C’è questa scena di me da adolescente che mi viene spesso in mente, sono l’una di notte ed io sono i
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C’è questa scena di me da adolescente che mi viene spesso in mente, sono l’una di notte ed io sono in cucina che sto cercando di studiare, come al solito mi riduco all’ultimo minuto, e nella mia testa vorrei imparare in un attimo ciò che è stato spiegato con calma per mesi, e allora inizio a leggere ma non capisco, quindi ritorno al primo rigo, rileggo ma continuo a non capire, va avanti così per un bel po, fin quando non finisco per piangere dalla disperazione in silenzio sopra i libri. Questo è solo uno dei tantissimi esempi di come io sia molto brava ad incasinarmi la vita, tutte le volte è così, in generale, inizio a procrastinare e a disinteressarmi di tutto, e poi, quando arriva quell’attimo in cui decido di prendere in mano la situazione, ormai molto più grande di me, ecco che crollo, è così che inizio a provare un odio profondo verso me stessa.
Quando mi metto a sprecare il mio tempo sul cellulare o passando le ore a letto, è perché non voglio affrontare la realtà, i miei problemi, se solo fosse tutto un po più semplice e leggero, lo so, so che questo mio atteggiamento non mi porterà mai nulla di buono, ma allora come posso fare a reggere la pesantezza dei miei problemi?
Da anni vado in terapia e prendo anche psicofarmaci.
Non capirò mai perché per me è così difficile lavorare su di me…
Quando mi metto a sprecare il mio tempo sul cellulare o passando le ore a letto, è perché non voglio affrontare la realtà, i miei problemi, se solo fosse tutto un po più semplice e leggero, lo so, so che questo mio atteggiamento non mi porterà mai nulla di buono, ma allora come posso fare a reggere la pesantezza dei miei problemi?
Da anni vado in terapia e prendo anche psicofarmaci.
Non capirò mai perché per me è così difficile lavorare su di me…
com'è possibile che una terapia così lunga non abbia dato ancora risultati?
Ci sono troppe informazioni che mancano a questo racconto, ma la più importante è: non sarebbe d'accordo nel valutare un nuovo inizio, anche di dialogo terapeutico?
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Salve, traspare molto dolore dal suo racconto, ed anche solitudine. Una solitudine interna, non tanto l'assenza di persone intorno a lei. Tanto odio verso se stessa, il non essere alleata con sè e un procrastinare che è quasi una provocazione. La domanda che ha posto alla fine, l'ha posta al suo/sua terapeuta? Quella è la sede dove porla. Ci vuole la volontà di cambiare, lei vuole cambiare? Qui non si può andare oltre nell'esplorazione; mi sento di suggerirle due cose, anzi tre: 1) dire al suo terapeuta le cose che ha scritto qui 2) se non cambia qualcosa nella terapia provi a cambiare persona 3) se non ha controllato la terapia farmacologica da poco, riveda lo specialista e valutate se è necessario un aggiustamento farmacologico. Spero che uscirà presto da questo impasse, rimango a disposizione, rcordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
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Salve, procrastinare ha un senso profondo, indica la probabile presenza di traumi importanti oppure di tanti piccoli traumi quotidiani.
Se vuole ne possiamo parlare in una consulenza, saluti, dott.ssa Sandra Petralli
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Buonasera cara utente, questo atteggiamento di rimandare, ritardare o addirittura evitare le cose da fare sono dei meccanismi comuni che ci difendono quando ci sentiamo ansiosi. Questo metodo ci permette di allontanare per un pò la paura dell'insuccesso. Lei dice che è già sotto una cura farmacologica e in terapia da anni, valuti, a questo punto, la possibilità di intraprendere una nuova strada di psicoterapia per ritrovare la giusta sintonia con un nuovo psicoterapeuta, nel caso che vorrà cambiare sarò lieta di accompagnarla in questa nuova direzione. Mi contatti per qualsiasi informazione, sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, dssa Cristina Sinno
Gentile utente, grazie per la condivisione di quello che penso possa essere un momento di sconforto. Dal racconto sembra che lei spesso si boicotti pur di non portare a termine i suoi obiettivi, di raggiungere i suoi successi. La domanda sarebbe perché ha questa tendenza a boicottare se stessa? Continui il suo percorso terapeutico e non si lasci prendere dallo sconforto, sono sicuro che riuscirà a riprendersi in mano la sua vita. Cordialità dott. Gaetano Marino
La ringrazio per aver condiviso il suo malessere e i dubbi relativi alla modalità con cui affrontare le criticità. Accettare le parti del sè disfunzionali non è facile e comporta una fatica con noi stessi che spesso si accompagna a rabbia e delusione. Un percorso terapeutico è necessario al fine di individuare i punti di forza sui quali appoggiarsi per trovare la giusta motivazione e riuscire ad affrontare le sfide che la vita ci pone dinanzi. Parli con il suo terapeuta e condivida frustrazioni e aspettative. Reindirizzi il percorso terapeutico già in essere o si senta libera anche di valutare un "nuovo inizio".
Resto a disposizione.
Dott.ssa Laura Pia Altieri
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Dott.ssa Laura Pia Altieri
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Salve, le sue parole riflettono una profonda consapevolezza di ciò che sta attraversando, e questo è un passo molto importante. Riconoscere le proprie difficoltà e i comportamenti che ci portano a cadere in circoli viziosi è già un segnale di grande lucidità, anche se può sembrare frustrante non riuscire a cambiare subito la situazione. Il fatto che Lei sia in terapia e stia prendendo farmaci dimostra che ha già iniziato un percorso per affrontare i suoi problemi, anche se i progressi possono sembrare lenti o difficili da percepire.
Il procrastinare, rifugiarsi nel cellulare o nell’inattività sono spesso strategie di coping che usiamo per evitare il dolore o la frustrazione che derivano dall’affrontare i nostri problemi. È umano cercare di allontanare ciò che ci fa soffrire, ma questo comportamento, come ha notato, a lungo andare amplifica la sensazione di essere sopraffatti.
Non è raro che chi soffre di ansia, depressione o stress cronico si senta intrappolato in questa dinamica. L'idea di 'prendere in mano' i problemi, quando ormai sono diventati enormi, genera ulteriore pressione, facendoci sentire inadeguati o incapaci. È importante ricordare, però, che lavorare su se stessi è un processo che richiede tempo, e i progressi spesso non sono lineari.
Un passo utile potrebbe essere quello di scomporre i suoi problemi in piccole parti gestibili, fissandosi obiettivi piccoli e realistici. Affrontare un problema alla volta, per quanto insignificante possa sembrare, può restituirle un po' di controllo e alleviare la sensazione di essere sopraffatta.
È normale sentirsi frustrati quando sembra che i progressi non arrivino, ma il percorso che sta seguendo è già una forma di impegno verso il miglioramento. Non esiti a parlare di questi sentimenti con il suo terapeuta: la terapia non è solo uno spazio per lavorare sui problemi pratici, ma anche per comprendere le emozioni e le difficoltà che emergono durante il percorso.
Darsi il permesso di essere pazienti con se stessi e di accettare che non si può sempre avere il controllo su tutto è un aspetto fondamentale del processo di guarigione. Il lavoro su di sé è complesso e faticoso, e non è raro sentirsi scoraggiati lungo il cammino. L'importante è continuare a camminare, anche a piccoli passi.
Il procrastinare, rifugiarsi nel cellulare o nell’inattività sono spesso strategie di coping che usiamo per evitare il dolore o la frustrazione che derivano dall’affrontare i nostri problemi. È umano cercare di allontanare ciò che ci fa soffrire, ma questo comportamento, come ha notato, a lungo andare amplifica la sensazione di essere sopraffatti.
Non è raro che chi soffre di ansia, depressione o stress cronico si senta intrappolato in questa dinamica. L'idea di 'prendere in mano' i problemi, quando ormai sono diventati enormi, genera ulteriore pressione, facendoci sentire inadeguati o incapaci. È importante ricordare, però, che lavorare su se stessi è un processo che richiede tempo, e i progressi spesso non sono lineari.
Un passo utile potrebbe essere quello di scomporre i suoi problemi in piccole parti gestibili, fissandosi obiettivi piccoli e realistici. Affrontare un problema alla volta, per quanto insignificante possa sembrare, può restituirle un po' di controllo e alleviare la sensazione di essere sopraffatta.
È normale sentirsi frustrati quando sembra che i progressi non arrivino, ma il percorso che sta seguendo è già una forma di impegno verso il miglioramento. Non esiti a parlare di questi sentimenti con il suo terapeuta: la terapia non è solo uno spazio per lavorare sui problemi pratici, ma anche per comprendere le emozioni e le difficoltà che emergono durante il percorso.
Darsi il permesso di essere pazienti con se stessi e di accettare che non si può sempre avere il controllo su tutto è un aspetto fondamentale del processo di guarigione. Il lavoro su di sé è complesso e faticoso, e non è raro sentirsi scoraggiati lungo il cammino. L'importante è continuare a camminare, anche a piccoli passi.
Gent.ma,mi dispiace per le condizioni che descrive. Tuttavia, se permangono, un significato, una funzione devono averla, nell'insieme della sua economia psichica. Non lo scrive direttamente, ma tra le righe evinco anche un'attività -che può essere importante e impegnativa- come il day dreaming. Inoltre la procrastinazione, quando diventa abituale, può ingenerare aspetti depressivi, che -magari la stupirà- proteggono da altro e/o da altre azioni più incisive o forse aggressive che latentemente originano fantasie. Forse è un momento critico in senso positivo, per lei, di passaggio, di crescita e non è così facile lasciarsi alle spalle l'idea di chiudere con l'infanzia. I nostri desideri sono potenti e a volte... resistono anche alla psicoterapia. A disposizione per un consulto, volendo online. Cordiali saluti. B.C.
Gentile utente, dal suo racconto iniziale, nel quale descrive sé adolescente di fronte al libro di testo, mi viene da porre una considerazione nel caso vi siano state, durante il suo percorso scolastico, difficoltà ricorrenti nell'attività di studio: è da considerare la possibilità di un disturbo specifico di apprendimento, DSA, come per esempio la dislessia. Mi è capitato più volte di incontrare persone con questo tipo di disturbo, però diagnosticato in età adulta, le quali, nel tempo si erano convinte di essere stupide o di avere una patologia mentale. Inoltre, è frequente che la difficoltà a comprendere un testo porti alla chiusura verso gli studi, elemento di sofferenza, e conduca verso un atteggiamento generale di procastinazione degli impegni perché c'é la convinzione di non essere in grado di fare le cose o di non farle bene.
Oltre a queste considerazioni, è bene chiedersi se questo comportamento ricorrente di affrontare le cose solo quando ormai non può più rimandare oltre, sia dovuto ad un senso di incapacità o insicurezza generale della sua persona.
Spero di averle dato qualche spunto di riflessione
Le auguro ogni bene.
Ricevo in studio e online
Dott. Fabrizio Capra
Oltre a queste considerazioni, è bene chiedersi se questo comportamento ricorrente di affrontare le cose solo quando ormai non può più rimandare oltre, sia dovuto ad un senso di incapacità o insicurezza generale della sua persona.
Spero di averle dato qualche spunto di riflessione
Le auguro ogni bene.
Ricevo in studio e online
Dott. Fabrizio Capra
Grazie per aver condiviso le tue emozioni e riflessioni da cui si evince che ti trovi in una lotta interiore, tra desiderio di cambiare e senso di impotenza. La procrastinazione può essere letta come un meccanismo protezione contro la pressione e il sovraccarico emotivo.
È importante riconoscere che non è "colpa tua", ma una risposta automatica che si è radicata nel tempo. Una delle ragioni per cui può essere così difficile uscire da questi schemi è che gran parte di essi è profondamente legata all'inconscio, dove si formano le abitudini, le paure e i meccanismi di difesa automatici. L’IPNOSI può essere uno strumento particolarmente efficace per affrontare questa situazione. DI cosa si tratta? L’ipnosi è uno stato di profondo rilassamento e focalizzazione dell’attenzione, in cui la mente conscia, quella parte di te che spesso si sente sopraffatta dai pensieri e dalle preoccupazioni, si mette momentaneamente a riposo, permettendo di accedere al livello più profondo della mente, ovvero l'inconscio. Qui risiedono molte delle tue credenze, paure e schemi di comportamento, inclusi quelli che ti portano a procrastinare o a sentirti bloccata. È un po’ come aprire delicatamente una finestra su una parte di te che normalmente non vedi, permettendo di accedere a risorse e soluzioni nuove che, nella tua vita quotidiana, sembrano fuori portata.
In che modo può aiutarti? 1) Interrompere il ciclo della procrastinazione. Spesso, procrastinare è legato a una paura del fallimento o del giudizio, e l'ipnosi può lavorare su queste paure, riducendone l'impatto e aiutandoti a sentirti più sicura nel prendere azioni concrete senza rimandare. 2) Rafforzare l’autostima e la fiducia in te stessa: L’ipnosi può aiutarti a identificare e trasformare quelle credenze radicate che ti portano a svalutarti e a essere così critica con te stessa. Possiamo lavorare per sostituire quei pensieri negativi con una visione più gentile e amorevole di te stessa, coltivando un senso di autocompassione che ti permetta di affrontare i tuoi problemi senza essere paralizzata dal giudizio o dalla paura. 3) Gestire l’ansia e lo stress: Spesso, quando ci troviamo di fronte a un problema che percepiamo come troppo grande, entriamo in uno stato di blocco o di fuga, e questo può peggiorare il ciclo della procrastinazione. Con l’ipnosi, possiamo lavorare per ridurre questi livelli di ansia, permettendoti di affrontare le sfide con maggiore calma e lucidità. 4) Modificare la tua risposta alla pressione: Quando ti riduci all’ultimo minuto, come accadeva nella scena che hai descritto, il tuo corpo e la tua mente entrano in uno stato di stress estremo. L'ipnosi può insegnarti a reagire in modo diverso alla pressione, aiutandoti a mantenere la calma e a trovare soluzioni in modo più organizzato, senza sentirti sopraffatta.
È importante sottolineare che l’ipnosi non è una “magia” che risolve tutto in un attimo, ma un processo che può accelerare il cambiamento, lavorando su livelli profondi e spesso nascosti della tua psiche.
Se senti che può essere una strada che desideri intraprendere, sarò felice di accompagnarti in questo percorso.
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Buongiorno,
grazie per aver scritto. Pare presentare la situazione "a due tempi" tipica di chi alterna il rimandare e il senso di colpa-frustrazione. Questo circolo si alimenta reciprocamente ingigantendo il vissuto.
Se non è stato ancora oggetto di confronto terapeutico lo riporti ai professionisti che Le sono di sostegno.
Un'immagine che mi viene in mente pensando al procrastinare è quella del cattivo uso della carta di credito: si fanno tanti acquisti e solo poi ci si accorge di aver superato ampiamente la soglia disponibile. Questo per dire che gli effetti del rimandare nel breve termine sono "gratis"-comodi, ma più si applica più sale il conto in negativo (in questo caso emotivo) e la fatica progressiva per il recupero.
Buon lavoro
grazie per aver scritto. Pare presentare la situazione "a due tempi" tipica di chi alterna il rimandare e il senso di colpa-frustrazione. Questo circolo si alimenta reciprocamente ingigantendo il vissuto.
Se non è stato ancora oggetto di confronto terapeutico lo riporti ai professionisti che Le sono di sostegno.
Un'immagine che mi viene in mente pensando al procrastinare è quella del cattivo uso della carta di credito: si fanno tanti acquisti e solo poi ci si accorge di aver superato ampiamente la soglia disponibile. Questo per dire che gli effetti del rimandare nel breve termine sono "gratis"-comodi, ma più si applica più sale il conto in negativo (in questo caso emotivo) e la fatica progressiva per il recupero.
Buon lavoro
Buonasera,
sicuramente non esiterei a parlare di quanto ha descritto (soprattutto lo stallo del lavoro psicoterapeutico) con il suo psicoterapeuta valutando insieme il da farsi, lui potrà darle eventuale indicazione anche per un eventuale verifica della terapia farmacologica con il collega addetto. C'è sicuramente un freno che impedisce un evoluzione nel cambiamento e una soluzione del problema che porta. Mi viene in mente che potrebbe essere utile eventualmente un terapia EMDR per approfondire su eventuali eventi che possano aver bloccato il processo di cambiamento cosi da favorire lo sciogliersi di nodi. Le auguro di trovare prestissimo il bandolo della matassa e la soluzione al suo problema. Cordialmente. Dott.ssa Nadia Rosso
sicuramente non esiterei a parlare di quanto ha descritto (soprattutto lo stallo del lavoro psicoterapeutico) con il suo psicoterapeuta valutando insieme il da farsi, lui potrà darle eventuale indicazione anche per un eventuale verifica della terapia farmacologica con il collega addetto. C'è sicuramente un freno che impedisce un evoluzione nel cambiamento e una soluzione del problema che porta. Mi viene in mente che potrebbe essere utile eventualmente un terapia EMDR per approfondire su eventuali eventi che possano aver bloccato il processo di cambiamento cosi da favorire lo sciogliersi di nodi. Le auguro di trovare prestissimo il bandolo della matassa e la soluzione al suo problema. Cordialmente. Dott.ssa Nadia Rosso
Credo che per ognuno di noi sia difficile parlare di se, ma dopo un pò di terapia si dovrebbe creare qual legame terapeutico che aiuta. Sicuramente ci saranno dei blocchi che non le permettono di andare avanti. Io sono terapeuta EMDR E credo che questo approccio possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla sofferenza che vive attualmente. Resto a disposizione, anche online.
Una terapia è efficace quando, in tempi congrui, fa cambiare in meglio le cose che una persona vive, trasformando comportamenti disfunzionali in comportamenti che permettono di vivere la vita più serenamente. Forse, potrebbe prendere in considerazione di intraprendere qualcosa di diverso, perchè come diceva Einstein "voler ottenere risultati diversi facendo sempre le stesse cose è da folli". Le auguro di poter scoprire, con l'aiuto di un/ una buon/buona terapeuta, tutte le risorse interiori che l'aiuteranno a riconquistare la gioia di vivere. Dott.ssa Francesca Carfora
Quello che descrivi è qualcosa di molto reale e comprensibile. La scena che hai dipinto – quella di te stessa che cerchi di studiare di notte, mentre il peso del tempo che passa senza che tu riesca a progredire ti schiaccia – rappresenta perfettamente quella sensazione di lotta contro te stessa. Il ciclo del procrastinare, poi arrivare al punto in cui il problema sembra insormontabile e crollare sotto il peso delle aspettative, è qualcosa che molte persone vivono.
Quello che vedo è una frustrazione profonda, alimentata dal desiderio di fare meglio, di essere più organizzata, di non ripetere sempre gli stessi schemi. Ed è proprio in questo punto che si crea un corto circuito: più il problema cresce, più diventa difficile affrontarlo, e l’autocritica prende il sopravvento.
La verità è che il lavoro su se stessi è complesso e richiede tempo. Quello che stai descrivendo – il crollo sotto la pressione dei problemi e il senso di frustrazione – non è un fallimento, ma piuttosto un segnale che qualcosa nel tuo approccio o nei tuoi ritmi necessita di essere ripensato. Spesso, dietro la procrastinazione, c'è la paura del fallimento, del non essere abbastanza, e così si finisce per evitare il confronto, ritardandolo fino a quando diventa un problema ancora più grande.
Il fatto che tu sia in terapia e stia cercando di lavorare su te stessa è già un passo enorme. Lavorare su di sé non è una linea retta, e ci sono momenti in cui sembra di essere bloccati o di non fare progressi. Tuttavia, anche quei momenti di difficoltà fanno parte del processo di crescita.
Quello che potrebbe aiutarti è cercare di rompere il ciclo della procrastinazione in piccoli passi. Non devi affrontare tutto insieme. Trova modi per semplificare e suddividere i problemi, affrontandoli un pezzo alla volta. Accettare che ci saranno giorni più difficili di altri è fondamentale, ma ciò non toglie valore ai progressi che hai fatto e che farai.
La difficoltà di lavorare su se stessi spesso deriva dal fatto che ci si mette sotto una lente di ingrandimento molto severa. Il fatto che tu sia consapevole di questo è già un buon punto di partenza. Ti invito a essere più gentile con te stessa nei momenti di difficoltà, a cercare piccole vittorie e, soprattutto, a non vedere i tuoi problemi come una montagna insormontabile, ma come qualcosa che può essere affrontato passo dopo passo.
Se hai bisogno di ulteriori consigli o di un confronto, sono qui per ascoltarti.
Un caro saluto,
D.ssa Violeta Raileanu
Quello che vedo è una frustrazione profonda, alimentata dal desiderio di fare meglio, di essere più organizzata, di non ripetere sempre gli stessi schemi. Ed è proprio in questo punto che si crea un corto circuito: più il problema cresce, più diventa difficile affrontarlo, e l’autocritica prende il sopravvento.
La verità è che il lavoro su se stessi è complesso e richiede tempo. Quello che stai descrivendo – il crollo sotto la pressione dei problemi e il senso di frustrazione – non è un fallimento, ma piuttosto un segnale che qualcosa nel tuo approccio o nei tuoi ritmi necessita di essere ripensato. Spesso, dietro la procrastinazione, c'è la paura del fallimento, del non essere abbastanza, e così si finisce per evitare il confronto, ritardandolo fino a quando diventa un problema ancora più grande.
Il fatto che tu sia in terapia e stia cercando di lavorare su te stessa è già un passo enorme. Lavorare su di sé non è una linea retta, e ci sono momenti in cui sembra di essere bloccati o di non fare progressi. Tuttavia, anche quei momenti di difficoltà fanno parte del processo di crescita.
Quello che potrebbe aiutarti è cercare di rompere il ciclo della procrastinazione in piccoli passi. Non devi affrontare tutto insieme. Trova modi per semplificare e suddividere i problemi, affrontandoli un pezzo alla volta. Accettare che ci saranno giorni più difficili di altri è fondamentale, ma ciò non toglie valore ai progressi che hai fatto e che farai.
La difficoltà di lavorare su se stessi spesso deriva dal fatto che ci si mette sotto una lente di ingrandimento molto severa. Il fatto che tu sia consapevole di questo è già un buon punto di partenza. Ti invito a essere più gentile con te stessa nei momenti di difficoltà, a cercare piccole vittorie e, soprattutto, a non vedere i tuoi problemi come una montagna insormontabile, ma come qualcosa che può essere affrontato passo dopo passo.
Se hai bisogno di ulteriori consigli o di un confronto, sono qui per ascoltarti.
Un caro saluto,
D.ssa Violeta Raileanu
Gentile utente, grazie per averci scritto
Partire da un'immagine, non è affatto scontato: non ci ha fornito la sua età, però l'immagine di lei adolescente è interessante!
Fase della vita stracolma di emozioni, vissute spesso in maniera vividissima: se la tenga buona questa immagine!
Del resto, lo studio "matto e disperato" ha fatto parte di ogni studente che si rispetti!
Non si giudichi: certe zavorre mentali nascono dai nostri giudizi esagerati verso noi stessi!
Un caro in bocca al lupo!
Per qualsiasi dubbio, non esiti a contattarmi.
Cordialmente,
Dr. E. Nola
Partire da un'immagine, non è affatto scontato: non ci ha fornito la sua età, però l'immagine di lei adolescente è interessante!
Fase della vita stracolma di emozioni, vissute spesso in maniera vividissima: se la tenga buona questa immagine!
Del resto, lo studio "matto e disperato" ha fatto parte di ogni studente che si rispetti!
Non si giudichi: certe zavorre mentali nascono dai nostri giudizi esagerati verso noi stessi!
Un caro in bocca al lupo!
Per qualsiasi dubbio, non esiti a contattarmi.
Cordialmente,
Dr. E. Nola
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