Buongiorno, vi scrivo perché non reggo più la situazione con mia sorella Ho 27 anni e mia sorella n
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Buongiorno, vi scrivo perché non reggo più la situazione con mia sorella
Ho 27 anni e mia sorella ne ha 19, quindi c'è un bel po' di differenza.
Da qualche anno lei ha iniziato a manifestare atteggiamenti alimentari strani (non mangiava come prima, ha iniziato con cibo poco calorico, tutto vegano, niente carboidrati). Ha iniziato a nutrirsi solo di cereali e latte finché un giorno non ha detto esplicitamente di volersi far aiutare perché si sentiva inutile, e chiedeva un percorso di psicoterapia. Mia madre l'ha appoggiata, ma prima di farlo lha tartassata di domande, chiedendole cosa fosse successo, se era colpa sua, se qualcuno le avesse fatto qualcosa, ma mia sorella non ha mai risposto.
mia sorella ha iniziato così un anno fa un percorso sia da un dietologo, sia da uno psicologo. Mangia quello che deve mangiare, segue la dieta e tutto il resto. Ma a livello psicologico sembrerebbe che passi in avanti non ne abbia fatti. Non mi sento nemmeno in dovere di "giudicare", né tanto meno voglio oppressarla. Credo che ognuno abbia i propri tempi, nonostante sia già passato un anno da quando ha iniziato il percorso. A volte ci vuole tutta la vita per ritrovarsi. Però, e qui è una domanda ai voi professori, nonostante l'aiuto chiesto, perché mia sorella sembrerebbe non accettare l'aiuto esterno? Mi spiego: non ha molte amiche, ma non ha nemmeno voglia di cercare quelle poche amiche che ha. Parla sempre di fare cose, ma effettivamente non propone mai. E se le si viene proposto di fare qualcosa, dice sempre no. E se dice si, lo fa perché si sente in obbligo. Spesso le ho chiesto di uscire con me e i miei amici, per stare tutti in compagnia, o le chiedo se vuole fare qualcosa in particolare, se le va di uscire, o se vuole vedere un film con me. La risposta è sempre "vediamo".
Per questo mi sembra che si, lei ha voluto farsi aiutare, ha chiesto l'aiuto di professionisti, ma sembra che lei non si voglia aiutare. E a 19 anni credo che la vita possa offrire grandi cose. Non ha mai avuto esperienze di nessun genere. Mai un ragazzo o una ragazza, mai una cotta. Non ha mai voluto partecipare alle cene organizzate da amici. Non vuole festeggiare i compleanni.
In più, in tutta questa storia ci si mette in mezzo anche mia madre che pensa che il problema ce l'ha per colpa sua. Che ha fallito come madre perché lei non è felice, e non riesce a spiegarsi il perché è successo tutto questo. Ovviamente i dottori non dicono nulla, ma mia madre vuole sapere se è qualcosa di grave, e crede che non sia giusto che lei non lo sappia. Io ho amici e fidanzato e mi trovo in mezzo tra mia sorella che non vuole fare niente e mia madre che vorrebbe chiedermi esplicitamente di non andare dal mio ragazzo. Me lo fa capire dicendo "eh no perché lei è sola poi" "allora se vai mi organizzo il lavoro, non la voglio lasciare troppo sola".
Ha 19 anni ma mia madre la tratta come se fosse ancora una bambina e il problema che a mia sorella dà pure fastidio questo atteggiamento. Eppure, non si azzarda mai a dire nulla perché ha paura di una reazione negativa da parte di mia madre, che pensa che ogni problema sia causato da lei. E questo suo modo di fare poi diventa motivo e conseguenza reale di ciò che dice.
A volte mi sento in colpa per quello che penso e sto per dire, ma non vedo l'ora di essere abbastanza indipendente su ogni fronte per poter lasciare questa casa.
Ho 27 anni e mia sorella ne ha 19, quindi c'è un bel po' di differenza.
Da qualche anno lei ha iniziato a manifestare atteggiamenti alimentari strani (non mangiava come prima, ha iniziato con cibo poco calorico, tutto vegano, niente carboidrati). Ha iniziato a nutrirsi solo di cereali e latte finché un giorno non ha detto esplicitamente di volersi far aiutare perché si sentiva inutile, e chiedeva un percorso di psicoterapia. Mia madre l'ha appoggiata, ma prima di farlo lha tartassata di domande, chiedendole cosa fosse successo, se era colpa sua, se qualcuno le avesse fatto qualcosa, ma mia sorella non ha mai risposto.
mia sorella ha iniziato così un anno fa un percorso sia da un dietologo, sia da uno psicologo. Mangia quello che deve mangiare, segue la dieta e tutto il resto. Ma a livello psicologico sembrerebbe che passi in avanti non ne abbia fatti. Non mi sento nemmeno in dovere di "giudicare", né tanto meno voglio oppressarla. Credo che ognuno abbia i propri tempi, nonostante sia già passato un anno da quando ha iniziato il percorso. A volte ci vuole tutta la vita per ritrovarsi. Però, e qui è una domanda ai voi professori, nonostante l'aiuto chiesto, perché mia sorella sembrerebbe non accettare l'aiuto esterno? Mi spiego: non ha molte amiche, ma non ha nemmeno voglia di cercare quelle poche amiche che ha. Parla sempre di fare cose, ma effettivamente non propone mai. E se le si viene proposto di fare qualcosa, dice sempre no. E se dice si, lo fa perché si sente in obbligo. Spesso le ho chiesto di uscire con me e i miei amici, per stare tutti in compagnia, o le chiedo se vuole fare qualcosa in particolare, se le va di uscire, o se vuole vedere un film con me. La risposta è sempre "vediamo".
Per questo mi sembra che si, lei ha voluto farsi aiutare, ha chiesto l'aiuto di professionisti, ma sembra che lei non si voglia aiutare. E a 19 anni credo che la vita possa offrire grandi cose. Non ha mai avuto esperienze di nessun genere. Mai un ragazzo o una ragazza, mai una cotta. Non ha mai voluto partecipare alle cene organizzate da amici. Non vuole festeggiare i compleanni.
In più, in tutta questa storia ci si mette in mezzo anche mia madre che pensa che il problema ce l'ha per colpa sua. Che ha fallito come madre perché lei non è felice, e non riesce a spiegarsi il perché è successo tutto questo. Ovviamente i dottori non dicono nulla, ma mia madre vuole sapere se è qualcosa di grave, e crede che non sia giusto che lei non lo sappia. Io ho amici e fidanzato e mi trovo in mezzo tra mia sorella che non vuole fare niente e mia madre che vorrebbe chiedermi esplicitamente di non andare dal mio ragazzo. Me lo fa capire dicendo "eh no perché lei è sola poi" "allora se vai mi organizzo il lavoro, non la voglio lasciare troppo sola".
Ha 19 anni ma mia madre la tratta come se fosse ancora una bambina e il problema che a mia sorella dà pure fastidio questo atteggiamento. Eppure, non si azzarda mai a dire nulla perché ha paura di una reazione negativa da parte di mia madre, che pensa che ogni problema sia causato da lei. E questo suo modo di fare poi diventa motivo e conseguenza reale di ciò che dice.
A volte mi sento in colpa per quello che penso e sto per dire, ma non vedo l'ora di essere abbastanza indipendente su ogni fronte per poter lasciare questa casa.
Buongiorno,
comprendo la difficoltà della situazione così come la sua preoccupazione.
Innanzitutto ritengo che il fatto che sua sorella abbia esplicitamente richiesto un aiuto psicoterapeutico denoti la sua motivazione, credo piuttosto forte, a stare meglio e anche la sua consapevolezza di avere qualcosa da risolvere. L'andamento del percorso poi dipende da molti fattori e la percezione che si ha dall'esterno è spesso condizionata dalle proprie aspettative, preoccupazioni, ecc. Una delle possibili conseguenze è che poi la persona si faccia carico della responsabilità di arrivare in fretta a dei "risultati" che possano placare le preoccupazioni - legittime- della famiglia.
Capisco la vostra difficoltà nel non sapere come comportarvi per darle il migliore supporto. Anche per i familiari è difficile. Potete comunque provare a chiedere a sua sorella cosa pensa del fatto che voi possiate proporre un incontro con la sua psicologa, finalizzato solo ed esclusivamente a capire quali comportamenti adottare per poterle essere d'aiuto. Starà poi alla collega valutare l'opportunità di un intervento di questo tipo.
Un cordiale saluto
comprendo la difficoltà della situazione così come la sua preoccupazione.
Innanzitutto ritengo che il fatto che sua sorella abbia esplicitamente richiesto un aiuto psicoterapeutico denoti la sua motivazione, credo piuttosto forte, a stare meglio e anche la sua consapevolezza di avere qualcosa da risolvere. L'andamento del percorso poi dipende da molti fattori e la percezione che si ha dall'esterno è spesso condizionata dalle proprie aspettative, preoccupazioni, ecc. Una delle possibili conseguenze è che poi la persona si faccia carico della responsabilità di arrivare in fretta a dei "risultati" che possano placare le preoccupazioni - legittime- della famiglia.
Capisco la vostra difficoltà nel non sapere come comportarvi per darle il migliore supporto. Anche per i familiari è difficile. Potete comunque provare a chiedere a sua sorella cosa pensa del fatto che voi possiate proporre un incontro con la sua psicologa, finalizzato solo ed esclusivamente a capire quali comportamenti adottare per poterle essere d'aiuto. Starà poi alla collega valutare l'opportunità di un intervento di questo tipo.
Un cordiale saluto
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Buongiorno, capisco e comprendo la sofferenza sua e di sua madre, ma occorre tempo.
Mi ha descritto esattamente tutte quelle che sono le caratteristiche delle adolescenti che presentano disturbi alimentari restrittivi: restringono e controllano anche tutto il resto.
Purtroppo ci vuole tempo...potete però chiedere un accordo con sua sorella delle sedute di terapia familiare, se la collega è disposta a farle.
Un abbraccio.
Mi ha descritto esattamente tutte quelle che sono le caratteristiche delle adolescenti che presentano disturbi alimentari restrittivi: restringono e controllano anche tutto il resto.
Purtroppo ci vuole tempo...potete però chiedere un accordo con sua sorella delle sedute di terapia familiare, se la collega è disposta a farle.
Un abbraccio.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, la ringrazio innanzitutto per la condivisione. Ho letto il suo racconto e quello che non viene esplicitato chiaramente è il suo vissuto: quali sono davvero i suoi bisogni nel rapporto con sua sorella? quali quelli nella triangolazione che si crea anche con sua madre? Mi chiedo quanto lei abbia definito i suoi limiti, quello che può dare e quello che non può o non vuole dare.
La invito a riflettere su se stessa, magari iniziando a sua volta un percorso di terapia, che potrà di certo aiutarla a separarsi meglio dalle esigenze e bisogni di sua sorella.
Sono a disposizione.
Un caro saluto
Dott.ssa Laura Paulucci
La invito a riflettere su se stessa, magari iniziando a sua volta un percorso di terapia, che potrà di certo aiutarla a separarsi meglio dalle esigenze e bisogni di sua sorella.
Sono a disposizione.
Un caro saluto
Dott.ssa Laura Paulucci
Buongiorno e grazie per la sua sincera condivisione. E' sano, quello che dice, anche se doloroso. A volte, l'aiuto migliore che si può dare a chi amiamo, è l'esempio. L'indipendenza, anche da certe dinamiche famigliari. Non significa abbandonare la nave, ma mostrare a chi amiamo, che è possibile perseguire la propria strada, accettando anche le difficoltà che ogni percorso porta con se. Dietro le dinamiche di una famiglia, si cela un mondo. Questa è solo una mia riflessione ad alta voce che ci tengo a condividere, perché a volte troppo celata. un caro saluto.
Salve gentile utente. La preoccupazione per la salute e il benessere psicologico di sua sorella le rendono onore, così come la volontà di voler proporre una soluzione.
L'intervento psicologico può richiedere tempo e sarei propenso a dare fiducia alla psicologa che sta seguendo sua sorella. Ciò non toglie che se sua sorella non è soddisfatta o non vede i risultati sperati, può scegliere di interrompere la terapia e iniziare un nuovo percorso con un altro professionista.
Dalla descrizione del comportamento di sua sorella sembrerebbero esserci elementi riconducibili a uno stato depressivo, lo si denota dall'apatia verso le relazioni sociali, dall'evitare o non cercare le emozioni positive. Si tratta ovviamente di un'osservazione superficiale, ma può chiedere a sua sorella se hanno parlato di questa possibilità con la terapeuta.
Un altro quadro sintomatico che indagherei è l'ansia sociale, cioè la paura di entrare in contatto con il mondo esterno.
Per quanto riguarda sua madre, certamente è da comprendere il suo stato d'animo e il suo senso di colpa, anche se il suo atteggiamento non è costruttivo, anzi tende a peggiorare le cose. Abbia la pazienza di ascoltarla e capire le sue emozioni, e se ne ha bisogno faccia altrettanto, spiegando come si sente e quali sono i suoi bisogni personali. Provi a farle capire che sentirsi in colpa e lamentarsi non migliora le cose, anzi le peggiora. Trasmettere emozioni belle, parlare con positività, essere costruttivi nella comunicazioni sono tutti consigli validi per entrambe.
Spero che il percorso psicologico di sua sorella abbia presto buoni risultati, ma come già detto non rinunciate all'idea di cambiare se necessario.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
L'intervento psicologico può richiedere tempo e sarei propenso a dare fiducia alla psicologa che sta seguendo sua sorella. Ciò non toglie che se sua sorella non è soddisfatta o non vede i risultati sperati, può scegliere di interrompere la terapia e iniziare un nuovo percorso con un altro professionista.
Dalla descrizione del comportamento di sua sorella sembrerebbero esserci elementi riconducibili a uno stato depressivo, lo si denota dall'apatia verso le relazioni sociali, dall'evitare o non cercare le emozioni positive. Si tratta ovviamente di un'osservazione superficiale, ma può chiedere a sua sorella se hanno parlato di questa possibilità con la terapeuta.
Un altro quadro sintomatico che indagherei è l'ansia sociale, cioè la paura di entrare in contatto con il mondo esterno.
Per quanto riguarda sua madre, certamente è da comprendere il suo stato d'animo e il suo senso di colpa, anche se il suo atteggiamento non è costruttivo, anzi tende a peggiorare le cose. Abbia la pazienza di ascoltarla e capire le sue emozioni, e se ne ha bisogno faccia altrettanto, spiegando come si sente e quali sono i suoi bisogni personali. Provi a farle capire che sentirsi in colpa e lamentarsi non migliora le cose, anzi le peggiora. Trasmettere emozioni belle, parlare con positività, essere costruttivi nella comunicazioni sono tutti consigli validi per entrambe.
Spero che il percorso psicologico di sua sorella abbia presto buoni risultati, ma come già detto non rinunciate all'idea di cambiare se necessario.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Buongiorno,
Sembra che tu stia affrontando una situazione complessa e delicata con tua sorella e tua madre, e capisco che ciò possa essere fonte di preoccupazione e frustrazione per te. È importante sottolineare che, come dici giustamente, ognuno ha il proprio tempo e il proprio modo di affrontare le sfide e le difficoltà nella vita.
Il percorso terapeutico è un processo che può richiedere tempo e pazienza, e ciò che è importante è che tua sorella ha avuto il coraggio di chiedere aiuto e ha intrapreso un percorso sia con il dietologo che con lo psicologo. Questo passo è significativo e dimostra che è consapevole della necessità di lavorare su se stessa.
È comprensibile che tu voglia aiutare tua sorella e che ti preoccupi per lei, ma ricorda che il suo percorso è personale e deve essere rispettato. Non è insolito che alcune persone possano mostrarsi riluttanti o resistenti all'aiuto esterno, anche dopo averlo chiesto inizialmente. Potrebbero esserci diverse ragioni per questo comportamento, come la paura del cambiamento, l'insicurezza o l'ansia riguardo a come gli altri potrebbero giudicarle. A volte, le persone possono essere combattute tra il desiderio di migliorare e la paura di lasciare andare vecchi schemi comportamentali.
Quanto al fatto che tua sorella sembri evitare interazioni sociali e abbia interessi limitati, potrebbe essere utile esplorare questo aspetto durante la terapia. Potrebbero esserci cause più profonde che contribuiscono a questa chiusura sociale e alla difficoltà nel provare piacere nelle attività quotidiane. L'aiuto di uno psicoterapeuta può aiutare a comprendere meglio tali dinamiche e lavorare su di esse.
Per quanto riguarda tua madre, è evidente che si preoccupa molto per tua sorella e si sente in colpa per ciò che sta accadendo. Tuttavia, è importante che anche lei trovi un supporto adeguato, magari attraverso la consulenza familiare o il coinvolgimento di un terapeuta, per esplorare le dinamiche familiari e le sue reazioni emotive rispetto alla situazione di tua sorella. Anche tua madre ha bisogno di sostenere il proprio benessere mentale.
Infine, è importante anche prenderti cura di te stesso. Affrontare la situazione familiare può essere impegnativo, e cercare un supporto psicologico per te stesso potrebbe aiutarti a gestire meglio il conflitto tra tua sorella e tua madre, oltre a esplorare eventuali sentimenti di colpa o frustrazione che potresti provare.
Ricorda che il benessere mentale è un viaggio complesso e individuale per ognuno di noi, e avere pazienza e comprensione è fondamentale mentre si affrontano queste sfide. Se desideri ulteriori consigli o supporto, non esitare a rivolgerti a professionisti qualificati che possono aiutarti a comprendere meglio la situazione e a trovare delle soluzioni.
Sembra che tu stia affrontando una situazione complessa e delicata con tua sorella e tua madre, e capisco che ciò possa essere fonte di preoccupazione e frustrazione per te. È importante sottolineare che, come dici giustamente, ognuno ha il proprio tempo e il proprio modo di affrontare le sfide e le difficoltà nella vita.
Il percorso terapeutico è un processo che può richiedere tempo e pazienza, e ciò che è importante è che tua sorella ha avuto il coraggio di chiedere aiuto e ha intrapreso un percorso sia con il dietologo che con lo psicologo. Questo passo è significativo e dimostra che è consapevole della necessità di lavorare su se stessa.
È comprensibile che tu voglia aiutare tua sorella e che ti preoccupi per lei, ma ricorda che il suo percorso è personale e deve essere rispettato. Non è insolito che alcune persone possano mostrarsi riluttanti o resistenti all'aiuto esterno, anche dopo averlo chiesto inizialmente. Potrebbero esserci diverse ragioni per questo comportamento, come la paura del cambiamento, l'insicurezza o l'ansia riguardo a come gli altri potrebbero giudicarle. A volte, le persone possono essere combattute tra il desiderio di migliorare e la paura di lasciare andare vecchi schemi comportamentali.
Quanto al fatto che tua sorella sembri evitare interazioni sociali e abbia interessi limitati, potrebbe essere utile esplorare questo aspetto durante la terapia. Potrebbero esserci cause più profonde che contribuiscono a questa chiusura sociale e alla difficoltà nel provare piacere nelle attività quotidiane. L'aiuto di uno psicoterapeuta può aiutare a comprendere meglio tali dinamiche e lavorare su di esse.
Per quanto riguarda tua madre, è evidente che si preoccupa molto per tua sorella e si sente in colpa per ciò che sta accadendo. Tuttavia, è importante che anche lei trovi un supporto adeguato, magari attraverso la consulenza familiare o il coinvolgimento di un terapeuta, per esplorare le dinamiche familiari e le sue reazioni emotive rispetto alla situazione di tua sorella. Anche tua madre ha bisogno di sostenere il proprio benessere mentale.
Infine, è importante anche prenderti cura di te stesso. Affrontare la situazione familiare può essere impegnativo, e cercare un supporto psicologico per te stesso potrebbe aiutarti a gestire meglio il conflitto tra tua sorella e tua madre, oltre a esplorare eventuali sentimenti di colpa o frustrazione che potresti provare.
Ricorda che il benessere mentale è un viaggio complesso e individuale per ognuno di noi, e avere pazienza e comprensione è fondamentale mentre si affrontano queste sfide. Se desideri ulteriori consigli o supporto, non esitare a rivolgerti a professionisti qualificati che possono aiutarti a comprendere meglio la situazione e a trovare delle soluzioni.
Buonasera, mi arriva molto la sofferenza nel vedere sua sorella così giovane ma allo stesso tempo tanto impegnata nel far fronte al proprio malessere. Non c'è un tempo per iniziare a star bene anche se si sta affrontando un percorso psicoterapeutico da un anno perchè ci possono essere difese psichiche che proteggono la nostra coscienza da vissuti percepiti come insopportabili ed estremamente dolorosi. Quindi, ogni persona ha i suoi tempi e spesso non è facile accogliere ed elaborare i propri nuclei di sofferenza. Molte terapie durano anni proprio perchè non è semplice prendere contatto con quel dolore. Inoltre, i Disturbi del comportamento alimentare sono molto complessi e mi sento di dirle che, il fatto che sua sorella abbia iniziato a mangiare è un aspetto super positivo. Se sua sorella non è intraprendente, o semplicemente non riesce a coltivare una vita sociale e relazionale è perchè quando si sta male è veramente difficile farlo. D'altro canto, lei ha fatto bene a mostrarle la sua disponibilità a starle accanto sia emotivamente sia proponendole di condividere dei momenti insieme. Comprendo quanto questa situazione possa influenzare anche il suo benessere mentale. Quando una persona importante per noi sta male, ci si sente spesso impotenti e questo può generare molta frustrazione nel non vedere accolti i propri tentativi di cura. Probabilmente può essere utile per lei avere uno spazio d'ascolto rispetto ai suoi vissuti emotivi. Inoltre, la sua consapevolezza rispetto al senso di colpa che prova palesando il suo desiderio di voler essere indipendente per allontanarsi da casa è fondamentale per poter elaborare quel vissuto. Esplorare quel senso di colpa potrebbe essere veramente prezioso per capire cosa la porta a dire di sè, come sta rispetto a quella parte di sè che si sente in colpa. Ascoltiamola. Rimango a sua disposizione, anche online. Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Buongiorno,
mi spiace per quello che la sua famiglia sta attraversando. Per rispondere alla sua domanda, sottolineo solo il fatto che non sempre un percorso che porta ad un recupero o mantenimento del peso in un disturbo alimentare, in automatico garantisce una ripresa dal punto di vista psicologico. Una caratteristica tipa del disturbo alimentare è la mancanza di relazioni sociali sia superficiali che significative, deporre la corazza per una ragazza che versa in questa condizione è sempre molto complesso e fa parte del percorso di crescita personale. Mi pare che questa parte non sia ancora presente nel percorso di sua sorella, ma spesso accade quando il focus del recupero del disturbo alimentare è in primis quello del peso.
A disposizione
D.ssa Giada Turra
mi spiace per quello che la sua famiglia sta attraversando. Per rispondere alla sua domanda, sottolineo solo il fatto che non sempre un percorso che porta ad un recupero o mantenimento del peso in un disturbo alimentare, in automatico garantisce una ripresa dal punto di vista psicologico. Una caratteristica tipa del disturbo alimentare è la mancanza di relazioni sociali sia superficiali che significative, deporre la corazza per una ragazza che versa in questa condizione è sempre molto complesso e fa parte del percorso di crescita personale. Mi pare che questa parte non sia ancora presente nel percorso di sua sorella, ma spesso accade quando il focus del recupero del disturbo alimentare è in primis quello del peso.
A disposizione
D.ssa Giada Turra
Buongiorno cara utente ho letto con attenzione quanto ha condiviso con noi. Immagino la sofferenza nel vedere sua sorella così e il senso di impotenza che prova nel vedere che alcune cose che per lei sono normali e quotidiane (avere una relazione, uscire con degli amici) per sua sorella, invece, diventano fatiche estreme. Dalle sue parole mi arriva anche il suo senso di colpa (se possiamo chiamarlo così) nel voler proseguire con la sua vita in maniera indipendente e autonoma, come è giusto che sia a 27 anni. Credo che si debba, per questo, concedere uno spazio in cui poter parlare, aprirsi e lasciare emergere ciò che "si sente in colpa a pensare", per conoscere innanzitutto se stessa e i vincoli interni che avverte e che non le permettono di vivere più serena. Non è l'indipendenza "economica" ciò che deve cercare, e non è semplicemente lasciando quella casa che risolverá le cose. Valuti la possibilità di farsi accompagnare in un percorso terapeutico. Un caro saluto dott.ssa Angela Ricucci
Purtroppo stare vicino a persone che stanno male e non sapere come poterle aiutare può essere davvero molto frustrante! Tua sorella, alla fine, ha chiesto aiuto e lo ha anche accettato: vede sia un dietologo che uno psicologo e almeno dal punto di vista fisico sembra stare meglio. Stare meglio dal punto di vista psicologico può a volte richiedere molto più tempo, invece, ma abbi fiducia nel rapporto che sta costruendo con lo psicologo e come hai già detto, rispetta i suoi tempi. Tu e tua madre, da parte vostra, potete fare una cosa molto importante: iniziare voi stesse un percorso personale, che vi aiuti a gestire questa situazione e le emozioni che vi fa provare. Ti assicuro che farlo migliorerebbe il rapporto con tua sorella e soprattutto migliorerebbe le vostre vite e i vostri rapporti interpersonali, familiari e non. Un saluto
Buongiorno,
la situazione è delicata e comprendo le sue preoccupazioni.
Ogni percorso ha il suo andamento e i suoi tempi. È normale avere delle aspettative di miglioramento e risoluzione.
Sua sorella ha chiesto aiuto, si è resa conto di non riuscire ad affrontare da sola la sua sofferenza e difficoltà.
Potreste proporle (se la collega è disponibile) di partecipare a un incontro e condividere i vostri dubbi e le vostre preoccupazioni
Saluti
la situazione è delicata e comprendo le sue preoccupazioni.
Ogni percorso ha il suo andamento e i suoi tempi. È normale avere delle aspettative di miglioramento e risoluzione.
Sua sorella ha chiesto aiuto, si è resa conto di non riuscire ad affrontare da sola la sua sofferenza e difficoltà.
Potreste proporle (se la collega è disponibile) di partecipare a un incontro e condividere i vostri dubbi e le vostre preoccupazioni
Saluti
Buongiorno, la sofferenza che descrive è più che comprensibile: nel momento in cui in una famiglia una persona soffre molto, è normale che anche gli altri membri ne siano scossi, provino sofferenza a loro volta, si facciano domande. "Cosa posso fare per farla stare meglio?" "E' colpa mia se sta soffrendo?", queste sono domande molto comuni in chi si trova in situazioni come la sua e quella di sua madre.
Per quanto riguarda sua sorella, il fatto che stia già facendo un percorso di psicoterapia è molto positivo. Questi percorsi non sono lineari: a volte ci vuole molto tempo per fare anche un piccolo passo avanti, altre volte si procede molto velocemente, altre ancora si cade e si torna un po' indietro, poi si ricomincia ad avanzare. Quello che conta è sentire il supporto del terapeuta, sapere che in ogni fase non si è soli, per il resto ci vuole davvero tanta pazienza, tanta capacità di attendere.
Ciò che mi sento di dirle, tuttavia, è di fare attenzione a non trascurare se stessa, i suoi pensieri, i suoi vissuti, le sue emozioni. E' normale dare più spazio alla persona che manifesta maggior sofferenza (sua sorella), ma se questo va avanti per troppo tempo può solo aumentare la sofferenza di tutto il nucleo familiare. E' molto importante che lei e sua madre riusciate a mantenere degli spazi (che definirei vitali) per voi stesse, che diate ascolto anche ai vostri pensieri, alle vostre emozioni, ai vostri vissuti. Ai vostri desideri, alle vostre speranze per il futuro (su sua sorella, certo, ma anche su voi stesse). In questo, uno psicologo può essere particolarmente utile. Per questo ciò che mi sento di consigliar sia a lei che a sua madre è di considerare la possibilità di svolgere dei colloqui psicologici - familiari o individuali, se preferite, magari con la psicologa di sua sorella, oppure con un altro professionista - in cui dare voce a vissuti ed emozioni che rischiano di essere messi da parte. Resto a disposizione qualora volesse valutare la possibilità di un supporto psicologico.
Per quanto riguarda sua sorella, il fatto che stia già facendo un percorso di psicoterapia è molto positivo. Questi percorsi non sono lineari: a volte ci vuole molto tempo per fare anche un piccolo passo avanti, altre volte si procede molto velocemente, altre ancora si cade e si torna un po' indietro, poi si ricomincia ad avanzare. Quello che conta è sentire il supporto del terapeuta, sapere che in ogni fase non si è soli, per il resto ci vuole davvero tanta pazienza, tanta capacità di attendere.
Ciò che mi sento di dirle, tuttavia, è di fare attenzione a non trascurare se stessa, i suoi pensieri, i suoi vissuti, le sue emozioni. E' normale dare più spazio alla persona che manifesta maggior sofferenza (sua sorella), ma se questo va avanti per troppo tempo può solo aumentare la sofferenza di tutto il nucleo familiare. E' molto importante che lei e sua madre riusciate a mantenere degli spazi (che definirei vitali) per voi stesse, che diate ascolto anche ai vostri pensieri, alle vostre emozioni, ai vostri vissuti. Ai vostri desideri, alle vostre speranze per il futuro (su sua sorella, certo, ma anche su voi stesse). In questo, uno psicologo può essere particolarmente utile. Per questo ciò che mi sento di consigliar sia a lei che a sua madre è di considerare la possibilità di svolgere dei colloqui psicologici - familiari o individuali, se preferite, magari con la psicologa di sua sorella, oppure con un altro professionista - in cui dare voce a vissuti ed emozioni che rischiano di essere messi da parte. Resto a disposizione qualora volesse valutare la possibilità di un supporto psicologico.
Gentile utente,
un disturbo alimentare è un problema serio, che si manifesta attraverso un atteggiamento poco sano nei confronti del cibo, ma riguarda questioni molto più profonde e intime, spesso legate alle dinamiche famigliari e alle relazioni e alle dinamiche presenti all'interno del nucleo. Il fatto che vostra madre la tratti ancora come una bambina, sebbene sia maggiorenne, ad esempio può essere qualcosa di indicativo, così come il suo senso di colpa e il suo bisogno di ricercarne le cause. Mi spiego meglio: non è colpa di sua madre, o di qualche altro membro della famiglia nello specifico, ma si tratta della conseguenza di tutta una serie di dinamiche che hanno caratterizzato la sua crescita sino ad ora. Ci si ammala di disturbi alimentari per le più disparate ragioni ed è bene approfondirle ed esplorarle all'interno di una psicoterapia. Anche se ora riferisce che sua sorella sta avendo un atteggiamento più sano con il cibo, credo sia indispensabile cominciare una psicoterapia. Comprendo che se è restia dall'accettare un aiuto esterno, per lei non sia semplice, ma ricordiamoci sempre che nessuno può salvarla o aiutarla concretamente dall'esterno, nemmeno lo psicoterapeuta: lo spazio di psicoterapia è uno spazio di ascolto, di approfondimento, di contenimento e di comprensione; si tratterebbe di aiutarla a fare luce sui motivi che le causano angoscia, a prenderne consapevolezza e comprendere quale strada lei vuole prendere per stare meglio.
Rimango a disposizione se volesse approfondire la questione. Comprendo che per lei, in quanto sorella, sentirsi impotente di fronte alla sofferenza di una persona cara, sia molto difficile.
Cordialmente,
Dott.ssa Cecilia Bagnoli
un disturbo alimentare è un problema serio, che si manifesta attraverso un atteggiamento poco sano nei confronti del cibo, ma riguarda questioni molto più profonde e intime, spesso legate alle dinamiche famigliari e alle relazioni e alle dinamiche presenti all'interno del nucleo. Il fatto che vostra madre la tratti ancora come una bambina, sebbene sia maggiorenne, ad esempio può essere qualcosa di indicativo, così come il suo senso di colpa e il suo bisogno di ricercarne le cause. Mi spiego meglio: non è colpa di sua madre, o di qualche altro membro della famiglia nello specifico, ma si tratta della conseguenza di tutta una serie di dinamiche che hanno caratterizzato la sua crescita sino ad ora. Ci si ammala di disturbi alimentari per le più disparate ragioni ed è bene approfondirle ed esplorarle all'interno di una psicoterapia. Anche se ora riferisce che sua sorella sta avendo un atteggiamento più sano con il cibo, credo sia indispensabile cominciare una psicoterapia. Comprendo che se è restia dall'accettare un aiuto esterno, per lei non sia semplice, ma ricordiamoci sempre che nessuno può salvarla o aiutarla concretamente dall'esterno, nemmeno lo psicoterapeuta: lo spazio di psicoterapia è uno spazio di ascolto, di approfondimento, di contenimento e di comprensione; si tratterebbe di aiutarla a fare luce sui motivi che le causano angoscia, a prenderne consapevolezza e comprendere quale strada lei vuole prendere per stare meglio.
Rimango a disposizione se volesse approfondire la questione. Comprendo che per lei, in quanto sorella, sentirsi impotente di fronte alla sofferenza di una persona cara, sia molto difficile.
Cordialmente,
Dott.ssa Cecilia Bagnoli
Gentile utente, la situazione è molto complessa e comprendo il suo desiderio di allontanarsi dal nucleo famigliare. Qualora ne avesse la possibilità, sicuramente questo passo potrebbe portarle giovamento. Tuttavia, sarebbe consigliabile per lei e sua madre intraprendere un percorso psicologico ed avere uno spazio personale dove affrontare la sofferenza che questa dinamica vi sta creando. Per quanto riguarda sua sorella, sembrerebbe già di per sé motivata a farsi aiutare, essendosi rivolta a professionisti che possano supportarla rispetto alla sua problematica; la durata e la risoluzione di tale percorso non sono tuttavia prevedibili e non hanno una scadenza prestabilita. Ragion per cui, nel frattempo, dal suo canto può cercare di focalizzarsi sul suo benessere, attraverso uno spazio personale dove dedicarsi a quelli che sono i suoi bisogni, con la possibilità di trovare anche modalità diverse di approcciarsi a questa situazione. La saluto e le auguro una buona serata.
Mi dispiace sentire che stai vivendo una situazione complicata con tua sorella e tua madre. È importante ricordare che ogni individuo ha il proprio percorso di guarigione e accettazione. Potrebbe essere utile per tua sorella esplorare ulteriormente i motivi dietro il suo rifiuto dell'aiuto esterno con il supporto del suo terapeuta. Nel frattempo, cerca di mantenere un dialogo aperto e rispettoso con entrambe le parti coinvolte e assicurati di prenderti cura anche di te stessa.
A disposizione,
Dott.ssa Francesca Gottofredi
A disposizione,
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Caro Utente, innanzitutto vorrei ringraziarla per aver condiviso con noi la sua storia e la sua sofferenza. Quando si tratta di questioni, argomenti psicologici (che si tratti di rapporti sociali, disagi personali, o dei disturbi, autostima, motivazione etc..) dare risposte con così poche informazioni su di una piattaforma web, è difficile. Ognuno di noi è diverso e per comprenderlo fino in fondo bisogna ascoltarlo attentamente e porre le giuste domande.
Detto questo, le consiglio di rivolgersi a uno psicologo con il quale riesca ad entrare in sintonia e intraprendere un percorso di sostegno o supporto psicologico così da poter indagare a fondo le sue emozioni, i suoi pensieri e il suo modo di percepire sé stesso e il mondo circostante. In questo modo è possibile raggiungere quel benessere che ognuno di noi si merita.
Rimango in attesa per eventuali chiarimenti.
Dott.ssa Linda Trogi
Detto questo, le consiglio di rivolgersi a uno psicologo con il quale riesca ad entrare in sintonia e intraprendere un percorso di sostegno o supporto psicologico così da poter indagare a fondo le sue emozioni, i suoi pensieri e il suo modo di percepire sé stesso e il mondo circostante. In questo modo è possibile raggiungere quel benessere che ognuno di noi si merita.
Rimango in attesa per eventuali chiarimenti.
Dott.ssa Linda Trogi
Gentile utente, mi dispiace per la situazione di sofferenza che state vivendo. Leggendo le sue parole mi sembra che lei, sua madre e suo sorella abbiate molto in comune. Mi sembra che vi leghi un profondo senso di colpa che vi tiene vincolate l'una all'altra e questo rende difficile a tutte voi crescere ed evolvere.
Le suggerisco di attivare un suo spazio di psicoterapia affinché possa trovare gli strumenti per liberarsi dal senso di colpa e vivere più serenamente i rapporti con la sua famiglia.
Un caro saluto,
Dott.ssa Del Giudice Genoveffa
Le suggerisco di attivare un suo spazio di psicoterapia affinché possa trovare gli strumenti per liberarsi dal senso di colpa e vivere più serenamente i rapporti con la sua famiglia.
Un caro saluto,
Dott.ssa Del Giudice Genoveffa
Buongiorno, grazie per questa condivisione, ci sono tantissimi spunti su cui poter lavorare. Innanzitutto, percepisco molta frustrazione e disagio nelle sue parole. Le suggerisco un percorso personale per andare ad approfondire quali siano i suoi bisogni e le ragioni per cui "non regge più" la situazione. Dalle sue parole sembrerebbe che sua sorella l'aiuto lo abbia cercato e trovato. Non sempre da un'ottica esterna si può riuscire a comprendere i progressi: spesso i percorsi non sono lineari ma presentano alti e bassi. Ritengo che riporre fiducia nei confronti di sua sorella, e dei medici presso cui si trova in cura, lasciando che siano loro a stabilire di cosa è necessario che la famiglia venga a conoscenza, e di cosa no, sia un primo passo importantissimo. Quello che le posso suggerire è di lavorare sul suo disagio personale, che viene esplicitato nelle sue ultime frasi, che sembrano essere a tutti gli effetti una richiesta d'aiuto. Rimango a disposizione sia online sia in studio. Dr.ssa Laura Raco
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