Care dottoresse e cari dottori, buonasera, sono un uomo di 33 anni e sto attualmente vivendo uno
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Care dottoresse e cari dottori,
buonasera, sono un uomo di 33 anni e sto attualmente vivendo uno dei periodi peggiori della mia vita, specialmente per quanto riguarda gli ambiti affettivo e lavorativo.
Dal punto di vista affettivo perché non mi è stato possibile coltivare relazioni significative ed ormai sono anni che, pur cercando di frequentare il più possibile gli amici ed i conoscenti più stretti, andando per locali e luoghi di ritrovo in generale, alla fine succede sempre qualcosa che spazza via completamente anche la più flebile speranza di costruire qualcosa. Arrivato a quest'età, in cui la pressione sociale verso l'autorealizzazione e la creazione di un proprio "spazio felice condiviso" è fortissima, mi sono ormai quasi completamente rassegnato a vivere un'esistenza solitaria, misera, privato di questi piaceri relazionali e di vita comune che i coetanei e gli amici più stretti vivono (o sembrano vivere, amplificata anche dai social media). Uscite in centro cittò, gite fuori porta, conversazioni e momenti intimi, ad esempio, sono cose che sembrano concrete soltanto nella mia testa e questo, quando si fanno i conti con la (dura) realtà esterna, produce un impatto emotivo devastante in me. Penso sempre di essere uno scalatore che si arrampica su una parete che si sgretola progressivamente e che, ad un certo punto, mi fa perdere ogni appiglio scaraventandomi verso il vuoto che sta sotto di essa... Mi sento "incompleto" e fuori tempo massimo, come se mi trovassi ad imparare ad andare in bicicletta per la prima volta a quest'età, senza possibilità alcuna di poter "riavvolgere il nastro" e vivere con trepidazione e gioia le tappe che tradizionalmente vengono fatte dall'adolescenza alla decade dei vent'anni...
Dal punto di vista lavorativo perché non ho sogni da inseguire, non essendomi stato possibile per motivi fisici ed attitudinali provare a perseguire la carriera che tanto avrei desiderato da bambino. Mi ritrovo quindi a svolgere una professione che si adatta piuttosto bene agli studi fatti, ma che spesso drena le mie energie e genera ansie a causa degli obiettivi assegnati.
Vivere così è un peso enorme per me e mi chiedo quanto senso ciò possa avere. Sento forte il rischio di sprecare per sempre questi ultimi anni di "giovane" vita adulta privato di circostanze e di quella persona speciale che, invece, possono farmi (ri)scoprire il bello della vita...
Vi ringrazio moltissimo per il vostro supporto
buonasera, sono un uomo di 33 anni e sto attualmente vivendo uno dei periodi peggiori della mia vita, specialmente per quanto riguarda gli ambiti affettivo e lavorativo.
Dal punto di vista affettivo perché non mi è stato possibile coltivare relazioni significative ed ormai sono anni che, pur cercando di frequentare il più possibile gli amici ed i conoscenti più stretti, andando per locali e luoghi di ritrovo in generale, alla fine succede sempre qualcosa che spazza via completamente anche la più flebile speranza di costruire qualcosa. Arrivato a quest'età, in cui la pressione sociale verso l'autorealizzazione e la creazione di un proprio "spazio felice condiviso" è fortissima, mi sono ormai quasi completamente rassegnato a vivere un'esistenza solitaria, misera, privato di questi piaceri relazionali e di vita comune che i coetanei e gli amici più stretti vivono (o sembrano vivere, amplificata anche dai social media). Uscite in centro cittò, gite fuori porta, conversazioni e momenti intimi, ad esempio, sono cose che sembrano concrete soltanto nella mia testa e questo, quando si fanno i conti con la (dura) realtà esterna, produce un impatto emotivo devastante in me. Penso sempre di essere uno scalatore che si arrampica su una parete che si sgretola progressivamente e che, ad un certo punto, mi fa perdere ogni appiglio scaraventandomi verso il vuoto che sta sotto di essa... Mi sento "incompleto" e fuori tempo massimo, come se mi trovassi ad imparare ad andare in bicicletta per la prima volta a quest'età, senza possibilità alcuna di poter "riavvolgere il nastro" e vivere con trepidazione e gioia le tappe che tradizionalmente vengono fatte dall'adolescenza alla decade dei vent'anni...
Dal punto di vista lavorativo perché non ho sogni da inseguire, non essendomi stato possibile per motivi fisici ed attitudinali provare a perseguire la carriera che tanto avrei desiderato da bambino. Mi ritrovo quindi a svolgere una professione che si adatta piuttosto bene agli studi fatti, ma che spesso drena le mie energie e genera ansie a causa degli obiettivi assegnati.
Vivere così è un peso enorme per me e mi chiedo quanto senso ciò possa avere. Sento forte il rischio di sprecare per sempre questi ultimi anni di "giovane" vita adulta privato di circostanze e di quella persona speciale che, invece, possono farmi (ri)scoprire il bello della vita...
Vi ringrazio moltissimo per il vostro supporto
Buongiorno,
avere dilemmi simili e insoddisfazioni alla sua età, nel bello del cammin di nostra vita, mi paiono le condizioni ideali per fare grandi cambiamenti al fine di poter uscire da quella selva oscura.
In questo caso direi che un percorso volto a prender consapevolezza in merito a come sta affontando questo delicato passaggio e che sta mettendo in essere, è importante. Se vuole può contattarmi.
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
avere dilemmi simili e insoddisfazioni alla sua età, nel bello del cammin di nostra vita, mi paiono le condizioni ideali per fare grandi cambiamenti al fine di poter uscire da quella selva oscura.
In questo caso direi che un percorso volto a prender consapevolezza in merito a come sta affontando questo delicato passaggio e che sta mettendo in essere, è importante. Se vuole può contattarmi.
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
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Gentile utente, da quello che si evince dal suo racconto, sembra che Lei veda la realtà e ciò che le succede in un unico modo, che risulta disfunzionale al raggiungimento del suo benessere e dei suoi obiettivi. Riuscire a cambiare il modo in cui si percepisce ciò che accade intorno a noi e trovare nuove strategie di fronteggiamento più funzionali, potrebbe essere uno degli obiettivi da perseguire, con l'aiuto di uno specialista. Credo che un consulto con un terapeuta ad indirizzo cognitivo comportamentale sia indicato nel suo caso. Rimango a disposizione. Un caro saluto
Sei una delle mosche bianche in questa società persa, solitaria e dipendente, però sembra che tu pur essendo la persona sana ti trovi a combattere con dei fantasmi. Non demordere ed avvilirti, piuttosto abbi sempre fiducia in te, sei giovanissimo e la vita è ancora tutta da giocare. Arriverà tutto al momento giusto, cammina a testa alta e gioisci di quello che sei.
La ringrazio per aver condiviso la sua esperienza, una narrazione ricca di profondità che riflette un disagio complesso e stratificato. Le sue parole evidenziano un senso di solitudine e insoddisfazione legato a molteplici aspetti della vita, quali le relazioni affettive, l’autorealizzazione personale e la dimensione lavorativa. Questi temi, intrecciati tra loro, sembrano alimentare un circolo di sconforto e rassegnazione, accentuato da confronti sociali e aspettative esterne.
Dal punto di vista relazionale, il senso di isolamento che descrive potrebbe derivare da schemi di pensiero e di comportamento che, inconsapevolmente, condizionano il modo in cui si approccia agli altri e come interpreta le esperienze. È possibile che vi siano paure legate al rifiuto o al giudizio che, pur non emergendo in modo chiaro, influiscono sulla possibilità di instaurare legami significativi. Inoltre, l’immagine idealizzata della vita altrui, amplificata dai social media, rischia di aggravare il senso di inadeguatezza e fallimento.
Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, l’assenza di un sogno da perseguire e il peso delle responsabilità percepite sembrano esaurire le sue risorse psicologiche, lasciandola con un senso di vuoto e insoddisfazione. Questo potrebbe indicare la necessità di ridefinire ciò che dà significato al suo impegno quotidiano, identificando piccoli obiettivi realistici che possano riaccendere motivazione e soddisfazione personale.
La sensazione di essere "fuori tempo massimo" o di non poter recuperare le esperienze del passato rappresenta una percezione molto comune, ma non definitiva. La vita non segue un percorso lineare e, in ogni fase, è possibile creare nuove opportunità per vivere emozioni autentiche e significative.
In una situazione come la sua, ritengo che intraprendere un percorso di supporto psicologico possa essere estremamente utile per esplorare le sue emozioni, comprendere le sue difficoltà e individuare strategie per affrontare il senso di insoddisfazione e di incompletezza. Nel corso delle sedute, sarebbe possibile lavorare sulla gestione delle aspettative sociali, sullo sviluppo di nuove modalità di connessione interpersonale e sulla costruzione di un progetto di vita che tenga conto delle sue risorse e desideri.
Rimango a disposizione qualora desiderasse approfondire ulteriormente quanto descritto o iniziare un percorso che le permetta di ritrovare equilibrio e serenità. Può contattarmi in qualsiasi momento attraverso questa piattaforma.
Dal punto di vista relazionale, il senso di isolamento che descrive potrebbe derivare da schemi di pensiero e di comportamento che, inconsapevolmente, condizionano il modo in cui si approccia agli altri e come interpreta le esperienze. È possibile che vi siano paure legate al rifiuto o al giudizio che, pur non emergendo in modo chiaro, influiscono sulla possibilità di instaurare legami significativi. Inoltre, l’immagine idealizzata della vita altrui, amplificata dai social media, rischia di aggravare il senso di inadeguatezza e fallimento.
Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, l’assenza di un sogno da perseguire e il peso delle responsabilità percepite sembrano esaurire le sue risorse psicologiche, lasciandola con un senso di vuoto e insoddisfazione. Questo potrebbe indicare la necessità di ridefinire ciò che dà significato al suo impegno quotidiano, identificando piccoli obiettivi realistici che possano riaccendere motivazione e soddisfazione personale.
La sensazione di essere "fuori tempo massimo" o di non poter recuperare le esperienze del passato rappresenta una percezione molto comune, ma non definitiva. La vita non segue un percorso lineare e, in ogni fase, è possibile creare nuove opportunità per vivere emozioni autentiche e significative.
In una situazione come la sua, ritengo che intraprendere un percorso di supporto psicologico possa essere estremamente utile per esplorare le sue emozioni, comprendere le sue difficoltà e individuare strategie per affrontare il senso di insoddisfazione e di incompletezza. Nel corso delle sedute, sarebbe possibile lavorare sulla gestione delle aspettative sociali, sullo sviluppo di nuove modalità di connessione interpersonale e sulla costruzione di un progetto di vita che tenga conto delle sue risorse e desideri.
Rimango a disposizione qualora desiderasse approfondire ulteriormente quanto descritto o iniziare un percorso che le permetta di ritrovare equilibrio e serenità. Può contattarmi in qualsiasi momento attraverso questa piattaforma.
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