Cari dottori e dottoresse, sono qui per parlarvi di una situazione che mi affligge da un po' di temp

20 risposte
Cari dottori e dottoresse, sono qui per parlarvi di una situazione che mi affligge da un po' di tempo.
Ritengo però opportuno delineare un quadro più completo prima di esporvi la problematica nel dettaglio. In particolare soffro di disturbo ossessivo compulsivo da quando sono piccolo, indicativamente dall'età di 8/9 anni; disturbo che ha coinvolto numerose tematiche, quali quella religiosa, spirituale, sessuale, medica, e così via. A questa condizione si aggiungevano periodicamente episodi di derealizzazione, causati da una forma di ansia costante, amplificata dal DOC stesso. Tutto ciò ha subito un incremento qualche mese fa: gli episodi di Depersonalizzazione/derealizzazione, che prima si verificavano sporadicamente, con lieve/moderata entità e che duravano non più di qualche ora, hanno iniziato a manifestarsi con estrema intensità e in modo persistente. I pensieri ossessivi e le relative compulsivi hanno invece continuato indisturbati nel loro percorso, senza significative variazioni; anche se mi è venuto da considerare questa stessa ansia relativa alla depersonalizzazione/derealizzazione come l'ennesimo contenuto di matrice ossessiva. Arriviamo dunque alla problematica in questione (ci tengo a sottolineare che quelle che ho esposto finora le ritenga ugualmente di enorme rilevanza): un costante senso di vuoto e insoddisfazione. Mi è già capitato in passato di sperimentare sintomi depressivi, unitamente a sintomi ossessivi; ma in questo caso sento che c'è qualcosa di diverso. Nell'ultimo periodo infatti mi reputo relativamente "felice" (ossessioni e depersonalizzazione/derealizzazione a parte), dal momento che, se consideriamo alcuni parametri fondamentali, fisicamente godo di ottima salute, così come i miei familiari, e dispongo di un'ottima e abbastanza estesa rete di relazioni sociali, con amici fidati a cui voglio bene e che mi dimostrano il loro affetto; oltre a questo i miei studi procedono bene, e i miei obiettivi di vita si stanno realizzando a poco a poco. Tuttavia, ciò che mi rende estremamente frustrato e anche spaventato, è proprio il fatto che da questa apparente "perfezione" io riesca a trarre solo una parziale felicità. Molto spesso provo come una gioia limitata, come se dentro di me avessi una barriera che mi impedisce di raggiungere livelli emotivi più intensi e profondi; o come se ci fosse questo enorme vuoto interiore per cui mi viene da pensare (e questo mi terrorizza), che anche raggiungendo i miei obiettivi più importanti e anche avendo buone relazioni sociali, io comunque non riesca ad essere felice, e che quindi tutto ciò sia completamente inutile, effimero e insignificante. Mi terrorizza perché penso: se neanche questo mi rende pienamente felice e soddisfatto, allora cosa potrebbe farlo? Ho pensato che in parte potrebbe essere dovuto a una forma di cherofobia (per cui io ho spesso paura di provare a lungo e in modo molto intenso momenti di felicità, col timore che poi seguiranno PER FORZA eventi tragici, come a ristabilire una sorta di equilibrio, di karma), o anche a una forma di anedonia, magari provocata dall'ottundimento emotivo che sto provando a causa della mia continua depersonalizzazione. Non so darmi una risposta, e questo mi spaventa, perché quello che vorrei è semplicemente tornare a vivere la mia vita come prima, godendomi i miei momenti di felicità come chiunque altro. Chiedo quindi un parere a voi esperti, per aiutarmi a capire un po' di più quello che potrei star provando e perché. Vi ringrazio molto per l'attenzione e vi auguro una buona serata
Gentile utente, ho letto tutto ciò che ha scritto. Mi sembra che abbia parlato di diversi argomenti che andrebbero visti in maniera più ampia. Potrebbe valutare l'idea di intraprendere un percorso di supporto psicologico.
Mi farebbe piacere accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può scrivermi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi

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Gentile utente, le faccio notare che nela sua descrizione ricca, dettagliata e tecnica non ci sono riferimenti alla cura che potrebbe operare su se stesso, sulla sua dimensione più intima.
Quello che descrive sono relazioni sociali, successi nello studio, tendenza al perfezionismo.
Il grande senso di vuoto ha un senso profondo, le meriterebbe perciò provare a coltivarrsi diversamente per comprendersi meglio.
Pratichi la meditazione, faccia psicoterapia, si lanci in esperienze semplici ma intense, cerchi amici di spessore.
In questo modo potrà apprezzare il suo valore, il suo essere meritevole di felicità, l'amore per sé stesso. Si tratta di un percorso lungo tutto l'impegno di una vita, e vale la pena scoprirsi ogni giorno come un essere meritevole e degno di ricevere di ciò che la vita le offre.
Rimango a disposizione, dott.ssa Sandra Petralli
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente,
Ho letto attentamente la descrizione dei suoi sintomi. Come hanno consigliato anche gli altri colleghi, sarebbe necessario (per comprendere la/le matrici dei sintomi) che quantomeno approfondisse con un Terapeuta durante qualche colloquio che, sono sicura, potrà indirizzarla al meglio sulla strada da intraprendere per la risoluzione dei sintomi (in primis).
Ho una domanda: in tutti questi anni ha sempre e solo gestito da solo?
Forse, è arrivato il momento che possa valutare l'ipotesi di farsi seguire.
Vedrà che nella sua zona di residenza ci sarà qualche professionista valido.
Buongiorno e grazie per aver condiviso con noi le sue sofferenze.
Da quello che scrive mi pare di capire che le sue difficoltà hanno origine lontano da quando era piccolo e che negli ultimi mesi si sono acuiti.
Quello che si porta dentro ha sicuramente necessità di trovare uno spazio dove poter essere affrontato con un professionista, per capire l'origine dei suoi sintomi e il senso che queste hanno assunto per lei nella sua vita. La cherofobia può avere un'origine traumatica, così come il sintomo ossessivo-compulsivo, e sicuramente sono alimentati (e acuiti) nel presente dallo stress che porta con sé. Un percorso con un professionista può esserle di grande aiuto.

Spero di esserle stato utile,

Cordiali saluti,

Dr. Emilio Selvini
Buongiorno e grazie per la dettagliata esposizione del suo caso. Per capire ciò che sta provando è necessario che da parte sua ci sia la ferma volontà di entrare in relazione terapeutica con un professionista, a mio avviso preferibilmente cognitivo-comportamentale. Tale percorso consentirebbe gli opportuni approfondimenti sul suo percorso di vita e di sviluppo, propedeutici ad un progetto terapeutico finalizzato ad accrescere la sua sensazione di benessere. Analizzando insieme pensieri ed emozioni che caratterizzano i suoi vissuti, sarà per lei più chiaro visualizzare il percorso di accrescimento della qualità della sua vita.
Buonasera Gentile Utente, grazie per aver condiviso in modo così dettagliato e profondo ciò che sta vivendo. Capisco le difficoltà nell'affrontare una situazione del genere, specialmente quando sembra che le cose stiano andando bene su molti fronti, ma c'è ancora una sensazione di vuoto e insoddisfazione. Mi sembra che la sua esperienza sia complessa e meriti un'analisi accurata.

Da quanto descrive, lei è consapevole della sua storia con il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e dei sintomi di depersonalizzazione e derealizzazione, fenomeni che spesso si presentano in concomitanza con stati di ansia elevata o come parte del quadro ossessivo. La sua riflessione su come questi sintomi possano essere legati e influenzarsi a vicenda è acuta e mostra un buon livello di auto-consapevolezza.

La sensazione di vuoto e la mancanza di una felicità piena, che descrive, potrebbero effettivamente essere riconducibili a una forma di anedonia, che è la difficoltà a provare piacere o soddisfazione nelle attività che normalmente lo provocano. Questo sintomo può presentarsi in vari disturbi, tra cui la depressione, ma può anche essere correlato a un fenomeno di "ottundimento emotivo" o un appiattimento affettivo che a volte si verifica nei disturbi d'ansia cronici o nelle esperienze di depersonalizzazione/derealizzazione. È come se l'ansia costante e il bisogno di controllo (tipici del DOC) avessero portato la sua mente a limitare l'accesso a emozioni intense, nel tentativo di proteggerla da una possibile sofferenza. Tuttavia, questo può tradursi anche in una difficoltà a sperimentare pienamente la gioia.

L’idea che ci possa essere una forma di cherofobia (la paura di essere felici) è interessante e potrebbe essere connessa al DOC. Le persone con DOC spesso hanno pensieri intrusivi che suggeriscono che, se accade qualcosa di positivo, allora “qualcosa di brutto” debba necessariamente seguire. Questo tipo di pensiero dicotomico potrebbe creare una barriera psicologica al lasciarsi andare completamente alla felicità, per paura di quello che potrebbe succedere dopo. È importante riconoscere questi schemi di pensiero come parte del disturbo e non come verità assolute.

Potrebbe altresì essere utile riflettere su come lei definisce la felicità e su quali aspettative ha su di essa. Spesso, si può cadere nella trappola di pensare che la felicità debba essere un'esperienza costante e intensa, quando in realtà la vita è fatta di un'alternanza di emozioni. La pressione a "sentirsi felici" può paradossalmente aumentare l'insoddisfazione, perché si percepisce una discrepanza tra come si pensa di dover stare e come ci si sente effettivamente. La felicità può manifestarsi in modi più sfumati e in momenti di quiete, piuttosto che come un continuo stato di euforia.

La sua mente sembra essere molto attiva nella ricerca di risposte e di un senso più profondo dietro i suoi stati emotivi, il che è del tutto comprensibile, data la sua storia di DOC. Tuttavia, a volte questa ricerca può diventare essa stessa un'ulteriore fonte di angoscia. Potrebbe essere utile esplorare tecniche di mindfulness o terapie cognitivo-comportamentali focalizzate sulla ruminazione per aiutare a gestire questi pensieri e a trovare un equilibrio tra riflessione e accettazione.

Il primo passo potrebbe essere accettare che il suo vissuto attuale fa parte di un processo più ampio di autocomprensione e guarigione. Non c'è una soluzione unica o immediata, ma ci sono passi che può compiere per continuare a lavorare su se stesso, con pazienza e gentilezza. Continuare il percorso terapeutico potrebbe aiutarla a esplorare questi sentimenti in modo sicuro e guidato, per capire meglio come relazionarsi con essi e, eventualmente, ridurre il peso del vuoto che sente.

Anche se sente di avere una rete sociale ampia e supportiva, potrebbe essere anche utile esplorare se ci sono aspetti di sé che sta trattenendo o reprimendo. Le relazioni autentiche, dove ci si sente completamente accettati e compresi, possono a volte rivelare parti di noi che non conoscevamo o che temevamo di mostrare.

Le suggerirei di continuare il suo percorso terapeutico, magari esplorando specificamente le dinamiche che ha descritto qui. Potrebbe essere utile lavorare sulla tolleranza delle emozioni e sulla comprensione delle sue aspettative riguardo alla felicità e alla soddisfazione. Tecniche di terapia cognitivo-comportamentale (CBT), Terapia dell'Accettazione e dell'Impegno (ACT) o approcci di mindfulness potrebbero essere particolarmente utili per affrontare queste preoccupazioni e per aiutarla a trovare un modo più equilibrato e accettante di vivere le sue esperienze.

La invito a non perdere la speranza. Il fatto che stia cercando risposte e desideri comprendere meglio se stesso è già un segno di grande forza interiore. Continuare a cercare il proprio equilibrio è un percorso che richiede tempo, ma è certamente possibile.

Le auguro tutto il meglio nel suo percorso e sono certo che con il giusto supporto potrà ritrovare un senso di serenità e pienezza.

Buona serata,
Dott. Luca Vocino
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Gentile utente, mancano delle informazioni nella sua dettagliatissima lettera. Quanti anni ha, se ha preso o prende farmaci se ha fatto o fa psicoterapia. Non avendo scritto niente al riguardo, si potrebbe dedurre di no. Detto questo mi sento di suggerirle una psicoterapia, in modo da esplorare i suoi bisogni, vissuti ed emozioni. un cordiale saluto dott.ssa silvia Ragni
Grazie per aver condiviso con noi la tua storia in modo così dettagliato e sincero. Capisco che quello che stai vivendo sia molto complesso e frustrante, soprattutto considerando la lunga storia di Disturbo Ossessivo Compulsivo e gli episodi di depersonalizzazione e derealizzazione che descrivi. Il fatto che tu senta un senso di vuoto e insoddisfazione nonostante apparenti successi e relazioni positive è sicuramente motivo di preoccupazione e può essere molto difficile da comprendere e gestire.
Partiamo da un punto importante: il disturbo ossessivo compulsivo e la depersonalizzazione/derealizzazione spesso creano un terreno fertile per l'ansia e la confusione interna, amplificando la difficoltà nel vivere serenamente anche le esperienze positive. Questi disturbi possono alterare la percezione delle emozioni e della realtà, portando a sensazioni di distacco o di inadeguatezza anche in situazioni che, razionalmente, riconosci come buone o positive.
Il "vuoto" che descrivi potrebbe essere legato a diverse componenti. Potrebbe essere una conseguenza dell'ansia cronica che stai vivendo, o forse è il risultato dell'ottundimento emotivo che a volte accompagna la depersonalizzazione. Questo ottundimento può portare a una diminuzione della capacità di provare piacere o felicità, una condizione che, come hai giustamente notato, si avvicina all'anedonia. L'anedonia può essere presente in diversi disturbi psichiatrici, tra cui la depressione, ma anche come sintomo secondario di un'ansia molto intensa e persistente.
La cherofobia, ovvero la paura della felicità, potrebbe essere un'altra spiegazione per ciò che stai vivendo. Questa condizione può portare a evitare situazioni che potrebbero portare gioia per paura di conseguenze negative, creando un circolo vizioso dove la paura di provare felicità impedisce di godere delle cose belle della vita.
Ti consiglio di rivolgerti a uno specialista della salute mentale, per un'analisi più approfondita e un supporto personalizzato. Un professionista potrebbe aiutarti a esplorare queste sensazioni di vuoto e insoddisfazione, e a capire se sono legate a una forma di depressione, a una risposta ansiosa o a un'altra condizione. Potrebbero anche valutare se il trattamento che stai seguendo per il DOC e per la depersonalizzazione è adeguato o se potrebbe essere necessario un aggiustamento.
Nel frattempo, prova a non giudicare troppo duramente te stesso per queste sensazioni. È normale cercare di capire cosa ci accade internamente, ma a volte è difficile trovare una spiegazione chiara da soli. L'importante è che hai avuto il coraggio di esprimere ciò che stai provando e questo è un primo passo molto significativo verso la guarigione.
Un caro saluto, Dr. Vittorio Penzo.
Gentile utente, prima di tutto grazie per aver condiviso il tuo vissuto e complimenti per l'esposizione, espressione di un acume introspettivo molto sviluppato. Il quadro del tuo funzionamento psicologico che hai delineato è alquanto complesso, per cui mi è difficile darti una risposta certa e utile nella brevità di questo spazio. Ognuna delle problematiche che hai indicato meriterebbe una appropriata ed approfondita analisi, sebbene si possano ravvisare alcuni elementi nucleari, su tutti una difficoltà nell'entrare in contatto col proprio sentire. Dai sintomi ossessivo-compulsivi, ai fenomeni di depersonalizzazione/derealizzazione, all'ottundimento emotivo passando per l'eloquio elaborato (possibile segno di una polarizzazione verso le funzioni intellettive a discapito di quelle emotive e sensitive), tutto sembra comunicare una difficoltà nello stare nel sentire. Alla luce di questo, l'introduzione di pratiche e l'inizio di un percorso di cura che includa un'attenzione particolare alla dimensione del sentire (come la mindfulness o la bioenergetica) credo possa essere per te particolarmente proficuo. Spero di averti offerto una risposta utile e rimango a disposizione se desideri rivolgermi delle domande o prenotare un primo colloquio gratuito. Un caro saluto, Dott. Alessandro Pittari
Gentile utente, posso chiederle una cosa?
Che significa felicità per lei?
Come e quando la si dovrebbe raggiungere o sperimentare?
Ha fatto una descrizione dettagliata e molto accurata, se volesse parlarne con un professionista potrebbe essere uno spazio di cura e tempo da dedicarsi.
Un caro saluto
Buona sera caro utente, non so se altri colleghi hanno usato questo termine spesso taboo in termini psicologici: spiritualità. Ma quello che lei dice ha proposito della paura che nessun obiettivo materiale/sociale potrebbe renderla felice, questo esonda a mio avviso nell'area della spiritualità, e trascende i cosiddetti disturbi psicologici e psichiatrici. E anche quello che dice rispetto a depersonalizzazione e derealizzazione, non lo trovo del tutto fuori luogo rispetto a questa paura di una piattezza normalizzata dove si perde la dimensione più importante della vita. Tuttavia di queste cose bisognerebbe parlare in privato. Buona continuazione
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Gentile utente, grazie per la condivisione di queste sue problematiche. Ho letto che parla di DOC, il disturbo le è stato diagnosticato da uno psichiatra? Sta già seguendo un percorso terapeutico per le difficoltà di cui scrive? Sarebbe importante, a mio parere, che lei si confronti con un professionista, rispetto a queste tematiche.
Capisco la complessità dei tuoi sentimenti e la sfida di cercare la felicità nonostante tutto. Potresti sentire un vuoto interiore nonostante i successi esterni, forse legato a paure profonde o a una percezione distorta di te stesso. Esplorare queste emozioni con uno specialista potrebbe aiutarti a trovare chiarezza e serenità. Rimango qui per te. Dott.ssa Francesca Gottofredi. Resto a disposizione per ulteriori informazioni.
Buongiorno,
mi spiace che stia attraversando questo momento di grande difficoltà e sono d'accordo con lei che insieme agli altri sintomi la sensazione di vuoto e insoddisfazione, malgrado si siano raggiunti molti obiettivi, può rendere l’esperienza di vita “insipida”, frustrante e limitante.
Leggendo la sua lettera e capisco che ha condotto una complessa e articolata ricerca in merito alle sue difficoltà. Ho trovato molto acuta la sua osservazione sulla superficialità di una semplice etichetta diagnostica e comprendo perfettamente la sua frustrazione nel vedere che, nonostante abbia identificato i suoi disturbi, la sua sensazione di vuoto persiste. Questo potrebbe suggerisce che le cause del suo malessere sono più complesse e richiedono un approccio terapeutico che possa andare oltre la semplice denominazione o gestione dei sintomi.
Le consiglierei di continuare il suo, già notevole, percorso verso un maggior benessere e una migliore sensazione di vita rivolgendosi ad uno psicologo con cui poter creare un rapporto di fiducia e protezione. All'interno del percorso le sarà possibile elaborare i suoi vissuti per imparare a gestirli in modi nuovi e più funzionali. Insieme allo psicologo inoltre potrà esplorare le radici emotive, profonde dei suoi disturbi, delle sue paure cercando di comprendere quali esperienze passate potrebbero aver contribuito al loro sviluppo.
Dia fiducia a questa possibilità, è un percorso impegnativo ma realizzabile.
Le faccio i miei migliori auguri e resto a disposizione per un eventuale primo colloquio
un caro saluto
Dott.ssa Giovanna Miano
Grazie per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità la sua esperienza. Ci sono però alcuni elementi personali legati alla sua persona che sarebbe importante andare ad approfondire. È evidente che ha una grande consapevolezza di se stesso e delle dinamiche che influenzano il suo benessere psicologico. Cercherò di offrirle qualche spunto di riflessione, anche se la complessità di quanto ha esposto richiederebbe un approfondimento clinico. Il senso di vuoto e insoddisfazione che descrive, nonostante lei riconosca molti aspetti positivi nella tua vita, potrebbe avere diverse origini. Da quello che dice, sembra che lei stia vivendo un'esperienza in cui le sue emozioni sono "filtrate" o attenuate, come se ci fosse una barriera che le impedisce di accedere pienamente alla felicità. Questo potrebbe essere legato a vari fattori, inclusi quelli che ha già ipotizzato. È possibile che questo senso di distacco dalle emozioni che descrivi faccia parte del quadro dissociativo che sta vivendo. La depersonalizzazione e la derealizzazione possono creare una sorta di scissione tra lei e le sue emozioni, rendendo difficile "sentire" in maniera intensa e autentica. Anche se sta vivendo momenti positivi, potrebbe avere la sensazione di non essere completamente coinvolto emotivamente. Come ha accennato, anche l'ansia legata al DOC potrebbe contribuire a questo stato emotivo. Le ossessioni tendono a consumare una grande quantità di energia mentale, lasciando poco spazio per altre emozioni. A volte, l'ossessione stessa diventa una forma di "scudo" che ti distacca dalle emozioni più autentiche, perché si concentrano su pensieri ripetitivi e ansiogeni. L'ipotesi di una possibile anedonia, ossia la difficoltà o l'incapacità di provare piacere, potrebbe anche essere plausibile. Spesso l'ottundimento emotivo può essere un sintomo legato a stati depressivi o a condizioni ansiose prolungate. Anche se non percepisce un abbassamento generale del tono dell'umore, l'ansia cronica e il DOC possono avere effetti a lungo termine sulla tua capacità di provare gioia. L'idea che lei tema la felicità perché associata a qualcosa di negativo in arrivo è anch'essa un'ipotesi interessante. La cherofobia, o la paura della felicità, può essere una forma di difesa mentale, in cui si evita la gioia per timore che essa possa portare a un dolore successivo. Questo potrebbe essere radicato in un'esperienza di vita in cui momenti felici sono stati seguiti da eventi difficili, creando una sorta di associazione inconscia tra felicità e vulnerabilità. Cosa potrebbe aiutarti? Sicuramente, un consulto psicologico e un sostegno che possa andare ad accompagnarla nelle sue fasi di vita evolutiva e nella quotidianità e comprendere i motivi di tale sofferenza. Riconoscere che questo senso di vuoto e insoddisfazione è parte della sua esperienza attuale può essere un passo importante. Spesso, la paura di non essere felici può diventare essa stessa una fonte di ansia. Dare spazio a queste emozioni, senza giudicarle come "giuste" o "sbagliate", può aiutarti a gestirle con più serenità. Lavorare sulla sua relazione con la felicità e sulle aspettative che ha rispetto ad essa potrebbe aiutarti a trovare un nuovo equilibrio. Riflettere su cosa significa per lei essere felice e accettare che la felicità possa presentarsi in forme diverse, anche imperfette, potrebbe essere un punto di partenza per alleviare questo senso di vuoto. Pratiche come la mindfulness, la meditazione o delle lezioni di yoga possono aiutarla a stare nel presente e a sperimentare le emozioni senza cercare di controllarle o modificarle. In conclusione, la sua esperienza è complessa e merita attenzione e cura. Il fatto che lei abbia già un'ottima rete di supporto sociale e una vita soddisfacente sotto molti aspetti è sicuramente un punto di forza. Continuare a esplorare queste sensazioni con il supporto di un professionista potrebbe darti la chiarezza e il sollievo che cerchi. Se avesse piacere di un approfondimento, non esiti a contattarmi. Dott.ssa Evelina Andreeva
Gentile paziente,
grazie per aver condiviso con tutti noi il suo disagio. Comprendo quanto possa essere difficoltoso convivere con questa situazione, per tanto le consiglio di intraprendere un percorso psicologico per approfondire quelle che sono le sue emozioni, pensieri e comportamenti. Rimango a sua disposizione anche online. Cordialmente Dott.ssa Rosa Argenti
Gentile utente, ho letto con molta attenzione quanto ha scritto e la ringrazio per la sua condivisione. All'interno della sua narrazione emergono diversi fattori e macro-argomenti che meritano di essere osservati nel dettaglio. Dal momento che ha riportato in luce alcune diagnosi e contenuti specifici, presumo che sia già stato, in passato, da uno specialista che le abbia fornito queste informazioni. Mi domando, però, se sia riuscito ad attivare un percorso personale su se stesso. Gli elementi che riporta sono molto importanti e comprendo appieno il suo stato di disagio e malessere. Ad esse si aggiungono elementi storico-culturali della società uniti alla sua rete di costrutti personali. Capisco la sua sofferenza e potrebbe essere il caso di iniziare un percorso, anche per superare il senso di colpa che prova anche nei momenti positivi della sua vita.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento e per l'inizio di un percorso anche online.
Cordialmente, Dott.ssa Silvia Suppa
Gentile Utente, grazie della sua condivisione, ricca di consapevolezza sui sintomi e lo stato di non piena felicità odierna. Un percorso di psicoterapia la può aiutare ad esplicitare quello che vive e a cercare nuove strade per affrontarlo.
Gentilissimo utente,
Grazie per averci scritto.
Il suo racconto è ricco di dettagli, scrupolosamente descritto i sintomi, mancano però alcune informazioni relative alla sua età e se ha già intrapreso una cura di terapia o farmacologica.
Le consiglio di intraprendere quanto prima un bel percorso di psicoterapia.
Potrà chiarire i suoi dubbi su tante cose.
Saluti
Dott.ssa supino alessia

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