di lei che probabilmente spera, con il giusto supporto, di uscire o quanto meno imparare a conoscere meglio la sua sofferenza.
Come ha detto, ha già intrapreso un lungo, importante e fruttuoso percorso di crescita personale, ed ora percepisce ancora la voglia di evolvere in questo senso. Tuttavia è come se, dopo cinque anni, avesse un po' fretta di farlo. Comprensibile, ma così facendo rischia di perdere i benefici del qui ed ora. Sfrutterei la sua carica motivazionale ed il suo desiderio di evoluzione, per intraprendere un nuovo percorso che la aiuti a consolidare meglio il vecchio lavoro, e che le apra nuove prospettive.
La competenza del terapeuta la può "testare" rispetto a come lei si sente accolto nella sua richiesta, fermo restando che il lavoro terapeutico è più una danza sinergica tra Professionista e Cliente, dove l'uno guida l'altro in un contesto più che di competenza, di collaborazione e serenità reciproca.
Le chiedo di riflettere un po' su questo per fare la sua scelta, ed intanto le auguro un buon proseguimento :)
Saluti,
Dr.ssa Noemi Carrieri
Buonasera, intanto non credo che tutti quelli che hanno difficoltà e trovano la forza da soli, stiano effettivamente bene. È come paragonare un vestito nuovo ad uno rattoppato. Gli irrisolti prima o poi compaiono, cambiano forma ma non sostanza. Se lei ritiene di riprendere un percorso fa bene perché spesso ci vuole un periodo di stacco in cui digerire i progressi. Non credo che abbia bisogno di un terapeuta a vita. Infatti un bravo terapeuta è quello che non crea dipendenza ma indipendenza. Ci sarebbero altre mille caratteristiche possibili ma è prioritario ascoltare come ci si sente nel setting. È nella relazione che si opera il processo di cura più importante.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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