Buongiorno, sono una ragazza di 30 anni, lavoro da ormai 6 anni, ma vivo ancora con i miei genitori.

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Buongiorno, sono una ragazza di 30 anni, lavoro da ormai 6 anni, ma vivo ancora con i miei genitori. Sono figlia unica e questo ha sicuramente influito sul forte attaccamento affettivo con i miei genitori. Da ormai circa un anno la situazione è diventata però ingestibile, ovvero da quando ho chiuso una relazione di 10 anni con una persona con cui non avevo più nulla in comune e non ero più in sintonia. Ammetto che i primi mesi dopo aver chiuso la relazione, sono stati difficili sia per me, che per i miei genitori. Ho dovuto riprendere in mano la mia vita e stravolgerla. Andava tutto bene, in casa con i miei avevamo trovato un equilibrio ed io ero tornata a star bene. Questo equilibrio però è venuto a mancare nel momento in cui ho iniziato ad uscire con un nuovo gruppo di amici. Da quel momento in poi sono iniziate infatti le pressioni dei miei, discorsi sul fatto che ho già buttato 10 anni della mia vita per una relazione sbagliata, che a 30 anni dovrei sistemarmi ed il tempo passa. In questo gruppo di amici, c'era un ragazzo interessato a me, che ha tentato di avvicinarsi. Da parte mia non era scattato nulla, non mi aveva colpito granché, ma a seguito di queste pressioni e di quei discorsi dei miei, decido di dargli un'opportunità ed iniziamo ad uscire. Sono stata subito chiara sul fatto che erano pochi mesi che avevo chiuso una relazione di 10 anni, avevo ancora i "postumi" e non ero ancora pronta a buttarmi a capofitto in una relazione. Questa cosa è stata totalmente ignorata, infatti dopo solo una settimana di uscite in amicizia, mi sono ritrovata in una relazione seria, con lui che correva come un treno e diventava ogni giorno più morboso. I miei genitori avevano preso bene l'inizio di questa relazione, perché indubbiamente era un bravo ragazzo, di buona famiglia e con un buon lavoro. Mi sono ritrovata quindi in gabbia, senza volerlo minimamente. Più passava il tempo e più sentivo però di non avere nulla in comune con questo ragazzo, non mi faceva impazzire fisicamente, aveva un carattere un po' particolare, insicuro, sempre sulla difensiva ogniqualvolta mi lamentavo di qualcosa, estremamente morboso (al punto da doverlo chiamare nei tragitti da casa a lavoro e viceversa e se ciò non avveniva, metteva il muso e mi trattava con distacco, facendomi sentire in colpa per ignorarlo e non dargli importanza). Ho resistito 5 mesi in queste condizioni, con una persona per cui non provavo nulla e con i miei genitori che non appena tornavo a casa mi facevano un interrogatorio su come stesse andando. Se esponevo i miei pensieri, se raccontavo loro le cose che non mi andavano bene e soprattutto non mi facevano stare bene, mi dicevano che sbagliavo io, che la perfezione non esiste, che così non sarei andata d'accordo mai con nessuno. Tutti questi atteggiamenti mi bloccavano dal prendere la decisione di chiudere questa relazione che sentivo non appartenermi. Qualche giorno fa, finalmente, sono riuscita a parlare con lui e dirgli chiaramente che non sto bene e non mi sembra il caso di continuare questa relazione prendendoci in giro a vicenda. Ora però la situazione in casa è diventata ingestibile, i miei genitori mi trattano con distacco e freddezza, ma a fasi alterne. In alcuni momenti sono i genitori amorevoli di sempre, in altri momenti invece quasi mi ignorano. Sto vivendo questa situazione malissimo, vivo perennemente nell'ansia, non riesco più a mangiare, ho spesso la nausea, il fiato corto e la tachicardia. Se provo a farli ragionare e fargli capire che al momento va bene così, che sto bene anche da sola, mi attaccano. Non so come uscire da questa situazione.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dott.ssa Greta Rossi
Psicoterapeuta, Psicologo
Carceri
Gentile utente,

dalle sue parole mi sembra di cogliere una difficoltà nel far valere i suoi diritti e le sue decisioni all'interno del nucleo famigliare. Questo la porta a prendere delle decisioni che per lei, alla fine, risultano sbagliate per non deludere le aspettative dei suoi genitori. Le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che possa aiutarla a comunicare in modo efficace con i suoi genitori e che la aiuti a indagare e modificare i pensieri che guidano il suo comportamento.
Un caro saluto
Dott.ssa Martina Panerai
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Roma
Gentilissima utente, dal suo racconto sembra emergere una rilevante necessità di veder valorizzati i suoi bisogni e veder rispettati i suoi tempi per auto-realizzarsi da parte della sua famiglia. Risulterebbe centrale l’approfondimento del suo funzionamento relazionale, sia in ambito interpersonale che intrafamigliare. Sembra trattarsi di una situazione complessa che appare limitarla nel suo processo di emancipazione, pertanto meritevole di una certa attenzione. La sua consapevolezza e la sua giovane età potranno essere, all’interno di un percorso di supporto psicologico o psicoterapico, due potenti risorse che la sosterranno nel fare ordine e addivenire a una vita relazionale soddisfacente e serena. La saluto cordialmente
Dott.ssa Alessia Bianchi
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Alessandria
Buongiorno,
Ritengo che lei abbia fatto la cosa giusta interrompendo la relazione che non la soddisfava, con un uomo che non rispondeva alle sue esigenze e di cui non era innamorata. Per quanto concerne la sua famiglia, penso che i suoi genitori abbiano bisogno di tempo per "digerire" ciò che è accaduto e comprendere che lei è felice. Se la convivenza risultasse difficile perché non optare per un piccolo alloggio per se dove potrebbe vivere senza troppe pressioni e andare a trovare i genitori ogni volta che desidera anche in base alla situazione?
A volte i genitori con l'obiettivo di proteggere i figli tendono a suggerirgli ciò che dovrebbero fare o come dovrebbero viverea è importante che sia lei a scegliere che vita desidera perché lei conosce i suoi sentimenti e sa cosa vorrebbe dalla vita.
Non si arrenda!
Buona giornata!
Dott.ssa Emanuela Carosso
Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Gentile amica, lei scrive di essere una trentenne che lavora da sei anni e che vive con i genitori. L'impressione è che l'autonomia economica non sia andata di pari passo con quella emotiva, per cui il suo principale problema, oggi, mi pare sia quello di emanciparsi ed individuarsi come adulta con una sua progettualità di vita e affettiva al di fuori dell'ingerenza dei suoi genitori.
Provi a smuoversi e si faccia aiutare da uno psicoterapeuta ad enuclearsi dalla famiglia d'origine, se vuole mettersi nella condizione psicologica di trovare un compagno di suo gradimento e crearsi una famiglia sua. Auguri.

Dr.ssa Emanuela Carosso,
psicologa - psicoterapeuta.
Buongiorno. Dalle sue parole emerge chiaramente la sfida di essere autentica nella sua famiglia e di essere accettata per ciò che realmente è. È evidente che i suoi valori divergono da quelli dei genitori, generando così conflitti e disagio familiare. La sua decisione di porre fine a una relazione insoddisfacente dimostra la sua determinazione, nonostante il dissenso dei genitori. Il processo di cambiamento è graduale e richiede tempo, ma sembra che lei sia già in movimento. I sintomi fisici come ansia, nausea, fiato corto e tachicardia riflettono la sfida familiare che sta affrontando, ma anche il suo impegno nel comunicare il suo benessere quando sta stare anche da sola. È comprensibile che i suoi genitori possano reagire in modo critico, dato il divario nei valori. La incoraggio a proseguire nella strada dell'espressione sincera dei suoi valori personali e della sua volontà. Le auguro ogni successo e resto a disposizione come risorsa, anche online. Cordiali saluti, Dott.ssa Elena Gambirasio.
Dott.ssa Alessandra Marano
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentilissima, riprendo una metafora da lei utilizzata rileggendola leggermente. Anche a me sembra, dalla situazione descritta, di vedere una gabbia cui resta rinchiusa senza accorgersi, ma una gabbia a più livelli. La relazione in cui si è ritrovata, un po' controvoglia da ciò che sembra di capire, è solo la più piccola delle gabbie in cui si è ritrovata. Tale "gabbietta" per di più è stata solo uno strumento funzionale a tenerla in una gabbia ben più grande: fisicamente la casa dei suoi genitori, figuratamente il ruolo di figlia non autonoma, la cui vita sentimentale deve essere approvata dai genitori. Paradossalmente, la spinta che i suoi genitori sembrano esplicitamente darle nel "sistemarsi" (immagino si riferisca ad una relazione sentimentale) non ha fatto altro, in questo caso, che lavorare implicitamente a favore della sua dipendenza dal focolare domestico e della relazione emotiva con i suoi genitori. Per rispondere alla sua domanda, uscire "dalla gabbia" non sarà certamente un lavoro facile né veloce, avendo come obiettivo primario quello di ridefinire un rapporto tra adulti, con dei confini netti ma senza per questo intaccare l'affetto reciproco. Per farlo inizierei dal porsi alcune domande, insieme ad una figura professionale utile a tale scopo, nel contesto di una psicoterapia, utili a mettere a fuoco come mai lei stia iniziando "solo" adesso ad essere insofferente a questa gabbia. A chi è utile che lei stia lì? Cosa potrebbe succedere se lei non ci stesse?
Le auguro in bocca al lupo per la sua "evasione" dalla gabbia dorata, se ha bisogno di ulteriori chiarimenti resto a disposizione!
Saluti
Alessandra Marano
Gentilissima, mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo, dalle sue parole mi arrivano molto bene la fatica e la sensazione di sentirsi in gabbia che ha descritto. Credo che in questo momento possa essere utile un consulto psicologico, che possa aiutarla a vedersi e ascoltarsi al meglio. Si ricordi che è lei la principale esperta di sé stessa, al di là delle aspettative che possono avere gli altri su di lei. Resto disponibile, anche online! Un caro saluto, dott.ssa Arianna Broglia
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Dott.ssa Giorgia Colombo
Psicologo, Psicologo clinico
Lentate sul Seveso
Buongiorno,
mi dispiace molto per quanto sta vivendo, ringraziandola di averlo condiviso.
Non sarà sicuramente semplice da accettare per i suoi genitori, avendo probabilmente aspettative diverse dalle sue. Tuttavia, la sua decisione mostra consapevolezza circa ciò che lei vuole da una relazione sentimentale e cosa no, così come quali siano le sue priorità in questo momento, volendo comprensibilmente superare la precedente relazione di 10 anni.
Prosegua nell'espressione trasparente e decisa dei suoi valori e desideri, i suoi genitori potranno esserle di supporto o meno, ma lei sarà serena delle decisioni che di volta in volta prenderà.
Sarebbe importante valutare se sia praticabile per lei immaginarsi altrove, con i suoi spazi e le sue autonomie. Ciò potrebbe richiederle diverse riflessioni su come vuol far evolvere il suo rapporto genitoriale.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Colombo
Buongiorno, uscire "dalla gabbia" di cui lei parla deve avere come primo obiettivo quello di ridefinire il rapporto tra lei e i suoi genitori, come un rapporto alla pari, tra adulti, con dei confini ben precisi che non significa intaccare l'affetto reciproco ma riscoprirsi in altri panni.
Sarebbe utile capire come mai solo adesso riconosce questa gabbia, quanto le sia stata utile affinché lei ci rimanesse.
Quali sono le paure nel caso dovesse decidere di lasciarla...questa gabbia? Penso che un accompagnamento terapeutico sia indispensabile per accostarsi con rispetto e accettazione di questa parte di lei che vuole spiccare il volo...
Le auguro un in bocca al lupo per questa novità di vita...
Se avesse bisogno di ulteriori chiarimenti resto a disposizione!
Dott.ssa Valeria Montella
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Dott.ssa Silvia Marcelletti
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno.
Avere 30 anni, quindi a tutti gli effetti essere un’adulta e vivere ancora con ì propri genitori ci sta che possa creare delle difficoltà. Lei secondo me, ha un’estrema voglia di autonomia ed indipendenza (in tutto e per tutto non solo economica) ma fa difficoltà in quanto come ha ben definito lei ha un attaccamento forse un po’ troppo “morboso” con i suoi genitori.
La vita presenta delle fasi ben precise, la sua che sta attraversando, sta chiaramente “gridando” che le serve del tempo e dello spazio per se.
Innanzitutto, il parere dei genitori, su una relazione che si vive ha 30 anni, lascia un po’ il tempo che trova, ovvero le potranno dire tutte le volte che vuole che lei sbaglia ed è lei dalla parte del torto, ma è lei LA PADRONA della sua vita e se decide che una persona non va bene per lei è meglio che ognuno faccia la sua strada.
Un consiglio che posso darle, anche se so che vivere nelle stesse 4 mura di casa possa rendere il tutto più difficile, è porre dei limiti nel rapporto tra lei e i suoi genitori. Esporre chiaramente come sta vivendo questa situazione che le sta sfuggendo di mano, e far capire a loro che lei ha 30 anni è un’adulta e certe situazioni della sua vita sono solo sue.
Uscire dal nido famigliare non è mai facile, mai, anche perché i figli molto spesso vengono caricati di “aspettative, sogni e obiettivi” dai propri genitori, e continuare ad averli in casa per loro è una profonda sicurezza che li fa ancora sentire genitori al 100%.
Le auguro prima o poi di riuscire a vivere la sua vita, senza avere il pensiero constante su come possano o meno reagire i suoi genitori, loro esistono, sono li, le vorranno sempre bene, ma anche loro è bene che capiscono che la loro figlia è una donna ed è giusto che spicchi il volo.

Se sente il bisogno di confrontarsi io sono disponibile, effettuo consulenze online.
Dott.ssa Silvia Marcelletti
Psicologa Clinica
Dott.ssa Giulia Faccioli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Bologna
Buongiorno e grazie per la sua domanda. Le questioni che ci ha posto sono di grande rilevanza e meriterebbero un'analisi approfondita per poterle dare un sostegno e guida maggiore. I sintomi che lei riporta sono riconducibili a uno stato di ansia pervasivo che in questo momento le impediscono di avere un pensiero razionale sugli accadimenti della sua vita. Il consiglio che posso darle è di ricercare un supporto clinico, sono convinta che potrebbe esserle di grande aiuto per rimettere in marcia la sua vita. Cordiali saluti,
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno,

La tua storia evidenzia diverse dinamiche complesse, sia personali sia familiari, e prima di tutto vorrei esprimere la mia solidarietà per quanto stai attraversando.

Relazioni e Aspettative: In primo luogo, è fondamentale ricordare che ogni individuo ha tempi, ritmi e esigenze diversi. La fine di una relazione lunga può lasciare delle cicatrici emozionali e delle insicurezze. Iniziare una nuova relazione, soprattutto se spinta da pressioni esterne e non da un vero e proprio sentimento, può amplificare tali sensazioni. È importante fidarsi delle proprie percezioni e dei propri sentimenti. Se una relazione non ti fa sentire bene, hai tutto il diritto di esprimere i tuoi dubbi e, se necessario, di porre fine alla relazione.
Comunicazione con i Genitori: La situazione in casa, come hai descritto, sembra complicata e dolorosa. Sembra che ci siano delle aspettative e dei desideri non espressi da parte dei tuoi genitori, che stanno influenzando il vostro rapporto. Potrebbe essere utile cercare un momento tranquillo e aprire un dialogo sincero con loro, spiegando come ti senti e come le loro azioni e parole ti influenzano. Forse potrebbe anche essere utile coinvolgere un mediatore familiare o uno psicoterapeuta specializzato in dinamiche familiari per facilitare questa comunicazione.
Il tuo Benessere Emozionale: I sintomi fisici e emotivi che hai descritto sono preoccupanti e possono essere legati a un elevato livello di stress e ansia. È importante che tu cerchi supporto, sia attraverso un professionista, come uno psicologo o uno psichiatra, sia attraverso il tuo sistema di supporto personale, come amici o altre figure di riferimento.
Pensare al Futuro: Se la situazione in casa continua ad essere così opprimente, potresti considerare la possibilità di creare una certa distanza, magari cercando una soluzione abitativa temporanea, anche solo per darti lo spazio per riflettere e respirare.
In conclusione, ti incoraggio a ricordare che hai il diritto di vivere una vita che rispecchi i tuoi veri desideri e sentimenti, e non ciò che gli altri si aspettano da te. La tua felicità e il tuo benessere dovrebbero sempre avere la priorità. Cerca il supporto che ti meriti e affronta le sfide un passo alla volta.

In bocca al lupo!
Dott.ssa Martina Orzi
Psicologo, Psicologo clinico
Collegno
Buongiorno, sarebbe importante supportarla nel ridefinire il rapporto ma soprattutto i confini con i suoi genitori.
Le aspettative dei suoi genitori probabilmente sono influenzate da fattori socio-culturali legati all'educazione che loro stessi hanno ricevuto.
E' importante che lei sviluppi strategie funzionali e risorse non sono per riuscire a dar valore ai propri bisogni e sensazioni, ma anche per non farsi travolgere dal giudizio/comportamenti relazionali di altri (se pur affettivamente importanti). Lavorare per rafforzare l'assertività, ossia capacità di affermare se stessi esplorando quello che è il proprio sistema di valori potrebbe essere un tema da affrontare in un percorso di supporto. Aiutarla quindi nel dare valore a chi lei vuole essere nel vuole, di cosa ha bisogno per star bene, tutelare la sua salute mentale, e accogliere queste parti di sè.
E' comprensibile il suo bisogno di voler stare sola in questo momento delicato della sua vita, in cui deve trovare il suo equilibrio e la sua indipendenza emotiva.
Condivido la decisione che ha preso di interrompere la sua relazione con il partner perchè questa scelta le ha potuto conferire potere decisionale. Stare insieme è una scelta.
Tutti sono meritevoli di amore e degni di avere un amore che faccia star bene. Alcune persone hanno imparato a dover faticare per meritare che i propri bisogni vengano accolti, ciò è collegato alla propria storia la quale è sempre importante esplorare in terapia.
Rimango a sua disposizione, anche online.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Dott.ssa Saveria Ottaviani
Psicologo, Psicologo clinico
Marina di Ardea
Forse potrebbe essere arrivato il momento di tagliare il cordone ombelicale e staccarti dai tuoi. Andare a vivere da sola potrebbe aiutarti a sentirti adulta e autonoma e questo di riflesso "obbligherebbe" i tuoi a vederti come la donna adulta che sei, con i propri desideri e bisogni, con i propri punti di vista e le proprie decisioni da prendere sulla propria vita, soprattutto sulla vita privata. Questo cambiamento non solo potrebbe finalmente farti vivere meglio, senza le brutte sensazioni che hai descritto, ma potrebbe far fare al rapporto coi tuoi un salto di qualità enorme. Un saluto
Dott. Loris Liberatore
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentilissima utente, comprendo bene quanto lei stia vivendo una situazione complicata e invalidante.
Nonostante queste difficoltà però, non ha mai smesso di cercare di rimanere a galla ma soprattutto di far valere le sue idee e le sue intenzioni. Il capire cosa faccia bene a noi stessi e perseguirlo, nonostante tutto e tutti, è amore proprio ed è un qualcosa di estremamente prezioso da custodire. Non viviamo per accontentare gli altri e non c'è egoismo nel bene proprio. Il mio caloroso invito è di potersi far accogliere in un percorso in cui sentirsi finalmente validata e di trovare strategie per gestire al meglio questa situazione, sempre avendo il focus sul suo benessere. Un caro saluto. Dr. Loris Liberatore
Dott.ssa Lavinia Sestito
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Ciao, mi sembra una chiara presa di coscienza su una situazione molto dolorosa e se sei intenzionata a capire come poter tornare a stare bene sarebbe importante parlarne in un altro contesto.
Lavinia
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Dott. Daniele D'Amico
Psicologo, Psicologo clinico
Torre del Greco
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico.
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Dott.ssa Elisabetta Angelo
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Arriva chiaramente la sofferenza che sta attraversando in questo periodo. Dalle sue parole emerge una difficoltà a dar ascolto, spazio, fiducia a se stessa.. alle proprie volontà, ai propri sentimenti e pensieri. Sarebbe importante esplorare meglio queste sue difficoltà e paure, darsi lo spazio per scoprire e sentire anche le sue risorse e capacità di gestione della propria vita e dei propri sentimenti. Un percorso di sostegno psicologico potrebbe aiutarla nel processo di costruzione di confini altri con i suoi familiari, confini che sente buoni per lei. Rimango a disposizione. Dott.ssa Elisabetta Angelo
Dott.ssa Aurora Quaranta
Psicologo, Psicologo clinico
Vimodrone
Grazie per aver condiviso questa parte così intima e complessa della tua vita. È evidente che ti trovi in una situazione emotivamente molto faticosa, e meriti sostegno e rispetto per quello che stai vivendo. Cercherò di offrirti alcune riflessioni e suggerimenti per aiutarti a gestire questa fase delicata.

1. Riconoscere i tuoi bisogni
È fondamentale che tu metta al centro i tuoi bisogni e il tuo benessere. Hai dimostrato una grande forza nel prendere decisioni difficili, come chiudere relazioni che non ti facevano stare bene. Questo è un segnale importante del fatto che sei consapevole di ciò che vuoi e che hai il coraggio di agire, anche se non è facile. Non perdere di vista questo aspetto: la tua serenità viene prima di tutto.

2. Comprendere la posizione dei tuoi genitori
Il comportamento dei tuoi genitori, sebbene difficile da sopportare, può essere letto come un'espressione del loro amore per te, ma filtrato attraverso le loro ansie e aspettative. Molto probabilmente vedono il tuo benessere attraverso la lente di ciò che loro considerano "giusto" (una relazione stabile, un futuro pianificato). Tuttavia, questa visione non tiene conto della tua unicità e delle tue emozioni.

Il loro distacco e freddezza potrebbero essere una forma, anche inconscia, di manipolazione emotiva, mirata a farti sentire in colpa per non seguire le loro aspettative. È importante riconoscerlo per ciò che è, senza permettere che condizioni troppo il tuo stato d’animo.

3. Rafforzare i tuoi confini
Uno degli aspetti più importanti per migliorare questa situazione è stabilire confini chiari, sia con i tuoi genitori che con te stessa. Ecco alcuni suggerimenti pratici:

Comunicazione assertiva: Quando parli con loro, prova a usare un tono calmo ma fermo. Ad esempio: “Capisco che siete preoccupati per me e apprezzo il vostro amore, ma ho bisogno di tempo per trovare la mia strada. Sto lavorando su me stessa e questa è la mia priorità in questo momento.”
Limitare i dettagli: Non devi necessariamente condividere ogni pensiero o dettaglio della tua vita sentimentale con loro. Più riduci le informazioni personali, meno spazio dai per giudizi o interferenze.
Gestire le pressioni: Se iniziano a farti sentire in colpa, puoi provare a chiudere il discorso gentilmente ma con fermezza. Ad esempio: “Mi dispiace che la pensiate così, ma questa è una decisione che sento giusta per me.” Poi cambia argomento o allontanati dalla conversazione.
4. Lavorare sull’autonomia emotiva e pratica
Forse uno dei passi più importanti è valutare come potresti costruire una maggiore indipendenza, sia emotiva che pratica. Vivere ancora con i tuoi genitori, specialmente in una situazione così tesa, può rendere difficile trovare il tuo equilibrio. Se ne hai la possibilità, potresti iniziare a considerare un progetto di autonomia abitativa:

Valutare la fattibilità economica: Se hai un lavoro stabile, potresti iniziare a mettere da parte un budget per andare a vivere da sola o con coinquilini.
Piccoli passi verso l’indipendenza: Anche senza cambiare immediatamente casa, puoi iniziare a costruire una vita più autonoma frequentando ambienti nuovi, coltivando hobby o interessi personali, e prendendoti più spazio per te stessa.
5. Gestire l’ansia e il malessere fisico
I sintomi fisici che descrivi – nausea, tachicardia, difficoltà a mangiare – sono segnali di uno stress molto intenso. È importante prendertene cura per evitare che diventino cronici. Alcuni suggerimenti:

Pratiche di rilassamento: Prova tecniche come la respirazione diaframmatica, il mindfulness o lo yoga per alleviare l’ansia.
Scrivere i tuoi pensieri: A volte mettere per iscritto le emozioni può aiutarti a elaborarle meglio e a liberare la mente.
Rivolgerti a un professionista: Considera di parlare con uno psicologo o un terapeuta. Un professionista potrebbe offrirti uno spazio sicuro per sfogarti, aiutarti a comprendere meglio le dinamiche familiari e fornirti strumenti concreti per affrontarle.
6. Cercare alleati e supporto esterno
Circondati di persone che ti fanno sentire accettata per come sei. Se nel tuo nuovo gruppo di amici ci sono persone con cui ti trovi bene, prova a passare più tempo con loro. Avere una rete di supporto al di fuori della famiglia può darti forza e aiutarti a mantenere la tua direzione.

7. Non avere fretta
È normale sentirsi in bilico in un momento come questo. Hai già affrontato cambiamenti importanti nella tua vita e stai facendo del tuo meglio per ritrovare il tuo equilibrio. Non c’è bisogno di affrettare nulla, né di sentirti obbligata a rispettare aspettative che non senti tue. Concediti il tempo di cui hai bisogno.

Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Posso immaginare quanto questa situazione sia pesante per lei. Si trova in un momento della sua vita in cui sta cercando di ritrovare un equilibrio personale, dopo anni passati in una relazione che non la soddisfaceva più, e ora sta affrontando non solo la fine di un altro rapporto, ma anche il peso delle aspettative e delle reazioni dei suoi genitori. Ciò che sta vivendo sembra aver generato un forte stress, al punto da manifestarsi anche con sintomi fisici come ansia, nausea e tachicardia. Questo è un segnale importante: il suo corpo sta reagendo alla tensione costante che sta provando, ed è fondamentale che si conceda uno spazio per sé, per comprendere cosa vuole davvero e per ritrovare una serenità che non sia condizionata dalle pressioni esterne. Il rapporto con i suoi genitori è sicuramente molto profondo, e il fatto che siano così coinvolti nella sua vita è naturale, soprattutto perché è figlia unica. Tuttavia, il loro amore e la loro preoccupazione sembrano tradursi in un controllo che la soffoca, invece di sostenerla. Le loro aspettative su come dovrebbe essere la sua vita sentimentale e il loro giudizio sulle sue scelte sembrano avere un forte impatto su di lei, al punto da farle mettere in dubbio se stia facendo la cosa giusta, anche quando dentro di sé sa di aver preso una decisione in linea con i suoi reali bisogni. Un aspetto importante su cui potrebbe lavorare è proprio quello di riconoscere e legittimare le sue scelte, senza sentirsi in colpa per non corrispondere alle aspettative altrui. Essere consapevole di ciò che desidera e porre dei confini nei confronti delle pressioni esterne è un passo fondamentale per il suo benessere. Questo non significa tagliare fuori i suoi genitori, ma trovare un modo per affermarsi con più sicurezza, facendo capire loro che sta seguendo il proprio percorso e che, anche se non comprendono subito le sue scelte, queste sono comunque valide e rispettabili. Potrebbe essere utile provare a cambiare la modalità di comunicazione con loro: invece di cercare di convincerli o di farli ragionare, che sembra portare a uno scontro, provi a esprimere il suo stato emotivo in modo più assertivo, senza cercare il loro consenso. Ad esempio, potrebbe dire loro che capisce le loro preoccupazioni, ma che in questo momento ha bisogno di spazio per capire cosa la rende felice, e che la loro freddezza la sta facendo soffrire. Non è detto che cambino atteggiamento immediatamente, ma iniziare a comunicare in modo più deciso i suoi bisogni potrebbe aiutarla a sentirsi meno in balia della loro approvazione. Nel frattempo, potrebbe essere utile per lei trovare degli spazi in cui sentirsi più libera e supportata: persone con cui poter parlare senza sentirsi giudicata, attività che la facciano stare bene e momenti di autonomia che le permettano di rafforzare la fiducia in sé stessa. Se sente che l’ansia e il malessere fisico stanno diventando troppo opprimenti, consideri anche l’idea di confrontarsi con un professionista, che potrebbe aiutarla a gestire meglio questa fase di cambiamento. La cosa più importante è ricordarsi che ha il diritto di scegliere cosa la fa stare bene, e che il fatto che i suoi genitori facciano fatica ad accettarlo non significa che stia sbagliando. Ci vuole tempo perché gli equilibri cambino, ma lei sta andando nella direzione giusta: quella di rispettare sé stessa. Cari saluti, Dott. Andrea Boggero

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