Buongiorno, Volevo porvi un quesito riguardante mio nonno: ha 80 anni ed è affetto da diabete melli

2 risposte
Buongiorno,
Volevo porvi un quesito riguardante mio nonno: ha 80 anni ed è affetto da diabete mellito dall’età di 50/55 anni. Lui è sempre stato in trattamento fino all’assunzione di insulina diventando insulino resistente. L’anno scorso a febbraio è stato sottoposto ad intervento chirurgico per la predisposizione a 4 bypass e sostituzione della valvola aortica. Negli ultimi mesi, anche a casa della mancata deambulazione dovuta alla riabilitazione post intervento ha sviluppato sotto al tallone un’ulcera diabetica, trattata e cicatrizzata che poi ha interessato la pianta del piede. In seguito a questa lesione è stato ospedalizzato per il trattamento essendo di dimensioni importanti.
Da qui il buio: la lesione non ha interessato l’osso, quindi nessuna osteomielite (studiata tramite TAC e consulto dell’ ortopedico) unica grande evidenza è la mancata vascolarizzazione (a detta del chirurgo vascolare) che comporta secondo loro una amputazione, non solo del piede ma della gamba fino a livello della coscia.
Io chiedo quindi, com’è possibile un’amputazione cosi ingente se il piede interessato da infezione non ha coinvolto altre aree della gamba?
Vi ringrazio anticipatamente
È la prassi, ed è un protocollo pensato a tutela del paziente.
Quello che lei vede esternamente (cioè l'ulcera) in realtà è la punta di un iceberg, e tale iceberg è proprio la mancata vascolarizzazione di tutto l'arto, dovuta alla chiusura parziale delle arterie che irrorano coscia, gamba e piede.
Se il sangue non arriva, i tessuti muoiono.
Per sicurezza, specie nei pazienti così anziani, non si corrono inutili rischi di re-intervento e secondaria amputazione (sempre possibile se non si rispetta un ragionevole 'margine di sicurezza', dove si è certi che il sangue ancora arriva), e per tale motivo si amputa fino alla coscia.
Saluti

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È stato proposto l'amputazione di coscia in quanto questo intervento deve essere sempre eseguito in tessuto sano e trofico per impedire deiscenze del moncone ed infezioni che possono portare a lunghe ospedalizzazioni.

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