Buongiorno, vorrei sapere una cosa. E' vero che i figli dei violentatatori, possono ereditare un gen
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Buongiorno, vorrei sapere una cosa. E' vero che i figli dei violentatatori, possono ereditare un gene malato che puo' sfociare in carattere con atteggiamenti di cattitveria', aggressivita', vendicativita' e la stessa violenza?
Io sono una donna, figlia appunto di una violenza. Sicuramente non posso violentare a mia volta con il corpo ma posso farlo con la parola! E mi rendo conto che a volte provo piacere e demolire alcune persone proprio con il parlare (quelle che sento false opportuniste e ipocriti) allo stesso tempo ho una ipersensibilita' per chi soffre per gli animali ecc..) Come se in me ci fosse il gene del bene e del male! Coma carattere sono abbastanza instabile ,umorale, con scatti d'ira ecc... ho una personalita' portata alla depressione e apatia ma con alti e bassi che mi porto sin da piccola! Puo' essere per il fatto che sono stata appunto concepita in tal modo? Grazie Tiziana da Roma
Io sono una donna, figlia appunto di una violenza. Sicuramente non posso violentare a mia volta con il corpo ma posso farlo con la parola! E mi rendo conto che a volte provo piacere e demolire alcune persone proprio con il parlare (quelle che sento false opportuniste e ipocriti) allo stesso tempo ho una ipersensibilita' per chi soffre per gli animali ecc..) Come se in me ci fosse il gene del bene e del male! Coma carattere sono abbastanza instabile ,umorale, con scatti d'ira ecc... ho una personalita' portata alla depressione e apatia ma con alti e bassi che mi porto sin da piccola! Puo' essere per il fatto che sono stata appunto concepita in tal modo? Grazie Tiziana da Roma
Non esistono geni del bene o del male: il senso di un concepimento violento va al di là della scienza, perlomeno quella attuale. Mi sembra di capire che lei è una persona che ha una difficoltà a gestire la sua impulsività. E che è soggetta a sbalzi di umore. Bisognerebbe inquadrare la sua situazione: un supporto psicologico e/o una farmacoterapia potrebbero certamente aiutarla.
Cordialmente
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buongiorno
la sua domanda è troppo complessa e merita una risposta che verosimilmente non può essere racchiusa in poche righe di una rubrica online. Provo solo ad abbozzare una riflessione : non si può certo escludere che i geni c'entrino qualcosa con il nostro comportamento e che questo sia determinato alla nascita, perlomeno in parte, da una eredità “chimica” ricevuta dai nostri genitori. Si può parlare di temperamento, di indole, di una inclinazione a sentire e comportarsi in una determinata maniera piuttosto che in un'altra. Ma c’è poi la nostra storia, la vita che abbiamo vissuto, soprattutto nei nostri primi anni, a condizionare e talvolta a determinare il modo in cui affrontiamo le nostre giornate. Ci sono poi le relazioni che viviamo oggi e che, anche queste, condizionano il nostro sentire ed il nostro modo di rapportarci agli altri. I geni, la nostra storia e gli altri sono gli ingredienti che, in percentuali differenti a seconda dei casi, compongono quello che siamo come persone. Non posso escludere, dunque, tornando alla sua domanda, che esista un gene della “cattiveria”. Ma sono più propenso a pensare che la risposta sia più complessa e debba tener conto, per spiegare ciò che sente e come si comporta, sia della sua storia passata che di quella attuale. Per fare ciò il consiglio, inevitabilmente, è quello di considerare l’ipotesi di un percorso psicoterapeutico che è il “luogo” in cui cercare risposte a domande così importanti.
Un saluto
Dr. Luca Fanelli
la sua domanda è troppo complessa e merita una risposta che verosimilmente non può essere racchiusa in poche righe di una rubrica online. Provo solo ad abbozzare una riflessione : non si può certo escludere che i geni c'entrino qualcosa con il nostro comportamento e che questo sia determinato alla nascita, perlomeno in parte, da una eredità “chimica” ricevuta dai nostri genitori. Si può parlare di temperamento, di indole, di una inclinazione a sentire e comportarsi in una determinata maniera piuttosto che in un'altra. Ma c’è poi la nostra storia, la vita che abbiamo vissuto, soprattutto nei nostri primi anni, a condizionare e talvolta a determinare il modo in cui affrontiamo le nostre giornate. Ci sono poi le relazioni che viviamo oggi e che, anche queste, condizionano il nostro sentire ed il nostro modo di rapportarci agli altri. I geni, la nostra storia e gli altri sono gli ingredienti che, in percentuali differenti a seconda dei casi, compongono quello che siamo come persone. Non posso escludere, dunque, tornando alla sua domanda, che esista un gene della “cattiveria”. Ma sono più propenso a pensare che la risposta sia più complessa e debba tener conto, per spiegare ciò che sente e come si comporta, sia della sua storia passata che di quella attuale. Per fare ciò il consiglio, inevitabilmente, è quello di considerare l’ipotesi di un percorso psicoterapeutico che è il “luogo” in cui cercare risposte a domande così importanti.
Un saluto
Dr. Luca Fanelli
Buongiorno,
da quanto riferisce si può immaginare che lei soffra di un eventuale disturbo dell'umore, la cui natura e sviluppo andrebbero approfondite per inquadrare meglio. Nel caso del disturbo dell'umore si parla di predisposizione non di ereditarietà ossia, in modo semplice, significa che se in una famiglia di persone uno o più elementi sono affetti da un disturbo dell'umore é più probabile (ma non sicuro) che anche un figlio possa esserne affetto rispetto ad una famiglia o una coppia che genera un figlio e non ha tale disturbo.
Per quanto riguarda la sua sensibilità può essere legata alle esperienze della sua vita che l'hanno formata oppure l'eccesso di essa potrebbe rappresentare un criterio diagnostico di un disturbo che non è mai stato adeguatamente indagato e approfondito (e che magari molti pensano essere suo carattere laddove invece su una base personologica vi é una quota di forte malessere).
In ogni caso la scelta migliore sarebbe farsi visitare da uno psichiatra, di sua fiducia, che possa farle una valutazione ed eventuale diagnosi chiedendole del suo disagio e della sua sofferenza e indirizzandola verso una psicoterapia (a mio avviso necessaria) e verso un ipotetico supporto farmacologico che va, come sopra, valutato se necessario e strutturato adeguatamente, per dosaggi e tipologia di psicofarmaco.
Augurandomi di essere stata sufficientemente esaustiva, compatibilmente con l'esposizione attraverso un mezzo virtuale, porgo
Gentili saluti.
da quanto riferisce si può immaginare che lei soffra di un eventuale disturbo dell'umore, la cui natura e sviluppo andrebbero approfondite per inquadrare meglio. Nel caso del disturbo dell'umore si parla di predisposizione non di ereditarietà ossia, in modo semplice, significa che se in una famiglia di persone uno o più elementi sono affetti da un disturbo dell'umore é più probabile (ma non sicuro) che anche un figlio possa esserne affetto rispetto ad una famiglia o una coppia che genera un figlio e non ha tale disturbo.
Per quanto riguarda la sua sensibilità può essere legata alle esperienze della sua vita che l'hanno formata oppure l'eccesso di essa potrebbe rappresentare un criterio diagnostico di un disturbo che non è mai stato adeguatamente indagato e approfondito (e che magari molti pensano essere suo carattere laddove invece su una base personologica vi é una quota di forte malessere).
In ogni caso la scelta migliore sarebbe farsi visitare da uno psichiatra, di sua fiducia, che possa farle una valutazione ed eventuale diagnosi chiedendole del suo disagio e della sua sofferenza e indirizzandola verso una psicoterapia (a mio avviso necessaria) e verso un ipotetico supporto farmacologico che va, come sopra, valutato se necessario e strutturato adeguatamente, per dosaggi e tipologia di psicofarmaco.
Augurandomi di essere stata sufficientemente esaustiva, compatibilmente con l'esposizione attraverso un mezzo virtuale, porgo
Gentili saluti.
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