Buongiorno vorrei esporvi questo problema. Sono il papà di un bimbo di quasi 5 anni a cui è stato di

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Buongiorno vorrei esporvi questo problema. Sono il papà di un bimbo di quasi 5 anni a cui è stato diagnosticato un ritardo nel neurosviluppo. Io e la mamma del bambino siamo separati da quando il bambino aveva pochi mesi. Lei vive con un nuovo compagno, che il bimbo chiama papà. Io vivo per questioni lavorative fuori regione e vedo il bambino una volta o due volte al mese. Fino a questo momento io prendevo il bambino e lo tenevo a dormire con me, nessun problema. Cercava a volte la mamma ma poi si tranquillizzava e rimaneva volentieri con me. Nelle ultime volte invece Appena mi vede urla e si dimena disperato tanto che non ho potuto tenerlo con me. Abbiamo deciso di tenerlo solo di giorno e riportarlo alla mamma però è una cosa che mi fa stare parecchio male. Non ci sono stati eventi durante le notti a casa che possono averlo scombussolato, lui è sempre stato tranquillo. Chiedo a voi un consiglio su quale sia la strada migliore da percorrere specie perché purtroppo non c'è nella mamma un atteggiamento buono nei miei confronti ma spesso oppositivo. Grazie
Buongiorno,
comprendo quanto questa situazione possa essere difficile e dolorosa per lei. Il legame con suo figlio è prezioso, e il fatto che ora si trovi di fronte a un rifiuto improvviso può suscitare in lei sentimenti di tristezza e frustrazione, soprattutto considerando il suo impegno per mantenere una relazione stabile nonostante la distanza.

È importante considerare che il ritardo nel neurosviluppo di suo figlio potrebbe influire sul modo in cui vive le separazioni e le transizioni tra ambienti familiari. I bambini con difficoltà di questo tipo possono essere più sensibili ai cambiamenti, anche se apparentemente minimi. Le reazioni che descrive, come urla e agitazione, possono indicare una difficoltà a gestire l'ansia da separazione o un bisogno di maggiore prevedibilità e stabilità.

Potrebbe essere utile seguire alcune strategie che possano favorire una transizione più serena:

Preparare il bambino alla visita: Collaborando, per quanto possibile, con la mamma, sarebbe utile spiegare al bambino in anticipo cosa accadrà durante le giornate che passerà con lei. Può essere utile utilizzare un linguaggio semplice e ripetitivo, magari accompagnato da immagini o disegni che mostrino il tempo trascorso insieme e il ritorno alla mamma.

Creare una routine prevedibile: I bambini con ritardi nello sviluppo spesso traggono beneficio da una routine chiara. Stabilire rituali specifici, come un gioco preferito o una canzone da cantare quando si incontrano, può aiutare a creare una connessione e ridurre l'ansia.

Rassicurarlo costantemente: Durante il tempo che passate insieme, è fondamentale comunicare che capisce il suo disagio e che la sua mamma è sempre vicina e tornerà presto. Sentirsi compreso e rassicurato può aiutarlo a sentirsi più sicuro.

Collaborazione con professionisti: Se suo figlio è seguito da specialisti (come neuropsichiatri infantili, psicologi o terapisti del linguaggio), potrebbe essere utile discutere la situazione con loro per avere indicazioni più specifiche e personalizzate su come gestire il suo disagio durante gli incontri con lei.

Infine, potrebbe essere necessario affrontare la dinamica con la mamma di suo figlio, nonostante le difficoltà relazionali. Una comunicazione il più possibile rispettosa e collaborativa è essenziale per il benessere del bambino. Se la comunicazione diretta non è possibile, si può considerare il supporto di un mediatore familiare per favorire un dialogo costruttivo e trovare soluzioni condivise.

Sono disponibile a supportarla ulteriormente per comprendere meglio la situazione e per lavorare su strategie che possano migliorare il rapporto con suo figlio.

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Gentile utente, immagino il dispiacere e la complessità nel gestire questa situazione. Le motivazioni per cui suo figlio ha di queste reazioni potrebbero essere numerose e anche diverse a seconda delle circostanze. Magari emergono solo ora anche poiché, crescendo, aumenta la consapevolezza del bambino e lui cerca di comunicare bisogni/desideri ed emozioni (anche se a suo modo). Immagino che, vista la lontananza, suo figlio possa avere bisogno di un po' di tempo per "riabituarsi" a stare insieme, visto che gli incontri non sono così frequenti. Inoltre, vista la diagnosi, potrebbe avere delle fragilità cognitive ed emotive che necessitano di maggior attenzione (come reagisce alle novità, ai cambiamenti, ai "no", riconosce/regola/esprime le emozioni ecc).
Come anticipavo dare dei consigli senza conoscere maggiori dettagli e dinamiche è molto complesso. Credo che possa provare "sfruttando" gli interessi di suo figlio (giochi, attività, canzoni, personaggi di qualche cartone ecc) per attirare la sua attenzione e ingaggiarlo nella relazione. Far attenzione a quegli atteggiamenti che possono infastidirlo, per evitarli e creare un clima sicuro e di fiducia. "Progettare" il tempo e lo spazio che avete insieme sulla base di quello che gli piace, così da passare del tempo di qualità. Inoltre, non ha esposto con che frequenza riesce a sentire/vedere suo figlio quando siete distanti. Ma potrebbe essere utile aumentare la frequenza dei vostri contatti (ad esempio quotidiana per pochi minuti) magari tramite video, in cui sfrutta sempre degli elementi appetibili per il bambino, al fine di rendere più familiare la sua figura. L'alleanza della mamma sarebbe molto importante in quanto potrebbe fare da mediatrice, così che il bambino (vedendo la mamma tranquilla) si senta al sicuro anche con Lei.
Spero le cose possano migliorare, coi bambini spesso bisogna fare tante prove per trovare l'aggancio più adatto!
Buonasera. A mio parere bisognerebbe approfondire cosa significhi per lei "sentirsi parecchio male" e capire come meglio gestire il rapporto con sua moglie che sente oppositivo nei suoi confronti Andrebbe meglio indagato quanto sia influente il rapporto con sua moglie e le reazioni del bambino. Un saluto.
Dott. Francesca Romana Casinghini
Grazie per aver condiviso la sua situazione, che comprendo essere emotivamente complessa. È del tutto naturale che il comportamento attuale di suo figlio, che si oppone a trascorrere la notte con lei, le procuri dolore, soprattutto considerando il suo desiderio di essere una figura significativa nella sua vita. Non dimentichi, tuttavia, che suo figlio si trova in una fase delicata del suo sviluppo, caratterizzata non solo dalle sfide legate al ritardo nel neurosviluppo che ha menzionato, ma anche dalle dinamiche familiari particolari. A questa età, è comune che i bambini siano più sensibili alle separazioni e ai cambiamenti, specialmente se crescono in un contesto che può rendere più complessa la percezione della stabilità familiare. La distanza fisica tra voi, le visite meno frequenti e la presenza di una figura paterna alternativa che lui chiama "papà" possono influire sul suo comportamento e sulle sue emozioni.
L'ansia da separazione può essere una reazione normale a questa età, accentuata dal fatto che suo figlio vive prevalentemente con la madre. Inoltre, con il passare del tempo, le sue esigenze emotive possono essere cambiate e ciò che prima lo rassicurava, come dormire con lei, ora può risultare più difficile da gestire. Infine, è anche possibile che il clima emotivo tra lei e la madre influenzi il bambino, poiché i piccoli sono molto sensibili a eventuali tensioni tra i genitori.
Per affrontare questa situazione, potrebbe essere utile modificare temporaneamente l’approccio alle vostre visite, concentrandosi su momenti piacevoli e rassicuranti durante il giorno, evitando per ora la pressione del dormire fuori casa. Questo potrebbe aiutarlo a sentirsi più sicuro e a rafforzare il legame con lei, rendendo più facile un eventuale ritorno graduale alla permanenza notturna.
Sebbene le relazioni con la madre del bambino siano complicate, sarebbe importante cercare un dialogo costruttivo con lei, focalizzandosi sull’obiettivo comune del benessere del bambino. Mostrarsi disponibili al confronto, evitando conflitti, potrebbe aiutare a creare un clima più favorevole. Se tuttavia il rapporto dovesse rimanere problematico, potrebbe essere utile ricorrere all’aiuto di un mediatore familiare per facilitare la comunicazione.
Per concludere, non dimentichi che questa fase non rappresenta un rifiuto personale da parte del bambino, ma piuttosto un bisogno di maggiore sicurezza e rassicurazione. Rispetti i suoi tempi e accolga con pazienza ogni piccolo passo avanti, continuando a dimostrargli che lei è una presenza costante e affettuosa nella sua vita.
Le auguro il meglio e la invito a non esitare a chiedere ulteriore supporto se ne sentisse il bisogno.
Buongiorno gentile Utente, capisco quanto questa situazione possa essere dolorosa e complessa per lei. È evidente che tiene molto al rapporto con suo figlio e che sta cercando di trovare la soluzione migliore per lui, nonostante le difficoltà. I bambini con ritardi nel neurosviluppo possono avere maggiore difficoltà ad affrontare i cambiamenti nella routine o nelle relazioni, e anche una separazione, seppur temporanea, può generare ansia o disagio.

Le reazioni che suo figlio manifesta, come il pianto o l’agitazione, potrebbero non dipendere da qualcosa che è accaduto durante il tempo passato con lei, ma piuttosto dalla difficoltà di adattarsi a situazioni diverse o dalla necessità di avere punti di riferimento molto stabili. Questo può succedere a maggior ragione se ci sono tensioni tra lei e la madre, perché i bambini, anche inconsapevolmente, percepiscono e assorbono i conflitti familiari.

Un primo passo importante potrebbe essere cercare di stabilire con la madre, per quanto possibile, una comunicazione collaborativa, centrata esclusivamente sul benessere del bambino. La strada migliore, soprattutto in casi delicati come questo, è spesso quella di avvalersi del supporto di uno specialista, come uno psicologo infantile o uno psicoterapeuta esperto in sviluppo del bambino e mediazione familiare. Un professionista potrebbe non solo aiutarvi a comprendere meglio le reazioni del piccolo, ma anche suggerire strategie concrete per rendere i momenti di incontro più sereni e graduali.

Per esempio, potrebbe essere utile iniziare con incontri più brevi, sempre di giorno, magari in un ambiente familiare e rassicurante per lui, per poi estendere gradualmente la durata del tempo trascorso insieme. Se il bambino si sente più sicuro e a suo agio, è probabile che ritrovi la serenità che aveva in precedenza.

È naturale che questa situazione la faccia soffrire, ma la sua costanza e il suo impegno nel mantenere un legame con suo figlio sono fondamentali. I bambini percepiscono quando sono amati e desiderati, anche se al momento non riescono a esprimerlo. Continui a esserci per lui, con pazienza e amore, perché questo sarà il ponte che vi riavvicinerà.

Un caro saluto.
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, mi rendo conto che per il suo lavoro lei veda il bimbo solo pochi giorni al mese, il problema che i bambini vivono molto il quotidiano e crescendo acquisiscono delle diverse consapevolezze. Lei non parla di che genere di ritardo del neurosviluppo abbia suo figlio ma i bambini, con dei piccoli deficit sono ancora più sensibili ai cambiamenti, alle novità, per cui dovrebbe cercare di essere più presente , prendere il bimbo con sé più spesso, portarlo nei posti che ama, fargli sentire il suo affetto. Bisognerebbe anche capire perché sua moglie gli rema contro.
Buongiorno,
comprendo quanto questa situazione sia emotivamente difficile per lei e come possa farla sentire impotente di fronte alla reazione del suo bambino. È importante iniziare riconoscendo che il contesto familiare, con la separazione e i cambiamenti che ne sono derivati, può aver influito sul suo sviluppo emotivo e comportamentale. La diagnosi di ritardo nel neurosviluppo implica spesso una maggiore sensibilità ai cambiamenti di routine e ambientali.

1. L'importanza della gradualità e prevedibilità:
I bambini con ritardi nello sviluppo spesso si affidano molto a routine prevedibili per sentirsi al sicuro. Se nelle ultime volte il suo bambino ha manifestato disagio nel dormire con lei, potrebbe non trattarsi di un rifiuto personale, ma di una difficoltà ad adattarsi a un cambiamento percepito come improvviso o non chiaro. Può essere utile rendere le sue visite più graduali e prevedibili:

Informi il bambino in anticipo, spiegando con calma cosa accadrà e sottolineando che lo riporterà alla mamma dopo un certo momento.

Si potrebbe iniziare con visite più brevi e pian piano estenderle, costruendo di nuovo quella sicurezza che probabilmente aveva prima.


2. Creare un senso di continuità:
È fondamentale per il bambino percepire un legame stabile e positivo con lei, anche se non la vede spesso. Può considerare:

Piccoli rituali condivisi durante le visite (es. leggere un libro insieme, giocare a qualcosa che ama).

Mantenere un contatto a distanza nei giorni in cui non si vedono, ad esempio con brevi videochiamate o messaggi vocali.


3. Gestione delle emozioni:
La reazione emotiva del bambino, come urla o agitazione, potrebbe essere legata a paure o sentimenti di confusione. Rispondere con calma e rassicurazione è essenziale. Poter dire con affetto, ad esempio: “Capisco che sei un po’ spaventato adesso, ma io sono qui per stare con te. Ti voglio bene e faremo qualcosa di bello insieme.”

4. Collaborazione con la mamma:
È chiaro che la relazione con la madre presenta delle difficoltà, ma per il bene del bambino sarebbe importante mantenere una comunicazione quanto più neutrale e collaborativa possibile. Potreste entrambi considerare un percorso di supporto genitoriale con un professionista, che vi aiuti a lavorare insieme per il benessere del bambino. Questo approccio potrebbe anche rendere più facile individuare strategie comuni per aiutarlo a vivere meglio i cambiamenti.

5. Supporto professionale per il bambino:
Dal momento che c'è un ritardo nel neurosviluppo, può essere molto utile coinvolgere uno psicoterapeuta infantile o un neuropsichiatra esperto, che possa aiutare a comprendere meglio le sue reazioni e fornire strategie specifiche per gestire i momenti di separazione o disagio.

Infine, è importante che lei riconosca e accolga il proprio dolore in questa situazione. È naturale sentirsi feriti di fronte a reazioni così forti, ma cerchi di non viverle come un rifiuto. Con tempo, pazienza e continuità, potrà ricostruire quella serenità nelle sue visite. Essere un genitore presente, anche a distanza, è già un grande gesto d’amore e un modello fondamentale per la crescita del suo bambino.
Le auguro il meglio e rimango a sua disposizione per altri suggerimenti.
Dr. Andrea Pappaccogli
Penso sia difficile essere padre lavorando fuori regione e vedendo il proprio figlio 1/2 volte al mese. Vista l'età del piccolo, ma considerando anche il ritardo nel neurosviluppo, credo stia attraversando la classica fase edipica dove il figlio ha, per così dire, una preferenza per il genitore di sesso opposto. Questo potrebbe essere un problema relativo, anche se la mamma ha un atteggiamento oppositivo con lei. Ciò che più mi sento di consigliarle è che poniate attenzione ai ruoli, fin da subito. Il nuovo compagno di sua moglie è sicuramente una figura importante e che si prende cura del piccolo, compensando in qualche modo la sua assenza, ma non è il padre del piccolo. Consiglio vivamente ad entrambi di precisare questo aspetto che se non è chiaro e ben definito a Voi non potrà mai esserlo per vostro figlio.
Continui a vedere il piccolo anche solo di giorno se la notte crea un problema. Immagino la sua sofferenza ma in questi casi è la pazienza la chiave del successo
Buongiorno,
in questi casi può essere buona pratica consultare un neuropsichiatra infantile che vi saprà dare indicazioni su come gestire al meglio la situazione.
Cordialmente, Dott.ssa Elisa Fiora
Buongiorno e grazie per aver condiviso una situazione così delicata e comprensibilmente dolorosa. È evidente quanto tenga al benessere di suo figlio e quanto questa nuova difficoltà stia toccando profondamente sia lei che il vostro rapporto. Un bambino con un ritardo del neurosviluppo può manifestare difficoltà nella gestione dei cambiamenti e delle separazioni, e l'evoluzione del suo comportamento potrebbe derivare da più fattori.

Cosa potrebbe influenzare il comportamento di suo figlio?
Difficoltà a gestire separazioni e cambiamenti: A questa età e con le sue caratteristiche particolari, il bambino potrebbe vivere la distanza e la separazione dalla figura di riferimento principale (in questo caso, la mamma) con ansia. Anche se prima si tranquillizzava, ora potrebbe trovarlo più difficile, forse perché è più consapevole o sta attraversando una fase di maggiore insicurezza.

Routine e prevedibilità: I bambini con un ritardo nel neurosviluppo spesso hanno bisogno di routine stabili e prevedibili. Variazioni improvvise o infrequenti (come i pernottamenti mensili) potrebbero destabilizzarlo.

Fattori emotivi e familiari: Il fatto che il bambino chiami "papà" il compagno della mamma può essere indicativo del legame che ha costruito con lui, soprattutto vivendo quotidianamente con questa figura. Questo non significa che lei non abbia un ruolo importante, ma può generare confusione nei suoi riferimenti affettivi.

L'opposizione della mamma: La relazione conflittuale con la mamma potrebbe avere un impatto sul bambino, anche in modo indiretto. I bambini percepiscono tensioni anche se non vengono esplicitamente coinvolti, e questo potrebbe creare in lui disagio o difficoltà nel relazionarsi serenamente con entrambi i genitori.

Consigli su come affrontare la situazione
Incrementare gradualmente la frequentazione:

Vederlo più spesso, anche solo per poche ore, può aiutarlo ad abituarsi alla sua presenza con maggiore serenità.
Puntate su momenti brevi ma di qualità: giocate insieme, leggete storie, svolgete attività che lo divertono. Poco alla volta, potrà sentirsi più sicuro.
Sostegno alla routine e prevedibilità:

Preannunciate in anticipo quando vi vedrete. Può aiutare creare una piccola routine condivisa: ad esempio, dire "Domenica ci vedremo, giocheremo al parco e poi mangeremo il gelato".
Porti con sé qualche oggetto familiare che il bambino associa a momenti piacevoli con lei, come un gioco preferito o un libro. Questo lo aiuta a trovare conforto.
Collaborare con la mamma (per quanto possibile):

Nonostante le difficoltà, provi ad avere una comunicazione chiara e costruttiva con la mamma, centrata esclusivamente sul benessere del bambino.
Suggerisca di coinvolgere un esperto, ad esempio uno psicologo infantile o un mediatore familiare, che possa aiutare a gestire questa transizione nel miglior modo possibile. Questo potrebbe servire anche a migliorare la collaborazione tra voi.
Lavorare sulla sicurezza emotiva del bambino:

Continui a dirgli quanto gli vuole bene e che è felice ogni volta che lo vede. Anche se lui sembra rifiutarla o fatica a staccarsi dalla mamma, queste parole restano e lo aiutano a sentirsi rassicurato.
Mostri empatia verso il suo disagio. Ad esempio, se si dimena e urla, può dire: "Capisco che sei triste o spaventato, ma io sono qui per giocare e stare con te. Quando vuoi, possiamo divertirci insieme."
Valutare un supporto specialistico:

Data la diagnosi di ritardo nel neurosviluppo, potrebbe essere utile coinvolgere professionisti che conoscono il bambino (logopedista, neuropsichiatra infantile, psicologo) per capire meglio le sue difficoltà emotive e comportamentali e avere strategie mirate per gestire questi momenti.
Non scoraggiarsi:

È naturale sentirsi scoraggiati, ma il rifiuto del bambino non significa che non la ami o che non abbia bisogno di lei. I bambini esprimono le loro emozioni in modi complessi e a volte difficili da decifrare. La sua presenza costante, paziente e amorevole, anche nelle difficoltà, costruirà nel tempo un legame sempre più forte e sicuro.
Riflessione finale
In una situazione delicata come questa, la chiave è la gradualità e la pazienza. È fondamentale che suo figlio senta che il rapporto con lei è sereno, prevedibile e stabile. Questo processo richiede tempo, ma non deve interpretare il comportamento attuale come un rifiuto definitivo. Lei è e resterà sempre una figura centrale nella sua vita.

Se ritiene di aver bisogno di ulteriore supporto o di strategie più specifiche, valuti l’aiuto di un professionista esperto di dinamiche familiari e sviluppo infantile. Il loro intervento potrebbe facilitare anche la comunicazione con la mamma e creare un contesto più collaborativo.

Rimango a disposizione per ulteriori riflessioni o chiarimenti. Coraggio, sta facendo un ottimo lavoro per essere un punto di riferimento importante per suo figlio!






Buongiorno e grazie per aver condiviso la sua situazione, che comprensibilmente appare delicata e carica di emozioni.
La reazione del bambino potrebbe essere legata a diversi fattori: i bambini con ritardo nel neurosviluppo, spesso, possono avere una maggiore sensibilità ai cambiamenti o alle routine alterate. Questo potrebbe spiegare perché ora mostra disagio al momento del distacco dalla madre o nel ritrovarsi in un ambiente diverso. È importante sottolineare che ciò non è collegato alla relazione con lei come padre, ma potrebbe derivare da un bisogno più forte di stabilità e sicurezza che in questo momento trova prevalentemente nella figura materna e nell’ambiente a lui più familiare.

Data la situazione, può essere utile procedere con gradualità e rispettare i tempi del bambino. Alcuni suggerimenti pratici potrebbero essere:

-Creare un rituale rassicurante che accompagni il bambino nei momenti insieme, ad esempio annunciando con anticipo che lo vedrà, descrivendo cosa farete insieme e mantenendo queste attività con continuità. La prevedibilità lo aiuterà a sentirsi più sicuro.
-Sebbene ci siano difficoltà relazionali con la mamma, sarebbe fondamentale cercare un dialogo o un accordo che abbia come obiettivo il benessere del bambino. Ad esempio, potreste concordare momenti graduali di distacco, magari inizialmente brevi, in modo che il bambino possa sentirsi più a suo agio con lei anche in situazioni diverse.
-Data la diagnosi di ritardo nel neuro-sviluppo, potrebbe essere utile il supporto di un neuropsichiatra infantile o di uno psicologo esperto in sviluppo infantile, che può aiutare a comprendere meglio i bisogni del bambino e a favorire un adattamento sereno a entrambe le figure genitoriali.
È importante non prendersi carico di questa situazione come un rifiuto personale, ma come una fase di crescita che, con il giusto supporto, può evolvere positivamente. La pazienza e il mantenimento di una presenza costante e rassicurante, seppur a distanza, potranno far capire a suo figlio che lei è una figura sicura su cui può contare.

Resto a disposizione se desidera approfondire ulteriormente.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lovati
Nell'immediato penso che abbiate faatto la scelta migliore, riportando il bambino dalla mamma, per la notte, anche se capisco il tuo dispiacere nel non poter passare la notte insieme a tuo figlio.Se lui si oppone con tanta energia, anche se non se ne vede il motivo, forzarlo sarrebbe controproducente. Piuttosto vale la pena cercare di sondare, con affetto e attenzione, i motivi di questo suo cambiamento. Ma non è detto che ci si arrivi in breve! Sicuramente, dato che il bambino ha un papà e una mamma, sarebbe utile una collaborazione tra loro nel cercare la soluzione del problema.Forse riuscirete a comunicare un po' meglio, pensando che è per il bene di vostro figlio.Se questa comunicazione a due non dovesse riuscire,tenete presente che anche poche sedute di terapia di coppia, anche se siete separati, potrebbero permettervi di trovare la strada giusta.
Buongiorno, è possibile che questo sia un momento delicato per suo figlio da un punto di vista di crescita emotiva. I momenti di separazione dai propri genitori sono sempre molto faticosi da gestire e forse andrebbero analizzati meglio affinché possiate aiutare vostro figlio a gestire questi passaggi. Credo che potrebbe esserle d'aiuto effettuare una consulenza genitoriale così da chiarire più dettagliatamente alcune informazioni essenziali per fare riflessioni puntuali sulla questione. Resto a disposizione, Buona giornata, dott.ssa Consales
Buongiorno, grazie per aver condiviso una situazione così delicata e, immagino, molto dolorosa per lei. Il legame tra un genitore e un figlio è profondo e complesso, e vederlo manifestare un disagio così evidente proprio nei suoi confronti, soprattutto dopo periodi in cui tutto sembrava tranquillo, può certamente farla sentire smarrito, ferito e impotente. La diagnosi di un ritardo nel neurosviluppo aggiunge un elemento importante da considerare. Bambini con questa condizione possono avere maggiore difficoltà nel comprendere e gestire cambiamenti nella routine, nelle emozioni o nei contesti che percepiscono come diversi dal loro abituale ambiente sicuro. È possibile che, crescendo, il suo bambino stia attraversando una fase in cui è più sensibile alla separazione dalle figure di riferimento primarie, in particolare dalla mamma e dall’ambiente in cui vive quotidianamente. Questo non significa assolutamente che rifiuti lei come padre, ma che probabilmente fatica a tollerare la separazione e a gestire l’ambivalenza delle sue emozioni. La sua reazione, fatta di urla e agitazione, è un modo per esprimere un disagio che lui non riesce ancora a verbalizzare. È importante, in questo momento, affrontare la situazione con pazienza e attenzione, costruendo gradualmente un senso di sicurezza quando si trova con lei. La decisione di tenerlo con sé solo di giorno è comprensibile e può rappresentare un primo passo per ristabilire un legame sereno. Passare del tempo insieme durante il giorno, magari in contesti piacevoli, prevedibili e rilassanti, può aiutare il bambino a sentirsi più a suo agio e, piano piano, a riacquistare quella fiducia necessaria per trascorrere nuovamente la notte con lei. Nella relazione con bambini che presentano difficoltà nello sviluppo, la prevedibilità e la routine giocano un ruolo fondamentale. Potrebbe essere utile introdurre piccoli rituali quando passa del tempo con lui: ad esempio, raccontargli in anticipo cosa farete insieme, usare un gioco o un oggetto familiare per rassicurarlo, o leggere sempre la stessa storia prima di concludere la giornata. Questi elementi prevedibili possono aiutarlo a sentirsi più sicuro e a comprendere meglio la situazione. Un altro aspetto importante riguarda la sua relazione con la mamma del bambino. Capisco che l’atteggiamento oppositivo della mamma nei suoi confronti possa aggiungere ulteriore difficoltà e sofferenza. Tuttavia, mantenere con lei una comunicazione chiara, rispettosa e centrata esclusivamente sul benessere del bambino potrebbe aiutarla a costruire un ponte di collaborazione. Anche se la relazione personale tra voi è complessa, il bambino trae beneficio quando percepisce una continuità e un’alleanza genitoriale, anche se i genitori vivono separati. Se possibile, potrebbe essere utile coinvolgere un professionista esperto in mediazione familiare o in psicologia infantile per supportarvi nel trovare un equilibrio che aiuti entrambi a rispondere al meglio alle esigenze di vostro figlio. Infine, vorrei sottolineare che il fatto che il bambino chiami il nuovo compagno della mamma “papà” non riduce in alcun modo l’importanza del suo ruolo nella sua vita. I bambini possono sviluppare legami affettivi con diverse figure di riferimento, ma questo non cancella il posto che lei occupa nel suo cuore e nel suo percorso di crescita. Anche se ora la situazione sembra difficile, la costanza e la dedizione che lei sta dimostrando saranno fondamentali per rafforzare il vostro legame con il tempo. La invito a non perdere fiducia: affrontando con pazienza e amore questo momento, costruendo una routine graduale e stabile, e magari facendosi supportare da un professionista che possa guidarla, sarà possibile superare questa fase. Lei sta facendo un grande sforzo per rimanere presente e connesso con suo figlio, e questo è ciò che conta di più. Non è solo in questa difficoltà, e riconoscere di aver bisogno di un consiglio è già un passo importante verso una soluzione. Le auguro davvero il meglio per il suo percorso con il suo bambino. Dott. Andrea Boggero
Gentile papà,

Grazie per aver condiviso questa situazione, comprendo quanto possa essere doloroso e difficile per lei affrontare questi momenti con suo figlio. Mi sembra che il suo impegno e la sua sensibilità verso il benessere del bambino siano evidenti, e questo è un punto di forza su cui lavorare.

Dal suo racconto emergono diversi aspetti che potrebbero influire sulla situazione: il ritardo del neurosviluppo di suo figlio, la separazione precoce tra lei e la madre, la presenza di figure diverse nella vita quotidiana del bambino, e il fatto che la vostra relazione padre-figlio si sviluppi in un contesto di distanza geografica e incontri limitati. Tutti questi elementi interagiscono e possono rendere più complessa la gestione delle sue reazioni.

Il fatto che suo figlio mostri ora maggiore disagio al momento del distacco potrebbe essere legato a un suo bisogno di maggiore stabilità o prevedibilità nelle relazioni. I bambini, soprattutto quelli con difficoltà nello sviluppo, possono essere particolamrente sensibili ai cambiamenti o alle transizioni. L’importante è accogliere il suo comportamento senza vederlo come un rifiuto verso di lei, ma come una sua espressione di bisogno. Spesso noi adulti, spinti dal bisogno di capire cosa sbagliamo, rischiamo di centrare l’attenzione su noi stessi dimenticandoci che dall’altra parte c’è un bambino, che cresce, che cambia in bisogni ma anche in gusti e preferenze, come è normale che sia specialmente a cinque anni.

Mi sento di dirle che continuare con gli incontri di giorno, come già state facendo, potrebbe essere una buona strategia per aiutarlo a ristabilire un senso di sicurezza con lei. È importante che questi momenti siano sereni e prevedibili, con attività che lo coinvolgano e lo facciano sentire a suo agio.

Inoltre, anche se può essere difficile, cercare di mantenere una comunicazione quanto più possibile collaborativa con la madre è fondamentale per il benessere di vostro figlio. Non so se è il vostro caso, ma qualora foste in difficoltà nel trovare il modo di fare rete potrebbe anche essere utile un mediatore familiare o una consulenza congiunta per costruire un dialogo che metta al centro il bambino. Il punto su cui ci si deve concentrare in questi casi è che, seppur la coppia coniugale si è separata, si resta e resterà per sempre coppia genitoriale e, seppur con fatica, si può essere davvero una grande squadra per il proprio figliolo, anche da separati.

Considerando il ritardo del neurosviluppo, potrebbe poi essere utile confrontarsi con gli specialisti che seguono il bambino (come neuropsichiatri, terapisti o educatori) per capire meglio i suoi bisogni emotivi e come strutturare al meglio i momenti di incontro. Un supporto psicologico anche per lei potrebbe aiutarla a gestire le emozioni legate a questa situazione complessa.

Anche se gli incontri fisici sono limitati, mantenere una connessione costante con suo figlio, ad esempio attraverso videochiamate, messaggi vocali o piccoli gesti affettuosi come l’invio di disegni o fotografie, può aiutarlo a sentire la sua presenza nella quotidianità. È evidente che questo richiede la collaborazione degli adulti intorno a lui, e qui ritorna l’importanza di un clima di cooperazione tra genitori per mantenere vivi i legittimi legami.

Il fatto che lei si stia interrogando su come fare il meglio per suo figlio è un segnale importante della sua dedizione come padre. Il percorso migliore potrebbe includere un lavoro congiunto che coinvolga non solo lei, ma anche la madre e, se possibile, i professionisti che seguono il bambino, con l’obiettivo di creare una rete stabile e collaborativa intorno a vostro figlio.

Cordiali saluti,
Dott.ssa Alessia Alongi, psicologa psicoterapeuta
Buon pomeriggio, mi dispiace per la sua situazione, posso comprendere il dolore e la fatica che questa possa comportare. Descrive una situazione complessa sia a livello relazionale con suo figlio e con la sua ex compagna, incrementata da capire come poter al meglio gestire un bambino che ha un ritardo del neurosviluppo.
L' approccio con cui mi sono formata e a cui faccio riferimento si fonda sulla consapevolezza che il benessere psicologico di una persona sia strettamente collegato alle relazioni che intrattiene con gli altri. Il focus del mio lavoro è l'analisi delle dinamiche relazionali e interpersonali, che includono sia il contesto familiare che di coppia. inoltre ho trascorso un periodo in neuropsichiatria infantile per cui ho avuto a che fare con situazioni similari.
Credo che siano poche le informazioni descritte per poterla aiutare a gestire la situazione. Potrei consigliarle, per quanto le è possibile, di cercare di incrementare il più possibile la sua presenza nella vita e nella cerchia che sta attorno a suo figlio in modo da sapere ed essere aggiornato sulla sua vita e stargli cosi, in qualche modo vicino, capendo al meglio anche dai professionisti da cui sarà seguito come potersi muovere nei suoi confronti. Data la conoscenza limitata della situazione, rimane probabilmente un suggerimento limitato e forse scontato.
Se le può interessare mi contatti, cosi da poter capire eventualmente come poterla aiutare.
Cordialmente,
Dott.ssa Ginevra Pieri
Buongiorno, capisco la preoccupazione che sta vivendo riguardo al comportamento del suo bambino. Il cambiamento nelle sue reazioni potrebbe essere legato a diversi fattori, tra cui il ritardo nel neurosviluppo, che può influire sulla sua capacità di gestire le transizioni e i distacchi emotivi. È possibile che il bambino stia vivendo una forma di regressione comportamentale, una reazione comune nei bambini che attraversano momenti di stress o confusione emotiva, come nel caso di una separazione precoce dei genitori e l’introduzione di un nuovo compagno nella vita della madre.

La difficoltà che il bambino sta mostrando nel rimanere con lei potrebbe essere dovuta anche a un senso di instabilità emotiva legato al cambiamento delle routine familiari e alla sua crescente confusione sui ruoli genitoriali. La figura paterna potrebbe essere percepita come meno stabile in confronto alla presenza costante della madre e del suo compagno, il che può portare a un rifiuto iniziale, specialmente se il bambino percepisce questi cambiamenti come minacce alla sua sicurezza emotiva.

Il fatto che la madre abbia un atteggiamento oppositivo nei suoi confronti potrebbe complicare ulteriormente la situazione, creando stress emotivo sia per lei che per il bambino. Questo conflitto tra i genitori può generare una tensione emotiva che il bambino avverte, riflettendo un ambiente instabile che rende difficile per lui adattarsi.

Il consiglio sarebbe di cercare di stabilire delle routine chiare e rassicuranti, magari con l'aiuto di un professionista, che possa guidarla su come affrontare al meglio il distacco e la gestione emotiva del bambino. È importante anche lavorare sulla comunicazione con la madre, cercando di ridurre i conflitti e di concentrarsi sul benessere del bambino, favorendo un ambiente il più possibile sereno e coerente. Con il giusto supporto, è possibile che il bambino inizi a adattarsi meglio alla situazione.
Posso cogliere il malessere che prova dalle sue parole. Potrebbe coinvolgere la mamma in diverse attività in maniera graduale, seguiti da uno specialista, per arricchire le esperienze del bambino e offrirgli nuove routine.
Buongiorno, comprendo bene la complessità della situazione e l'ansia che può derivarne per entrambi i genitori. È importante considerare che il comportamento del suo bambino potrebbe essere influenzato da vari fattori, tra cui il cambiamento della sua routine e il nuovo contesto familiare con il compagno della madre.

Vi suggerisco di adottare un approccio che favorisca la stabilità emotiva del bambino e migliori la comunicazione tra voi e la madre. Potrebbe essere utile, innanzitutto, stabilire un dialogo aperto e rispettoso con la madre, cercando di mettere da parte le divergenze personali per il bene del bambino. Potreste, ad esempio, concordare una routine di visite che preveda momenti di transizione più graduali, magari iniziando con visite più brevi e aumentando il tempo insieme man mano che il bambino si sente più sicuro.

Inoltre, potrebbe essere utile coinvolgere un professionista, come uno psicologo infantile, per supportare il bambino e fornire strategie utili a entrambi voi genitori per gestire la situazione. Questo professionista potrebbe anche aiutarvi a comprendere meglio le emozioni del bambino e a costruire un ambiente più rassicurante.

Infine, cercate di mantenere sempre un tono positivo quando parlate del tempo trascorso insieme. Rassicurate il bambino che lo amate e che il vostro legame resta forte, anche se non siete fisicamente insieme. Ricordate che la coerenza e la pazienza sono fondamentali in questo processo. Con il tempo, e con l'adozione di queste strategie, è probabile che il bambino si senta più sicuro e che le sue reazioni si attenuino. Vi auguro il meglio in questo percorso.
Buongiorno,
Capisco il dolore che prova in questa situazione certamente non semplice.
La domanda che pone è sicuramente complessa e descrive una situazione delicata che non è possibile comprendere pienamente tramite queste poche righe.
Sarebbe importante che lei e la madre riusciate a trovare un vostro equilibrio e trovare insieme delle modalità per costruire un clima di alleanza e collaborazione poiché, nonostante la relazione sia terminata, la coppia genitoriale continua ad esistere e la presenza di tensioni vengono avvertite dai bambini.
Inoltre, sarebbe altrettanto importante comprendere come mai suo figlio non vuole venire a casa sua ed eventualmente riabituarlo gradualmente, sempre seguendo i tempi del bambino.
Rimango a disposizione. Dott.ssa Elena Dati.

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