Buongiorno, vi scrivo per avere un parere su come potere agire riguardo ad una situazione che intere

19 risposte
Buongiorno, vi scrivo per avere un parere su come potere agire riguardo ad una situazione che interessa il rapporto tra me e mia madre.
Premetto che ho già concluso un percorso di terapia e che quindi riesco ad analizzare piuttosto bene determinate dinamiche interne alla mia famiglia, ma ci sono periodi in cui la situazione diventa ingestibile.

In breve, ho superato da poco i 25 anni ed ogni volta che entra "un uomo" nella mia vita a livello affettivo il rapporto tra me e lei si incrina: tendenzialmente non essendo mai quello giusto (per i suoi canoni) attua dei meccanismi tossici nei miei riguardi come: svalutazione, silenzio punitivo ed un continuo mettermi a paragone (anche in maniera velata) con mio fratello più piccolo di qualche anno.
Ad esempio sovente mi rinfaccia che ho avuto "molti ragazzi" (sono stata fidanzata 3 volte....) e che "lei ha dovuto sopportarli, esssendosi rivelati uno peggio dell'altro": come se le mie relazioni fossero state a tre con lei inclusa, come se fosse una colpa incappare in persone sbagliate od ancora come se fosse una colpa non prevedere l'epilogo di una relazione. (Ha da sempre avuto una relazione tossica con mio padre e quindi forse vedendomi come un prolungamento di sè stessa vuole farmi evitare situazioni che lei vedrebbe a rischio per sè stessa.)
Ma vengo al punto focale: a novembre dell'anno scorso ho conosciuto fortuitamente un ragazzo, siamo usciti a lungo, dapprima come "amici" e solo dopo svariati mesi di assidua frequentazione adesso siamo fidanzati e per la prima volta posso dire di stare costruendo (lavorando su me stessa in primis) un rapporto sano e di essere felice: non è stato e non è tutt'ora facile disinnescare determinati meccanismi che mi porto dalle precedenti relazioni tossiche che ho avuto e da i traumi che ho adolescenziali (attaccamento, paura dell'abbandono..) insomma sono serena e mi sento amata e rispettata per la prima volta.
Da quando ho fatto presente a mia madre che questa relazione si era evoluta in qualcosa di più che una sola amicizia, la situazione è esplosa. Dapprima tentava di convincermi che "lo avevo scelto solamente perchè ero rimasta sola, essendo rimasta senza amiche" (dato che durante quel periodo ho avuto un forte litigio con una mia amica storica e ci siamo allontanate e mi sono ritrovata "sola"); successivamente con scherno mi diceva che " avevo trovato il toy-boy, il bambino da crescere" (dal momento che lui è più piccolo di appena tre anni), fino ad arrivare ad oggi che sostiene "che qualcuno (lui) mi stia instillando qualcosa in testa che mi faccia allontanare da lei e me la faccia vedere come il male, perchè sono cambiata".
Più volte le ho detto che lei non è il tema di conversazione delle mie uscite, e più volte le ho detto che non avrebbe logicità (da parte del mio fidanzato) il volermi allontanare da lei se neanche la conosce, ma tutto è vano ed anzi sostiene "che lui abbia gli occhi cattivi perchè lo ha visto nella foto di whatsapp".
Dato che si è mostrata infastidita anche solo al sentire pronunciare il nome del mio ragazzo, non ne ho più fatto menzione -da tempo- in sua presenza ed anche se la cosa mi faceva stare male l'ho compresa ed accettata.
Sa bene che per ora non sto attraversando un periodo facile, essendo che ho perso delle amicizie per me molto importanti e sa solo ferirmi dicendomi frasi come "e certo che non hai più amiche e non ti vuole più nessuno, guarda come sei" oppure ancora sa benissimo che per ora non ho un gruppo coeso ed esco saltuariamente con amicizie occasionali ma di base esco sempre con il mio ragazzo e per mettermi in difficoltà mi chiede sempre "con chi esci stasera" e se le rispondo dicendole i nomi sbuffa dicendomi che non ci crede e mi manda a fanc..lo.
Credetemi che ho provato e provo tutt'ora ad imporre dei limiti sani, visto che ha avuto spesso atteggiamenti invadenti che ledono quella normale privacy ed autodeterminazione di cui tutti dovrebbero dover essere padroni, ma il risultato è stato privarmi della parola e addossarmi le colpe del fallimento del rapporto madre-figlia (giustamente lei è esente da qualsivolgia responsabilità.)
Difatti dice sempre che "la lascio sola, che la attacco, la tratto male", quando in realtà ogni volta che tento di esprimere i miei sentimenti ovvero il mio disagio mi prende per "pazza" o inizia ad urlare rendendo la conversazione ingestibile, o mi chiama "stronza" semplicemente perchè non urlo e non cedo a questi suoi atteggiamenti.
Ho provato anche a spiegarle sotto il profilo psicologico alcune cose e mi ha detto "che la mia psicologa mi ha rovinata e che ormai con ste quattro cazzate di psicologia che leggo mi sento onnipotente", chiaramente lo dice perchè ho rotto certi meccanismi malsani e non reagisco più come prima.
Quando sono a casa regna il silezio sovrano (meccanismo presente da sempre anche quando litigano i miei) e se provo a parlare di qualcosa mi vengono date risposte fredde che non consentono il prosieguo della conversazione; di converso ci sono brevi momenti in cui decide di parlare ed altri in cui decide nuovamente di togliermi la parola.
Noto anche che quando parlo io di qualcosa sembra sempre, stufata, annoiata quando invece qualsiasi cosa racconta mio fratello (anche stupida) è degna di attenzione, tanto che le ho detto "ti lamenti sempre di non avere rapporto ma quando ti coinvolgo in qualcosa mi dici sempre e solo che sono cazzate. Non è che può parlarsi sempre e solo di lavoro o di studio, non puoi decidere tu gli argomenti di una conversazione."
In tutto ciò mio fratello ha avuto anche le sue esperienze fallimentari in ambito amoroso, ed è alla terza relazione anche lui, però può tranquillamente parlare della sua ragazza (addirittura li ho beccati mentre erano in videochiamata tutti e due insieme con mia madre), raccontare cose inerenti etc.
Mio padre, qualora ve lo stiate chiedendo è pressochè inesistente, anzi se mi dà ragione su qualcosa viene colpevolizzato da lei e litigano tra loro, quindi si fa i fatti suoi e mio fratello peggio di mio padre assente totalmente.
Ora, penso sia inutile tornare in terapia perchè io il lavoro su me stessa lo sto continuando a fare ed attualmente non ho la possibilità di allontanarmi da casa (lo avrei già fatto e non sarei qui a chiedere consigli) ma lei (cosìn come gli altri componenti) ha rifiutato più volte aiuto da parte di uno psicologo perchè "lei non ne ha bisogno": so che non posso cambiarla in alcun modo. Ormai casa mia è diventato un luogo di affanno e di ansia, e sto bene solo quando sono fuori, quando rientro cerco solo di impormi di essere tranquilla e di pensare ad altro. Per la prima volta provo quasi dell'astio nei suoi riguardi, e ho difficoltà a guardarla negli occhi perchè vorrebbe farmi sentire in colpa sostanzialmente per vivere la mia vita, vita normale fatta di fallimenti e fatta di soddisfazioni.
Vi chiedo dunque un consiglio su come far fronte a questa situazione e che atteggiamento adottare
Grazie per il tempo impiegato nel leggermi e grazie in anticipo alle risposte di tutti voi Dottori.
Buongiorno cara utente, è chiaro che il comportamento di tua mamma sia tossico e ti crea grande stress e sofferenza. Anche se hai già fatto un percorso di terapia potrebbe essere utile un ulteriore supporto, magari saltuario, che possa aiutarti a gestire le varie situazioni che nel frattempo si presentano, evitando così che le problematiche si accumulino. Potresti valutare la possibilità di scegliere un professionista diverso in modo da avere un punto di vista alternativo. Ti auguro il meglio. Resto a disposizione per qualsiasi informazione, disponibile anche online. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.

Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, mi spiace per questa dinamica che, per quello che mi arriva dalle sue parole, sembra essere molto frustrante e dolorosa. Come scrive lei con grande consapevolezza, purtroppo e per fortuna non possiamo obbligare le persone ad iniziare un percorso psicologico se non lo desiderano e/o non ne sentono il bisogno. Ciò che può fare, posto anche che non può andare via di casa per ora, è continuare a mettere dei limiti. Può cercare di utilizzare una comunicazione più assertiva e mettere dei limiti un po’ più netti. Non con l'idea di far cambiare modalità all'altra persona (cosa che è responsabilità dell'altra persona), ma con l'obiettivo di affermarsi come individuo separato (percorso che mi sembra abbia già iniziato). Ad esempio: se si trova in una conversazione nella quale riscontra che si stanno superando dei confini che lei vuole mantenere, potrebbe comunicare chiaramente che visto che la conversazione la sta facendo sentire in quel modo (specificando il modo), se non vengono rispettate determinate modalità di comunicazione, lei abbandonerà la stanza. Mettere dei confini è complesso. Soprattutto è difficile mettere dei confini interni, quando l’altra persona ha un ruolo così importante nella nostra vita, ma questo credo che già lo sappia. Continuando a lavorare su di sé e diventando sempre più “strutturata”, separandosi emotivamente e psicologicamente dall’altra persona, mettendo anche una distanza fisica quando potrà, potrebbe riuscire con il tempo a trasformare questo suo vissuto di ansia e di affanno in qualcosa di meno doloroso. Si tratta di un percorso lungo e difficile, lo comprendo. Si dia del tempo e se pensa che possa esserle di supporto richiedere nuovamente un aiuto psicologico, la invito a farlo. A disposizione, Dott.ssa Eloisa Dasara
Gentilissima utente, grazie per aver condiviso in modo così dettagliato e onesto la tua esperienza. La tua situazione evidenzia dinamiche relazionali complesse e difficili, che possono essere analizzate da una prospettiva psicologica sistemico-relazionale.
Innanzitutto, è importante riconoscere che il rapporto con tua madre non esiste in un vuoto, ma è parte di un sistema più ampio, un’interazione continua tra te, lei e gli altri membri della tua famiglia. La tua descrizione suggerisce che tua madre ha difficoltà ad affrontare il cambiamento, specialmente quando ciò comporta la tua indipendenza e la tua realizzazione personale in nuove relazioni affettive. Le sue reazioni possono riflettere ansie profonde, e la proiezione delle sue insicurezze sul tuo vivere la tua vita affettiva è un modo per mantenere un senso di controllo e sicurezza nel proprio mondo emotivo.
Ecco alcuni punti che potrebbero aiutarti a gestire meglio questa situazione:
1. Stabilire e mantenere limiti chiari: Hai già mostrato di avere consapevolezza dei tuoi limiti e della necessità di difendere la tua autonomia. È fondamentale continuare a stabilire confini chiari per proteggerti dalle interazioni tossiche. Potresti farlo esprimendo direttamente, ma con calma, le tue esigenze: “Quando parli in quel modo delle mie relazioni, mi sento ferita. Vorrei che potessimo parlare in modo più rispettoso”.
2. Comunicazione assertiva: Lavora sulla tua capacità di esprimerti in modo assertivo. Utilizza dichiarazioni in prima persona per esprimere i tuoi sentimenti (“Mi sento…” invece di “Tu fai…”), evitando di incolpare e focalizzandoti sulla tua esperienza. Ciò potrebbe aiutarla a comprendere il tuo punto di vista senza sentirsi attaccata.
3. Identificare e gestire le emozioni: È normale provare astio o risentimento in situazioni che ti fanno sentire intrappolata. Consenti a te stessa di riconoscere queste emozioni senza giudizio. Lavorare su come affrontare queste emozioni, magari attraverso la scrittura o la riflessione, può rendere più facile il processo di gestione.
4. Scegliere momenti opportuni per parlare: Considera di affrontare questioni delicate in momenti meno carichi emotivamente e quando entrambi potete essere più ricettivi a una comunicazione aperta. La calma e la serenità possono incoraggiare conversazioni più positive.
5. Rimanere focalizzata sulla tua vita: Ricorda che la tua felicità e il tuo benessere non dipendono dalla sua approvazione. Cerca opportunità per rafforzare la tua identità e la tua vita al di fuori di casa, interagendo con amici e attività che ti facciano stare bene.
6. Ricerca di supporto esterno: Non è necessario tornare in terapia, ma il supporto da amici, gruppi di sostegno, o anche forum online può offrirti uno spazio per condividere le tue esperienze e ricevere sostegno. La condivisione con chi ha vissuto esperienze simili può rivelarsi molto utile.
7. Educazione e consapevolezza: Se possibile, potresti considerare di condividere risorse che affrontano le dinamiche familiari e le relazioni tossiche, sperando che possa riconoscersi in alcune delle tematiche, anche se il rischio è che possa respingerle.
Infine, è importante che tu non perda di vista la tua crescita personale e il tuo diritto a vivere una vita felice e appagante. Le dinamiche familiari sono complesse e cambiare il modo in cui ti relazionerai con tua madre richiederà tempo e pazienza. Concentrati su te stessa, sulla tua evoluzione e sulle scelte che ti portano verso relazioni più sane e soddisfacenti. Grazie ancora per aver condiviso la tua esperienza e ti auguro il meglio nel tuo percorso. Rimango a tua disposizione per un eventuale colloquio conoscitivo.
Dott. Cordoba
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Salve, Lei è giovane e immagino avrà un progetto per il Suo futuro lavorativo in modo da rendersi indipendente e scegliere il tipo di vita che vuole fare. Quello che posso suggerirle, visto che si sente attaccata da Sua mamma nel profondo, di evitare di metterla a parte delle relazioni a cui tiene. Insomma di raggiungere una autonomia emotiva. Un caro saluto.
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua esperienza. Dalle sue parole il rapporto con sua mamma sembra essere doloroso, frustrante e difficile da gestire. E' evidente però il lavoro già svolto ed è chiaro che ha già raggiunto una buona consapevolezza delle difficoltà che ci sono in questo rapporto. Potrebbe esserle utile continuare a stabilire con lei limiti e confini precisi e solidi, in modo tale che non vengano invalidate le sue esperienze e relazioni e che non venga sminuita per le scelte che ha fatto. Potrebbe anche esserle utile valutare l'idea di lavorare sulla sua autonomia, dandosi degli obiettivi per potersi allontanare da casa, cosa che al momento le sembra impensabile, ma che le permetterebbe di essere maggiormente indipendente e potrebbe facilitare l'impostazione di tali limiti e confini. Sarebbe anche interessante capire come mai proprio adesso sente quasi un astio nei suoi confronti e che significato possa avere. Capisco che al momento dice che sarebbe inutile un nuovo percorso con un professionista ma potrebbe esserle utile per continuare a esplorare questo momento particolare della sua vita e per fare ulteriore maggiore chiarezza dentro di sé. In bocca al lupo!
Buongiorno cara utente, dalle sue parole percepisco il disagio che prova. Si evince la difficoltà che si presenta in quei momenti in cui tenta di condividere le sue esperienze di vita quotidiana con la sua famiglia con l'obiettivo di avviare uno scambio comunicativo sano e costruttivo, ma qualcosa incappa in questo processo.
E' probabile che oggi si trovi in un periodo di vita in cui sente la necessità di un cambiamento, guardando al mondo con occhi diversi, in cui si vuole fare spazio alla costruzione di una propria progettualità, che inglobi anche la costruzione di nuove relazioni.
Questo è un passaggio molto delicato che richiede pazienza e determinazione e a volte bisogna imparare a "lasciar andare" qualcosa, per poter superare l'ostacolo e andare avanti sulla strada delle possibilità.
I colleghi le hanno già fornito ottimi suggerimenti, io le consiglierei di continuare il suo percorso personale riformulando i Suoi nuovi e attuali obiettivi. Il lavoro su di sé è qualcosa che non ha una fine, ma è un percorso in continua evoluzione.
Un caro saluto.
Dott.ssa Di Mari Nicolina
Gentile utente, grazie per la sua condivisione. Capisco bene la sua storia, da quello che scrive mi sembra anche consapevole delle dinamiche che ha intorno e in cui si trova. Il lavoro su se stessi è molto importante, va bene che dice che adesso il suo percorso l'ha terminato però tenga conto che i periodi della vita evolvono insieme a noi quindi agli aspetti già trattati se ne aggiungono altri. Mi sembra anche di capire che i comportamenti di sua madre e della sua famiglia in generale influiscono ancora, questo è normale perché la famiglia d'origine resta sempre un pò quella che abbiamo conosciuto sin da piccoli e le differenze a un certo punto diventano più evidenti e come nel suo caso difficili da gestire perché vi trovate in posizioni diverse. Sicuramente il percorso che ha fatto le ha portato una buona maturazione e questo se lo deve tenere stretto, capisco che è facile ritrovarsi a vivere situazioni difficili insieme ai familiari ma è importante che quello che ha raggiunto se lo rammenti sempre, che ha valore come persona al di là di quello che le viene detto. Per sua madre e per gli altri componenti c'è poco da fare, la richiesta di sostegno deve essere un pensiero volontario, ecco perché è fondamentale che lei resti presente a se stessa con le conquiste che ha fatto. Resto a disposizione comunque. Cordiali saluti, dott.ssa Carla Dilaghi
Carissima, avverto tutta la sua insofferenza e dispiacere per la situazione familiare che descrive e per la relazione con sua madre.So che non la consola, ma posso dirle che è frequente questo rapporto conflittuale tra madre e figlie femmine, mentre il maschio si "salva" sempre, anche se poi non è detto per il futuro. Lei è molto consapevole delle dinamiche che vive e ha fatto un percorso psicoterapeutico, non so se per questo. I suggerimenti che mi sento di darle sono di ordine pratico. Metta al primo punto la possibilità di diventare indipendente. é molto difficile oggi per un giovane, ma si dia questo obiettivo, vagliando tutte le possibilità per farlo. Sopporterà molto meglio la situazione sapendo che sono gli ultimi anni che sta vivendo lì. Un'altra cosa che può fare è limitare le informazioni con sua madre. Sarà accusata di non parlare più, ma potrà sempre dire che lo farà quando si sentirà meno giudicata e controllata. Oppure risponderà con il silenzio, che mi pare dal suo racconto sia una modalità utilizzata in casa. Sento molto dolore quando parla dei problemi di amicizia che ha avuto. Forse può valere la pena di dedicargli tempo e attenzione ? le amicizie sono affetti e sostegni quando funzionano. Magari qualche incontro con la sua terapeuta. Tanto la conoscenza di noi stessi non finisce mai...Spero di esserle stata utile, rimango a disposizione, la saluto cordialmente dott.ssa Silvia Ragni
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Carissima ho letto il suo racconto-sfogo e credo che sia davvero faticoso e doloroso il percorso di consapevolezza che sta affrontando. Possiamo razionalizzare e comprendere i comportamenti conflittuali e denigratori, ma l'amore negato rimane fonte di dolore. Le consiglio un libro adatto alla situazione "madri che feriscono- liberarsi dalla loro influenza per rinascere" l'autrice è una terapeuta francese Anne-Laure Buffet. Sento anche di consigliarle di non negarsi la possibilità condividere il suo dolore con un professionista perchè credo che essere accolti ed ascoltati sia un bisogno da soddisfare. Un caloroso abbraccio. Sono a disposizione per necessità. Dott.ssa Anna Verrino
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Buon giorno.
Ascoltando le tue parole mi sembra che tu abbia messo a frutto il percorso di terapia che hai concluso, potendo riconoscere le dinamiche presenti in famiglia.
E' indiscusso che è sempre importante il contributo che hanno le relazioni familiari sui figli (ognuno di noi, se non lo è, lo è stato), come che per ogni figlio è importante potersi sentire visto e riconosciuto nel suo essere, lungi dalle attese del genitore. Apprezzo la chiarezza con cui ti esprimi, l'onestà nel dire che provi quasi astio nei riguardi di tua madre; mi domando se anche questo è il frutto, non gratuito ma significativo, del tuo percorso. Tu sai di avere una buona propensione a lavorare su di te e chiedi un consiglio.
Come non hai la possibilità di allontanarti da casa, ci sono limiti oggettivi nelle nostre possibilità di "cambiare" l'altro: sembri avere le idee molto chiare su questo e sul fatto che "l'altro" non può essere cambiato. Non ci sono limiti invece nella responsabilità (nella capacità di dare risposta, nell'essere respons-abile) verso noi stessi. Nella nostra possibilità di "cambiare", di evolverci e di trasformarci in persone migliori.
Te lo dico perché hai tutte le carte per guardare al senso di colpa di cui parli, e che dici che tua madre vorrebbe farti sentire. Sarò più chiaro: se non lo senti ogni volere di tua madre non può toccarti né condizionarti nel vivere la tua vita; se e nella misura in cui lo senti e lo puoi riconoscere come appartenente a te (ogni persona deve poter conoscere il proprio rapporto con la rabbia, ...l'astio di cui parli, e con la colpa, per poter scegliere di vivere le proprie relazioni) tua madre ti sta offrendo una straordinaria possibilità per crescere come persona e per conoscerti oltre ciò che già sai di te.
Limitare il dialogo non può non funzionare: questo atteggiamento (sembra che sia successo lo stesso nelle tue relazioni amicali) tuttavia rischia di limitare anche la possibilità di ascolto e dialogo con te stessa. Puoi darti piccole e progressive occasioni per conoscere meglio questa "colpa"? Se un giorno dovessi scoprire dove ha origine, a cosa si collega, e forse che è fuori luogo e infondata, potresti essere grata a lei, perché ciò che ti ha permesso di scoprire è tuo e puoi farne tesoro nella tua di vita.
Chissà che, unendo la tua capacità di analisi con la possibilità che puoi darti di ascoltarti, di ascoltare e comprendere dove originano le tue emozioni e il tuo sentire, un giorno potrai dire a tua madre come ti ha fatto sentire relazionarti con lei. Se puoi vedere te puoi anche vedere gli altri, e dar prova del fatto che ci sei e li vedi. Questo a volte può disinnescare dinamiche, anche molto radicate.
Forse mettere in discussione e prendere distanza dal modo di relazionarti che la tua famiglia ti propone (prevedibile, limitato e svalutante) ti potrà aiutare a guardarti in modo diverso, più profondo, e ad allontanarti (non più solo simbolicamente) da casa. Ti assicuro che nessuno è nato per vivere la sua vita all'interno della casa di origine.
Scegliere di ascoltarti, di ampliare il modo di vederti e di sentire, dipende da te. Uno psicologo ti può sempre aiutare, ma nessuno può sostituirsi a te ascoltando e esprimendosi al posto tuo (del resto ne hai una buona capacità): possiamo soltanto essere accompagnati, finché lo vogliamo, ed essere grati di ciò che abbiamo vissuto.
Non temere il conflitto e il dolore emotivo: è temerli che limita e fa soffrire. Ti lascio con una frase di Gibran "Quanto più a fondo scava il dolore nel vostro essere, tanta più gioia potrete contenere".
Puoi darti spazio.
Ti auguro la gioia che meriti.

Dott. Giorgio Conti
Gentilissima, grazie per aver condiviso la tua esperienza.
Sicuramente il percorso che hai intrapreso ti ha aiutato a sviluppare una maggiore consapevolezza della situazione familiare che stai vivendo. Per quanto riguarda tua madre, hai detto bene, è difficile cambiare gli altri, ma sicuramente possiamo lavorare su come noi possiamo approcciarci agli altri per comprendere anche quale possa essere un possibile punto di incontro. Esistono diverse strategie che possono fare al caso tuo, per cercare di comprendere se il rapporto con la tua figura materna può evolvere nel miglior modo possibile. Il fatto che lei abbia rifiutato il tuo consiglio di confrontarsi con uno specialista, è un chiaro segnale di quanta paura tua madre abbia di fare chiarezza su se stessa e sul rapporto che ha deciso di istaurare con te. E' presente una forte componente di controllo e questo è evidente. Ti consiglio di approfondire e cercare di trovare la chiave di volta per far virare il vostro rapporto. Sarebbe auspicabile parlarne con la terapeuta che ti ha seguita e provare a trovare insieme una strategia che possa aiutare tua madre a fare chiarezza prima di tutto con se stessa.
Rimango a tua disposizione per ulteriori approfondimenti.
Dott.ssa Carla Trovato
È chiaro che stai affrontando dinamiche familiari complesse e dannose. È importante mantenere i confini personali e la tua autonomia emotiva. Continua a concentrarti sul tuo benessere e sulla relazione positiva che stai costruendo. Potresti considerare strategie comunicative assertive e distanziarti emotivamente quando necessario per proteggerti. Cerca supporto esterno per affrontare questa sfida. Rimango a disposizione. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Gentilissima,
grazie per la tua condivisione, è una situazione molto complessa, ma complimenti per l'analisi che ha portato e le deduzioni riportate, sembra essere molto cosciente della situazione. Risponderle diventa, tuttavia, complesso. E' evidente che ha lavorato su di sé con un professionista in modo eccellente e l'aiuto della sua terapeuta potrebbe essere essenziale anche ora poiché alcune tematiche e situazioni potrebbero essere già emerse nel precedente percorso e tornarci per esaminarle tramite una nuova prospettiva o con un intento osservativo diverso potrebbe aiutarla. La risoluzione e il nuovo modo di affrontare questa situazione e nuova dinamica instaurata con sua madre dipende solo da lei e dalle 'conclusioni' (tra virgolette perché conclusioni non sono mai definitive in un percorso psicologico) che ne deduce da un percorso psicologico che ti permetterà di comprendere anche semplicemente cosa vuoi davvero e come puoi stare meglio, così come cosa puoi fare per stare meglio. Mi rincresce non poter dare una spiegazione o aiuto maggiormente definito ma in questo caso, visto quanto sono delicate, complesse e particolari le relazioni, soprattutto genitore-figlio, è complicato dare un consiglio sul da farsi senza che vi sia un riscontro dei tuoi desideri, dei tuoi vissuti ed emozioni e della complessità della vostra relazione. Anche per comprendere questi aspetti e trovare una "soluzione" più congeniale comunque si necessiterà di un percorso psicologico/psicoterapeutico proprio per via delle dinamiche di cui -sicuramente sei a conoscenza tramite il tuo percorso- e di quelle nuove che sono implicate. Dunque, forse, il suggerimento più efficace in questo momento è quello di contattare la tua psicoterapeuta e avere un colloquio con lei per un riscontro che possa soddisfarti maggiormente.
Spero di averle dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esiti a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
Gentile utente,
grazie per aver condiviso la sua storia, non dev'essere stato facile condensare una relazione così importante in così poche battute.
Ho letto attentamente quello che scrive e vorrei offrirle delle riflessioni sperando possano esserle utili per gestire questo momento così difficile.

Come le etichette che troviamo sugli alimenti del banco frigo, le parole di di sua madre sembrano influenzare molto la sua percezione della realtà, correndo il rischio di condizionare negativamente anche il modo in cui vede te stessa e la sua relazione. Il silenzio punitivo, le svalutazioni e i continui paragoni con suo fratello sembrano essere strumenti che sua madre usa per scoraggiare la sua autonomia e per riaffermare il ruolo che lei ha nella vostra dinamica familiare.

Potrebbe riflettere su cosa vuole ottenere quando dichiara di voler modificare il suo modo di relazionarsi con sua madre. Quando pensa a sua madre, quali sono le prime parole che le vengono in mente? Quali aspettative ha sua madre nei suoi confronti? E lei, cosa si aspetta da sua madre? In che modo queste aspettative influenzano il suo modo di relazionarsi con lei? Queste domande possono aiutarla a capire meglio le sue emozioni e le sue aspettative.

Un'altra riflessione importante riguarda i suoi comportamenti attuali. Cosa fa di solito quando sua madre la critica? Questi comportamenti la aiutano a raggiungere o la allontanano da quello che vuole ottenere? Capire questo può aiutarla a identificare nuove strategie più efficaci.

Infine, la invito a chiedersi cosa succederebbe se smettesse di cercare di compiacere sua madre. Questo può aiutarla a vedere le cose da una prospettiva diversa e a trovare nuovi modi di affrontare la situazione.

Questi suggerimenti sono pensati per aiutarla a riflettere sulla sua situazione e trovare delle soluzioni che funzionino per lei. Se sente il bisogno di un supporto più approfondito, potrebbe essere utile considerare un percorso di psicoterapia che le offra uno spazio sicuro per esplorare le sue emozioni e sviluppare strategie specifiche per il suo caso.

Un caro saluto,

Dr.ssa Flavia Serio
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso la sua situazione.
Credo che, date le complessità che riporta, a prescindere dall'aver già effettuato un suo percorso, sarebbe indicato rivolgersi a un professionista così da capire assieme come procedere.
E' infatti estremamente complesso poter inquadrare la situazione basandosi solo su queste informazioni, anche se molto dettagliate.
Cordiali saluti
Dott.ssa Gaia Giulia Angela Sacco


La situazione che descrivi con tua madre sembra riflettere una dinamica complessa e dolorosa che ha radici profonde nel vostro rapporto e nella storia familiare. Dal punto di vista psicoanalitico e psicodinamico, possiamo comprendere che il comportamento di tua madre potrebbe essere influenzato dai suoi conflitti interiori non risolti, dalle sue esperienze passate e dalle sue paure. Spesso, quando i genitori hanno difficoltà a gestire le proprie emozioni e i propri traumi, possono proiettare queste difficoltà sui figli, creando dinamiche tossiche e difficili da gestire.

Il tuo lavoro terapeutico precedente ti ha fornito strumenti preziosi per riconoscere e analizzare queste dinamiche, e questo è già un grande passo avanti. Tuttavia, ci sono momenti in cui la consapevolezza non è sufficiente per cambiare una situazione così radicata e complessa. Il comportamento di tua madre, che include svalutazione, silenzio punitivo e confronti con tuo fratello, sembra essere un tentativo di mantenere un controllo emotivo su di te e di evitare di affrontare le proprie insicurezze e paure.

La tua decisione di non menzionare più il tuo fidanzato in sua presenza può sembrare un compromesso temporaneo per evitare conflitti, ma rischia di alimentare ulteriormente il ciclo di silenzio e tensione. È comprensibile che tu voglia evitare discussioni e critiche, ma questo approccio può anche portarti a reprimere i tuoi sentimenti e desideri, il che potrebbe aumentare il tuo stress e il tuo disagio.

Per affrontare questa situazione, potresti considerare alcune strategie:

1. Continua a stabilire limiti sani: Anche se tua madre reagisce negativamente, è importante che tu continui a stabilire e mantenere i tuoi limiti. Questo può significare essere chiara e ferma riguardo ai tuoi bisogni e alle tue decisioni, senza sentirti in colpa per vivere la tua vita.

2. Pratica l'auto-compassione: Riconosci che stai facendo del tuo meglio in una situazione difficile. Prenditi del tempo per curare te stessa, fare attività che ti portano gioia e cercare il supporto di amici e persone care che comprendono e rispettano i tuoi sentimenti.

3. Considera la mediazione familiare: Se tua madre è aperta a questa possibilità, la mediazione familiare può essere un modo per facilitare una comunicazione più efficace e meno conflittuale. Un mediatore può aiutare a gestire le conversazioni in modo che entrambe possiate esprimere i vostri sentimenti e bisogni in un ambiente sicuro.

4. Esplora ulteriormente il supporto terapeutico: Anche se hai già fatto un percorso di terapia, potrebbe essere utile continuare con un supporto psicologico per affrontare le sfide attuali. Un terapeuta può offrirti nuovi strumenti e prospettive per gestire la situazione e per continuare a crescere e svilupparti emotivamente.

5. Trova momenti di distacco emotivo: Quando sei a casa e le tensioni sono alte, cerca momenti di distacco emotivo per proteggere la tua salute mentale. Puoi fare questo attraverso tecniche di mindfulness, meditazione o semplicemente prendendoti del tempo per fare attività che ti rilassano e ti ricaricano.

Invito te a considerare un consulto con me, dove potremo esplorare ulteriormente queste strategie e trovare modi per gestire la situazione in modo che tu possa vivere la tua vita in modo più sereno e soddisfacente. La tua felicità e il tuo benessere sono importanti, e meriti di vivere una vita piena e appagante senza sentirti costantemente in colpa o svalutata.

Ti ringrazio per aver condiviso la tua storia e spero di poterti aiutare a trovare la pace e la stabilità che cerchi.
M.G.
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Buon pomeriggio cara,
il modo lo puoi costruire continuando il lavoro che fai lavorando su di te.
Se desideri affinarlo, contattami.
Un caro saluto
Dott. Claudio Cianci
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico
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