Buongiorno, sono una studentessa di 23 anni e soffro di ansia con episodi depressivi dal secondo ann

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Buongiorno, sono una studentessa di 23 anni e soffro di ansia con episodi depressivi dal secondo anno di università.
In questo ultimo periodo sono in un periodo di crisi e sono seguita da una specialista ormai da 4 anni con periodi di pausa nei momenti in cui non sentivo particolari esigenze; non riesco più a studiare, a concentrarmi e l’ultimo esame che devo dare sta diventando un’agonia, ogni giorno mi sveglio sempre più tardi e non riesco a fare niente se non fissare il libro e non riuscire a capire niente di ciò che è scritto.
Il fatto che io sia fuoricorso mi provoca molta ansia e non riesco a perdonarmi il fatto di aver procrastinato così tanto alcuni esami anche se sono molto soddisfatta della mia media, tutti hanno un obiettivo, si sono laureati già da tempo e io mi sento indietro poiché oltre a non avere delle aspirazioni e non riuscire a terminare il mio percorso non ho una relazione da molto tempo e il fatto di essere costantemente circondata da coppie non aiuta…
Inoltre da essere una ragazza socievole ed estroversa da qualche anno mi sono chiusa in me stessa e ho la percezione di aver perso la facoltà di comunicare con gli altri, molto spesso rimugino così tanto su cosa dire che non riesco nemmeno ad esprimermi, a parlare e tutto ciò ha fatto sì che io interrompessi ogni relazione nuova che mi si profilava davanti.
Mi sento sempre inferiore dal punto di vista intellettuale a qualsiasi persona con la quale mi interfaccio e penso sempre che qualsiasi approccio nei miei confronti sia dato dal mio aspetto fisico poiché non ho una personalità e sono una persona vuota, noiosa e poco interessante.
Non ricordo più niente del mio passato e la mia memoria vacilla sempre di più, inoltre ho un mal di testa costante che ricorda la sensazione di malessere quando stai per addormentarti ma sai che devi rimanere vigile, ho sempre sonno e una sensazione di stordimento, per non parlare della nausea che mi accompagna ogni giorno dal primo attacco di panico; se non fosse per i miei genitori che mi sollecitano a svolgere piccole mansioni e rimarrei a letto tutto il giorno.
La mia psichiatra mi ha detto che soffro di ipersonnia e di depressione maggiore, mi ha prescritto dei farmaci che prendo da due/tre mesi ormai ma non sento alcun miglioramento e la cosa mi spaventa molto, mi sento una fallita sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista “lavorativo” e mi sto pian piano arrendendo al fatto che non ci sarà via d’uscita.
Da quando sono in cura con lei sono riuscita a risolvere alcuni problemi ma non mi sento più la stessa e non sono felice da molto tempo, mi sembra quasi che qualsiasi segno di miglioramento sia effimero è destinato a non durare nel tempo.

Da quanto stavo male in questo periodo ho supposto di avere qualche deficit cognitivo o una malattia neurologica poiché qualsiasi cosa dicessi o facessi sembrava non avere apparentemente senso, tutt’ora ne sono convinta ma ogni volta che manifestavo questa mia idea venivo derisa da tutti quindi ho iniziato a non farne più parola con nessuno.

La mia terapia al momento è: un cymbalta la mattina e uno la sera, un wellbutrin la mattina e lamictal appena sveglia.
Ho bisogno di un vostro consiglio e soprattutto di rassicurazioni in merito alla mio disturbo.
Ed effettivamente la rassicuro.
Credo faccia bene a proseguire il suo rapporto con la psichiatra, anche se SEMBRA che sino ad oggi sia servito a poco. La sua parrebbe davvero una forma malinconica, anche abbastanza grave, poco rispondente ai farmaci. Ma queste forme, così dolorose, così terribilmente pesanti (in ogni senso), passano. Purtroppo nessuno sa quando (e forse anche perchè e come).
Le auguro tutto il bene del Mondo.

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Penso che i suoi sintomi siano l'espressione di un malessere che non vada sottovalutato.
A quest'età solitamente l'insorgenza un malessere rappresenta la difficoltà a sostenere un passaggio verso una condizione di maggiore autonomia, cosa non sempre facile da realizzare.
Penso che lei debba essere "accompagnata", in senso psicoterapico, in questa fase e che i farmaci non siano sufficienti né risolutori del suo problema.
Sono convinta che oltre ai farmaci ( che non cita) dovrebbe fare un percorso psicoterapeutico cognitivo-comportamentale

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